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ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA, IL
GOVERNO STANZIA 2 MILIARDI
TROVATA LA 15ESIMA VITTIMA: E' UN
AGRICOLTORE SCOMPARSO IL 17 MAGGIO
MACRON ANNUNCIA UOMINI E MEZZI
E IL 25 ARRIVA VON DER LEYEN
di Augusto Maccioni
(24-5-2023) In Emilia-Romagna rimane l'allerta rossa per il rischio di piene (foto dal wweb/Social). E' iniziata una settimana di grandi lavori, per le strade, ancora allagate, nelle case, pericolanti e inagibili, mentre si inizia a fare la conta dei danni che sicuramente saranno di oltre 5 miliardi. I temporali sono previsti per la giornata di mercoledi 24 maggio nella regione devastata dall'alluvione che una settimana fa ha messo in ginocchio quasi l'intera popolazione e ancora oggi si contano almeno 23 mila sfollati. C'è anche la quindicesima vittima: è l'agricoltore 68enne Fiorenzo Sangiorgi, ritrovato nelle campagne di Lugo di Romagna. Si ritiene che sia proprio lui la persona scomparsa il 17 maggio. Il governo ha stanziato come primo provvedimento oltre 2 miliardi di euro per le zone colpite dall'alluvione. Il governatore dell'Emilia Romagna Bonaccini ha chiesto alla premier Giorgia Meloni di indicare un Commissario alla ricostruzione e ha presentato un documento dettagliato su alcuni punti fondamentali riguardante il territorio, il lavoro e le società devastate dall'alluvione. Il presidente francese Macron ha inviato nelle zone interessate dall'inondazioni uomini e mezzi per rafforzare i soccorsi mentre la Commissione europea è pronta a fornire ulteriore assistenza al popolo della regione. Sicuramente l'UE farà di più e gli interventi saranno annunciati dal presidente Von der Leyen che farà visita alle zone devastate questo giovedi 25 maggio.
ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA, C'E' UN PIANO DEL
GOVERNO: PRIMO INTERVENTO PER 100 MILIONI
VOLONTARI ANCORA AL LAVORO,
DIVERSE ZONE ANCORA ISOLATE
COPERNICUS: OLTRE 3.000 GLI EDIFICI
COLPITI NELL'AREA DI RAVENNA
di Augusto Maccioni
(22-5-2023) Il Cdm di oggi stanzierà finanziamenti urgenti per i soccorsi e per sbloccare la viabilità della regione Emilia Romagia sommersa dall'acqua (foto dal web/Social). Va detto subito che dopo l'arrivo della premier Giorgia Meloni domenica scorsa, si ricomincia una settimana di lavoro che sarà dura con la speranza che il meteo sia favorevole e consenta di intervenire in situazioni difficilissimi laddove non era possibile farlo per la pioggia e per le frane. C'è ancora tanta acqua nei piani bassi e i cortili sono completamente allagati. Molte famiglie, che hanno avuto la fortuna di utilizzare i piani alti, hanno rinunciato ad andare via col rischio di trovarsi isolati e senza scorte alimentari. C'è sempre il timore di sciacallaggio e per questo motivo la gente non va via a costo di stare senza luce e senza alimenti. Per fortuna il tam-tam dei volontari funziona e la popolazione, quella più in difficoltà, soprattutto gli anziani, riesce ad avere sostegno e umanità. C'è acqua, veramente tanta, ma anche fango: protezione civile, volontari e residenti sono in fila per spalare e rendere più praticabile le strade e non solo. Secondo i dati del Copernicus Emergency Management, il servizio europeo per i disastro o emergenze, nell'area intorno a Ravenna sono più di 3mila gli edifici interessati all'alluvione. Sempre a Ravenna si fa di tutto per il ritorno alla normalità. Diverse scuole riaprono mentre altri edifici ancora interessati dall'alluvione saranno sostituiti da altri non pericolanti. Non dovrebbero riaprire le scuole superiori. Cala il numero degli evacuati a causa, appunto, dell'alluvione: in tutto sono 23.081 e solo nel ravennate sono 16.445. Dalla mappatura delle zone colpite, ben 43 sono i Comuni ancora coinvolti dagli allagamenti. Per quanto riguarda la viabilità, oltre 620 sono le strade chiuse di cui 236 nella sola Bologna. L'arrivo della premier nelle zone del disastro ha ridato fiducia nelle istituzioni e nello Stato. Giorgia Meloni si è interessata attivamente su ogni situazione, ha visto e ha parlato con gli esperti e con tanta gente che si prodigava per salvare le proprie case o aiutare a rendere praticabili giardini e strade. "E' difficile fare stime, ha detto la premier, ma andranno mobilitate molte risorse". Il presidente della Regione Stefano Bonaccini, che ha apprezzato le parole della premier, ha chiesto "rimborsi al 100% come per il terremoto". C'è subito una prima fase sugli interventi governativi. I primi aiuti sono oltre 100 milioni di euro ma ci saranno altre risorse per garantire i soccorsi immediati. Poi scatterà la fase 2 quella legata ai danni che già si prevede nell'ordine dei miliardi. Una volta che sarà chiaro il bilancio degli interventi sui danni subiti (case, industrie e occupazione) si accederà al Fondo di solidarietà europea. Non solo: si profila la sospensione dei versamenti tributari e contributivi, forse fino a fine anno, e la sospensione dei mutui dei privati. Saranno bloccati i processi amministrativi. Allo studio una cassa integrazione per le aziende bloccate dal maltempo.
