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INCONTRO STORICO RUSSIA-UCRAINA
A ISTANBUL, TRUMP: "MI ASPETTO CHE PUTIN CI SIA"
di Augusto Maccioni
(12-5-2025) Ci sono gli appelli per la pace in Ucraina, l'ultimo è di Papa Leone XIV, ma Putin (foto dal web/Social) continua a preferire la guerra. Il suo obiettivo è vincerla e assoggettare l'Ucraina alla Russia. Non subito, ma continua, in maniera coerente, a perseguire il suo disegno imperialistico. E mentre si parla di pace o di tregua, le forze di Mosca continuano a lanciare missili e droni kamikaze, senza sosta anche nei giorni per celebrare la vittoria russa sulla Germania nazista. Tutti comunque affermano di volere la pace, di proporre tregue più o meno lunghe ma finora solo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è espresso a favore del cessate il fuoco. E questa volta senza condizioni. Qualche giorno fa i leader di Germania, Regno Unito, Francia e Polonia si sono incontrati in Ucraina e con Zelensky hanno concordato di chiedere alla Russia un cessate il fuoco di 30 giorni a partire da lunedi pena il raddoppio delle sanzioni contro Mosca. Vladimir Putin naturalmente non ha gradito l'ultimatum europeo e ha rilanciato un'altra proposta: un incontro Russia-Ucraina il 15 maggio a Istanbul. La proposta è stata subito accettata dal presidente ucraino il quale ha proposto, eventualmente, un cessate il fuoco come buona volontà da parte dei russi per l'inizio "storico" di questo incontro. Fin qui le notizie, da adesso in poi, però, nascono i problemi. Dopo l'annuncio di Putin, lo stesso si recherà veramente in Turchia per incontrare Zelensky? Una prima risposta è stata data dal vicepresidente della commissione per gli affari esteri della Duma di Stato, la camera bassa russa, che da per scontato che Putin non andrà ad alcuna riunione. E allora? Un altro bluff targato Putin? Ci siamo abituati da tempo. Non vuole incontrare Zelensky e non vuole trattare con lui, perché non rappresenta l'Ucraina e non ha peso per decidere. Il presidente russo vede solo, al momento, anche se poi fa quello che vuole seguendo i suoi obiettivi, convincere Donald Trump che il Cremlino vuole la pace ma "alle sue condizioni" che sono sempre quelle: niente armi all'Ucraina, disarmarla e metterla sotto l'ombrello russo instaurando un governo amico a Kiev. In pratica "denazificarla" secondo il progetto iniziale sempre valido per il presidente russo. E siamo al punto di partenza. Ci sarà giovedi l'incontro a Istanbul tra Zelensky e Putin? Si vedrà. Per rendere l'incontro "storico" il presidente degli Stati Uniti sta valutando la possibilità di esserci, ma tutto dipende dai segnali positivi che ci saranno all'ultimo momento. Intanto però cresce la strategia europea e in modo particolare quella dei "volenterosi" che intendono costringere la Russia a negoziare per arrivare alla tregua. Su questo fronte sembra favorevole anche Trump. La posizione dei principali partner europei Regno Unito, Francia, Germania e Polonia a Kiev mantengono la posizione ferma e determinata di Zelensky: negoziato preceduto da un cessate il fuoco completo di almeno 30 giorni. La Russia rifiuta qualsiasi ultimatum e forse non parteciperà a nessun incontro in Turchia. Il punto è: cosa succederà dopo? Putin tenterà di proporre altri incontri, chiederà altre soluzioni e chiederà sempre qualcosa di più. E' il solito giochino russo. Del resto Putin è stato sempre chiaro: pace solo alle sue condizioni, cioè arrivare alla vittoria vincendo la guerra.
PRIMO REGINA CAELI DI PAPA
LEONE XIV: "MAI PIU' LA GUERRA,
CESSI IL FUOCO IN UCRAINA E A GAZA"
di Augusto Maccioni
(11-5-2025) Prima apparizione domenicale del nuovo Papa Leone XIV (foto dal web/Social), davanti a oltre 150mila fedeli, per la preghiera del Regina Caeli, che sostituisce l'Angelus nel tempo pasquale, in piazza San Pietro. C'era molta attesa per il suo primo discorso dalla Loggia delle Benedizioni per capire le prime mosse del nuovo Pontefice e per il suo rapporto comunicativo con le persone e soprattutto per le tematiche da sviluppare. E' ancora presto per capire come sarà questo Papa, di sicuro si saprà di più a partire dalla cerimonia di insediamento del pontificato quando saranno presenti capi di Stato e di governo di tutto il mondo. Dopo la "Buona domenica" Papa Leone XIV è passato a parlare del passo del Vangelo di Giovanni al capitolo decimo in cui Gesù da buon pastore conosce e ama le sue pecore e per loro da la vita. Poi l'appello ai grandi del mondo, un urlo di condanna che entra in tutto il nostro corpo e tocca il cuore: "Mai più la guerra", facendo riferimento alle parole che ha pronunciato Paolo VI all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1965, ma questa volta il riferimento è sull'Ucraina, una guerra ingiusta e devastante e per la quale il Pontefice ha chiesto "una pace genuina, giusta e duratura" e va oltre chiedendo che "tutti i prigionieri vengano liberati e i bambini possano tornare alle loro famiglie". Il numero dei minori ucraini deportati in Russia è enorme, si calcola che siano più di 20mila bambini. Altro appello sull'altro fronte di guerra: "Sono profondamente addolorato per quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza" e anche per questa assurda realtà di guerra il Papa chiede immediatamente il cessate il fuoco e si aprano con forza gli aiuti umanitari alla popolazione civile e vengano rilasciati tutti gli ostaggi. Nelle sue parole c'è il tono e l'eredità di Francesco quando il Papa ha parlato di "una terza guerra mondiale a pezzi" ma anche, quando il Pontefice si è rivolto ai giovani, al motto di Giovanni Paolo II nella celebre frase "Non abbiate paura!". Alla fine ha inviato gli auguri a tutte le mamme del mondo per la loro Festa: "Prego per loro e per quelli in Paradiso".
PAPA LEONE XIV A SANTA MARIA
MAGGIORE: UNA ROSA BIANCA
SULLA TOMBA DI FRANCESCO
di Augusto Maccioni
(10-5-2025) L'attenzione di Papa Leone XIV ha una chiara vocazione politica e sociale, senza tralasciare i compiti più strettamente religiosi che attengono alla Chiesa nella sua totalità, e la priorità potrebbe essere, tra l'altro, rivolti ai problemi del lavoro, alle disuguaglianze e alla critica degli abusi del capitalismo. Temi che il cardinale Robert Francis Prevost, non ancora eletto Papa, aveva rivelato a qualche cardinale dicendo di essere preoccupato per la nuova rivoluzione digitale nel mondo del lavoro e per i problemi sociali che stava causando. Da questo punto di vista le priorità del nuovo Papa americano si ricollegano a Papa Leone XIII, a proposito del quale, parlando in un incontro sabato con i cardinali in Vaticano, il Pontefie ha spiegato il motivo di aver scelto il nome di Leone XIV: "Ci sono diverse ragioni, ma principalmente perché Papa Leone XIII, con la storica enciclica Rerum novarum , ha affrontato la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un'altra rivoluzione industriale e allo sviluppo dell'intelligenza artificiale". Cambiano i tempi e cambiano anche le tematiche da affrontare. Mentre Jorge Mario Bergoglio scelse il nome di Francesco per affrontare i problemi dei poveri, Prevost ha rinnovato l'impegno all'adesione incondizionato al Concilio Vaticano II per avvicinare la Chiesa al mondo portando "nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro". Intanto a sorpresa il Papa nella giornata di sabato ha visitato la tomba di Francesco, suo predecessore, a Santa Maria Maggiore e ha deposto una rosa bianca sulla sua tomba (foto dal wweb/Social), subito dopo essersi recato a Genazzano, a 60 chilometri da Roma, al Santuario della Madonna del Buon Consiglio legato alla spiritualità degli Agostiniani. Non ha viaggiato con la 500L ma con un minivan Volkswagen ed era seduto accanto al guidatore. In passato Prevost ha visitato la Chiesa e in una occasione, proprio in quel Santuario, è stato eletto Priore Generale del suo Ordine e più tardi Francesco lo ha nominato vescovo e cardinale.
LEONE XVI, IL 18 MAGGIO
MESSA DI INIZIO PONTIFICATO
COS'E' SUCCESSO IN CONCLAVE:
PAROLIN E IL PASSO INDIETRO
di Augusto Maccioni
(9-5-2025) Dopo l'entusiasmo e la gioia per il nuovo Papa, arrivano i giorni delle prime impressioni su Robert Francis Prevost, il primo Papa americano, che ha scelto di farsi chiamare Leone XIV. Le cronache e chi lo conosce bene, dicono che il nuovo Pontefice è discreto e silenzioso e a prima vista non sembra voler attirare l'attenzione su di sé. Dal balcone di San Pietro, si è presentato leggendo qualche foglio, non ha fatto riferimento a se stesso, come avevano fatto i suoi predecessori Francesco, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, dando un segnale di normalità senza novità e altri sussulti. Diverso è stato Francesco che nel 2013 ha rivoluzionato il Vaticano nei suoi primi giorni e la sua improvvisazione e la sua euforia ecclesiastica ha portato a molti cambiamenti. Leone XIV da questo punto di vista sembra portato a non farsi, per così dire, notare più di tanto e viene osservato con molta curiosità per le cose che dirà e farà nel concreto per la Curia e per la Chiesa di Dio. Si dice che sia un abile mediatore, l'uomo mandato dalla provvidenza, in un periodo con molte ferite aperte, capace di sedare i conflitti che esistono nel mondo e nella società, ma anche all'interno della stessa Chiesa. Il nuovo Papa ha dato i primi segnali di come governerà la Chiesa e lo ha fatto nell'omelia della messa celebrata questo venerdi nella Cappella Sistina davanti ai cardinali che lo hanno eletto (foto dal wweb/Social). Leone XIV si è presentato dicendo: "Dio, chiamandomi attraverso il voto a succedere al primo degli apostoli, mi affida questo tesoro, affinché con il tuo aiuto io ne sia il fedele amministratore". Questo vuol dire che per ogni questione non deciderà da solo ma, come fedele e giusto amministratore, insieme ad altri in questa delicatissima missione che lo attende. Tutto il contrario di Francesco. Una cosa dovrà decidere Papa Prevost: dove andrà a vivere. Rimarrà nella residenza di Francesco a Santa Marta o tormerà al Palazzo Apostolico? Si vedrà. La giornata del Papa è scivolata andando nella casa dove ha soggiornato da cardinale e ha firmato alcuni autografi e ha accettato di farsi qualche selfie. Il Pontificato di Papa Leone XIV inizierà ufficialmente domenica 18 maggio ed è probabile che quasi tutti i capi di Stato e di governo saranno presenti alla messa e a loro si rivolgerà con parole che porteranno inevitabilmente alla "pace", una parola non certo vuota e insignificante ma ricorrente e di peso in questo momento storico. Ancora una volta ci si chiede perché la scelta del cardinale americano Prevost, cosa è successo all'interno del Conclave. Ci si aspettava una decisione tranquilla come nel 1939 con Pio XII o con Benedetto XVI nel 2005, quando i favoriti vennero eletti, questa volta il prescelto e quello più noto tra i papabili, Pietro Parolin, non è riuscito a raggiungere gli 89 voti necessari per diventare Papa. Naturalmente il Conclave e tutto ciò che è avvenuto all'interno, è segreto, ma gli analisti avanzano l'ipotesi che questa volta si sia ripetuta l'azione del 2013 quando si dava per scontata l'elezione dell'italiano Angelo Scola, poi a sorpresa venne eletto Francesco. Allora Scola non aveva molto sostegno, i numeri c'erano ma non andavano avanti, e presto si decise, come avviene spesso nel Conclave, di cambiare candidato alternativo e con cinque voti in più è stato eletto Bergoglio. Anche questa volta le cose saranno andate in quel modo, anche Parolin aveva in tasca 50 degli 89 voti necessari, poi sono avanzate le voci di una sua salute cagionevole, smentita dal Vaticano, la non buona gestione del caso del cardinale sardo Angelo Becciu e il controverso accordo tra la Santa Sede e la Cina. Anche il cardinale Prevost partiva con 36 voti grazie al sostegno degli Stati Uniti e di tutta l'America Latina. Si diceva anche che c'era un'alleanza tra Parolin e il filippino Luis Antonio Tagle, ma anche quest'ultimo non viaggiava alla grande perché la sua gestione di Caritas International era ampiamente criticata. Tutto comunque era in alto mare dopo il secondo turno di votazione di giovedi, poi il quadro si è fatto più limpido a pranzo quando molti indecisi hanno fatto delle scelte. Forse Parolin ha deciso di fare un passo indietro per il fatto che non riusciva ad andare oltre il suo pacchetto di voti e trasferirli a Prevost che stava guadagnando consensi anche tra i cardinali africani superando la barriera dei due terzi grazie al sostegno convinto di cardinali progressisti, moderati e alcuni conservatori.
ROBERT FRANCIS PREVOST E' LEONE
XIV, IL PRIMO PAPA AMERICANO
LE PRIME PAROLE:"LA PACE SIA CON
TUTTI VOI" E "IL MALE NON PREVARRA'"
di Augusto Maccioni
(8-5-2025) A sorpresa il nome del nuovo Papa non è italiano, né europeo ma arriva dagli Stati Uniti. I cardinali elettori hanno scelto, in un conclave lampo al quarto scrutinio, poco più di 24 ore dopo l'ingresso nella Cappella Sistina, Robert Francis Prevost (Chicago, 69 anni)- foto dal web/Social- che ha preso il nome di Leone XIV, tralasciando tutti i pontefici del XX secolo, rafforzando l'eredità del suo predecessore e la credibilità di un'istituzione millenaria. E' il nuovo successore dell'apostolo Pietro, il 267° Papa. Non c'è stata, in effetti, quella teoria che voleva un Papa conservatore a un Pontefice progressista, con la nomina di Prevost la Chiesa continuerà ad aprire le sue porte andando oltre ogni confine puntando in maniera forte alla pace, a costruire ponti con il dialogo e l'incontro. Nel suo discorso di apertura, Leone XIV ha invocato in maniera decisa la pace nel mondo, ha invitato a costruire ponti nella società, poi, anche a sorpresa, ha salutato la popolazione del Perù in spagnolo ma non in inglese, la sua lingua madre, oltre a ricordare il suo predecessore Papa Francesco. Lo abbiamo visto sul balcone principale di San Pietro, con gli occhi che gli lacrimavano e la glottide che si alzava e si abbassava ripetutamente. E' sicuro, parla bene l'italiano, è molto emozionato ma le sue parole sono decise e non lasciano spazio a interpretazioni. In cinque minuti diverse volte ha il coraggio di rilassare i muscoli, di sorridere. Non lascia nulla al caso e sa che l'emozione è tanta. Nella stanza delle lacrime ha scritto un breve discorso, non vuole improvvisare perché vuole essere sicuro di non tralasciare nulla nel primo incontro con la grande comunità cattolica nel mondo e soprattutto con la popolazione riunita in piazza S.Pietro per accoglierlo e salutarlo. Erano veramente tantissimi, arrivati dopo la fumata bianca alle 18:07, e i numeri ufficiali parlano di oltre 150mila fedeli. L'annuncio è stato dato dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica dal cardinale protodiacono Dominique Mamberti allw 19.13 con la formula nota: "Annuntio vobis gaudium magnum, habemus Papam" nominando Prevost col nome di Papa Leone XIV. Il suo primo messaggio è semplice: "La pace sia con tutti voi, cari fratelli e sorelle, vorrei che questo saluto arrivasse ai vostri cuori, arrivasse alle vostre famiglie". Poi ha parlato di una "pace disarmata e disarmante che viene da Dio" in un mondo che ascolta il richiamo della guerra, dall'Ucraina a Gaza e infine all'India e il Pakistan. C'è il segno sociale di Francesco ma anche le parole iconiche di Giovanni Paolo II con quel "Non abbiate paura". Poi vuole ricordare l'ultima immagine, molto commovente, del suo predecessore "Conserviamo ancora nei nostri cuori la voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benedice Roma". E' anche il primo Papa a parlare in spagnolo ricordando i suoi anni come missionario in Perù e poi come vescovo a Chiclayo e ha descritto quello che vuole fare: "Vogliamo essere una Chiesa sinodale, che cammina, che cerca sempre la pace, che cerca la carità e che è vicina a chi soffre". Ha fatto una promessa: che il male non prevarrà. E' un Papa giovane, faccia pulita, schiena dritta, con trascorsi sportivi, amante della natura, molto attivo sui social. Ha insomma un aspetto affabile che ha davvero il volto di un pontefice quasi come Leone XIII, che lui vuole seguire, un Papa visionario per quei tempi che formulò la dottrina sociale della Chiesa nell'enciclica "De rerum novarum". La nomina di Papa Leone XIV mette pace anche all'interno dei cardinali elettori, tra progressisti e tradizionalisti, e forse non ha il carisma di altri, ma, da come si è presentato al mondo, ha quella dolcezza e gentilezza che affascina e rafforza la fede con una semplicità che tutti amano. Avrà un compito immane che lui vuole affrontare e vincere perché vuole che la Chiesa sia universale, ed è forse la persona più adatta a rivolgersi a gruppi e a carismi molti diversi. Ha esperienza missionaria, è un figlio di Sant'Agostino, non è teologo né un dottore papale. Ha esperienza di governo in diocesi, ha esperienza come pastore nel suo ordine. Conosce gli Stati Uniti, l'America del Sud, ha vissuto in terre povere, ha parenti in Francia e Spagna. E' insomma l'immagine esatta di un Papa dei nostri tempi.