GIORGIA MELONI SI COMMUOVE IN EMILIA
ROMAGNA, "NESSUNA PASSERELLA"
L'ABBRACCIO DELLA PREMIER AI
VOLONTARI: "E' BELLO QUELLO CHE FATE"
"GARANTIRE RISPOSTE IMMEDIATE,
POSSIAMO RINASCERE FORTI"
di Augusto Maccioni
(21-5-2023) Appena l'hanno vista la gente si è tranquillizzata. Giorgia Meloni (foto dal web/Social), lasciato in anticipo il G7 di Hiroshima, non ha perso tempo e si è recata tra la popolazione dell'Emilia-Romagna colpita dalle pesanti e devastanti alluvioni di questa settimana. Il presidente del Consiglio, atterrata all'aeroporto di Rimini, è andata a vedere le zone alluvionate, ha parlato con la gente che si disperava per aver perso tutto, ha voluto vedere di persona i danni provocati dal maltempo. Nessuna passerella, del resto la sua visita in queste zone, dove tutto è crollato e l'acqua ha coperto in maniera devastante ogni cosa, ha la sua ufficialità ma al tempo stesso la sua presenza ha avuto il compito di tranquillizzare la popolazione colpita perché lo Stato c'è, soprattutto in questi momenti difficili e straordinariamente preoccupanti. Camicia verde, pantaloni blu e stivali di gomma, la premier va spedita tra le macerie, parla con i cittadini che incontra, si interessa dei problemi e dice che il Governo farà tutto il possibile per rivitalizzare, con la ricostruzione, le aree alluvionate e dare sostegno alle persone danneggiate. Poi ha parole incoraggianti per alcuni volontari: "E' molto bello quello che fate". Sono momenti di tregua, dal punto di vista meteo, ma anche testimonianza viva che molti non dimenticheranno. Giorgia Meloni ha parlato col presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini e col capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio: "I primi provvedimenti sono per l'emergenza, per esentare aziende e cittadini dal pagamento delle imposte, per fermare tutti gli adempimenti che le persone e le imprese non possono portare avanti" poi "bisogna lavorare sugli indennizzi e sulla ricostruzione, ma questo richiede una stima completa". Ancora:"Il Governo c'è, è stata una tragedia ma può essere un'occasione per rinascere più forti, difficile fare stime ma andranno mobilitate molte risorse". La giornata è quella solita e molto impegnativa: spalare e ripulire le zone più colpite. Non piove anche se la situazione è sempre grave. Per lunedi 22 maggio è ancora allerta rossa e le precipitazioni non dovrebbero essere preoccupanti. Nei prossimi giorni è prevista la visita del presidente della Repubblica. Intanto però da segnalare il rapporto ottimale che si è subito instaurato dalla premier Meloni e il governatore dell'Emilia Romagna Bonaccini, un dialogo aperto che può sicuramente portare a mettere in campo tutti quei provvedimenti necessari per la rinascita della Regione.
GIORGIA MELONI ANTICIPA IL RIENTRO DAL
G7 E SARA' SUBITO IN EMILIA ROMAGNA
AL VERTICE FRA I GRANDI DEL MONDO
C'E' ANCHE ZELENSKY AD HIROSHIMA
PAPA FRANCESCO AFFIDA AL CARDINALE
ZUPPI LA DIFFICILE MISSIONE DI PACE
di Augusto Maccioni
(20-5-2023) Le immagini dell'Emilia Romagna, travolta dalle gravi inondazioni, arrivano al G7 e i leader presenti al vertice hanno condiviso solidarietà e preoccupazione "la vostra vicinanza, ha twittato la premier Giorgia Meloni, è un segno tangibile della nostra coesione nei difficili momenti". Al vertice a Hiroshima (Giappone) - foto dal web/Social - c'è stata la svolta alla guerra in Ucraina con una decisione importante da parte degli Stati Uniti, quello di consentire la consegna di caccia F16 all'Ucraina, che non sarà immediata perché si dovranno addestrare i piloti. E' chiaro, comunque, che con questa fornitura Kiev avrà un enorme impulso sul campo, una mossa "occidentale" che preoccupa Mosca che ha già lanciato la sua rabbia avvertendo dei "rischi colossali" per gli americani e europei. Si è parlato molto di Ucraina e la questione F-16 ha contribuito a rendere più decisiva l'azione occidentale a favore degli ucraini. Non solo. A sorpresa, a dare un aspetto più importante alle questioni che si stavano trattando, è arrivato Volodimir Zelensky che il giorno prima era in Arabia Saudita al vertice della Lega Araba. Il presidente ucraino ha subito intensificato gli incontri bilaterali parlando col presidente francese Macron, col cancelliere tedesco Scholz, con la premier Giorgia Meloni e col primo ministro britannico Sunak. Al summit c'è anche l'India e i Sette hanno chiesto a Narendra Modi di interveniere presso la Cina per ottenere il ritiro russo dall'Ucraina. In un comunicato dei leader del G7 si legge: "Chiediamo alla Cina di fare pressioni sulla Russia affinché fermi la sua aggressione militare e a Mosca di ritirare incondizionatamente le sue truppe dall'Ucraina. Incoraggiamo la Cina a sostenere a una pace globale, giusta e duratura basata sull'integrità territoriale e sui principi e fini della Carta delle Nazioni Unite, anche attraverso il suo dialogo diretto con l'Ucraina". Intanto Papa Francesco, sul fronte della pace in Ucraina, ha affidato al cardinale Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale italiana, l'incarico di condurre una missione " che contribuisca ad allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina, nella speranza, mai dimessa dal Santo Padre, che questo possa avviare percorsi di pace". La premier Giorgia Meloni, vista l'emergenza maltempo in Emilia Romagna, ha deciso di anticipare il rientro in Italia. Di grande importanza è l'incontro della premier italiana col presidente francese Macron a margine dei lavori del G7 in Giappone. La Francia, che ha espresso solidarietà per l'Italia colpita dall'alluvione, ha assicurato "ogni aiuto utile". Al vertice si è parlato anche di Taiwan, del quale la Cina ha fatto sapere che "la risoluzione della questione di Taiwan è di competenza cinese". Domani, domenica 21 maggio, ci sarà l'incontro, sempre al G7, tra Zelensky e Biden e successivamente è prevista la conferenza stampa.
EMILIA ROMAGNA, 9 MORTI E A RAVENNA
EVACUAZIONE PER 14 MILA PERSONE
E' UNA TEMPESTA PERFETTA, FIUMI
IMPAZZITI, STOP ALLA FORMULA 1
BONACCINI: QUESTO E'
UN NUOVO TERREMOTO
MELONI: MASSIMA DISPONIBILITA'
AD AIUTARE L'EMILIA ROMAGNA
di Augusto Maccioni
(17-5-2023) Da qualche giorno l'Emilia-Romagna è devastata da tremende inondazioni che al momento hanno causato 9 morti e 14 mila evacuati. Ventuno fiumi hanno rotto gli argini in una tempesta perfetta che ha messo in ginocchio non solo la regione ma anche le Marche (foto dal web/Social). Molte le città compromesse, sott'acqua, a causa di un ciclone che da qualche giorno non si muove da quella regione facendo soffrire la popolazione, spazzando via ogni cosa dalla furia dell'acqua e mettendo a repentaglio quanto di caro si trova lungo il suo percorso. Le immagini sui media testimoniano la gravità dell'evento che, dicono gli esperti, non succedeva da almeno cento anni. Sta di fatto che i video sui social fanno impressione e restituiscono una realtà crudele che dimostra la ferocia con la quale l'acqua si riprende il suo antico corso, senza badare a sbarramenti e a deviazioni imposte dall'uomo. Poi nel corso del nubifragio, quando ogni cosa è sommersa e la gente si sposta sui tetti con la speranza di essere raccolti dall'elicottero, c'è gente che urla, che dice "aiuto", altri che non sanno nuotare e che aspettano i soccorsi. Persone intrappolate nelle loro case a Ravenna, Faenza e un pò in tutti i paesi e città di una regione che ha una situazione disastrosa a causa di una catastrofe mai vista per la tanta pioggia caduta in pochi giorni che solitamente si vede nell'arco di un anno. Sia benedetta la pioggia! Si gridava qualche settimana fa per una crisi d'acqua che stava mettendo in ginocchio l'economia della terra, adesso si dice basta!, è troppa perché ha fatto tanti danni e ha distrutto tutto.
Sono giorni che la popolazione non dimenticherà mai perché è inimmaginabile quello che è accaduto, dove l'acqua è la protagonista assoluta e non servono le macchine ma è d'obbligo il gommone per salvare donne, bambini e anziani. Ci sono i dispersi, moltissimi gli evacuati. In tantissimi sono arrivati in queste zone, sono gli angeli del fango, senza nome e senza volto, i volontari d'Italia, forse 3 mila, poco importa il numero perché sono dappertutto, danno una mano, si impegnano come non mai e sono preziosissimi in un disastro senza fine. Allerta rossa anche per giovedi 18 maggio su tutta la Romagna e sull'Emilia centrale e bolognese. Gli esperti prevedono il perdurare di piene elevate su tutti i tratti vallivi dei fiumi. Livelli elevati sul fiume Reno, in piena il fiume Secchia, stessa situazione in molti altri fiumi. Il governatore Stefano Bonaccini paragona questo evento catastrofico come "a un altro terremoto, come quello del 2012" e dice che si farà di tutto per "mettere in sicurezza le persone" per tutto il resto "lo ricostruiremo, come facemmo dopo il sisma". Rinviato il Gran Premio di Imola, in programma nel weekend. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso al governatore Bonaccini vicinanza e solidarietà alle comunità emiliano-romagnole e la premier Giorgia Meloni, dal Giappone al G7, ha ribadito la massima disponibilità da parte del governo per supportare la Regione nell'emergenza.
UCRAINA, ZELENSKY: "SCONFITTA RUSSA
IRREVERSIBILE GIA' QUEST'ANNO"
PRESIDENTE UCRAINO CHIEDE UNA
"COALIZIONE DI AEREI DA
COMBATTIMENTO"
IL PENTAGONO RIVELA L'IDEA DEGLI
UCRAINI DI ATTACCHI SUL SUOLO RUSSO
di Augusto Maccioni
(15-5-2023) Continua il tour di Volodimir Zelensky. Dopo Roma ( dove ha visto Mattarella, Giorgia Meloni e Papa Francesco), Berlino poi Parigi (Macron: "Mosca ha già perso geopoliticamente). L'obiettivo del presidente ucraino è quello di non raffreddare l'impegno per sostenere l'Ucraina contro la Russia ma anche di fornire più armi per affrontare la potenza militare di Putin. L'incontro di Berlino col cancelliere Olaf Scholz (foto dal web/Social) è stato positivo con l'idea di Zelensky che vorrebbe che il cancelliere tedesco sostenga una coalizione con altri partner per fornire aerei da combattimento moderni in grado di fare la differenza per decidere il corso della guerra. Il presidente ucraino è stato più esplicito rispetto alle parole utilizzate a Roma: "Possiamo rendere irreversibile la sconfitta dell'aggressore già quest'anno". E' chiaro anche che Zelensky ha fretta di concludere con i suoi maggiori partner per aumentare la sua potenzialità di armi e di mezzi, ma anche per raccogliere consensi in vista della controffensiva che le forze ucraine intendono intraprendere a breve termine. Il presidente ucraino avrebbe deciso già la data per la controffensiva massiccia e ne ha parlato a Roma, Berlino e Parigi. La Germania, ad esempio, su richiesta del governo ucraino ha deciso un pacchetto di aiuti militari a Kiev portando il valore complessivo a 2.700 milioni di euro. Sempre a Berlino, Zelensky ha anche detto: "Dobbiamo trovare l'algoritmo per far diventare l'Ucraina un membro della Nato e possiamo farlo già quest'estare al vertice dell'Alleanza atlantica di luglio". Intanto però, secondo notizie del "Washington Post", ritenute riservate, viene fuori un Zelensky che ha l'ambizione di andare oltre gli obiettivi in terra ucraina, ma di attaccare la Russia sul proprio territorio per ottenere una posizione migliore in eventuali negoziati di pace. Gli aiuti di Washington sono sempre stati, secondo il giornale, per armare l'Ucraina al fine di respingere l'aggressione della Russia in terra Ucraina ma non per utilizzare gli armamenti per attaccare Putin in patria. Il piano di Zelensky, però, è più articolato e ha pensato di passare all'offensiva in territorio nemico. Ci sarebbe, secondo documenti dell'intelligence statunitense, l'idea di attacchi di droni contro le truppe nemiche nella regione di confine di Rostov o quello di distruggere l'industria dell'ungherese Viktor Orban considerato il leader più vicino a Putin. Il Pentagono non ha negato le informazioni del "Post" mentre Zelensky ha definito le rivelazioni del giornale "fantasie".