PAROLIN, TAGLE E ZUPPI:
I CARDINALI CHE STAVANO
PER DIVENTARE PAPA
di Augusto Maccioni
(8-5-2025) C'è sempre un aforisma che si ripete: chi entra nella Cappella Sistina come Papa ne esce Cardinale. E' successo anche questa volta perché i tre nomi che erano indicati fortemente come candidati alla successione di Francesco, un pò in tutti i sondaggi e nei social, cioè Pietro Parolin, Luis Antonio Tagle e Matteo Zuppi (foto dal web/Social) sono stati, per così dire, "sconfitti". E' la legge ferrea del Conclave che non perdona, che apre ad altre decisioni che attengono allo Spirito Santo. Il candidato numero uno è stato Pietro Parolin, il più noto perché Segretario della Santa Sede, un italiano che sa di governo e di negoziatore e ha ricoperto con successo nelle difficili nunziature in Nigeria, Messico e Venezuela. Parolin ha operato con discrezione nel Conclave, era il cardinale più conosciuto tra gli altri cardinali che facevano fatica a confrontarsi perché non si conoscevano e poco si parlavano per la lingua. Il suo nome come papabile era la scelta naturale: presiedeva il conclave e aveva una visibilità particolare e di grande presa. Si diceva che Parolin sarebbe entrato alla Sistina con 50 voti, ma non sarebbe andato oltre. Molti dicevano che il suo carisma non è stato il suo forte e il suo maggiore ostacolo era l'esperienza pastorale e il fatto che non aveva mai governato una diocesi. C'è poi il cardinale asiatico Luis Antonio Pagle che è passato alla storia perché ha entusiasmato cattolici e no nel 2011 quando era arcivescovo di Manila e ha avuto una visibilità internazionale quando Papa Francesco lo ha nominato prefetto dell'allora Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Il cardinale filippino si trasforma e ha successo quando sta con la gente e sarebbe stato un Papa se i cardinali avessero cercato un pontefice missionario ma evidentemente tutto questo non bastava per i cardinali elettori. Era stato favorito nei conclavi precedenti ma meno, anche se tra i più papabili, in questo mentre sono stati virali i video di Tagle che cantava la canzone "Imagine" di John Lennon. C'è poi l'altro escluso, fortemente indicato come successore di Bergoglio, il cardinale Zuppi, un sacerdote aperto, semplice molto comunicativo. Appartiene alla "Comunità di Sant'Egidio" e, tra l'altro, ha contribuito a processi di pace in Guatemala e Burundi. Nel giugno 2023 Papa Francesco gli ha affidato la difficile missione di aiutare con gesti umanitari l'Ucraina e la Russia portandolo a Mosca, Kiev, Washington e Pechino. E se diventasse Papa? "No, sono troppo pigro". Da quasi 50 anni, esattamente 46, non c'è un Papa italiano, una battuta d'arresto che evidentemente non piace ma è sopportabile per il bene della Chiesa. Evidentemente lo shock tra i cardinali della morte di Giovanni Paolo I, Papa Luciani, morto dopo 33 giorni è ancora tanta. Sicuramente, però, i cardinali italiani non si arrendono, la partita è ancora sospesa. Alla prossima.
CONCLAVE, LA PRIMA E' FUMATA
NERA, NIENTE HABEMUS PAPAM
OGGI QUATTRO VOTAZIONI: IL FAVORITO
E' PAROLIN, MA C'E' ANCHE TAGLE
di Augusto Maccioni
(7-5-2025) Dal piccolo comignolo che sale dal tetto della Cappella Sistina, il più fotografato dai media di tutto il mondo, è uscita la fumata nera, niente Habemus Papam. Alle nove di mercoledi sera 7 aprile c'è stato il primo responso del Conclave, mentre in Piazza San Pietro tutti a guardare il colore nero o bianco che usciva dal camino. Il fumo nero è uscito con un ritardo notevole, a più di tre ore dall'inizio della cerimonia, non si conoscono i motivi anche se probabilmente la mancata elezione è dovuto al gran numero di elettori, 133 cardinali, molti dei quali non si conoscono, di cui 108 erano alla Sistina per la prima volta. L'inizio ufficiale del Conclave (foto dal web/Social), con l'annuncio dell'Extra omnes (tutti fuori) e la chiusura della porta principale, è avvenuta alle 17:46. E' l'inizio della procedura per arrivare all'elezione del successore di Francesco scomparso il 21 aprile. La fumata nera certifica che nessun candidato ha ottenuto la maggioranza richiesta dei due terzi, almeno 89 voti, e per questo motivo le votazioni proseguiranno giovedi con quattro votazioni (due al mattino e due al pomeriggio). Tutto scontato e prevedibile per diverse ragioni come il numero dei candidati elettori, il più numeroso della storia, e con una richiesta di percentuale di voti così alta, e per questo motivo la normalità ha preso il sopravvento, del resto non era mai accaduto che il Papa emergesse al primo scrutinio. La cosa più importante e di grande effetto è il fatto che i cardinali elettori hanno preso coscienza della macchina per l'elezione del Pontefice e si siano fatti un'idea delle procedure e delle "fazioni" che sono emerse. Dopo la fumata nera, i cardinali sono andati finalmente a cena e poi a letto, ma non sono stati taciturni, hanno parlato, hanno conversato nei corridoi e nelle stanze della residenza di Santa Marta. Sicuramente giovedi avranno le idee chiare e molti nomi emersi il giorno prima con scarsi consensi spariranno per altri candidati. Difficile che il nuovo Papa sarà eletto rapidamente al mattino, come accadde solo nel 1939, tre votazioni, con Pio XII, il momento giusto sarà nel pomeriggio. Il favorito da battere è Pietro Parolin, a cui si attribuiscono circa 40 voti iniziali, ma se il conclave dovesse protrarsi potrebbe uscirne sconfitto. Se invece le elezioni saranno rapide potrebbe essere lui ad affacciarsi al balcone di San Pietro. Altri nomi: gli italiani Matteo Zuppi e Gianbattista Pizzaballa, il francese Aveline, l'americano Prevost ma anche il maltese Mario Grech e Luis Antonio Tagle. Si saprà di più giovedi 8 maggio.
E' IL GIORNO DEL CONCLAVE, IL FAVORITO
E' PAROLIN NELLE PRIME TRE VOTAZIONI
C'E' MASSIMA SEGRETEZZA NELLA
CAPPELLA SISTINA E A SANTA MARTA
CONTRO LE FUGHE DI NOTIZIE
di Augusto Maccioni
(6-5-2025) E' il giorno del Conclave (foto dal web/Social), sarà lungo o breve, il Papa eletto sarà italiano o europeo o "dai Paesi più lontani". Tutti i cardinali, più o meno, hanno dichiarato che "sarà un Conclave breve, due o tre giorni" e ciò significa anche che i cardinali elettori hanno varcato la Cappella Sistina avendo le idee chiare facendo convergere i voti necessari, due terzi che equivale a 89 voti su 133, al successore di Papa Francesco. Se il nuovo Papa dovesse essere designato tra la prima e la terza votazione quotidiana, il camino sul tetto della Sistina fornirà l'atteso responso: bianco con habemus papam e nero senza il Papa. La prima votazione sarà più lunga del solito perché, come ha detto il portavoce vaticano Matteo Bruni, sarà preceduta dalla catechesi del predicatore emerito Raniero Cantalamessa ma anche dal giuramento collettivo. Secondo i bookmaker internazionali è più probabile che la fumata significativa potrebbe verificarsi non prima delle 19 del primo giorno del Conclave. Tutto comunque è pronto per il Conclave. In pochissimi giorni oltre 70 operai vaticani hanno trasformato la Sistina in un seggio elettorale e hanno messo a posto e in sicurezza Santa Marta, un luogo gestito dalle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli a prova "strategica" e di scomunica, le cui stanze sono state disegnate pr ottenere il massimo della riservatezza e alcune finestre sono state oscurate. Dalla zona individuata con al centro la Sistina, dove voteranno i cardinali elettori per designare il nuovo Papa, non si può entrare o uscire fino al fumo bianco. E' inutile dire che si è all'interno di un sistema inviolabile, dove tutti sono tenuti alla massima riservatezza compresi laici, religiosi, cuochi e personale delle pulizie. Nessuno è stato risparmiato, ma tutto concorre per una permanenza dei cardinali discreta e responsabile. E quando si parla di segretezza assoluta, niente cellulari e ogni ambiente è messa nelle condizioni di vietare qualsiasi interferenza di ogni genere. C'è l'aspettativa che da questo Conclave esca un Pontefice italiano, dopo tre papi stranieri, Karol Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio. Siamo tutti vaticanisti e ognuno di noi ha un suo Papa da eleggere e sicuramente non sarà quello voluto da Chatgbt o da chi è trascinatore sui Social. Il nuovo Papa dovrà affrontare molte questioni urgenti e di massima importanza, come l'Unità della Chiesa, gli abusi sessuali, le finanze vaticane ma anche i grandi problemi legati alla sessualità e all'identità. I nomi dei papabili sono sempre gli stessi: Parolin, Zuppi, Pizzaballa ma anche il filippino Tagle. I bookmaker internazionali dicono anche che il prossimo Papa sarà Pietro Parolin se verrà eletto nelle prime votazioni, altrimenti dalla terza in poi si aprono altri scenari compresa l'elezione
dell'asiatico Tagle, il Bergoglio filippino.
TUTTO E' PRONTO PER IL CONCLAVE: SONO
PRESENTI I 133 CARDINALI CHE SCEGLIERANNO
IL SUCCESSORE DI FRANCESCO
di Augusto Maccioni
(5-5-2025) Tutti presenti i 133 cardinali elettori per partecipare al Conclave che inizierà mercoledi 7 aprile. Come è noto il successore di Papa Francesco sarà eletto tra coloro che hanno meno di 80 anni nelle votazioni in segreto finché uno di loro non avrà ottenuto la maggioranza dei due terzi. Continuano le riunioni a porte chiuse delle Congregazioni generali. Lunedi 5 aprile i cardinali si sono riuniti due volte durante le quali, tra l'altro, hanno tracciato il profilo del nuovo Papa e le priorità per il prossimo pontificato. Il nuovo Pontefice sarà un "pastore vicino alla vita concreta delle persone" e dovrà affrontare tante sfide tra cui la crisi ambientale, le guerre, le divisioni interne alla Chiesa e la frammentazione del mondo. Sempre lunedi 5 aprile il personale che ha a che fare con i cardinali nel corso del Conclave (personale delle pulizie, medici, cuochi e suore) ha dovuto prestare giuramento impegnandosi a mantenere il segreto pena di scomunica. In Vaticano la Cappella Sistina è pronta per ospitare la grande votazione ereditata dal Medioevo sullo sfondo maestoso e grandioso degli affreschi di Michelangelo. Secondo quanto è dato sapere i cardinali, dentro la Sistina, e isolati dal mondo, voteranno quattro volte al giornp (due al mattino e due al pomeriggio) tramite scrutinio segreto con schede che verranno poi bruciate in una stufa. In caso di elezione dal camino uscirà del fumo bianco oppure del fumo nero se non verrà raggiunta la maggioranza di 89 voti.
CONCLAVE, AL VIA
MANOVRE E VELENI
IL POST VIRALE DI
TRUMP VESTITO DA PAPA
di Augusto Maccioni
(3-5-2025) La domanda dei giornalisti è stata precisa: chi dovrebbe essere il prossimo Papa? Trump, facendo rientro sull'Air Force One dopo i funerali di Francesco, senza vergogna ha risposto: io stesso. In effetti non stava scherzando nel senso che, con tempistica eccezionale e in vista dell'inizio del Conclave di mercoledi 7 maggio, ha ritwitato su X dalla Casa Bianca, la sua immagine in cui appare vestito da Papa (foto dal web/Social), con mitra e crocifisso. Al presidente degli Stati Uniti pare tutto un gioco e non sembra importare nulla del lutto in Vaticano, figuriamoci dell'importanza spirituale e religiosa che il Papa riveste per i cattolici e dello stesso Conclave, l'evento storico che porterà all'elezione del nuovo Papa. Del resto il presidente Usa in Vaticano è stato impressionato dal funerale del Papa e dall'omaggio mondiale reso a Francesco tanto che "gli sarebbe piaciuto diventare Papa". E sta prendendo sul serio questa "investitura" attaccando i cardinali papabili che non gli piacciono. Come il cardinale Pietro Parolin, dando credito alla stampa americana che aveva annunciato che si era sentito male e che aveva dovuto ricevere cure mediche. Tutto falso, aveva detto il portavoce vaticano Matteo Bruni. Anche nel 2013 tentarono di fermare la candidatura di Papa Francesco sostenendo che gli mancava un polmone e quindi non era in grado di svolgere i suoi compiti (la storia ha dimostrato il contrario). Focus anche sul cardinale Luis Antonio Tagle che canta "Imagine" di John Lennon durante un incontro con i giovani, in cui si fa riferimento a un mondo senza relegioni, senza Paradiso, né vita eterna. Un altro modo per screditarlo come papabile. Alcune organizzazioni, poi, hanno denunciato in una conferenza stampa a Roma il fatto che Parolin e Tagle sono stati tiepidi verso gli abusi. Il cardinale italiano è stato accusato di non aver aperto gli archivi vaticani mentre Tagle di non aver gestito bene i casi di abusi nella sua diocesi. L'importante era accusare e Washington vuole tenere lontano il Vaticano da Pechino: Parolin è l'artefice delle relazioni tra la Santa Sede e la Cina mentre il cardinale filippino ha una nonna cinese.
CONCLAVE, PAROLIN FAVORITO, I CORVI ALL'OPERA: HA AVUTO UN MALORE,
MA "E' TUTTO FALSO"
MONTATO IL COMIGNOLO SULLA SISTINA,
IL CASO DEL CARDINALE CIPRIANI
di Augusto Maccioni
(2-5-2025) Sistemate le stufe per bruciare le schede delle votazioni e montato sul tetto il comignolo da dove usciranno le fumate. Tutto, o quasi, è pronto per l'inizio del Conclave che inizierà nel pomeriggio del 7 maggio per eleggere il 267esimo Papa. Giova ricordare che i cardinali elettori sono 133 perché due non saranno presenti per "motivi di salute", mentre non sono ancora arrivati in Vaticano quattro cardinali, tra questi il bosniaco Vinko Puljic che dovrebbe giungere a Roma nella mattinata di sabato o al più tardi domenica. Giallo sulle condizioni del cardinale Pietro Parolin, considerato il favorito per i bookmaker internazionali, per un presunto malore. "Non è vero" si affretta Matteo Bruni, portavoce del Vaticano, "non c'è stato nessun malore". Si fanno spazio tentativi di escludere i papabili, in questo caso Parolin in un film già visto quando nel 2013 si insisteva molto sulle condizioni di salute di Bergoglio prima del Conclave al fine di screditarlo motivando le scarse forze per governare la Chiesa. Un tentativo, non riuscito, in una vicenda che si sta ripetendo per il segretario di Stato nominato da Papa Francesco e mette in evidenza malumori contro Parolin serpeggiati fuori dalle congregazioni generali tra riunioni, cene e incontri a margine delle messe. E' tra i favoriti ma dal Conclave Parolin rischia di entrare come Papa e uscirne come cardinale. Ci sono poi alcune vicende che lasciano senza parole dopo il passo indietro del cardinale sardo Angelo Becciu a non entrare in Conclave e la rinuncia per motivi di salute di due cardinali. L'anomalia del cardinale Philippe Ouedraogo è quella più significativa: non dovrebbe entrare in Conclave perché ha più di 80 anni. Poi però, per magia, il cardinale del Burkina Faso corregge la data di nascita e viene ammesso: non più nato il 25 gennaio 1945 ma con la modifica del 31 dicembre 1945 gli consente l'ingresso in conclave. Grazie, quindi, per undici mesi. Tutto regolare: a Burkina Faso contava l'anno, la data di nascita non era molto importante. C'è poi il caso del cardinale peruviano Juan Luis Cipriani (foto dal web/Social) che non dovrebbe partecipare alle riunioni delle Congregazioni perché accusato di abusi su minore e per questo motivo il Papa Francesco lo aveva rimosso dal suo incarico di arcivescovo di Lima nel 2019 e gli aveva imposto l'esilio, gli aveva proibito di apparire e fare dichiarazioni in pubblico e gli aveva proibito di indossare simboli cardinalizi. Il Papa è morto, e il cardinale è tornato ad essere tale (non può entrare in Conclave perché ha superato gli 80 anni): ha visitato la bara di Bergoglio con gli altri cardinali e ha partecipato alle congregazioni generali. Che messaggio ha questo atteggiamento di Cipriani? Perché non è stato allontanato seguendo il precetto di Bergoglio? Che atteggiamento dovrebbe avere la Chiesa e il prossimo Papa per questi scandali? Al momento, con la morte del Papa, la Chiesa è terra di nessuno e chi può fa quello che vuole.
UCRAINA-USA, FIRMATO
L'ACCORDO SULLE TERRE RARE
ZELENSKY: E' IL FRUTTO
DELL'INCONTRO CON TRUMP
IN VATICANO
di Augusto Maccioni
(1-5-2025) Alla fine c'è stato l'accordo minerario tra Ucraina e Stati Uniti che riguarda lo sfruttamento delle riserve ucraine di minerali essenziali, tra cui le terre rare, per i prodotti tecnologici. L'accordo consentirà agli Stati Uniti e a Donal Trump in modo particolare di "negoziare con la Russia da una posizione più forte" e l'Ucraina di definire il patto come "un'importante pietra miliare per l'alleanza strategica tra Uraina e Stati Uniti". Per la Russia, invece, "l'accordo ha piegato Kiev costringendola a pagare gli aiuti militari forniti". Le posizioni dei Paesi interessati sono chiari ma è indubbio che tra l'Uraina e gli Stati Uniti ci siano reciproci vantaggi per lo sfruttamento del sottosuolo oltre al fatto che si è compiuto un certo disgelo dopo settimane di incomprensioni e turbolenze. Con questo accordo Washington continuerà a fornire armi, munizioni e tecnologia all'Ucraina e si sono messe le basi per la ricostruzione dell'Ucraina devastata, anche se tutto ciò sarà possibile quando ci sarà la pace ancora lontana tra le parti in conflitto. E' comunque una buona notizia che apre a un altro impegno molto importante nei negoziati per il cessate il fuoco. L'accordo, tra l'altro, non tiene conto, come era stato previsto in precedenza, di utilizzare le risorse naturali ucraine per ripagare i miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno versato all'Ucraina per resistere alla guerra con Mosca. Un patto quindi meno doloroso quello firmato mercoledi sera a Washington dal Segretario al Tesoro americano Scott Bessent e dal vice primo ministro e ministro dell'Economia ucraino Yulia Sviridenko rispetto agli impegni precedenti e al burrascoso incontro alla Casa Bianca il 28 febbraio tra Zelensky e Trump (foto dal web/Social). Secondo il presidente ucraino l'accordo è stato modificato e durante un processo di revisione è considerato "paritario" con investimenti e modernizzazione, ed è un primo passo visibile dopo l'incontro storico tra Trump e Zelensky sabato scorso in Vaticano. Il testo firmato riguarda in particolare 57 minerali e altri prodotti come il gas naturale e il petrolio, di cui i due Paesi di divideranno il 50% e i profitti, secondo l'accordo, saranno investiti nell'economia locale nel corso del primo decennio. Nel documento, certificato in ucraino e in inglese, si riconosce l'esistenza di un'Ucraina "libera, sovrana e sicura" e non c'è alcun riferimento di cessione di territorio da parte di Kiev a Mosca.
SANT'EFISIO, LA FESTA DEI SARDI
UN PELLEGRINAGGIO
LUNGO QUATTRO GIORNI
di Augusto Maccioni
(30-4-2025) Il primo maggio in Sardegna è soprattutto il giorno di S.Efisio (foto di Augusto Maccioni per TERZA PAGINA), una festa che si perde nel tempo e che rappresenta per l'isola e per Cagliari in modo particolare. l'inizio della bella stagione quando il capoluogo si fa bello per ospitare tantissimi turisti che arrivano in diverse zone della città e in modo particolare nelle località di mare e di montagna nell'intento di vivere e testimoniare le bellezze naturali e le meraviglie senza tempo delle zone storiche e delle località di mare. E' anche il giorno di grande religiosità, di quella devozione che si apre ai momenti più intensi di fede rappresentati dal Santo più amato dei sardi, e soprattutto dei cagliaritani, che hanno avuto nel tempo un rapporto strettissimo con lui per vicende dolorose,legate in modo particolare alla pestilenza nella città, che hanno minato la storia stessa di Cagliari. Efisio è un Santo che ha protetto Cagliari e i suoi abitanti,è morto lasciando un messaggio indelebile che ogni cagliaritano ha nel cuore e sa che potrà lasciare la vita terrena con serenità e con grande gioia dopo aver confidato sull'azione del suo santo protettore.
La festa di Sant'Efisio è un pellegrinaggio dalla chiesetta di Stampace a quella dove fu martirizzato a Nora(Pula) lungo un percorso devozionale, tra passione e solennità, che tocca i comuni di Capoterra, Sarroch, Villa S.Pietro e infine Pula verso la chiesetta a mare dove nel 303 il Santo venne ucciso. Quattro giorni(1-4 maggio) per un itinerario coinvolgente nel quale tutta la Sardegna si ferma per ripetere un rito lungo quattro secoli, sempre uguale e sempre diverso, perché ogni anno c'è un rapporto più stretto verso il martire per Cagliari. Inizia il primo maggio con la grande sfilata di "traccas", i carri ornati da fiori e frutta, e il corteo continua in maniera composto da oltre 2500 persone in abiti tradizionali provenienti da tutti i comuni sardi, sfilano anche almeno 200 cavalieri, i miliziani e la guardiania. E' un'esplosione di colori, di tradizioni e di cultura. E' la vetrina storica e di qualità della Sardegna per S.Efisio sistemato in un cocchio, trainato da due buoi, ed è sicuramente il momento più significativo e di grande partecipazione perché dopo il carro col Santo c'è il popolo cagliaritano e sardo che va appresso a Lui quasi tanti momenti di preghiera, un'attenzione di grande rispetto per quello che il Martire ha fatto per la popolazione cagliaritana nei momenti terribili della peste nel 1654 e che ogni anno, da quella data, si rinnova con fede e devozione e i riti religiosi si manifestano con quelli folcloristici ma anche culturali e tradizionali per la gioia di grandi e piccoli.
Ed è una festa che si fa sagra internazionale perché l'evento è stato tutelato dal Patrimonio dell'umanità, da parte dell'Unesco, con una connotazione più ampia per la partecipazione di grandi personalità straniere . L'evento ha un'attrattiva folcloristica e turistica, una valenza molto importante per la Sardegna e per Cagliari in modo particolare, e la giornata è galvanizzata dalla gioia e da manifestazioni di entusiasmo. C'è anche l'aspetto religioso, anzi S.Efisio è festa religiosa e si deve riscoprire le sue origini per ritrovare i momenti "clou" del suo martirio e della sua vocazione verso l'amata Cagliari e verso i suoi abitanti. L'evento è sempre eccezionale perché è alta la devozione e la preghiera si fa viva partecipazione: momenti scanditi dalle note delle launeddas e dal canto del rosario in sardo. E quando il cocchio del Santo spunta dal largo Carlo Felice per la via Roma è già un tripudio di colori e l'aria è colorata di intenso profumo mentre il "vascello" galleggia tra la folla. La commozione è palpabile e le lacrime scendono naturali. La folla è lì ancora una volta per incontrarsi col suo Santo, a pregarlo e ad affidargli una persona e a raccomandargli un segreto. Chiedono ancora miracoli. E lui, S.Efisio, continua ad essere prodigo e a non dimenticarsi di nessuno. Il pellegrinaggio si sfoltisce in via Roma, di fronte al Municipio, e subito dopo inizia un altro pellegrinaggio col Santo che lascia gli abiti festosi per quelli più umili per iniziare il suo lungo calvario verso Nora-Pula dove nei giorni successivi continueranno processioni e momenti di preghiera. Il 4 maggio San'Efisio fa ritorno a Cagliari.
Nelle chiese di Giorgino e di su Loi il martire guerriero si riprende le vesti pregiate e ripercorre l'itinerario verso la chiesetta a lui dedicata di Stampace a Cagliari. Ritorna nella sua chiesa a notte inoltrata questa volta accompagnato con una partecipazione più devozionale e con le candele accese le persone in abiti tradizionali e folcloristici accompagnano Efisio verso la chiesetta stampacina sempre prima della mezzanotte del 4 maggio perché la città di Cagliari deve sciogliere il suo voto. Nell'atmosfera di grande partecipazione sfilano anche i confratelli del Gonfalone in abito penitenziale, col saio azzurro e le consorelle in nero col velo in testa. L'Alter Nos, rappresentante la municipalità, cavalca in frac e cilindro e accompagna il santo. Momenti suggestivi e di partecipazione profonda che richiamano fedeli e tantissimi turisti che ogni anno non mancano all'appello per una festa che è la più lunga al mondo con un pellegrinaggio di oltre 65 chilometri. Alla fine intorno alla mezzanotte è proprio il Terzo Guardiano dell'Arciconfraternita, alla presenza di Sant'Efisio finalmente arrivato nella sua chiesa, a comunicare all'Alter Nos, in rappresentanza del sindaco di Cagliari, la formula solenne e di grande rilevanza: "Il voto è stato sciolto". E tra i vicoli e stradine di Stampace riecheggia l'augurio a "atrus annus".
E' un santo forte della religiosità cagliaritana, un martire che agli inizi, quando Efisio iniziò a calpestare il suolo italiano, proveniente da Antiochia di Siria,colonia romana nel seno di Gerusalemme, dove era nato intorno al 250 d.c. da padre Cristoforo, di religione cristiana, ma educato al paganesimo dalla madre Alessandra di origine aristocratica, con la divisa di ufficiale romano sotto Diocreziano ebbe il compito di massacrare i cristiani considerati nemici dello Stato e della legge romana. La sua furia contro i nemici di Roma era tale da essere considerato un protagonista e un esempio durante le campagne di annientamento dei Cristiani. Poi ci fu un episodio che cambiò il suo futuro. Si narra che mentre era in marcia verso Brindisi il giovane pretoriano, alla testa di un forte esercito, venne disarcionato da una grande luce improvvisa a forma di croce e una voce gli disse: "Sono il Cristo,colui che tu perseguiti". E sulla sua mano destra si impresse indelebile una croce. A seguito di questo evento prodigioso, Efisio si convertì e si fece battezzare a Gaeta. Mandato in Sardegna il giovane ufficiale invece di perseguitare e uccidere i cristiani si dedicò a diffondere il Vangelo e radunò seguaci e i Cristiani iniziarono a non aver paura di lui. Le sue nuove vicende e i suoi insegnamenti non erano affatto in linea con quello che voleva e desiderava Diocreziano e venne pertanto richiamato all'ordine, riabbracciare cioè la spada contro i Cristiani.
Il suo rifiuto di abiurare la fede cristiana determinò da parte dell'autorità romana il suo arresto e venne imprigionato in una grotta dove adesso sorge la chiesa a lui dedicata a Stampace, nella zona vecchia di Cagliari. Venne bastonato e torturato a morte ma rimase in vita e ogni azione sanguinaria su di lui venne messa in atto per convincerlo a tornare nelle fila dell'esercito romano, ma la sua decisione non cambiò. Intervenne anche la madre Alessandra e anche lei non riuscì a far cambiare idea al figlio che ormai si era messo alla testa dei perseguitati di Diocreziano. Da Stampace Efisio venne trasferito a Nora e il nuovo governatore Flaviano lo fece bruciare vivo ma neanche le fiamme lo uccisero anzi il fuoco si riversò con forza sui suoi stessi carnefici. Non morì neanche sotto le torture e flagellazioni atroci. Poi la decapitazione per spada eseguita sulla spiaggia di Nora il 15 gennaio del 303 dc. L'amore per la città di Cagliari e per i suoi abitanti era tanta che Efisio, martire e guerriero, chiese al Signore una particolare attenzione verso la città prima di morire per mano dei romani: "Ti prego, Signore, di proteggere la città di Cagliari dall'invasione dei nemici. Fa che il suo popolo abbandoni il culto degli Dei, respinga gli inganni del Demonio e riconosca Te, Gesù Cristo Nostro Signore, quale unico vero Dio. Fa che i malati che pregheranno sul luogo della mia sepoltura possano recuperare la salute, e chiunque si trovi in pericolo nel mare o minacciato dagli invasori, tormentato dalla fame o dalla peste, dopo aver invocato me, Tuo servo, possa essere condotto in salvo".
La devozione verso Sant'Efisio ha avuto i suoi frutti nel corso dei secoli e i cagliaritani lo hanno pregato in situazioni difficili ad iniziare dalla pestilenza del 1654. Qualche anno prima, nel 1652,una nave proveniente dalla Spagna era sbarcata in un porto settentrionale dell'isola e ad Alghero l'imbarcazione aveva creato scompiglio per lo scoppio dell'epidemia con la conseguenza che la peste iniziò a mietere migliaia di vittime, propagandosi a vista d'occhio. Quella imbarcazione non doveva attraccare perché non era in regola con le carte sanitarie ma all'epoca le autorizzazioni non c'erano o si davano con leggerezza. Le conseguenze si rivelarono subito disastrose e la peste imperversò subito diffondendosi anche su Sassari lasciando vivi, e in condizioni pessime, almeno 5 mila abitanti. Nel giro di 3/4 anni la peste aveva iniziato a propagarsi anche a Cagliari anche se le notizie provenienti dalle altre città avevano messo in allarme gli abitanti del capoluogo che avevano cercato di affidarsi a diversi santi e la Municipalità cagliaritana aveva deciso di pregare più intensamente Sant'Efisio allo scopo di tenere lontano la peste. Del resto il santo guerriero prima di morire aveva promesso un'attenzione particolare verso la città e i suoi abitanti, una protezione che valeva in questa circostanza ed è per questo motivo che i politici dell'epoca si sono schierati apertamente verso il Santo per scongiurare il contagio e salvare la città di Cagliari. Per questo motivo il simulacro di Sant'Efisio veniva portato più volte dalla grotta della chiesetta di Stampace alla Cattedrale, con un rito di grande partecipazione e le preghiere e le processioni erano insistenti per far cessare la pestilenza mentre tra le viuzze del Castello si moriva e si soffriva per un male incurabile. Il morbo era implacabile e spietato e a Cagliari ogni giorno morivano almeno 200 persone mentre la gente sopravviveva a stenti, molte persone colpite erano isolate tra l'odore del trapasso e l'atmosfera dei terribili bubboni che infestavano l'aria. I morti diventavano sempre più numerosi e per loro si cercava una degna sepoltura. All'inizio venivano portati nelle chiese (Santo Sepolcro) ma anche nel Fossario poi venivano gettati nelle fosse comuni in un immenso cisternone presso i frati cappuccini. Anche i malati della peste nera, subito individuati, venivano portati al Lazzaretto di Sant'Elia, nella chiesa del Carmine o internati a San Benedetto, a Bonaria, S.Michele o nel Convento della Santissima Trinità. Persone comunque che non avevano speranza e che morivano in pochissimo tempo. Cagliari viveva nel panico e l'incidenza della "morte nera" contribuì a decimare la popolazione cagliaritana che nel giro di tre mesi venne falcidiata di oltre 7 mila persone. L'incubo era tremendo e si cercava di difendere la città dalla terribile malattia, dalle case segnate e dai quartieri destinate alle persone col morbo, con la sorveglianza delle tre porte della città di pietra con mille uomini armati pronti a intervenire e ad allontanare chi era destinatario della peste.
Efisio è per la Sardegna e per Cagliari in particolare, un Santo speciale. E' un amico,una persona cara a cui tutto si può chiedere, è un martire che ha una dimensione territoriale, come se vivesse accanto a noi e per noi. Per questo motivo Efisio è solo un santo dei sardi che ci conosce e che ci aiuta. Lo ha fatto diverse volte nella storia. Come durante la terribile peste del 1655 a Cagliari con una protezione impressionante mentre tutto era perduto e la gente moriva ogni giorno soprattutto i bambini, quelli più indifesi e senza nessuna cura. Il male non lasciò scampo e morirono moltissime persone e la municipalità allora chiese con insistenza a Efisio di difendere la città e il popolo cagliaritano dalla terribile epidemia di peste. La Municipalità, l'11 luglio 1652, quando tutto stava iniziando in maniera catastrofica, allora fece una promessa solenne al suo protettore per salvare la città e i suoi abitanti dalla pestilenza in cambio avrebbero onorato e ringraziato il Santo ogni primavera con gratitudine e devozione. E il martire "cagliaritano" non si tirò indietro e quattro anni dopo la promessa la città fu liberata dall'epidemia. Per questo ombrello protettivo i cagliaritani nei secoli non hanno dimenticato e ogni anno,il primo maggio, rinnovano la loro promessa con un suggestivo pellegrinaggio, tra sacro e profano, portando uno delle tre statue lignee custodite in città in processione tra le vie della città fino a Nora attraverso quattro giorni intensi di preghiere e devota partecipazione, poi il 4 maggio il rientro a Cagliari in un corteo sempre vivo di tanti devoti che con la lunga fiaccolata riportano il Santo nella sua chiesa a Stampace. Ogni anno una solenne processione e un invito a non dimenticare un martire-guerriero che chiese al Signore una particolare attenzione verso la "sua città e la sua popolazione".
E' la 369esima volta che si celebra la festa di S.Efisio anche se la cronaca ci dice che non ci furono processioni in due occasioni: nel 1794 quando la città era in stato d'assedio per una rivolta popolare (venne però recuperata alcune settimane dopo) e nel 1917 quando gli organizzatori decisero di annullare la festa perché tanti uomini erano al fronte. La festa venne celebrata anche durante il 1943 sotto le terribili bombardamenti degli aerei inglesi in città. In una città spettrale e piena di macerie, c'è un video Rai che documenta la suggestiva vicenda, il simulacro del Santo attraversa i quartieri storici scortato da fedeli e militari. Il cocchio del santo non è trascinato dai buoi ma da un furgoncino del latte a pezzi ed è una processione che ha avuto valenza di una speranza per la città che dovrà rinascere dai bombardamenti. E anche in quella occasione il Santo ha offerto il suo aiuto. La presenza viva di Sant'Efisio si concretizzò nel 1793 quando la flotta francese rivoluzionaria voleva impadronirsi dell'isola. L'impresa fallì per diverse circostanze tra le quali una libecciata improvvisa che devastò numerose navi francesi, e molte persone di chiesa attribuirono l'intervento miracoloso del Santo che scongiurò l'attacco francese. Altro intervento miracoloso nel 1816 quando vi fu un'altra epidemia, bloccata per le preghiere e le processioni al Santo. Ci sono tanti altri episodi di una gravità inaudita che hanno cessato i loro effetti grazie all'intercessione del martire guerriero, un Santo che continua ad essere un amico e un fratello sempre pronto a darci una mano e ad aiutarci nei momenti difficili della nostra vita.
CONCLAVE, PIETRO PAROLIN, MATTEO ZUPPI
E LUIS ANTONIO TAGLE TRA I FAVORITI
MACRON E' IL PIU' PAPISTA DEI LEADER
MONDIALI. IL SUO CANDIDATO? ZUPPI
di Augusto Maccioni
(29-4-2025) La data c'è e tutto è pronto per il Conclave. Si stanno delineando le due grandi correnti che si confronteranno, da una parte i cardinali che vogliono seguire la via della riforma, di una Chiesa globalizzata e non eurocentrica aperta da Francesco, dall'altra coloro che invece vogliono cambiare per correggere gli errori. Contrariamente alla cautela dei conclavi del 2005 e del 2013 ci sono cardinali conservatori, come Gerard Ludwig Muller, ex Prefetto della Dottrina della Fede destituito da Francesco nel 2017, che dicono che "si è chiuso un capitolo della storia della Chiesa". Il Conclave, come si sa, inizia mercoledi 7 maggio con le prime votazioni nel pomeriggio. Dei 133 porporati con diritto al voto (due sono malati), 108 sono stati nominati da Bergoglio, 22 da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II. Nessun cardinale ha una maggioranza assoluta. L'italiano Pietro Parolin è il favorito e parte con 40 voti in tasca, poi c'è Zuppi (foto dal web/Social) e il filippino Luis Antonio Tagle. Dopo la rinuncia del cardinale sardo Angelo Becciu a partecipare al Conclave tutto l'iter andrà avanti in scioltezza. Tra i cardinali che avanzano c'è il romano Matteo Zuppi, uno dei principali contendenti alla successione. Vicino a Papa Francesco è indicato da Emmanuel Macron come favorito. Nel corso del funerale di Francesco, Macron è stato molto attivo in incontri con cardinali francesi ma anche con Zuppi. Sembrerebbe che il presidente francese abbia le idee chiare su chi sia il suo favorito e lo ha dimostrato in un incontro nella Basilica di San Pietro durante il quale Macron si è visto con Zuppi sussurrandogli qualcosa all'orecchio con la risposta del cardinale in un vistoso e ampio sorriso. Durante la sua permanenza a Roma, Macron ha pranzato con i cardinali francesi ma con nessuno di loro è stato così effusivo come con il papabile Matteo Zuppi, schierato con Francesco sull'ala progressista.