GIORNATA DI INCONTRI PER ZELENSKY
CHE A ROMA HA VISTO IL PRESIDENTE
MATTARELLA E GIORGIA MELONI
GUERRA IN UCRAINA, IL
PRESIDENTE AL PAPA: "IL PIANO
DI PACE DEVE ESSERE UCRAINO"
di Augusto Maccioni
(13-5-2023) Piccolo tour europeo del presidente dell'Ucraina Volodimir Zelensky. Prima tappa a Roma, poi domenica sarà a Berlino e ad Aquisgrana dove riceverà il premio Carlo Magno. Zelensky, nella sua consueta tenuta militare, maglia nera e pantaloni verdi, che ha sempre indossato fin dai primi attacchi russi, si è incontrato col Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, poi col presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per ultimo l'incontro con Papa Francesco (foto dal web/Social), una tappa doverosa e necessaria dopo le voci di una "missione di pace" del Vaticano, per raggiungere un accordo che metta fine all'escalation violenta di Putin, del quale aveva parlato Papa Francesco di ritorno dal viaggio in Ungheria. Una trattativa che va avanti da diverso tempo e che ha avuto una accelerazione recentemente ma che trova resistenze soprattutto dallo stesso Zelensky che punta a "una pace" targata Ucraina. Comunque si guardi questa difficile partita è anche chiaro che il problema "pace", secondo il ministro degli esteri vaticano Paul Gallagher, non è ancora arrivato. Si continua a dialogare e la "missione" di Papa Francesco è sempre viva solo che non è condivisa da Zelensky. Uno dei punti di disaccordo, secondo il presidente ucraino, è quello di condannare i crimini russi in Ucraini. "L'ho chiesto al Papa, perché non può esserci uguaglianza tra vittima e aggressore". Altro argomento è la formula di pace. Secondo Zelensky l'unico "algoritmo efficace" è quella ucraina: la Russia deve lasciare tutti i territori occupati come unica possibile via d'uscita dalla guerra. E in un twitter ha detto: al Papa ho proposto di aderire alla sua attuazione. Francesco punta su altre vie e la diplomazia è al lavoro da tempo. Considera la strategia di Zelensky irrealizzabile perché significherebbe il ritiro delle truppe russe anche dalla Crimea. Subito dopo il presidente ucraino si è concesso allo speciale di "Porta a Porta" e in un'intervista di quasi un'ora e mezza Zelensky, riguardo ai tempi della controffensiva ucraina, ha detto che la spallata sarà compiuta a breve. Ha poi detto che per la controffensiva si sono preparati con molto impegno e che i suoi soldati sono molto motivati. Alla domanda se fosse disposto a parlare di pace con Putin, il presidente ucraino ha detto che : Putin uccide, io non parlo con lui. Zelensky ha però teso una mano a Pechino e il suo presidente Xi "mi ha assicurato che non sarà coinvolto". Altro argomento il piano di pace che "deve essere solo ucraino" e che la fine della guerra "può arrivare solo con la conquista dell'integrità territoriale dell'Ucraina".
ZELENSKY DAL PAPA, AL QUIRINALE
E DALLA PREMIER MELONI
"MISSIONE DI PACE", ROMA SARA'
BLINDATA: TIRATORI SCELTI E NO
FLY ZONE SUL PERCORSO
di Augusto Maccioni
(12-5-2023) Roma blindata per accogliere Volodymyr Zelensky ( foto dal web/Social dell'8 febbraio 2020) in visita in Italia per la prima volta dall'inizio dell'invasione russa. Si fa più concreta la "missione di pace" avviata da papa Francesco senza grandi clamori ma con una forte presa di coscienza dopo la visita del Pontefice in Ungheria. Ci prova, quindi, papa Francesco e sa che la partita è complicata e difficile, ma il Pontefice non si risparmia per arrivare agli obiettivi "impossibili". Il leader ucraino, che per l'occasione abbandonerà la felpa e la mimetica, vedrà il presidente Sergio Mattarella e la premier Meloni con Tajani come ministro degli Esteri. L'appuntamento più importante è con papa Francesco. Roma e il Vaticano blindati con tiratori scelti. L'agenda degli spostamenti sarà ufficializzata all'ultimo momento, per ragioni di sicurezza, e tutti i percorsi saranno sotto strettissima osservazione con no fly zone. L'altra partita la sta giocando la Cina. L'inviato di Pechino Li Hui sarà lunedi in Ucraina, prima tappa di una serie di incontri per creare le condizioni per la pace. Anche in questo caso c'è un certo ottimismo anche se le ragioni cinesi puntano a tenere l'Europa lontana dagli Stati Uniti. In ogni caso sono tentativi che non saranno isolati anzi saranno i tasselli iniziali per costruire la pace o mettere nelle condizioni la Russia a trattare una soluzione per mettere fine a questa guerra scellerata e insensata.
LONDRA CONSEGNA A KIEV I MISSILI
A LUNGO RAGGIO. ZELENSKY: CONTROFFENSIVA?
NO, SERVE ANCORA TEMPO
SABATO POSSIBILE INCONTRO TRA
IL PAPA E IL PRESIDENTE UCRAINO
di Augusto Maccioni
(11-5-2023) Le notizie di una settimana fa stanno trovando conferma sulla possibile trattativa del Vaticano per convincere la Russia e l'Ucraina all'accordo di pace. Nella visita apostolica del Papa in Ungheria si è parlato molto di trovare le condizioni per raggiungere il cessate il fuoco e la "missione" di Papa Francesco, che in Ungheria ha parlato col metropolita ortodosso Hilarion di Budapest e dell’Ungheria, ex responsabile delle Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, sta iniziando a dare i primi frutti. Il presidente ucraino Vladimir Zelensky è atteso in Germania ma l'appuntamento principale è in Vaticano quasi certamente sabato 13 maggio, una tappa per un faccia a faccia col Pontefice con all'ordine del giorno "la pace". Il segnale è forte unito anche al desiderio di arrivare a chiudere una guerra scellerata che ha messo in ginocchio l'Europa e in modo particolare l'Italia. Lo scenario attuale non indica nessuna progressione di trattativa tra le parti neanche alla luce di iniziative cinesi che più volte avevano tentato di convincere la Russia a fare un passo importante verso la trattativa. Adesso ci prova Papa Francesco. L'incontro con Zelensky ha un'importanza enorme in uno scacchiere internazionale dove si muovono l'Europa, la Cina e gli Stati Uniti e dove gli interessi geopolitici ed economici superano di gran lunga la stessa guerra. C'è di mezzo il futuro dell'Ucraina ma anche quello dell'Europa, di sicuro ci vorrà del tempo, dopo la fine della guerra, per rimettere le cose a posto e ricreare quella serenità politica, economica e storica andate perse con questa insensata avventura portata avanti da Putin. Sul fronte bellico la giornata registra la fornitura del Regno Unito all'Ucraina di missili da crociera a lungo raggio Storm Shadow, una mossa che farà salire nuovamente la tensione. La Russia è continuamente impegnata alla conquista del Donbass mentre c'è attesa per la controffensiva di Kiev che non sarà imminente perché Zelensky ha bisogno di più tempo per poter "vincere" contro la Russia e riconquistare i territori andati ai russi. Il presidente ucraino ha fatto sapere all'Occidente che mancano le armi per un successo su larga scala anche se si è pronti per la spallata finale. Zelensky è chiaro: non è disposto a cedere alcuna terra per la "pace". Poi si chiede: perché un paese del mondo dovrebbe dare a Putin il suo territorio? Secondo Mosca la controffensiva ucraina è già iniziata. Si continua a combattere a Bakhmut (foto dal web/Social) e il tentativo di Putin di conquistarla è fallito. Le sue truppe hanno dovuto allontanarsi diversi chilometri per dare spazio all'azione militare ucraina. Sulla ritirata delle truppe di Putin c'è la conferma di Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner, che ha combattuto per impadronirsi di Bakhmut subendo enormi perdite.
IL REGNO UNITO ASSISTE
ALLA PRIMA INCORONAZIONE
DI UN MONARCA IN 70 ANNI
"QUI PER SERVIRE, NON
PER ESSERE SERVITO"
"LADY DI" PRESENTE
GRAZIE AL LOOK DI KATE
di Augusto Maccioni
(6-5-2023) E' una giornata storica che sarà scritta in maniera indelebile nel grande libro non solo del Regno Unito: il re Carlo III è stato incoronato davanti agli occhi di mezzo mondo ("Qui per servire, non per essere servito"). Lui e la moglie hanno ricevuto i simboli del potere nell'Abbazia di Westminster a Londra. L'organizzazione è stata perfetta, studiata nei minimi particolari dal governo, dalla casa reale, dalla BBC con uno sforzo enorme per continuare a dare vita alla monarchia che è parte integrante della società, della cultura ed è essenza vitale per il Regno Unito. Moltissime persone nelle strade, fino all'Abbazia di Westminster, per l'evento mondiale e c'erano anche diversi manifestanti contro la monarchia, e a favore della repubblica, all'insegna dello slogan "not my king" (non è il mio re), subito arrestati per non alterare la cerimonia. La BBC non ha mai mostrato immagini della protesta anche se queste manifestazioni sono state riprese dai cellulari e diffusi sui social. E' comunque il giorno di Carlo III (foto dal web/Social), ma è anche il trionfo della regina Camilla. Nessuno, infatti, una ventina di anni fa, immaginava che la donna più odiata del Regno Unito, che aveva intralciato la favola sfortunata del matrimonio di Carlo d'Inghilterra e Diana Spencer, diventasse regina e ricevesse sul capo, davanti all'altare dell'Abbazia, la stessa corona della regina Maria, moglie di Giorgio V, che indossò per la sua incoronazione. Emozionante, sicuramente un momento storico, il saluto della famiglia reale dal balcone (foto dal web/Social). E' l'occasione spettacolare, con Carlo III e Camilla, la coppia reale più inaspettata per il Regno Unito del 21° secolo. Una delle grandi protagonisti della cerimonia è sicuramente la principessa del Galles Kate Middleton (foto dal web/Social), una delle donne più eleganti del mondo con un bellissimo outfit carico di simbolismo. Ha infatti scelto un abito british di Alexander McQueen in crepe di seta avorio con lingotti d'argento. Ha completato il suo outfit con orecchini di perle e diamanti appartenuti a Diana come se anche lei fosse presente alla cerimonia di Carlo III. Il nuovo re è a capo di un impero che si sta riducendo e oltre al Regno Unito altre 14 ex colonie britanniche mantengono ancora Carlo come loro monarca, e molti dei suoi sudditi, in tutto il mondo, vogliono riconsiderare il rapporto con la monarchia. Le Barbados, ad esempio, sono diventate repubblica nel 2021 e la Giamaica sta avviando un processo simile di riforma costituzionale, altri vorrebbero seguire quel tracciato. Ma le monarchie sopravvivono, come quella del Regno Unito che ha ceduto il potere alle assemblee legislative elette dal popolo, iniziata con la Magna Carta.
OLTRE 150.000 PELLEGRINI HANNO ACCOMPAGNATO IL SANTO
CONTINUANO I
MIRACOLI DI EFISIO
IL MARTIRE GUERRIERO SARDO
Bene l'organizzazione ma molte cose sono ancora da
migliorare per dare smalto, vitalità e senso turistico a una
festa che dovrebbe essere la più importante del
Mediterraneo
di Augusto Maccioni
(2-5-2023) IN UNA GIORNATA PRIMAVERILE, con un clima eccezionale il primo maggio per i sardi è soprattutto S.Efisio, un appuntamento storico, carico di storia e di devozione sincera, il martire sardo che ha salvato per ben tre volte Cagliari bloccando in successione la pestilenza del 1652, l'invasione dei francesi del 1793 e ridando vitalità alla città e ai suoi abitanti durante i bombardamenti del 1943 (foto di Augusto Maccioni)
Tre avvenimenti che i cagliaritani non hanno mai dimenticato e che ogni anno, per la 367esima volta, vogliono rinnovare e sciogliere il voto della municipalità verso il Santo che è stato prodigo e amico in quelle occasioni difficili. Efisio, nome molto comune nell'isola, continua ad essere presente tra la popolazione e continua ad essere amico e a dispensare "favori" a favore di quanti lo invocano.