CONCLAVE IL 7 MAGGIO SOTTO LA
GUIDA DI PAROLIN. SI VOTERA' SUBITO
FINE TELENOVELA BECCIU: IL CARDINALE
VERSO IL PASSO INDIETRO
di Augusto Maccioni
(28-4-2025) Il Collegio cardinalizio durante la quinta congregazione generale, ha deciso l'inizio del conclave, per eleggere il successore di Papa Francesco, per mercoledi 7 maggio e nello stesso pomeriggio, hanno fatto sapere dal Vaticano, si terrà la prima votazione che sarà espressa dal "fumo" che indicherà il risultato (nero per il nulla di fatto e bianco se il nuovo Papa c'è). C'è comunque la volontà da parte dei cardinali di arrivare presto ad eleggere il nuovo Pontefice anche se non sarà facile sia per il numero dei porporati presenti, e del fatto che molti non si conoscono, e sia per le tematiche che dovranno essere sviluppate per arrivare al profilo del nuovo Papa. In pratica: si vuole continuare sulle orme di Bergoglio o si vuole un Papa conservatore il che sarebbe un'alternanza allo stile di Francesco. I cardinali hanno ora nove giorni per proseguire nei loro incontri e colloqui e per iniziare ad indicare i possibili papabili da portare avanti o da "bruciare" nelle prime votazioni. Se il conclave dovesse durare come le ultime tre volte, quindi tra due e tre giorni, il nuovo Pontefice potrebbe essere eletto l'8 o il 9 maggio. L'incontro dei cardinali di questa mattina aveva il compito di dare la data per l'elezione del suo successore secondo le norme vaticane, aggiornate da Giovanni Paolo II nel 1996, che indicava 15 giorni dalla morte del pontefice e non oltre 20 giorni. La morte di Bergoglio è avvenuta il 21 aprile quindi la data dell'inizio del conclave doveva essere compresa tra il 6 e il 10 maggio. Attualmente i cardinali elettori sotto gli 80 anni sono 134 su 135. La scorsa settimana erano 133 ma il cardinale Vinko Puljic è guarito e parteciperà alle votazioni mentre non ci sarà a causa delle dimissioni per malattia dello spagnolo Antonio Canizares. Non tutti i cardinali elettori sono arrivati a Roma, mancano all'appello 30 di coloro che eleggeranno il nuovo Papa. In questi giorni il Collegio cardinalizio doveva decidere sulla telenovela del cardinale sardo Angelo Becciu (foto dal web/Social) di entrare nel prossimo conclave. E' stato lo stesso cardinale sardo a fare un passo indietro. Forse ci sarà una conferenza stampa di Becciu, o forse no. Si è arrivata a questa conclusione solo nella mattina di lunedi 28 aprile quando Becciu ha dichiarato di non partecipare al Conclave. Fino a pochi giorni fa il cardinale sardo sosteneva che doveva entrare in Conclave secondo la sua teoria che il Papa non avesse "alcuna esplicita intenzione" di escluderlo dal conclave. Si profilava un muro contro muro con due vie d'uscita dal pasticcio: creazione di una commissione speciale o votazione dei cardinali elettori su questa questione. Poi l'uscita del cardinale Becciu che chiude tutta la vicenda: passo indietro "per il bene della Chiesa".
LUNGHE CODE PER VISITARE LA TOMBA DI
FRANCESCO A SANTA MARIA MAGGIORE
di Augusto Maccioni
(27-4-2025) Papa Francesco è nella nuova casa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, proprio di fronte all'ambasciata argentina Paese natale di Bergoglio, a sei chilometri da San Pietro. La sua tomba da domenica 27 aprile è diventata il nuovo punto di pellegrinaggio della Città Eterna con persone che hanno atteso dalle 3:30 del mattino per entrare per primi a pregare il Santo Padre. Molta gente, fedeli da ogni parte del mondo per abbracciare nuovamente il Papa che si è sempre preoccupato degli umili, degli emarginati e contro ogni tipo di guerra. Una tomba austera con la sola scritta "Franciscus" (foto dal web/Social) che sarebbe difficile trovarla e che è individuabile solo per la tanta gente attorno, con l'immancabile ressa di cellulari e selfie. La giornata dei funerali (sabato 26 aprile) passerà alla storia non solo per le immagini toccanti del rito ma anche perché, sotto lo sguardo dal cielo di Papa Francesco, si è compiuto un vertice di pace tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e Volodymyr Zelensky, prima dei funerali di Bergoglio. Un incontro positivo, "storico", è stato definito dal presidente ucraino, utile per la pace in Ucraina. Subito dopo questo vertice Trump ha chiesto a Putin fatti precisi per il cessate il fuoco "senza prendersi gioco" di una situazione che sta andando avanti da troppo tempo "ingannando gli Stati Uniti e altri Paesi e di prolungare, ha detto Zelensky, ulteriormente la guerra contro l'Ucraina". La Russia è disponibile alla pace ma intanto continua a bombardare i civili e a devastare le città ucraine. Ancora Zelensky: "I russi parlano molto della loro presunta disponibilità ad accettare le proposte americane, ma finora non si è registrato uno stop alle armi da parte dell'esercito russo. Al contrario, nel periodo successivo a Pasqua, l'occupante ha ripreso la sua consueta attività d'assalto".
IN 400MILA PER L'ULTIMO
SALUTO A PAPA FRANCESCO
di Augusto Maccioni
(26-4-2025) Tantissima gente, secondo le cifre ufficiali 400mila quelli presenti in piazza San Pietro (250mila) e lungo il tragitto fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore (150mila) per l'ultimo saluto all'amato Papa Francesco, un amore fraterno travolgente che non ha risparmiato nessuno e che si è sentito particolarmente tra la gente, nelle strade, nelle parrocchie ma anche negli uffici della Chiesa e dei governi. Tutti per Francesco perché, come ha detto il cardinale Giovanni Battista Re, nell'omelia durante i funerali del Pontefice, "era un Papa tra il popolo". Nella grandissima spianata antistante la Basilica di San Pietro erano presenti delegazioni di 146 Paesi, 10 monarchi e 50 capi di Stato (foto dal web/Social). C'è pace, solidarietà e tanta voglia di stringersi la mano nel giorno del funerale di Bergoglio mentre non molto lontano si continua a morire, a Gaza come in Ucraina dove la guerra si fa sempre più cruenta nonostante gli appelli struggenti del Papa quando era ancora in vita. Parole che sono andate a vuoto e in contrasto con le politiche di molti che oggi omaggiano il Santo Padre. Una politica mondiale che fa la guerra, che respinge gli immigrati e non vuole la povertà. Un segnale brutto che Papa Francesco ha sempre combattuto e respinto. Immagini che contrastano, ma che oggi, nel giorno del funerale, tutti i potenti della Terra sono consapevoli che è necessario reagire, non si sa come, ma sono interrogativi che rimangono e che chiedono una serie riflessione. Nell'omelia il cardinale decano Giovanni Maria Re ha tracciato i gesti e il pontificato di Bergoglio: "Il suo carisma di accoglienza e di ascolto, unito a un modo di comportarsi in linea con la sensibilità odierna, toccavano i cuori, cercando di risvegliare energie morali e spirituali". Re ha anche detto che Bergoglio "era un Papa tra la gente, con il cuore aperto a tutti. Era anche un Papa attento alle novità della società e a ciò che lo Spirito Santo suscutava nella Chiesa". Molti applausi hanno suscitato quando Re ha parlato dei rifugiati e gli sfollati, e in questo senso ha ricordato i viaggi di Bergoglio a Lampedusa, isola simbolo della tragedia dell'emigrazione e a Lesbo, oltre al "confine tra il Messico e gli Stati Uniti". Il cardinale ha poi parlato dell'importanza di "costruire ponti non muri". Altri applausi quando Re si è soffermato a parlare di pace: "La guerra lascia sempre il mondo in una situazione peggiore di prima, è sempre una sconfitta dolorosa e tragica per tutti". Poi l'immagine bellissima di Papa Francesco, ricorda il cardinale Re, quando era solito concludere i suoi incontri con "non dimenticatevi di pregare per me" e adesso, dice ancora il cardinale, "Caro Papa Francesco, ti chiediamo ora di pregare per noi e di benedire dal cielo la Chiesa, di benedire Roma, di benedire il mondo intero, come hai fatto domenica scorsa dal balcone di questa Basilica". Subito dopo la salma di Bergolio è stata portata a Santa Maria Maggiore, dove solitamente il Papa soleva ringraziare la Vergine della Salus populi romani ogni volta che rientrava da un viaggio e ultimamente dai 38 giorni di ospedale. La bara di Bergoglio è stato accolto dagli umili, dai bisognosi e dai carcerati. Telecamere spente per l'ingresso della salma anche se successivamente il Vaticano ha diffuso un breve video sulla sepoltura con l'aspersione del sepolcro, l'impressione dei sigilli e il rito conseguente. Alla tumulazione erano presenti, tra gli altri, i cardinali Giovanni Maria Re e Pietro Parolin oltre a vescovi e canonici. Ora Francesco riposa nella "nuda terra" come aveva richiesto con l'iscrizione semplice "Franciscus". In alto in bassorilievo una riproduzione in pietra della sua croce pettorale, non una croce d'oro, che aveva rifiutato quando divenne Papa. I fedeli possono andarlo a trovare già da domenica 27 aprile.
SAN PIETRO, DUE SEDIE
PER UN MIRACOLO
VERTICE A SORPRESA
TRA TRUMP-ZELENSKY
di Augusto Maccioni
(26-4-2025) Ai funerali di Papa Francesco c'era anche Volodymyr Zelensky, che precedentemente voleva disertare la cerimonia in quanto voleva essere presente in Ucraina a seguito dei massicci attacchi russi contro il suo Paese nelle ultime ore. Il suo ingresso in Piazza San Pietro è stato accolto da un applauso ma poco prima il presidente ucraino si era incontrato all'interno della Basilica di San Pietro col presidente degli Stati Uniti Donald Trump, prima dei funerali (foto dal web/Social). Un incontro di 15 minuti, uno a fianco all'altro, seduti su una sedia mentre attorno c'era la maestosità della Basilica. Un incontro inatteso frutto della diplomazia italiana e vaticana che potrebbe sortire a una svolta nella guerra in Ucraina. Da una parte le pretese di Putin, dall'altra le ragioni di Zelensky che ha messo in evidenza la distruzione di un Paese e i tantissimi morti. A cuore aperto il presidente ucraino si è rivolto a Trump per riconsiderare il piano che piace a Putin per far cessare la guerra, un'autentica follia che è contro il buon senso, la libertà e la democrazia. Finalmente si sono parlati, un dialogo faccia a faccia, senza altri mastini Usa come era successo due mesi fa alla Casa Bianca. Cosa si sono detti? Zelensky sui social ha parlato di un incontro storico, ciò significa che Trump ha recepito il grido di sangue e di dolore di un popolo e questo potrebbe essere confermato da un altro messaggio del presidente Usa sul suo social chiedendo a Putin di cessare la guerra e di "non prendersi gioco" degli Stati Uniti. Il faccia a faccia non era nei programmi e forse nessuno voleva farlo. Una mano invisibile, dall'alto, ha creato l'atmosfera giusta per far avvicinare Trump e Zelensky, in un momento particolare, triste, ma molto voluto dall'amato Francesco. L'importante parlarsi, guardarsi negli occhi, comunicare sensazioni: era il messaggio di Bergoglio che cercava fino alla fine il dialogo per far cessare le guerre. Adesso che si sono parlati, Trump potrebbe avere una visione più completa della guerra in Ucraina e forse ha un'arma in più per farla cessare. Putin ha già dichiarato che è pronto al cessate il fuoco. Sarà la volta buona? E potrebbe, se questo dovesse accadere, il primo miracolo dell'amato Bergoglio. Dopo il breve incontro all'interno della Basilica Trump e Zelensky si sono poi seduti in prima fila al funerale in Piazza San Pietro. Oltre a Trump c'erano i potenti della Terra, la premier Giorgia Meloni, stratega invisibile di tutti gli incontri diplomatici oltre che garante di una buona riuscita di ogni incontro, tra gli altri Emmanuel Macron, il premier britannico Starmer, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente argentino Javier Milei, il principe di Galles ma anche Antonio Guterres segretario generale dell'Onu. C'era anche l'ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ma anche Julian Assange. C'è stata anche la stretta di mano tra Trump e Von der Leyen con l'intesa di "concordare un incontro".
E' IL GIORNO DEI FUNERALI DI
PAPA FRANCESCO, OLTRE UN
MILIONE DI FEDELI A SAN PIETRO
di Augusto Maccioni
(25-4-2025) E' arrivato il momento più triste del rito funebre di papa Francesco. Con la chiusura del feretro, avvenuto in forma privata, la commozione è alta e le parole non sono mai abbastanza per celebrare un Papa molto amato che ha apprezzato in modo particolare gli umili, i bisognosi e i carcerati. Ad assistere alla chiusura della bara solo poche persone nel più stretto riserbo. Oltre al cardinale camerlengo Kevin Farrell e altri cardinali c'erano i parenti arrivati dall'Argentina, il fedele infermiere Massimiliano Strappetti, i tre sacerdoti Juan Cruz Villalón , Daniel Pellizzon e Fabio Salerno che sono stati segretari negli ultimi anni ma anche il comandante della Guardia Svizzera Christoph Graf e della Gendarmeria vaticana Gianluca Gauzzi Broccoletti. E' stato letto il rogito di Papa Francesco cioè il testo integrale del documento che ne racconta la vita. Documento in latino che tradotto dice: "Rogito per il pio transito di sua Santità Francesco". A leggerlo, in un silenzio molto espressivo, è stato il maestro di cerimonia arcivescovo Diego Ravelli che si è più volte commosso. Il documento ufficiale, che è stato firmato in due copie, è stato poi inserito in un tubo di piombo accanto al corpo prima della chiusura della salma. Nel rogito si riassume la vita e le opere del defunto. In alcuni passaggi si fa riferimento quando Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires e "viveva in un appartamento e cucinava da solo perché si sentiva uno del popolo", "era un pastore semplice e molto amato e percorreva il territorio anche in metropolitana e in autobus". Durante il suo pontificato ha alzato la voce in difesa degli innocenti e "numerosi appelli per la pace, contro la Terza guerra mondiale a pezzi" con un occhio di riguardo soprattutto per l'Ucraina, la Palestina, Israele, Libano e Myanmar. Nella pergamena si fa anche riferimento che Francesco è stato "pellegrino di speranza e testimone di umanità, di vita santa e di paternità universale" ma anche ha "inasprito la legislazione riguardante i crimini commessi dai rappresentanti del clero contro i minori o le persone vulnerabili". Il cerimoniere, prima di chiudere la bara, ha deposto un involucro di stoffa contentente dodici medaglie d'oro, una d'argento e otto di bronzo per commemorare il suo pontificato di 12 anni, 1 mese e 9 giorni. Sulla salma è incisa una croce e una targa con il nome di Papa Francesco. Durante la lunga notte a San Pietro la bara sarà vegliato a turno dalle Guardie Svizzere e da alcuni stretti collaboratori del Vaticano. Sabato 26 aprile è il giorno del funerale, che sarà monumentale secondo lo stile dei grandi eventi del Vaticano anche se il maestro delle celebrazioni papali Ravelli ha precisato che la celebrazione attiene al "funerale di un pastore, non di un sovrano". Ai funerali sulla spianata di Piazza San Pietro saranno presenti i potenti del mondo, una dozzina di case reali e oltre 50 capi di Stato. Non mancheranno i poveri, i migranti, i bisognosi, le persone, insomma, che Francesco ha amato e tutelato di più durante il suo pontificato. Molte voci su possibili incontri bilaterali tra Trump e diversi leader come ad esempio la Commissaria europea Vond der Leyen (sarà assente Zelensky). Il presidente degli Stati Uniti, comunque, ha confermato l'incontro solo col primo ministro Giorgia Meloni. Si prevede che il funerale, che dovrebbe iniziare alle 10, si concluda verso mezzogiorno. La salma di Francesco sarà trasportato dal Vaticano (foto dal web/Social) fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore percorrendo sei chilometri. In Basilica Francesco sarà atteso da una cerchia ristretta di persone e in modo particolare dai bisognosi, immigrati, carcerati che Bergoglio ha aiutato negli anni. Sarà sepolto "nella nuda terra" sotto una lapide di marmo e con la sola scritta "Franciscus". La salma potrà essere visitata dal pubblico a partire dal giorno dopo, domenica 27 aprile. Intanto si sta aprendo il grande capitolo del Conclave e prima ancora dei funerali di Francesco, si stanno delineando due grandi correnti che di confronteranno in avvio di Conclave quasi sicuramente nella prima settimana di maggio.