E i miracoli continuano ancora oggi. Circa 150 mila persone, pellegrini e moltissimi turisti, hanno voluto seguire il tragitto di Efisio dalla sua chiesetta di Stampace al luogo del martirio a Nora (Pula), un percorso che segue una tematica precisa, tragica ma carica di fede e devozione.
Il ritorno del Santo a Stampace, nella zona storica di Cagliari, è per la notte del 4 maggio nel corso di un tragitto meno folcloristico e più apprezzato dal punto di vista della fede e della devozione. Quest'anno la 367esima edizione è stata migliorata ma continua ad essere ancora una tipica manifestazione folcloristica paesana che dovrebbe essere allargata, invece, al turismo più autentico mediante sinergie che sicuramente non mancheranno a livello regionale,provinciale e comunale con la presenza attiva di associazioni e di privati. L'avvenimento, folcloristico di fede e di turismo, dovrebbe essere potenziato e rilanciato attraverso una regia unica che dia impulso e vitalità a questa manifestazione. Fino adesso si è fatto molto, ma si può fare di più.
SANT'EFISIO,LA FESTA DEI SARDI
UN PELLEGRINAGGIO
LUNGO QUATTRO GIORNI
di Augusto Maccioni
(30-4-2023) Il primo maggio in Sardegna è soprattutto il giorno di S.Efisio(foto di Augusto Maccioni per TERZA PAGINA),una festa che si perde nel tempo e che rappresenta per l'isola e per Cagliari in modo particolare l'inizio della bella stagione quando il capoluogo si fa bello per ospitare tantissimi turisti che arrivano in diverse zone della città e in modo particolare nelle località di mare e di montagna nell'intento di vivere e testimoniare le bellezze naturali e le meraviglie senza tempo delle zone storiche e delle località di mare. E' anche il giorno di grande religiosità,di quella devozione che si apre ai momenti più intensi di fede rappresentati dal Santo più amato dei sardi,e soprattutto dei cagliaritani,che hanno avuto nel tempo un rapporto strettissimo con lui per vicende dolorose,legate in modo particolare alla pestilenza nella città, che hanno minato la storia stessa di Cagliari. Efisio è un Santo che ha protetto Cagliari e i suoi abitanti,è morto lasciando un messaggio indelebile che ogni cagliaritano ha nel cuore e sa che potrà lasciare la vita terrena con serenità e con grande gioia dopo aver confidato sull'azione del suo santo protettore.
La festa di Sant'Efisio è un pellegrinaggio dalla chiesetta di Stampace a quella dove fu martirizzato a Nora(Pula) lungo un percorso devozionale,tra passione e solennità, che tocca i comuni di Capoterra,Sarroch,Villa S.Pietro e infine Pula verso la chiesetta a mare dove nel 303 il Santo venne ucciso. Quattro giorni(1-4 maggio)per un itinerario coinvolgente nella quale tutta la Sardegna si ferma per ripetere un rito lungo quattro secoli, sempre uguale e sempre diverso, perché ogni anno c'è un rapporto più stretto verso il martire per Cagliari. Inizia il primo maggio con la grande sfilata di "traccas", i carri ornati da fiori e frutta, e il corteo continua in maniera composto da oltre 3500 persone in abiti tradizionali provenienti da tutti i comuni sardi, sfilano anche almeno 200 cavalieri, i miliziani e la guardiania. E' un'esplosione di colori, di tradizioni e di cultura. E' la vetrina storica e di qualità della Sardegna per S.Efisio sistemato in un cocchio, trainato da due buoi, ed è sicuramente il momento più significativo e di grande partecipazione perché dopo il carro col Santo c'è il popolo cagliaritano e sardo che va appresso a Lui quasi tanti momenti di preghiera, un'attenzione di grande rispetto per quello che il Martire ha fatto per la popolazione cagliaritana nei momenti terribili della peste nel 1655 e che ogni anno, da quella data, si rinnova con fede e devozione e i riti religiosi si manifestano con quelli folcloristici ma anche culturali e tradizionali per la gioia di grandi e piccoli.
Ed è una festa che si fa sagra internazionale perché l'evento è stato tutelato dal Patrimonio dell'umanità, da parte dell'Unesco, con una connotazione più ampia per la partecipazione di grandi personalità straniere . L'evento ha un'attrattiva folcloristica e turistica, una valenza molto importante per la Sardegna e per Cagliari in modo particolare, e la giornata è galvanizzata dalla gioia e da manifestazioni di entusiasmo. C'è anche l'aspetto religioso, anzi S.Efisio è festa religiosa e si deve riscoprire le sue origini per ritrovare i momenti "clou" del suo martirio e della sua vocazione verso l'amata Cagliari e verso i suoi abitanti. L'evento è sempre eccezionale perché è alta la devozione e la preghiera si fa viva partecipazione: momenti scanditi dalle note delle launeddas e dal canto del rosario in sardo. E quando il cocchio del Santo spunta dal largo Carlo Felice per la via Roma è già un tripudio di colori e l'aria è colorata di intenso profumo mentre il "vascello" galleggia tra la folla. La commozione è palpabile e le lacrime scendono naturali. La folla è lì ancora una volta per incontrarsi col suo Santo, a pregarlo e ad affidargli una persona e a raccomandargli un segreto. Chiedono ancora miracoli. E lui, S.Efisio, continua ad essere prodigo e a non dimenticarsi di nessuno. Il pellegrinaggio si sfoltisce in via Roma,di fronte al Municipio, e subito dopo inizia un altro pellegrinaggio col Santo che lascia gli abiti festosi per quelli più umili per iniziare il suo lungo calvario verso Nora-Pula dove nei giorni successivi continueranno processioni e momenti di preghiera. Il 4 maggio San'Efisio fa ritorno a Cagliari.
Nelle chiese di Giorgino e di su Loi il martire guerriero si riprende le vesti pregiate e ripercorre l'itinerario verso la chiesetta a lui dedicata di Stampace a Cagliari.Ritorna nella sua chiesa a notte inoltrata questa volta accompagnato con una partecipazione più devozionale e con le candele accese le persone in abiti tradizionali e folcloristici accompagnano Efisio verso la chiesetta stampacina sempre prima della mezzanotte del 4 maggio perché la città di Cagliari deve sciogliere il suo voto. Nell'atmosfera di grande partecipazione sfilano anche i confratelli del Gonfalone in abito penitenziale,col saio azzurro e le consorelle in nero col velo in testa. L'Alter Nos,rappresentante la municipalità,cavalca in frac e cilindro e accompagna il santo. Momenti suggestivi e di partecipazione profonda che richiamano fedeli e tantissimi turisti che ogni anno non mancano all'appello per una festa che è la più lunga al mondo con un pellegrinaggio di oltre 65 chilometri. Alla fine intorno alla mezzanotte è proprio il Terzo Guardiano dell'Arciconfraternita,alla presenza di Sant'Efisio finalmente arrivato nella sua chiesa, a comunicare all'Alter Nos,in rappresentanza del sindaco di Cagliari,la formula solenne e di grande rilevanza: "Il voto è stato sciolto".E tra i vicoli e stradine di Stampace riecheggia l'augurio a "atrus annus".
E' un santo forte della religiosità cagliaritana,un martire che agli inizi, quando Efisio iniziò a calpestare il suolo italiano, proveniente da Antiochia di Siria,colonia romana nel seno di Gerusalemme,dove era nato intorno al 250 d.c. da padre Cristoforo,di religione cristiana,ma educato al paganesimo dalla madre Alessandra di origine aristocratica,con la divisa di ufficiale romano sotto Diocreziano ebbe il compito di massacrare i cristiani considerati nemici dello Stato e della legge romana. La sua furia contro i nemici di Roma era tale da essere considerato un protagonista e un esempio durante le campagne di annientamento dei Cristiani. Poi ci fu un episodio che cambiò il suo futuro. Si narra che mentre era in marcia verso Brindisi il giovane pretoriano,alla testa di un forte esercito,venne disarcionato da una grande luce improvvisa a forma di croce e una voce gli disse: "Sono il Cristo,colui che tu perseguiti". E sulla sua mano destra si impresse indelebile una croce. A seguito di questo evento prodigioso, Efisio si convertì e si fece battezzare a Gaeta. Mandato in Sardegna il giovane ufficiale invece di perseguitare e uccidere i cristiani si dedicò a diffondere il Vangelo e radunò seguaci e i Cristiani iniziarono a non aver paura di lui. Le sue nuove vicende e i suoi insegnamenti non erano affatto in linea con quello che voleva e desiderava Diocreziano e venne pertanto richiamato all'ordine,riabbracciare cioè la spada contro i Cristiani.
Il suo rifiuto di abiurare la fede cristiana determinò da parte dell'autorità romana il suo arresto e venne imprigionato in una grotta dove adesso sorge la chiesta a lui dedicata a Stampace,nella zona vecchia di Cagliari.Venne bastonato e torturato a morte ma rimase in vita e ogni azione sanguinaria su di lui venne messa in atto per convincerlo a tornare nelle fila dell'esercito romano,ma la sua decisione non cambiò. Intervenne anche la madre Alessandra e anche lei non riuscì a far cambiare idea al figlio che ormai si era messo alla testa dei perseguitati di Diocreziano. Da Stampace Efisio venne trasferito a Nora e il nuovo governatore Flaviano lo fece bruciare vivo ma neanche le fiamme lo uccisero anzi il fuoco si riversò con forza sui suoi stessi carnefici. Non morì neanche sotto le torture e flagellazioni atroci. Poi la decapitazione per spada eseguita sulla spiaggia di Nora il 15 gennaio del 303 dc. L'amore per la città di Cagliari e per i suoi abitanti era tanta che Efisio, martire e guerriero,chiese al Signore una particolare attenzione verso la città prima di morire per mano dei romani: "Ti prego, Signore, di proteggere la città di Cagliari dall'invasione dei nemici. Fa che il suo popolo abbandoni il culto degli Dei, respinga gli inganni del Demonio e riconosca Te, Gesù Cristo Nostro Signore, quale unico vero Dio. Fa che i malati che pregheranno sul luogo della mia sepoltura possano recuperare la salute, e chiunque si trovi in pericolo nel mare o minacciato dagli invasori, tormentato dalla fame o dalla peste, dopo aver invocato me, Tuo servo, possa essere condotto in salvo".
La devozione verso Sant'Efisio ha avuto i suoi frutti nel corso dei secoli e i cagliaritani lo hanno pregato in situazioni difficili ad iniziare dalla pestilenza del 1655. Qualche anno prima,nel 1652,una nave proveniente dalla Spagna era sbarcata in un porto settentrionale dell'isola e ad Alghero l'imbarcazione aveva creato scompiglio per lo scoppio dell'epidemia con la conseguenza che la peste iniziò a mietere migliaia di vittime,propagandosi a vista d'occhio. Quella imbarcazione non doveva attraccare perché non era in regola con le carte sanitarie ma all'epoca le autorizzazioni non c'erano o si davano con leggerezza. Le conseguenze si rivelarono subito disastrose e la peste imperversò subito diffondendosi anche su Sassari lasciando vivi,e in condizioni pessime,almeno 5 mila abitanti. Nel giro di 3/4 anni la peste aveva iniziato a propagarsi anche a Cagliari anche se le notizie provenienti dalle altre città avevano messo in allarme gli abitanti del capoluogo che avevano cercato di affidarsi a diversi santi e la Municipalità cagliaritana aveva deciso di pregare più intensamente Sant'Efisio allo scopo di tenere lontano la peste. Del resto il santo guerriero prima di morire aveva promesso un'attenzione particolare verso la città e i suoi abitanti,una protezione che valeva in questa circostanza ed è per questo motivo che i politici dell'epoca si sono schierati apertamente verso il Santo per scongiurare il contagio e salvare la città di Cagliari.Per questo motivo il simulacro di Sant'Efisio veniva portato più volte dalla grotta della chiesetta di Stampace alla Cattedrale, con un rito di grande partecipazione e le preghiere e le processioni erano insistenti per far cessare la pestilenza mentre tra le viuzze del Castello si moriva e si soffriva per un male incurabile. Il morbo era implacabile e spietato e a Cagliari ogni giorno morivano almeno 200 persone mentre la gente sopravviveva a stenti,molte persone colpite erano isolate tra l'odore del trapasso e l'atmosfera dei terribili bubboni che infestavano l'aria. I morti diventavano sempre più numerosi e per loro si cercava una degna sepoltura. All'inizio venivano portati nelle chiese (Santo Sepolcro) ma anche nel Fossario poi venivano gettati nelle fosse comuni in un immenso cisternone presso i frati cappuccini. Anche i malati della peste nera, subito individuati, venivano portati al Lazzaretto di Sant'Elia, nella chiesa del Carmine o internati a San Benedetto, a Bonaria, S.Michele o nel Convento della Santissima Trinità. Persone comunque che non avevano speranza e che morivano in pochissimo tempo. Cagliari viveva nel panico e l'incidenza della "morte nera" contribuì a decimare la popolazione cagliaritana che nel giro di tre mesi venne falcidiata di oltre 7 mila persone. L'incubo era tremendo e si cercava di difendere la città dalla terribile malattia, dalle case segnate e dai quartieri destinate alle persone col morbo, con la sorveglianza delle tre porte della città di pietra con mille uomini armati pronti a intervenire e ad allontanare chi era destinatario della peste.