VATICANO, 100MILA FEDELI
PER L'OMAGGIO A FRANCESCO
SOLO "FRANCISCUS" NELLA TOMBA
CHE SARA' ACCOLTA DAI POVERI
di Augusto Maccioni
(24-4-2025) Tanta gente, una folla continua (foto dal web/Social) per l'ultimo saluto a papa Francesco. Come accadde con Giovanni Paolo II nel 2005. Per consentire una partecipazione da parte di tutti la Santa Sede ha deciso nel pomeriggio di lasciare le porte aperte per tutta la notte, tranne qualche ora di chiusura per consentire la pulizia e la manutenzione. La sala stampa del Vaticano ha comunicato che quasi 100mila persone hanno visitato la salma del Pontefice e che intorno a mezzogiorno sempre di giovedi 24 aprile si era formata una coda di oltre due chilometri. Venerdi la Basilica di San Pietro rimarrà aperta fino alle 19 quando inizieranno i preparativi per il funerale previsto per sabato alle ore 10. Grande affluenza anche durante la notte con le persone che si nuovevano lentamente mentre gli operai del Vaticano lavoravano celermente per allestire le tribune per il funerale. Si va veloci a visitare la salma di Bergoglio: un segno di croce, una preghiera senza fermarsi e possibilmente, come suggerisce il personale vaticano, non scattare foto o fare video per non rallentare la fila. Tante persone e tante lingue diverse. Francesco ha toccato il cuore di tutti perché ha sempre invocato la pace tra i popoli, si è preoccupato per le sofferenze del mondo, è stato tra le persone umili e tra i bisognosi. L'afflusso massiccio dei fedeli verso il Vaticano porterà a rivedere i numeri iniziali previsti fino a 250mila persone in Piazza San Pietro e in Via della Conciliazione. Il ministro della Protezione civile Nello Musumeci ha detto che per il giorno dei funerali di Francesco "supereremo il milione di persone". Una folla immensa che si presenterà non solo nella Piazza ma in tutta la città di Roma e in modo particolare lungo il percorso di sei chilometri da San Pietro alla Basilica di Santa Maria Maggiore dove sarà deposta la bara di Francesco. "Il sepolcro deve essere nella terra, semplice, senza particolare decoro e con l'unica iscrizione: Franciscus", così scriveva Francesco nel suo Testamento a proposito della sua sepoltura. La Sala Stampa del Vaticano ha divulgato la prima immagine della tomba di Bergoglio nella Basilica di Santa Maria Maggiore (foto dal web/Social) specificando: La tomba è stata realizzata in marmo di provenienza ligure con la sola iscrizione “Franciscus” e la riproduzione della sua croce pettorale. La tomba, spiega ancora il Vaticano, è stata preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della Basilica di Santa Maria Maggiore. La tomba è situata nei pressi dell'Altare di San Francesco. Il corteo funebre, specifica ancora il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni, che accompagnerà la salma di Francesco sarà "a passo d'uomo" per consentire alla gente di salutarlo. Niente riprese all'interno di Santa Maria Maggiore perché la tumulazione sarà un atto privato. Ad accogliere la salma di Bergoglio un gruppo di poveri e bisognosi sui gradini che portano alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore prima della sua tumulazione. Per la cerimonia di sepoltura è stato concesso un permesso speciale per 7 detenuti, una presenza che risponde alla volontà di mons. Benoni Ambarus, responsabile della pastorale carceraria a Roma, e che avrebbe fatto piacere a Francesco.
I FUNERALI DI PAPA FRANCESCO SI TERRANNO
SABATO ALLA PRESENZA DI NUMEROSI LEADER
COME TRUMP, ZELENSLY, MACRON E VON DER LEYEN
AL CONCLAVE C'E' IL CASO DEL
CARDINALE BECCIU: PARTECIPERA'?
di Augusto Maccioni
(23-4-2025) La salma di Papa Francesco (foto dal web/Social), morto lunedi 21 aprile alle 7,35, da Santa Marta, dove si è recato il presidente Sergio Mattarella per una breve visita e una preghiera, sarà portata il 23 aprile a San Pietro per dare la possibilità ai fedeli di vederlo fino a poche ore prima dei funerali che saranno celebrati sabato alle ore 10. Si potrà salutare per l'ultima volta dalle 9 a mezzanotte. Le prime immagini di Francesco sono state diffuse (foto dal web/Social) dal Vaticano. Era vestito con una casula rossa, il baldacchino di lana, una mitra bianca con il rosario tra le mani. Aveva l'anello d'argento che portava sempre da quando era arcivescovo di Buenos Aires. La bara di Francesco è semplice. E' stata realizzata in legno e zinco, secondo il regolamento che il Papa ha modificato per snellire l'intero rituale funebre, e non verrà, per gli stessi motivi, esposta ai fedeli su un catafalco. Sul lato sinistro del volto del Papa è presente un ematoma che è la probabile conseguenza dell'ictus fatale che gli ha provocato la morte. Secondo il nuovo rituale i funerali del Papa saranno diversi da quelli svoltisi negli ultimi decenni in Vaticano. Meno festosi e con l'idea, ha spiegato l'arcivescovo Diego Ravelli, responsabile delle Celebrazioni Liturgiche dei Pontefici, "che il rito sottolinei ulteriormente le esequie del Romano Pontefice come pastore e discepolo di Cristo e non quelle di un potente di questo mondo". Alla vigilia dei funerali, avrà luogo la cerimonia privata della chiusura della bara con la stesura di un verbale che commemora la vita e le opere più importanti del defunto. Saranno firmate due copie del documento, una sarà inserita in un tubo metallico che sarà messo all'interno della bara, l'altra conservata nell'archivio del Vaticano. C'è poi il rito delle monete coniate durante il pontificato. Il Cerimoniere depone all'interno della bara un sacchetto di tela contenente le monete che indicano la durata del pontificato. Per Benedetto XVI, ad esempio, furono disposte all'interno della bara, per commemorare i 7 anni, 10 mesi e 9 giorni di pontificato, sette medaglie d'oro, dieci d'argento e nove di bronzo. Secondo la nuova versione la sepoltura sarà più breve ed è stata eliminata, tra l'altro, la chiusura della prima bara di cipresso, di una seconda di piombo e di una terza di quercia. Nonostante il meticoloso protocollo vaticano i funerali di Francesco saranno l'occasione per i potenti della terra di incontrarsi sulla spianata della basilica di San Pietro per questo evento grandioso ed epocale a cui si prevede la partecipazione di numerosi capi di Stato e di governo. Hanno già aderito il re e la regina di Spagna, Donald Trump degli Stati Uniti, Volodymyr Zelensky dell'Ucraina, Emmanuel Macron della Francia e Lula del Brasile. Tra gli altri sarà presente anche la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen e naturalmente la premier Giorgia Meloni che siederà in prima fila. Per l'occasione il governo italiano si prepara a ricevere 170 delegazioni di capi di Stato e di governo. Ci si prepara al dopo Francesco e quindi ai preparativi del Conclave. E c'è anche la prima controversia che riguarda il cardinale sardo Angelo Becciu che nel 2020 è stato emarginato per le note vicende e che nel 2023 è stato condannato in un processo senza precedenti in Vaticano. Tra le decisioni drastiche e controverse c'è quello di privargli dei suoi diritti di cardinale e tra questi di non poter partecipare a un conclave. Becciu, che ha 76 anni, infatti, non compare nell'elenco ufficiale dei 135 cardinali sotto gli 80 anni. Martedi il cardinale sardo è comunque comparso alla prima assemblea cardializia e in un'intervista ha affermato di avere diritto di entrare in conclave. Spetterà al decano del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re, che è un'autorità durante la sede vacante, ogni decisione. Becciu, che si è dichiarato sempre innocente, era il numero tre della Santa Sede e al contempo era uno dei grandi favoriti per la successione di Francesco. Del resto, ha detto il cardinale sardo, lo stesso Papa "mi ha convocato all'ultimo concistoro riconoscendo le mie prerogative cardinalizie e quindi non c'è nessuna esplicita intenzione di escludermi dal conclave". Becciu ha poi detto che l'elenco degli elettori del conclave non ha nessun valore perché non è stato perfezionato.
IL MONDO IN LUTTO: PAPA
FRANCESCO E' MORTO PER ICTUS
E CRISI CARDIACA
I FUNERALI SABATO 26 APRILE.
CONCLAVE DOPO IL 5 MAGGIO
di Augusto Maccioni
(21-4-2025) Anche questa volta Papa Francesco (foto dal web/Social) ha sorpreso il mondo con la sua morte avvenuta alle 7:35 di lunedi di Pasqua. Ultimamente molte sue "uscite" sono state gradite anche se la convalescenza, dopo 38 giorni di ospedale per le complicanze dovute alla polmonite bilaterale, non gli consentivano di recarsi a S.Pietro o essere presente il giorno di Pasqua per la benedizione Urbi et Orbi. Uno strappo ai consigli dei medici per essere vicino alla folla entusiasta di fedeli che hanno sentito dalla sua voce flebile "Buona Pasqua" e poi via con la papamobile per il suo ultimo saluto alla gente che si accalcava in piazza San Pietro per la partecipazione ai riti della Santa Pasqua. Il Papa è morto all'età di 88 anni. Se ne andato in silenzio, coerente col suo stile di vita austero, insegnandoci a vivere i valori del Vangelo con coraggio, fedeltà e amore universale, prediligendo specialmente i più poveri e gli emarginati. La prima notizia del decesso è arrivato dal cardinale Kevin Jovin Joseph Farrel, il camerlengo del Vaticano, colui che assume il potere di gestire il seggio vacante dopo la morte di un Papa, che da Santa Marta alle ore 9:52 ha rilasciato il seguente comunicato:"Cari fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la scomparsa del nostro Santo Padre Francesco che è tornato alla casa del Padre. Tutta la sua vita è stata dedicata al servizio del Signore e della sua Chiesa". Da subito a Roma le campane a lutto hanno suonato in tutte le chiese. Alle 20 ha avuto luogo il rito di conferma della morte alla presenza del camerlengo e di un'équipe medica vaticana certificando il decesso come dovuto a "ictus cerebrale, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile". Da mercoledi 23 aprile la salma del Papa sarà esposta in Piazza San Pietro per i saluti dei fedeli, mentre i funerali si terranno tra venerdi e domenica, ma quasi sicuramente sabato 26 aprile. Si mette in moto anche la complessa macchina del Conclave che si svolgerà nella prima settimana di maggio per eleggere il nuovo Papa. Francesco è stato eletto Papa nel 2013 in un momento storico particolare in seguito alle dimissioni di Benedetto XVI stanco e impotente di fronte agli intrighi di palazzo e alla corruzione della Curia. I voluminosi dossier di Joseph Ratzinger hanno avuto presa su Francesco che da subito ha intrapreso le riforme interne di cui il Vaticano aveva bisogno, interessandosi di molti problemi come il sistema bancario della Santa Sede e lo scandalo della pedofilia. Bergoglio, gesuita argentino a modo suo, ha mostrato polso energio portando avanti riforme in sospeso e dando voce alle questioni sociali creando forti divisioni. I dodici anni di Papa Francesco hanno rivoluzionato molti ambiti della Chiesa pur nella difficile vicinanza di due pontefici che hanno vissuto insieme per nove anni fino alla morte di Ratzinger (31 dicembre 2022). Una "coabitazione" che poteva avere alcuni problemi ma sembra non abbia suscitato polemiche e discussioni. Il tempo comunque ci dirà se tutto è filato liscio o ci sono stati incomprensioni e dibattiti. Con la vicinanda di Ratzinger, Francesco ha pensato più volte anche lui alle sue dimissioni dato il suo peggioramento della salute, anche se il Papa ultimamente aveva dichiarato che avrebbe scelto di continuare fino alla fine. Il cardinale decano Giovanni Battista Re si è messo al lavoro e ha convocato tutti i cardinali a Roma sotto gli 80 anni, i cosiddetti "elettori", per partecipare al Conclave per eleggere il nuovo Papa. Al momento sono 135 i cardinali con diritto di voto: 50 europei, 37 americani, 20 asiatici e 16 africani.
INCONTRO ALLA CASA BIANCA,
TRUMP: "MELONI ECCEZIONALE"
IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI
ACCETTA L'INVITO IN ITALIA
di Augusto Maccioni
(18-4-2025) Nonostante i timori della vigilia, le incertezze e i mal di pancia, soprattutto dell'opposizione in Italia, la premier Giorgia Meloni ha avuto un successo senza precedenti alla Casa Bianca. Nel bilaterale col presidente Donald Trump i due leader (foto dal web/Social) sono stati in sintonia su alcuni temi di politica estera e hanno prospettato, sulla pace in Ucraina, impegni concreti per arrivare a una soluzione in tempi rapidi. L'incontro è stato positivo su tutti i fronti e Trump ha avuto parole di simpatia per la premier italiana "è una dei veri leader del mondo, è una premier eccezionale e sta facendo un lavoro grandissimo in Italia". Parole di circostanza ma anche frasi che rispecchiano la reale posizione di Meloni in Italia e nello scenario europeo, dove è leader stimata e di grande prestigio. Il bilaterale è stato aperto con un pranzo tra Meloni e Trump con le rispettive delegazioni e proseguito nello Studio Ovale della Casa Bianca dove i due leader hanno svelato le loro carte rispondendo alle domande dei giornalisti. Si è parlato naturalmente di dazi e Trump si è detto molto fiducioso per "un accordo al 100%" nel senso che l'Europa vuole trattare e gli Stati Uniti sono intenzionati a farlo. Trump è convinto che Usa e Europa troveranno un modo semplice per un "accordo giusto". La premier Meloni ha lanciato l'idea di un Occidente forte e su questo argomento i due leader hanno trovato spazio di intesa "Sono qui, ha detto Meloni, per lavorare e rendere l'Occidente più forte, credo nell'unità dell'Occidente, dobbiamo semplicemente parlare e arrivare a dei risultati". La premier ha anche parlato delle spese militari: "Al prossimo vertice della Nato l'Italia annuncerà un aumento delle spese al 2% del Pil come richiesto e siamo convinti che tutti debbano fare di più". Il presidente del Consiglio ha invitato Trump, che ha accettato, "a venire presto in Italia" e in quella occasione il presidente Usa potrebbe incontrare i vertici dell'Unione Europea e in modo particolare la Commissaria europea Ursula von der Leyen. E' anche un invito distensivo dopo le burrascose parole di Trump sull'Europa "parassita". Un invito che aiuta i rapporti tra Stati Uniti e Europa in un momento difficile per le due guerre in atto e le note vicende dei dazi. Uno dei momenti più delicati dell'incontro con Trump è stato quando un giornalista ha chiesto un giudizio sulla guerra in Ucraina, ma anche su Putin e Zelensky. Meloni ha tenuto il punto fermo "sapete come la penso" ma ha precisato che "l'Ucraina è stata invasa e l'invasore si chiama Putin". Trump non si aspettava affermazioni nette da parte di Meloni ma ha argomenti diversi per portare il presidente russo al tavolo delle trattative per la pace a Kiev. Argomento Usa-Europa, dazi e Cina al centro di un altro incontro per il 18 aprile a Roma col vice presidente J.D.Vance che qualche tempo fa aveva liquidato l'Europa con frasi non certo felici.
MARTEDI A ORGOSOLO IL
FUNERALE DI MESINA,UNA VITA "ORGOGLIOSAMENTE BANDITO"
di Augusto Maccioni
(13-4-2025) Tutto è pronto per il ritorno di Graziano Mesina(foto dal web/Social) in Sardegna, nella sua Orgosolo. Rientra nel suo paese natio questa volta in un feretro (i funerali saranno celebrati martedi 15 aprile). La sua morte era nell'aria e si è spento in un ospedale milanese dopo aver trascorso quarant'anni della sua vita nelle carceri di mezza Italia. Si è spento una figura controversa della storia sarda, un personaggio quasi leggendario del banditismo sardo del secondo dopoguerra. E' morto di cancro sabato scorso all'età di 83 anni, il giorno dopo che era stato scarcerato per motivi di salute. Dal 2021 "Gratzianeddu" e "primula rossa", come era soprannominato, scontava una pena detentiva di 24 anni per traffico di droga, rapine e altro. Prima di essere catturato a Desulo (Nuoro) aveva trascorso un anno e mezzo in latitanza, poi il carcere nuorese di Badu'e Carros e infine nel milanese di Opera. Leggendarie le sue evasioni seriali e spettacolari da carceri e stazioni di polizia. Straordinarie le sue imprese di fuga durante i 40 anni in prigione per tentato omicidio e rapimento. Come quando si era lanciato da un treno durante un trasferimento o essersi travestito da prete in un'altra occasione. E nel 1970 aveva coronato il suo sogno, da vero tifoso del Cagliari, assistendo a una partita della squadra rossoblù vestito da donna. Di lui si ricorda il suo status di "pentito" ma anche il ruolo chiave che ebbe per la liberazione in Sardegna del piccolo Farouk Kassam, un'azione che ebbe grande risonanza in Italia tanto che spinse l'allora presidente della Repubblica Ciampi a concedergli la grazia, togliendolo dal carcere di Voghera per far ritorno da uomo libero nella sua Orgosolo tra le sue montagne sul Supramonte da dove raccontava ai turisti le sue avventure. Poi i carabinieri lo arrestano nuovamente nel 2013 per aver progettato un sequestro di persona, c'è anche traffico di droga, rapine, furti. Grazia revocata. Altre peripezie, altre storie da raccontare e la sua leggenda si rafforza tra la balentìa sarda, il codice barbaricino e comunque la sua storia criminale, di un bandito spietato ma "giusto". Sempre comunque "orgogliosamente bandito". Martedi 15 il ritorno di "Gratzianeddu" risveglierà gli animi e la gente di Orgosolo accoglierà la salma per i funerali. Mesina era malato gravemente da tempo e solo il giorno prima della sua morte i legali di Mesina avevano ottenuto dal Tribunale di sorveglianza la sua scarcerazione. Lui però voleva ritornare nella sua Orgosolo ma la morte lo ha bloccato nell'ospedale milanese.
MARCIA INDIETRO DI TRUMP SULLA
GUERRA DEI DAZI: STOP PER 90 GIORNI
ATTACCO ALLA CINA: DAZI
LIEVITANO AL 125%
di Augusto Maccioni
(9-4-2025) Scusate ho scherzato. Donald Trump (foto dal web/Social), l'arrogante e prepotente uomo solo al comando, dopo una settimana di turbolenze sui mercati, allarmi, polemiche e critiche feroci interne ha fatto marcia indietro. La sua guerra commerciale globale ha bisogno di una pausa: la gente aveva paura. E manda in soffitta, per 90 giorni, i dazi a mezzo mondo tranne alla Cina che avrà un aumento ulteriore sulle importazioni al 125% "con effetto immediato" perché il grande Paese asiatico "non ha mostrato rispetto nei confronti degli Stati Uniti". La svolta non era per niente attesa, anzi un pò tutti i Paesi colpiti dai dazi stavano trattando per ottenere tariffe ragionevoli e in questo senso si doveva configurare la missione della premier Giorgia Meloni attesa alla Casa Bianca per il 17 aprile. Tutto adesso cambia o perlomeno ci sarà ossigeno a sufficienza per ripensare a come rispondere o meno, e con quali modalità alle pressioni di Trump. La decisione di Trump è stata comunque sofferta ma nulla ha potuto fare sulle pressioni dei mercati e delle critiche del suo stesso partito repubblicano, degli investitori, dei miliardari che lo seguono, più o meno, come il vangelo. Trump sospende i dazi "reciproci" ad eccezione della Cina che punisce ulteriormente per le sue ritorsioni con un dazio finale del 125% "con effetto immediato". Per il resto, comunque, mantiene la tariffa universale del 10% oltre a quelle su acciaio, alluminio e automobili. Dopo questo annuncio, i mercati azionari hanno reagito positivamente alla "tregua parziale" e Wall Street ha avuto dei sussulti guadagnando dal 6% all'8%. Trump ha anche dichiarato che la decisione della tregua di 90 giorni è stata portata avanti perché i Paesi daziati non avevano risposto con misure punitive anzi volevano trattare per avere tariffe più ragionevoli a differenza della Cina che non si è piegata e non ha chiesto di trattare. Da adesso in poi Trump si concentrerà su accordi "su misura" con tutti i paesi. Il presidente degli Stati Uniti ha cercato di giustificare il suo dietrofront come premio verso i paesi che stavano contattando la sua amministrazione per arrivare a una soluzione contrattuale. E da questo punto di vista Trump ha raggiunto il suo obiettivo anche se ha perso di credibilità passando dalla liberazione, come aveva detto annunciando i dazi, alla capitolazione. Dietro questa decisione, comunque, ci sono le grandi turbolenze dei mercati finanziari difficili da sopportare e gestire anche perché in soli due giorni sono evaporati 6,6 trilioni di dollari con allarmi di recessione che gli Stati Uniti non si possono permettere. A fargli cambiare idea sono stati anche i vertici di JPMorgan Chase, Delta e KPMG che hanno messo sul tavolo scenari apocalittici come ad esempio le massicce vendite di titoli del Tesoro statunitensi, solitamente porto sicuro davanti alle incertezze e al panico generalizzato. Contro la Cina la guerra commerciale è agli inizi. Il principale rivale economico e geostrategico degli Stati Uniti non si è piegato e ha alzato la sua quota dal 34% all'84%, a partire dal 10 aprile, e Trump ha aumentato nuovamente al 125%. Tra le due superpotenze è iniziata una guerra a tutto campo, ma durerà poco perché alla fine tutto sarà stemperato.
DAZI, LA FURIA TRUMP COLPISCE ANCHE
L'ALLEATO ISRAELE E LO SPERDUTO STATO
CHIAMATO LESOTHO
"L'UE NON STA CERCANDO UN'ESCALATION
MA PIUTTOSTO UNA NEGOZIAZIONE"
di Augusto Maccioni
(3-4-2025) Il ciclone Donald Trump sui dazi (foto dal web/Social) sta mettendo in ginocchio mezzo mondo, è iniziata la più drammatica guerra commerciale mai vista e alla fine, dicono gli analisti, tutti perderanno, anche gli Stati Uniti. Per il momento siamo al folclore, allo show del presidente Usa che ha "punito" gli avversari ora al 10% (Regno Unito), ma anche al 44% (Sri Lanka), e al 49% (Cambogia). Cina (34%) e Unione Europea (20%). La cosa più strana e sorprendente è stato il comportamento, sempre sui dazi, di Trump nei confronti dell'alleato Israele. Sentite questa: il ministro israeliano Bezalel Smotrich ha revocato tutti i dazi sui prodotti statunitensi, e Trump che fa? Ha risposto imponendo un dazio del 17% sullo Stato ebraico. E' chiaro che la decisione della Casa Bianca ha sorpreso gli israeliani soprattutto per gli stretti rapporti di Trump con Benjamin Netnyahu, mentre i nemici dichiarati degli Stati Uniti, l'Iran, hanno preso solo il 10%, quanto il Regno Unito. A questo punto non si capisce in che modo è stato applicato questo dazio. Avete mai sentito parlare di Lesotho? Trump è riuscito a sdoganare questo sperduto paese, con quasi due milioni di abitanti, senza sbocco sul mare circondato dal Sudafrica. Il presidente americano è ossessionato da questo territorio perché ha imposto a questo Paese la tariffa più alta: il 50% su tutte le importazioni (prodotti tessili e abbigliamento), stessa tariffa per uno sperduto arcipelago del Nord America, al largo della costa canadese di Terranova. E adesso l'Europa che fa? Bruxelles non rinuncia a cercare di raggiungere una soluzione negoziata, almeno come prima opzione, ma allo stesso tempo sono sul tavolo risposte necessarie per fronteggiare i dazi di Trump. "L'Ue non sta cercando un'escalation, ma piuttosto una negoziazione" dicono fonti della Commissione. C'è una data da prendere in considerazione: 9 aprile, è il giorno in cui il Consiglio dell'Ue voterà il progetto definitivo della prima ritorsione contro Washington su acciaio e alluminio al 25%. E' un test importante per l'Ue che dovrà mantenere l'unità per dare una risposta adeguata ai dazi di Trump.
MOSCA APPLICHERA' LA TREGUA
NEL MAR NERO SOLO QUANDO
SARANNO REVOCATE LE SANZIONI
AGRICOLE E BANCARIE
di Augusto Maccioni
(26-3-2025) La Russia ha subordinato la tregua nel Mar Nero (foto dal web/Social) alla revoca delle sanzioni occidentali sull'export di cibo e fertilizzanti. Il Cremlino ci prova inizialmente chiedendo di revocare le sanzioni contro la banca agricola statale russa Rosselkhozbanck e altri istituti interessati nell'esportazione agricola, poi andrà avanti con altre richieste sempre più importanti. L'impianto delineato da Trump e Putin è importante per la tregua, ma per il momento non c'è nessuna voglia di iniziare una pace breve almeno da parte della Russia. E' ancora troppo presto, dicono, e la guerra in Ucraina continua su vasta scala. A Gedda Usa e Ucraina hanno siglato una tregua di 30 giorni sui bombardamenti degli impianti energetici in entrambi Paesi, una linea condivisa in generale anche dalla Russia che ha messo però dei paletti puntando in modo particolare sul Mar Nero, più propizio per i suoi traffici marittimi. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non si fida. Da una parte non ha nessuna intenzione di disturbare la missione di Donald Trump e non intendere ripetere l'infausto incontro alla Casa Bianca. Anche lui è ottimista e spera che presto si vada alla tregua, prima tappa verso una vera e propria pace, ma non intende star dietro al Cremlino che, per molti versi, ha "già iniziato a manipolare gli accordi, ingannando i mediatori e il mondo intero". Nel suo discorso quotidiano del 25 marzo, il presidente ucraino è stato molto critico: "Non ci fidiamo della Russia". Del resto, ha detto Zelensky, nelle ultime settimane i porti sono stati gravemente colpiti dai missili di Mosca mentre nell'accordo Usa-Russia non si fa nessuna menzione alla protezione delle infrastrutture portuali ucraine e "non c'è una sola parola a riguardo". In modo particolare, ad esempio, anche i porti di Mykolaiv e Kherson "dovrebbero essere inclusi negli accordi per garantire una sicurezza più completa ed equo nel Mar Nero". Si parla tanto di accordi per bloccare gli attacchi al sistema energetico, intanto però dal 18 marzo, giorno in cui Putin avrebbe ordinato la sospensione, Mosca ha attaccato fino a otto impianti energetici. E mentre si continua a parlare di tregua, Putin ha lanciato su larga scala la nuova offensiva, polverizzando ultimamente una scuola, un ospedale e diverse abitazioni civili. "Putin non ha nessuna intenzione di cercare una vera pace" dice Zelensky il quale fa un appello direttamente a Trump affinché eserciti maggiore pressione sulla Russia al fine di portarla a un negoziato vero per una pace duratura.
DOPO LE DIMISSIONI DAL GEMELLI,
PAPA FRANCESCO HA FATTO
RIENTRO A SANTA MARTA
"GRAZIE PER LE VOSTRE
PREGHIERE", SOSTA A SORPRESA
IN SANTA MARIA MAGGIORE
di Augusto Maccioni
(23-3-2025) Papa Francesco (foto dal web/Social) è rientrato a casa. Dopo un'assenza di 38 giorni trascorsi al Policlinico Gemelli, è stato ricoverato il 14 febbraio, per una polmonite e un'infezione polimicrobica, il Papa è riuscito a farsi dimettere e a rientrare nella sua residenza del Vaticano di Santa Marta. Prima però, a mezzogiorno, si è presentato su una sedia a rotelle non al decimo piano, ma al quinto piano e dal balcone, sempre del Gemelli, ha salutato le 700 persone che si erano radunate fuori dal centro sanitario. In soli due minuti e con evidente difficoltà di parlare e di respirare è riuscito a dire qualche parola ringraziando tutti e rivolgendosi, poi, a una signora tra il pubblico che agitava fiori gialli: "Vedo quella signora con i fiori gialli, brava". Stupore per Carmela Vittoria Mancuso,79 anni, che mai si sarebbe aspettata di ricevere l'attenzione del Papa. Francesco, 88 anni, è riuscito a dare la benedizione anche se ha avuto problemi ad alzare il braccio e a fare il segno della croce con la mano. Con voce debole ha detto poche parole e il suo viso era contratto dovuto alla difficoltà di respirare. Più volte ha salutato col pollice alzato dando un segnale preciso: sono qua e sono ancora una volta con voi. Subito dopo la breve apparizione, gli assistenti hanno riportato Bergoglio nella stanza. Subito dopo i pellegrini si sono spostati in altra zona per vedere il Papa che lasciava l'ospedale a bordo di una 500. Il giorno prima i medici avevano annunciato le dimissioni del Papa dal Gemelli dando precise indicazioni all'illustre paziente che doveva trascorrere due mesi di convalescenza con riposo, terapia e riabilitazione. I segni della malattia, comunque, erano evidenti quando il Papa è apparso dal bancone dell'ospedale. Alle 12:13 Francesco ha lasciato il Gemelli a bordo di una Fiat 500 bianca, da cui ha salutato i fedeli senza abbassare il finestrino. Destinazione Santa Marta. Poi però il Papa ha fatto deviare tutti verso la Basilica di Santa Maria Maggiore dove è solito recarsi a pregare al ritorno da ogni viaggio. Una sosta non pianificata che ha suscitato sorpresa ma che ha riempito di gioia l'anziano Papa che ha fatto deporre un mazzo di fiori sull'immagine della Madonna della Salus Popoli Romani, protettrice del popolo romano. Alle 12:58 l'auto del Papa ha fatto l'ingresso, finalmente, nelle mura vaticane. Da alcune immagini si è notato che il Pontefice respirava ossigeno attraverso cannule nasali con una bombola sistemata sullo schienale del sedile. Da adesso in poi si aprirà un nuovo capitolo della vita e della missione di Francesco. Ci vorrà del tempo prima che il Papa possa tornare ai suoi incarichi pubblici, ma il fatto che sia rientrato in Vaticano è un segnale importante soprattutto per le tante domande ricorrenti nell'ultimo periodo quando si pensava ad una sua possibile rinuncia, con la prassi di un Conclave e di possibili candidati alla sua sostituzione. Lo stesso Bergoglio, comunque, ha sempre dichiarato che non si sarebbe dimesso come fece il suo predecessore Benedeto XVI nel 2023, e lo avrebbe fatto solo se non avesse ritenuto più idoneo a continuare e comunque in casi veramente estremi. Francesco è cosciente, lucido e ha la forza di continuare. Dovrà fare convalescenza e tanta terapia, e non ha nessuna intenzione di rinunciare al papato. E' chiaro che saranno momenti difficili e sicuramente è iniziata una nuova fase del suo pontificato che andrà un pò a rilento per la sua fragilità, ma spesso nei momenti più critici ci si scopre di un ritmo nuovo che potrebbe dare nuova vitalità al suo mandato papale. E potrebbe sorprendere tutti.
CENTRALI NUCLEARI, ZELENSKY
RESPINGE LA PROPOSTA DI TRUMP
"LA CENTRALE DI ZAPORIZHIA E
LE ALTRE SONO DELL'UCRAINA"
di Augusto Maccioni
(20-3-2025) Zelensky respinge la proposta di Trump di acquisire le centrali nucleari ucraine per non essere bombardate dai russi. Il 19 marzo durante l'incontro telefonico col presidente ucraino, Trump aveva in animo di assumere il controllo delle centrali nucleari ucraine, ma Zelensky boccia questo progetto e durante una conferenza stampa a Oslo ha affermato che è disposto a investire e modernizzare la propria infrastruttura nucleare, continuando ad essere una proprietà del Paese. Le parole del presidente ucraino sono chiare: "Tutta l'energia nucleare appartiene allo Stato ucraino, compresa la regione di Zaporizhia temporaneamente occupata". Infatti questa centrale nucleare, la più grande d'Europa, è sotto il controllo russo dal 2022. La questione energetica è di vitale importanza per l'Ucraina. Nel suo territorio ci sono quattro centrali nucleari compresa Zaporishia, e 15 reattori. Nonostante l'accordo raggiunto tra Trump e Putin, i russi continuano a bombardare gli impianti energetici. Zelensky ha anche partecipato in videoconferenza alla riunione del Consiglio europeo chiedendo più investimenti per la produzione di armi. Inoltre il presidente ucraino ha chiesto con forza almeno 5 miliardi di euro il prima possibile "per i proiettili di artiglieria". Ancora una volta Zelensky ha chiesto l'adesione dell'Ucraina alla Nato e "penso che sia un grande regalo a Mosca che questa questione venga eliminata dai negoziati".
TELEFONATA TRUMP-ZELENSKY, IL
PRESIDENTE AMERICANO PROGETTA
DI ASSUMERE IL CONTROLLO DELLE
CENTRALI NUCLEARI UCRAINE
di Augusto Maccioni
(19-3-2025) Donald Trump e Volodymyr Zelensky (foto dal web/Social) ancora insieme e questa volta telefonicamente dopo l'umiliazione pubblica che tutti abbiamo visto nello Studio Ovale il 28 febbraio. Si sono parlati, dopo la conversazione, sempre telefonica, del giorno prima, tra Trump-Putin. Cosa si sono detti? Intanto c'è da dire che l'antipatia tra i due sembra essersi dissipata poi hanno confermato il cessate il fuoco temporaneo in Ucraina. Trump, anche questa volta, ha ripetuto, come aveva fatto con Putin, che "siamo sulla strada giusta" e la conversazione col presidente ucraino è stata "molto buona" mentre Zelensky ha detto che la conversazione col presidente degli Stati Uniti è stata "positiva, molto sostanziale e schietta". Anche Zelensky ha approvato la tregua sulle infrastrutture energetiche concordata martedi da Mosca. Questa volta Trump avrebbe concordato col presidente ucraino l'acquisizione da parte americana del settore nucleare dell'Ucraina. Le buone parole di martedi di Putin che ha accettato una tregua sulle infrastrutture energetiche, non hanno avuto conferma sui fatti perché proprio quando il presidente russo accoglieva la tregua i due Paesi si sono scambiati attacchi proprio contro quelle strutture e i russi sono andati oltre colpendo obiettivi civili sul territorio ucraino. Zelensky ha chiesto a Trump una maggiore difesa aerea col sistema missilistico Patriot, una richiesta che il presidente americano avrebbe accolto. Sui territori occupati dai russi, il presidente ucraino è convinto che si debba ancora trattare nei prossimi negoziati anche se pare scontato che l'Ucraina dovrà fare alcune concessioni sui territori occupati dalla Russia dal 2014. Intanto sulle conversazioni telefoniche c'è una buona notizia: lo scambio di 175 prigionieri di guerra da ciascuna parte e Zelensky in proposito ha detto: "Questo è uno degli scambi più grandi di sempre, stanno tornando guerrieri che hanno combattuto per la nostra libertà".
TELEFONATA TRUMP-PUTIN:
PRIMO PASSO VERSO LA TREGUA?
IL PRESIDENTE RUSSO: STOP AGLI
ATTACCHI ALLE CENTRALI PER 30 GIORNI
ZELENSKY: IL CREMLINO RESPINGE IL CESSATE
IL FUOCO E VUOLE INDEBOLIRE L'UCRAINA
di Augusto Maccioni
(18-3-2025) Un pò (molto) delusi e un pò contenti per i primi passi verso il cessate il fuoco immediato in Ucraina. La telefonata tra Trump e Putin (foto dal web/Social), due ore e mezza di conversazione, non ha portato a una immediata tregua, come era del resto nelle previsioni, ma ha raggiunto un minimo risultato che è poca cosa per le aspettative che stavano dietro a questa telefonata che tutti pensavano conclusiva per la tregua. Invece il presidente russo ha accettato solo "un cessate il fuoco nei settori dell'energia e delle infrastrutture, nonché negoziati tecnici per attuare una cessazione delle ostilità marittime nel Mar Nero", in pratica una cessazione delle ostilità molto limitata rispetto a quanto concordato in precedenza dagli ucraini. Putin quindi puntava alle cose che riguardavano la Russia e in modo particolare a non continuare a colpire le centrali elettriche, che ha conquistato, dai droni ucraini e a non subire altri danni e vittime nel Mar Nero, zona marittima strategica più utile alla Russia che all'Ucraina. Sembrerebbe una prima tappa importante e preliminare per un "un cessate il fuoco completo e una pace permanente", quasi una prova che gli ucraini devono mettere in pratica subito, poi si vedrà. Solo che anche questa volta Stati Uniti e Russia hanno gettato le basi per un possibile accordo sull'Ucraina senza la diretta interessata e questo fatto, col minimo risultato, ha fatto gridare vittoria immediata sia a Trump che a Putin. Per il presidente americano la telefonata con Putin "è stata molto positiva e produttiva. Abbiamo concordato un cessate il fuoco immediato su tutte le infrastrutture e l'energia, con l'intesa che lavoreremo rapidamente per raggiungere un cessate il fuoco globale". E' un accordo che non soddisfa perché non prevede il ritiro delle truppe russe né il congelamento del fronte, quindi il conflitto può continuare, come se non fosse successo niente di importante. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede una pace stabile a fronte di enormi sacrifici di vite umane e territoriali e comunque ogni accordo dovrà rispettare la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, che sarà difficile portare avanti. Comunque Putin è disposto a rispettare la tregua di 30 giorni, già concordata da Washington e Kiev, durante i prossimi colloqui in Arabia Saudita ma solo per gli attacchi reciproci alle infrastrutture energetiche. Putin ha inoltre chiesto che per evitare l'escalation del conflitto, Kiev debba cessare di avere aiuti militari esteri e il blocco delle informazioni di intelligence. Sulla regione di Kursk, Trump ha chiesto a Putin di risparmiare la vita dei soldati ucraini circondati in quel territorio e il presidente russo ha confermato che si lascerà guidare da considerazioni umanitarie e garantirà loro, se gli ucraini si arrenderanno, la vita e un trattamento dignitoso. Molto comunque resta da fare per arrivare alla tregua e non è detto che le richieste di Putin siano accettate in toto da Zelensky anche se, alla fine e per la tranquillità del cessate il fuoco, dovrà in qualche modo accettarle per non creare ulteriori attriti che potrebbero compromettere la stessa tregua. Riguardo alle notizie sulla telefonata Trump-Putin, il presidente ucraino ha affermato che Putin non è pronto a "porre fine alla guerra e punta a indebolire l'Ucraina".
E' IL GIORNO DELLA TELEFONATA TRUMP-PUTIN: MOLTE CONCESSIONI PER LA FINE DELLA GUERRA IN UCRAINA
di Augusto Maccioni
(17-3-2025) Tutti guardano a martedi 18 marzo per capire se ci sarà la pace o tregua o cessate il fuoco in Ucraina, una data che potrebbe diventare storica perché l'attesa telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin (foto dal web/Social) dirà a chiare lettere se ci sarà l'aspettativa di tregua che stiamo aspettando da oltre tre anni. "Parlerò con il presidente Putin martedi" ha assicurato il presidente degli Stati Uniti ai giornalisti che viaggiavano sull'Air Force One che riportava il presidente a Washington. Si sa che la conversazione punterà dritto sulla tregua di 30 giorni iniziali e toccheranno argomenti sui territori e sull'energia e in particolare sulla centrale nucleare di Zaporizhia, la più grande d'Europa, conquistata dai russi ma molto importante per tutta l'Ucraina e cederla sarebbe un danno enorme per il futuro del Paese. Meglio sarebbe se il controllo della centrale nucleare fosse data a un Ente terzo per non creare favoritismi politico-militari. Trump tenterà di portare Putin alla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni accettata dall'Ucraina la scorsa settimana. Sarà convincente il presidente degli Stati Uniti a porre gli argomenti per mettere nelle condizioni il presidente russo ad accettare la tregua? Alcuni punti per un accordo sono stati già affrontati, come il controllo dei territori già conquistati, compreso il Donbass, anche se alcune città sono ancora ucraine, e ci sono altri accessi ancora da risolvere come i porti e il Mar Nero. L'Ucraina sta a guardare anche perché non può far molto in una situazione tremenda nella quale si trova con la massiccia minaccia delle armate russe che stanno ottenendo importanti successi. Per raggiungere la tregua l'Ucraina sa che dovrà rinunciare al 20% del Paese nonostante Kiev insista nel preservare l'integrità del suo territorio. E la pace a queste condizioni potrebbe essere ingiusta ma non è realistico soprattutto se si guarda la realtà sul campo e se si vuole raggiungere un accordo con Putin, altrimenti l'alternativa sarebbe una guerra ancora lunga fino alla Terza Guerra Mondiale. Da questo punto di vista l'impegno di Trump è massimo per arrivare al cessate il fuoco in Ucraina. Ci riuscirà? O troverà il telefono di Putin "occupato" nel senso che il presidente russo cercherà di prendere altro tempo per mettere a fuoco altri argomenti da intavolare nella trattativa. Il presidente russo giovedi scorso ha anche chiarito che "il cessate il fuoco è corretto di per sé, ma ci sono aspetti che devono essere ancora discussi" per raggiungere una pace non temporanea " ma duratura ed elimini le cause della crisi" fino alla sostituzione del presidente ucraino Zelensky, ma anche che il Paese non faccia parte in futuro della Nato e che venga vietato l'invio di truppe di peacekeeping della Nato in Ucraina. Quella di Trump equivale ad una missione impossibile e dovrà sudare sette camicie per convincere Trump ad accettare l'accordo che non è scontato. Il presidente degli Stati Uniti ha anche un altro asso nella manica: dare la Crimea alla Russia.
UCRAINA-RUSSIA, PUTIN CHIEDE
"UNA PACE DURATURA" E
SOLLEVA DUBBI SULLA TREGUA
PROPOSTA DAGLI STATI UNITI
di Augusto Maccioni
(13-3-2025) Dopo un giorno di silenzio è arrivata la risposta di Vladimir Putin all'accordo di 30 giorni di tregua in Ucraina siglata da Stati Uniti e Ucraina. Il presidente russo "è favorevole a una tregua" ma a determinate condizioni e comunque, dice, meglio una "pace duratura". Fin qui tutto va bene, perché è quello che ci si aspetta dopo tre anni di guerra in Ucraina, quello più problematico che crea dubbi e ancora tanta confusione è come arrivare al cessate il fuoco. Molte parole sono state dette da Putin che comunque insiste sull'eliminazione "delle cause profonde del conflitto", e già qui si aprirebbero altri argomenti che non agevolano la tregua. Durante la conferenza stampa, presente il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, Putin solleva numerosi interrogativi e la sua decisione finale dipenderà da come finirà la guerra. Quindi sembrerebbe che il conflitto con gli ucraini continuerà fino a quando "lo deciderà lui" poi il presidente russo concorderà i prossimi passi per raggiungere ad un accordo. Putin non usa termini diplomatici ma continua a stare sul campo, a sviluppare strategie per la riconquista della regione russa di Kursk e i soldati ucraini dovranno arrendersi o morire. E' nell'interesse dell'Ucraina, ha detto il presidente russo, raggiungere un cessate il fuoco dato che le truppe nella regione di Kursk sono circondate. Putin fila dritto: vuole concludere il capitolo Kursk per dare valore alle sue rivendicazioni. Durante la conferenza stampa, Putin ha sollevato le questioni del monitoraggio e della verifica della tregua, considerando che la linea di contatto in Ucraina è lunga 2mila chilometri. Una tregua di 30 giorni? Non porta a nulla. Meglio non avere fretta per costruire una pace duratura. E' quello che vorrebbe Putin per continuare a conquistare altri territori ucraini, oltre il Donbass, e piegare definitivamente l'Ucraina e umiliare ulteriormente Volodymyr Zelensky. I media russi sostengono che sia prematuro parlare di tregua perché "dovremo lavorare, riflettere e anche tenere conto della nostra posizione". Gli Stati Uniti e l'Ucraina hanno già discusso sulle parti del territorio che il Paese perderebbe in caso di pace con la Russia. Fa parte già dell'accordo, ha detto Trump durante l'incontro nello Studio Ovale con il Segretario generale della Nato Mark Rutte (foto dal web/Social), e si sa già quali territori l'Ucraina dovrà cedere e quali dovrà mantenere per un accordo finale. Tra i "pezzi" che Zelensky perderà, c'è la centrale elettrica di Zaporizhia, una centrale elettrica molto grande, conquistata dalla Russia durante la guerra. Secondo il presidente ucraino Zelensky, Putin intende respingere la proposta di cessate il fuoco di 30 giorni e ha paura di dirlo apertamente a Trump perché, dice il presidente ucraino, "Putin vuole continuare questa guerra e vuole uccidere gli ucraini". Col suo modo di fare Putin, continua Zelensky, vuole creare ulteriori condizioni e rinviare un eventuale cessate il fuoco o addirittura impedirne del tutto l'attuazione. Qualcosa di più preciso si saprà quando Putin e Trump si parleranno al telefono, ma sicuramente i tempi non saranno brevi e si continuerà a combattere in Ucraina dove la guerra ha già segnato il 1.114° giorno, tra morti, feriti e grande devastazione.
TREGUA IN UCRAINA, PUTIN NON
HA FRETTA. KIEV LASCIA KURSK?
TRUMP: "RAPPRESENTANTI USA
STANNO ANDANDO IN RUSSIA"
di Augusto Maccioni
(12-3-2025) Vladimir Putin (foto dal web/Social) non ha fretta, del resto perché dovrebbe fermare la guerra mentre la sta vincendo? Non c'è ancora l'ultimatum di Donald Trump e forse non ci sarà, ma sarà inevitabile arrivare alla tregua con l'Ucraina, prima decisione sancita dall'incontro a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina martedi 11 marzo. Putin ha sempre detto che la parola "fine" alla guerra a Kiev sarà posta solo e soltanto da lui. Dirà "si" a Trump o continuerà a combattere in Ucraina? Una cosa è certa: il presidente russo evita di commentare apertamente la proposta di tregua di 30 giorni tra Stati Uniti e Ucraina allo scopo di guadagnare tempo nei negoziati. "Vi state muovendo un pò troppo velocemente" ha detto il portavoce di Putin Dmitry Peskov ai giornalisti e chiede maggiori dettagli da Washington, e altri dicono che "qualsiasi accordo sarà alle nostre condizioni, non a quelle americane". Si parla per slogan per evitare di entrare nel merito anche se Marco Rubio, il segretario di Stato americano, ha annunciato che Washington e Mosca si contatteranno mercoledi 13 per discutere la proposta di tregua. Sul campo di battaglia l'offensiva russa nell'Ucraina orientale si è ultimamente arenata, perché dagli accordi il Donbass dovrebbe passare, senza essere conquistata, ai russi mentre c'è l'impegno prioritario di riconquistare il proprio territorio nella regione di Kursk, parzialmente occupato dagli ucraini dallo scorso agosto. Mosca fa sapere che è riuscita a sfondare le linee difensive ucraine per espellere i soldati di Zelensky e dalla principale città di Sudzha ha iniziato a ritirarsi dalle proprie posizioni. Per riconquistare il territorio Putin ha schierato oltre 50mila soldati oltre 12mila nordcoreani, un massiccio intervento per riprendersi la regione di Kursk e far perdere di fatto a Zelensky la forza di negoziare territori con la Russia.
L'UCRAINA ACCETTA LA PROPOSTA DEGLI
STATI UNITI DI UN CESSATE
IL FUOCO DI 30 GIORNI CON LA RUSSIA
TRUMP CONVINCERA' PUTIN
di Augusto Maccioni
(11-3-2025) Adesso la parola passa alla Russia. L'incontro di martedi tra gli Stati Uniti e l'Ucraina (foto dal web/Social), durato più di otto ore, ha avuto successo raggiungendo un accordo per un cessate il fuoco provvisorio di 30 giorni con la Russia e si sono impegnati ad avviare un percorso verso la firma sui minerali essenziali. Mosca accetterà? Sicuramente non subito e avrà bisogno di ragionarci sopra soprattutto perché Mosca e la sua regione hanno subito da parte di droni ucraini il più grande attacco dall'inizio della guerra. I raid sono avvenuti poche ore prima dell'inizio dei colloqui tra gli Stati Uniti e l'Ucraina a Gedda in Arabia Saudita, incontro importante per stabilire le condizioni della pace con la Russia. Le notizie sono contrastanti. La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che "non si possono escludere contatti tra russi e americani nei prossimi giorni" anche se autorità russe si sono espresse contro un cessate il fuoco con l'Ucraina perché permetterebbe al paese di riorganizzarsi e rafforzarsi. Trump tira dritto e ha detto che sentirà Putin per stabilire le modalità di questo cessate il fuoco immediato di 30 giorni preludio per un processo verso una pace duratura. La proposta degli Stati Uniti è stata accettata da Kiev e potrà partire una volta che la stessa sarà accettata anche dalla Russia. Con l'accettazione dell'accordo, gli Stati Uniti revocheranno immediatamente la sospensione della condivisione di intelligence e riprenderanno l'assistenza alla sicurezza dell'Ucraina. Un passo importante per il presidente ucraino Zelensky che potrà contare sull'intelligence americana per istruire a dovere missili e droni e colpire siti sensibili russi con assoluta precisione. Da adesso in poi bisognerà capire se la Russia di Putin è per la pace o per la guerra. Il segretario di Stato americano Marco Rubio, presidente del vertice a Gedda, ha trasmesso la proposta alla parte russa: "La nostra speranza è che venga accettata". Il presidente russo accetterà subito la proposta americana del cessate il fuoco di 30 giorni? Sicuramente farà passare del tempo: Putin dovrà riscattare l'azione massiccia di droni ucraini, poi c'è da riconquistare la regione di Kursk, ancora in buona parte degli ucraini, e finire di annettere completamente il Donbass. Poi, forse, si farà sentire e parlerà con Trump.
NUOVA OFFENSIVA RUSSA SU KURSK
LA NUOVA FASE COINCIDE CON
LA FINE DELLA FORNITURA USA
DI INFORMAZIONI ALL'UCRAINA
di Augusto Maccioni
(8-3-2025) Vladimir Putin sta approfittando delle restrizioni agli aiuti americani per l'Ucraina per vincere facile sul suolo avversario e questa mossa del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta di fatto agevolando il presidente russo che non ha nessuna intenzione di aprire il dialogo per la pace. E mentre Volodymyr Zelensky è pronto all'accordo per la firma delle terre rare per arrivare subito al cessate il fuoco, Putin va per la sua strada continuando l'assalto di altre zone del Donbass ma anche a riconquistare parte della regione di Kursk (foto dal web/Social) sul suolo russo, conquistata dagli ucraini a sorpresa nell'agosto 2024. Per Zelensky Kursk è una merce di scambio in cambio dei suoi territori occupati dalla Russia, e questo fatto fa infuriare Putin che da tempo sta cercando di riprendere la regione. Sembrerebbe che questa volta i russi abbiano trovato il modo di prendere il controllo della strada che va dalla città ucraina di Yunakivka a Sudzha e la propaganda russa è intervenuta per dire che gli ucraini hanno abbandonato le loro postazioni e abbiano lasciato ai russi Kursk. Gli ucraini, invece, non hanno confermato l'abbandono della regione dicendo che Kursk è ancora nelle loro mani anche se c'è l'evidente offensiva russa sulla località strategica che ha coinciso con l'annuncio di Trump di sospendere ogni aiuto militare oltre la fornitura di informazioni di intelligence, che sono fondamentali per la resistenza Ucraina e per contrastare l'invasione russa lungo oltre mille chilometri di fronte. La decisione di Trump è stata adottata per convincere l'Ucraina ai negoziati, anche se Zelensky è pronto da giorni al cessate il fuoco alle condizioni del presidente americano, mentre Trump non ha ancora adottato, nonostante le ripetute minacce al presidente russo per chiudere la guerra, misure simili contro la Russia per costringere Putin al tavolo della pace.
RIPRESI I COLLOQUI CON GLI USA,
ZELENSKY: INCONTRO CON TRUMP
LA PROSSIMA SETTIMANA
MACRON: " L'EUROPA E' PRONTA SE
GLI USA SI SFILANO. SUBITO UNA
RIUNIONE PER LA PACE"
di Augusto Maccioni
(5-3-2025) Si lavora per favorire un nuovo incontro di Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca dopo il burrascoso litigio col presidente degli Stati Uniti Donald Trump nello Studio Ovale del 28 febbraio scorso. "Speriamo di vedere i primi risultati la prossima settimana" scrive sui Social il presidente ucraino. Anche Trump è favorevole a rivedere Zelensky per firmare l'accordo delle "terre rare" nel corso di una cornice che dovrebbe garantire più sicurezza per una pace "più duratura" in Ucraina. Si parla tanto di Stati Uniti e di Ucraina ma poco di Russia che continua le sue incursioni letali sul suolo ucraino. Trump nel discorso pronunciato martedi davanti al Congresso ha polarizzato l'attenzione dell'Assemblea parlando molto di sé, esagerando parecchio in un clima decisamente trionfalistico. "L'America è tornata" ha detto ed è stata inaugurata "l'era più grande e di maggior successo nella storia del nostro Paese". Nel discorso presidenziale al Congresso più lungo della storia moderna, un'ora e 40 minuti, ha consolidato la sua sfida: "Abbiamo ottenuto di più in 43 giorni di quanto la maggior parte delle amministrazioni ottenga in quattro o otto anni, e siamo all'inizio". Di cosa ha parlato Trump? Ha difeso i tagli di Elon Musk, ha rivendicato la sua crociata contro l'immigrazione illegale, la guerra dei dazi e il cambio radicale della politica Usa nei confronti dell'Ucraina. E sull'ultimo argomento, Trump ha detto di aver ricevuto una lettera da Zelensky in cui esprimeva la sua disponibilità a negoziare. Tra un volo pindarico e l'altro, Trump ha anche tempo per parlare dell'annessione del Canale di Panama e della Groenlandia:" prima o poi lo otterremo". Il punto più importante e delicato è la pace in Ucraina. Trump ha apprezzato la decisione di Zelensky di riprendere il dialogo alla Casa Bianca. "Allo sesso tempo, ha detto ancora Trump al Congresso, abbiamo avuto colloqui seri con la Russia e abbiamo ricevuto forti segnali che indicano che sono pronti per la pace. Sarebbe meraviglioso. E' tempo di fermare le uccisioni, è tempo di porre fine a questa guerra insensata". Ma non si fida molto di Zelensky e per questo motivo, e per costringerlo alla firma dell'accordo per le terre rare, Trump ha ordinato la sospensione dei trasferimenti di armi all'Ucraina e interrotto la fornitura di informazioni di intelligence al Pentagono, importanti e essenziali per controbattere l'offensiva russa. Gli Stati Uniti hanno fatto un passo indietro e hanno rivisto tutti gli aspetti dei loro legami di intelligence con l'Ucraina che da adesso in poi si sente più vulnerabile senza "lo scudo Usa" e preda degli assalti russi. E' noto che l'assistenza militare americana è fondamentale per la difesa ucraina, sia per quanto riguarda i sistemi di difesa antiaerea, sui sistemi di comunicazione, sui componenti tecnologici ma anche sul sistema di difesa satellitare Starlink di Elon Musk, indispensabile, tra l'altro, per i droni. Parlando alla nazione, il presidente francese Emmanuel Macron (foto dal web/Social) si è detto pronto a sostituire gli Stati Uniti se lasceranno l'Ucraina: "Gli Stati europei devono essere in grado di difendersi meglio e scoraggiare ogni nuova aggressione. Qualunque cosa accada, dobbiamo attrezzarci meglio" ha detto il presidente francese.
IL PIANO DI VON DER LEYEN PER IL RIARMO
DELL'EUROPA: 800 MILIARDI PER LA DIFESA
FIRMA USA-UCRAINA, TRUMP PRONTO AD
ANNUNCIARE L'ACCORDO SULLE "TERRE RARE"
di Augusto Maccioni
(4-3-2025) Forse questa volta ci siamo. Dopo 1.105 giorni di guerra in Ucraina la pace è sempre più vicina e il momento che definirà meglio il confine per il cessate il fuoco saranno le parole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, nel corso del Congresso di questa sera (ore 3 del mattino in Italia), dirà che Volodymy Zelensky (foto dal web/Social) è pronto a firmare l'accordo sulle terre rare, saltato dopo il disastroso incontro di venerdi scorso nello Studio Ovale della Casa Bianca. I segnali per riprendere il dialogo, ci sono stati quasi subito quel litigio devastante, preparato o meno, sicuramente con una regia da Oscar, solo che il presidente ucraino Zelensky voleva essere convinto dai membri dell'Europa per ritornare alla Casa Bianca. La decisione è saggia perché si pone un tassello importante, dopo 3 anni di guerra e di incomprensibili dialoghi di trattative che non hanno mai portato a nessuna soluzione positiva, per raggiungere il cessate il fuoco. Zelensky, questa volta più disponibile al dialogo e alla pace, ha scritto sul suo profilo X: "Il nostro incontro alla Casa Bianca non è andato come avrebbe dovuto. È deplorevole che sia andata in questo modo. È tempo di sistemare le cose. Vorremmo che la cooperazione e la comunicazione future fossero costruttive" e poi un finale che chiude tre anni di guerra: "Il mio team ed io siamo pronti a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura". Nelle prossime ore, quindi, Zelensky varcherà nuovamente lo Studio Ovale della Casa Bianca e questa volta l'accordo sarà firmato col presidente Trump che ha un merito enorme che è quello di aver convinto Putin al tavolo della trattativa. Non è detto che tutto andrà per il verso giusto, perché ci saranno diversi problemi da risolvere anche sul versante russo. E nel momento che si cerca disperatamente la pace in Ucraina, l'Europa è pronta ad investire massicciamente nella difesa. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato il piano di difesa dell'Ue "riarmare l'Europa", sperando che gli Stati membri investano congiuntamente altri 800 miliardi di euro nella difesa ma anche su questi investimenti non tutti sono d'accordo.
STARMER: "PIANO PER LA PACE CON GLI USA",
MACRON: ABBIAMO BISOGNO DI ROMA
GIORGIA MELONI:EVITARE DIVISIONI TRA
I PAESI OCCIDENTALI SULL'UCRAINA
di Augusto Maccioni
(2-3-2025) Conferenza stampa del primo ministro britannico Keir Starmer dopo il vertice di domenica sulla difesa da lui convocato a Londra (foto dal web/Social) con la priorità di un piano per porre fine ai combattimenti in Ucraina. Il primo ministro inglese ha posto l'attenzione che il Regno Unito, la Francia e gli altri alleati collaborino con l'Ucraina per arrivare alla pace, argomenti che poi saranno discussi con gli Stati Uniti per garantirne l'attuazione congiunta. Ma all'interno stesso dell'Ue non c'è un accordo unanime su come arrivare alla pace in Ucraina e come porsi nei confronti degli Stati Uniti per continuare la trattativa per arrivare alla pace con la Russia. C'è anche l'obiettivo, emerso nel corso del vertice di Londra, di rafforzare la posizione dell'Ucraina sul campo di battaglia perché, è stato detto, "possa negoziare da una posizione di forza". Ecco perché il premier inglese ha finanziato 1,6 miliardi di sterline per acquistare più di 5mila missili per la difesa aerea, "ciò, ha detto Starmer, sarà fondamentale per proteggere ora le infrastrutture critiche dell'Ucraina e rafforzare la sua capacità di garantire la pace quando arriverà il momento". Si è anche discusso sulla necessità di creare una coalizione, in maniera volontaria, disposta a garantire la pace in caso di accordo con "truppe a terra e aerei in aria". A guidare gli sforzi militari saranno il Regno Unito e la Francia mentre l'Italia, ha detto la premier Giorgia Meloni è perplessa sull'utilizzo di truppe europee in Ucraina. Per avere una linea sicura e credibile il presidente francese Macron, in un'intervista al Foglio, ha detto che "è necessario che l'Italia sia al nostro fianco, che si impegni in questo percorso e che lo faccia da grande paese europeo sulla scia di quanto fece Draghi. Ora restiamo Uniti". Per Giorgia Meloni non esiste al momento un piano specifico per l'invio delle truppe. Ha elogiato i colloqui di Londra su una situazione molto delicata e complessa affermando, comunque, che è importante e necessario che l'Occidente eviti divisioni tra i paesi occidentali sull'Ucraina. Finalmente l'Ue ha capito che è arrivato il momento della verità ma che al momento è scontato che qualsiasi accordo di pace tra Kiev e Mosca richiederà garanzie di sicurezza da parte di Washington. Il leader britannico ha lasciato intendere che le misure concordate a Londra hanno il sostegno del presidente Usa Donald Trump il quale potrebbe riprendere il dialogo col presidente ucraino alle stesse condizioni precedenti. Il presidente degli Stati Uniti ha chiarito: o Kiev accetta il cessate il fuoco o dovrà combattere da sola e rischiare di scomparire come Paese tenendo conto che l'Europa non può garantire molto contro la Russia. Tutti ne sono consapevoli: senza gli Stati Uniti non si va da nessuna parte, prendere o lasciare. Ecco perché di fronte a questa situazione drammatica è necessario ristabilire i legami, con le pressioni su Zelensky il quale ha bisogno che Washington fermi Mosca. E Zelensky potrebbe tornare presto alla Casa Bianca. La partita più dura e complessa, anche per gli Stati Uniti e Trump sarà dopo con la Russia di Putin.
DOPO LA LITE CON TRUMP, ZELENSKY
E' A LONDRA PER IL VERTICE UE
"SIAMO CON VOI" E SI LAVORA PER
IL DIALOGO TRUMP-ZELENSKY
di Augusto Maccioni
(1-3-2025) La guerra e la pace in Ucraina avranno le immagini e i video dello scambio di battute tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump (e JD Vance) di questo venerdi nello studio Ovale della Casa Bianca. In diretta mondovisione il dialogo è stato devastante e ha dato l'impressione che ci si avvicini alla fine di un'epoca che potrebbe confermare il brusco cambiamento, nella sostanza e nella forma, degli Stati Uniti rispetto a ciò che è stato negli ultimi 80 anni. Diversi i significati come un modo diverso di approccio tra Usa e Ucraina per la pace in Ucraina attraverso la firma dell'accordo delle terre rare, l'allontanamento dell'America dall'Europa, accordo tra Stati Uniti e Russia. E' una spinta vertiginosa verso chi conta, ha le carte e chi deve obbedire, accettare ed essere sottomesso. Ma è proprio così? La partita è appena iniziata. Da una parte c'è una pratica importante da sbrigare subito: mettere la parola fine alla guerra in Ucraina e per far cessare le armi Donald Trump ha un piano, uno solo quello di garantire sicurezza all'Ucraina nei confronti della Russia cercando una compensazione per gli sforzi passati attraverso l'estrazione di benefici sui minerali. L'Europa non ha i numeri, i mezzi militari, le risorse per competere. Ci vorrà del tempo, ma l'Ue può comportarsi alla pari con la diplomazia e col dialogo. Agli attacchi e alle aggressioni l'Ue risponde con un vertice straordinario a Bruxelles giovedi ma già le prime battute sono precise da sabato con un'attenzione particolare all'Ucraina. Tutti i paesi membri sono con Zelensky (foto dal web/Social con Starmer a Londra) ma attenzione a non offrire l'immagine di una partita contro, perché si alzerebbe il livello dello scontro e questo non faciliterebbe l'impresa di garantire la pace in Ucraina. Senza menzionare direttamente Trump o il suo vicepresidente JD Vance, il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto senza mezzi termini: "Caro Zelensky, cari amici ucraini, non siete soli". Sarà difficile ma sarà compito dell'Ue riaprire le trattative tra Ucraina e Stati Uniti attraverso l'ombrello europeo, una condizione che potrebbe funzionare dando nuova vitalità al presidente degli Stati Uniti di riprendere un dialogo per arrivare alla sospirata pace. E' questione di tempo, forse ore e le diplomazie si stanno già muovendo perché tutti riconoscono le capacità e la forza di Trump per chiudere la vertenza.
CASA BIANCA, TRUMP LIQUIDA
ZELENSKY IN MONDOVISIONE:
"SENZA DI NOI NON HAI CARTE"
NON E' STATO FIRMATO L'ACCORDO SUI
MINERALI. MELONI: VERTICE USA-EUROPA
di Augusto Maccioni
(28-2-2025) La visita di Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca (foto dal web/Social) doveva essere una passeggiata con la conclusione logica della fine della guerra in Ucraina e l'accordo della firma per l'acquisizione delle terre rare. L'incontro, anzi il terribile scontro, è stato un disastro assoluto, anzi storico, mai verificatosi nello studio ovale della Casa Bianca fra il presidente ucraino e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a vantaggio dei media che hanno registrato, in mondovisione, lo strappo per niente preventivato e forse per questo motivo più catastrofico per le dimensioni delle urla e delle polemiche. Niente firma, tante battute, tutto cancellato. Ci vorrà del tempo, delle ore, per capire cosa è realmente successo. Di sicuro la cronaca è trasparente: Trump umilia Zelensky che fa valere le sue ragioni e che vuole pace e più attenzione verso il suo paese e meno terreni ai russi e terre rare agli Usa. Del resto se ci si impegna per la pace come si fa ad affossare ulteriormente un paese che ha già pagato pesantemente con vite umane e disastri di guerra. Un giorno si capirà cosa è successo veramente. Perché Zelensky si è impegnato parecchio per incontrare Trump alla Casa Bianca per firmare l'accordo delle terre rare e poi è venuta fuori la litigata che ha chiuso qualsiasi canale di trattativa? Come mai Trump ha preteso che anche J.D.Vance partecipasse all'incontro per influenzare pesantemente il presidente ucraino, dandogli del bugiardo e mettendolo più volte alle corde? Tutto calcolato a vantaggio di Putin che, con questa nuova "prova", ha la possibilità di stringere ulteriormente l'alleanza con Trump? Di sicuro il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di ritirarsi completamente dall'Ucraina: "Se ce ne andiamo, ce ne andiamo e vedrete cosa succede, la terza guerra mondiale" ha detto Trump con tono minaccioso difendendo Putin che non ha violato nessun accordo e non ha invaso l'Ucraina. Sull'argomento Zelensky è stato esplosivo spiegato al presidente Usa che Putin ha invaso l'Ucraina dal 2014 e non ha rispettato i termini di alcun cessate il fuoco. Vance ha ripreso il presidente ucraino: "con tutto il rispetto, è irrispettoso da parte sua venire qui nello Studio Ovale e cercare di discutere con noi di fronte a tutti i media, quando dovrebbe costringere le reclute ad andare al fronte perché non ha abbastanza truppe". A un certo punto Trump ha perso la pazienza quando Zelensky ha dichiarato che anche gli Stati Uniti avrebbero sofferto per una sconfitta ucraina e una vittoria russa. Trump ha ricordato a Zelensky che "lui non ha le carte in regola e non si trova in una buona posizione. State giocando con la vita di milioni di persone, state giocando con la Terza Guerra Mondiale". Tante prese di posizioni, urla ma il famoso accordo richiesto da Trump per garantire agli Stati Uniti l'accesso alle terre rare non è stato firmato. Trump sui social: "Ho stabilito che il presidente Zelensky non è pronto per la pace se saranno coinvolti gli Stati Uniti, perché ritiene che la nostra partecipazione gli dia un grande vantaggio nei negoziati. Non voglio vantaggi, voglio la pace. Ha mancato di rispetto all'America nel prezioso Studio Ovale. Potrai tornare quando sarai pronto per la pace". Tutto però deve essere ricomposto ad iniziare dagli Stati Uniti e dall'Ucraina. E' necessario, come ha scritto la premier Giorgia Meloni sui social, un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati per parlare in modo franco di come intendiamo affrontare le grandi sfide di oggi, a partire dall'Ucraina, che insieme abbiamo difeso in questi anni, e di quelle che saremo chiamati ad affrontare in futuro".
PACE IN UCRAINA, E' IL GIORNO DEL
DISGELO: PER ZELENSKY C'E'
DISPONIBILITA' A RAGGIUNGERE
UN ACCORDO CON TRUMP SU
"SICUREZZA E INVESTIMENTI"
di Augusto Maccioni
(20-2-2025) E' il giorno del disgelo tra Stati Uniti, Ucraina e Unione Europea. Dopo le frasi di Trump contro Zelensky definito comico e dittatore senza elezioni, ci sono stati frasi che fanno pensare a mandare avanti un accordo per arrivare alla pace in Ucraina. Dopo l'incontro a Kiev con l'inviato statunitense Keith Kellog (foto dal web/Social), il presidente ucraino ha dichiarato di essere disposto a raggiungere un accordo solido e veramente vantaggioso con gli americani soprattutto sul tema "sicurezza e investimenti". Questo leggero allentamento delle tensioni tra Ucraina e Stati Uniti arriva nel giorno in cui anche l'Unione Europea ha messo a fuoco il tema della pace oltre ad riaffermare la legittimità del leader ucraino come presidente dell'Ucraina. L'escalation verbale scatenato da Trump sembra essere alle spalle perché c'è la convinzione che si deve fare presto per arrivare alla pace possibilmente giusta. Tra i temi ancora aperti tra Stati Uniti e Ucraina ci sarebbe l'accordo in sospeso sullo sfruttamento dei minerali ucraini. Trump vorrebbe su questo argomento l'accordo per i servizi forniti sotto forma di aiuti militari durante questi tre anni di guerra, mentre Zelensky è disponibile ma non vuole la resa dell'Ucraina. E' in gioco, dice il presidente ucraino, la garanzia di sicurezza che Washington dovrebbe dare in cambio di questa concessione e soprattutto l'aiuto militare completo americana su una eventuale aggressione futura russa. La Commissione europea, inoltre, ha messo da parte le polemiche di fronte alle bordate di Trump chiarendo che per l'Europa Zelensky è un "presidente legittimo eletto in elezioni libere, giuste e democratiche" ma anche sottolineato che per la soluzione della vertenza Ucraina ci deve essere il coinvolgimento dell'Ucraina e dell'Ue per "la sicurezza dell'Ucraina e dell'Unione europea". L'alleanza tra Europa e Ucraina sarà ancora più salda lunedi prossimo, 24 febbraio, nel terzo anniversario dell'invasione russa. E mentre il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron saranno a Washington per incontrare Trump, i vertici dell'Unione Europea saranno a Kiev per confermare la vicinanza e l'apporto finanziario dell'Europa all'Ucraina.
SCONTRO TRUMP-ZELENSKY: E' UN
DITTATORE, SI RIFIUTA DI INDIRE
ELEZIONI E HA MANIPOLATO BIDEN
L'UE APPROVA NUOVE SANZIONI
CONTRO LA RUSSIA E CONCORDA UNA
POSIZIONE COMUNE SULL'UCRAINA
di Augusto Maccioni
(19-2-2025) Si tenta la pace in Ucraina e tutti fanno la loro mossa: gli Stati Uniti che dialogano con la Russia, l'Europa e l'Ucraina che vorrebbero il cessate il fuoco ma non sono protagonisti in questa stagione nella quale c'è solo il "mediatore" Donald Trump che non dovrebbe scontentare gli avversari in guerra e dovrebbe collocarsi in mezzo alla vicenda bellica per costruire la pace. Il presidente degli Stati Uniti ha una sua strategia e poiché sa perfettamente cosa vuole Zelensky (foto dal web/Social) deve convincere Putin e per farlo gli fa vedere quello che potrebbe fare senza l'Europa e col presidente ucraino Volodymyr Zelensky alle corde. Evidentemente Vladimir Putin non è convinto della bontà di Trump e allora il presidente americano intensifica le critiche al presidente ucraino definendolo un "dittatore" un "comico" che ha convinto Washington a spendere 350 miliardi di dollari per una guerra che, secondo Trump, non sarebbe mai dovuta iniziare perché non poteva essere vinta. Non solo. L'attacco di Trump è feroce contro Zelensky: si rifiuta di indire elezioni, ha i sondaggi molto bassi ed è riuscito a manipolare Biden. Poco importa se le cose che ha detto siano vere, l'importante è che Putin ci creda e sia convinto che Trump sia dalla sua parte perché i negoziati con la Russia sono l'unico modo per porre fine al conflitto. Trump probabilmente incontrerà Putin prima della fine di febbraio, manca solo da confermare una data. Intanto, però, i due leader hanno parlato al telefono per 90 minuti la scorsa settimana e questo è un fatto importante che segna una svolta nei rapporti tra Washington e Mosca. E mentre Trump e Putin vogliono risolvere la guerra, e il presidente americano vuole evitare ulteriori spese statunitensi in Ucraina ma voglia puntare alle "terre rare" del Paese, Zelensky, forte del sostegno dell'Unione Europea ma anche del Regno Unito, Canada e Giappone, ha respinto qualsiasi accordo che implichi la cessione di territorio alla Russia. E mentre si fa più realistico l'incontro Trump- Putin per la pace in Ucraina, l'Unione Europea ha approvato mercoledi un nuovo ciclo di sanzioni contro Mosca, il sedicesimo, alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa che cade lunedi. L'accordo del Consiglio sarà ratificato dai ministri degli Esteeri nella riunione di lunedi prossimo.