Efisio è per la Sardegna e per Cagliari in particolare, un Santo speciale. E' un amico,una persona cara a cui tutto si può chiedere,è un martire che ha una dimensione territoriale, come se vivesse accanto a noi e per noi. Per questo motivo Efisio è solo un santo dei sardi che ci conosce e che ci aiuta. Lo ha fatto diverse volte nella storia. Come durante la terribile peste del 1655 a Cagliari con una protezione impressionante mentre tutto era perduto e la gente moriva ogni giorno soprattutto i bambini,quelli più indifesi e senza nessuna cura. Il male non lasciò scampo e morirono moltissime persone e la municipalità allora chiese con insistenza a Efisio di difendere la città e il popolo cagliaritano dalla terribile epidemia di peste. La Municipalità, l'11 luglio 1652, quando tutto stava iniziando in maniera catastrofica,allora fece una promessa solenne al suo protettore per salvare la città e i suoi abitanti dalla pestilenza in cambio avrebbero onorato e ringraziato il Santo ogni primavera con gratitudine e devozione. E il martire "cagliaritano" non si tirò indietro e quattro anni dopo la promessa la città fu liberata dall'epidemia. Per questo ombrello protettivo i cagliaritani nei secoli non hanno dimenticato e ogni anno,il primo maggio,rinnovano la loro promessa con un suggestivo pellegrinaggio,tra sacro e profano,portando uno delle tre statue lignee custodite in città in processione tra le vie della città fino a Nora attraverso quattro giorni intensi di preghiere e devota partecipazione, poi il 4 maggio il rientro a Cagliari in un corteo sempre vivo di tanti devoti che con la lunga fiaccolata riportano il Santo nella sua chiesa a Stampace. Ogni anno una solenne processione e un invito a non dimenticare un martire-guerriero che chiese al Signore una particolare attenzione verso la "sua città e la sua popolazione".
E' la 367esima volta che si celebra la festa di S.Efisio anche se la cronaca ci dice che non ci furono processioni in due occasioni: nel 1794 quando la città era in stato d'assedio per una rivolta popolare (venne però recuperata alcune settimane dopo) e nel 1917 quando gli organizzatori decisero di annullare la festa perché tanti uomini erano al fronte. La festa venne celebrata anche durante il 1943 sotto le terribili bombardamenti degli aerei inglesi in città. In una città spettrale e piena di macerie, c'è un video Rai che documenta la suggestiva vicenda, il simulacro del Santo attraversa i quartieri storici scortato da fedeli e militari. Il cocchio del santo non è trascinato dai buoi ma da un furgoncino del latte a pezzi ed è una processione che ha avuto valenza di una speranza per la città che dovrà rinascere dai bombardamenti. E anche in quella occasione il Santo ha offerto il suo aiuto. La presenza viva di Sant'Efisio si concretizzò nel 1793 quando la flotta francese rivoluzionaria voleva impadronirsi dell'isola. L'impresa fallì per diverse circostanze tra le quali una libecciata improvvisa che devastò numerose navi francesi,e molte persone di chiesa attribuirono l'intervento miracoloso del Santo che scongiurò l'attacco francese. Altro intervento miracoloso nel 1816 quando vi fu un'altra epidemia, bloccata per le preghiere e le processioni al Santo. Ci sono tanti altri episodi di una gravità inaudita che hanno cessato i loro effetti grazie all'intercessione del martire guerriero, un Santo che continua ad essere un amico e un fratello sempre pronto a darci una mano e ad aiutarci nei momenti difficili della nostra vita.
ZELENSKY-XI, PRIMA TELEFONATA
DALL'INIZIO DELLA GUERRA
"LA NEGOZIAZIONE E' L'UNICA
VIA D'USCITA PRATICABILE"
BILD:"KIEV HA PROVATO AD
UCCIDERE PUTIN CON UN DRONE"
di Augusto Maccioni
(26-4-2023) C'è ancora un canale aperto per mettere tutti d'accordo e trovare una via d'uscita a questa guerra che va avanti da 427 giorni. Si cerca una mediazione forte e tutti guardano alla Cina, che sarebbe neutrale nel conflitto, come la potenza che potrebbe essere in grado di convincere la Russia a iniziare a chiudere "l'operazione militare speciale", come è stata definita da Putin, che non trova molti consensi. Xi Jinping ha consegnato a Putin una proposta in dodici punti che potrebbe essere una base per una risoluzione che non piace al presidente ucraino Zelensky anche se riconosce un tentativo di tregua sotto la pressione cinese. Il presidente ucraino fa di più: quando Xi era a Mosca ha chiesto al presidente cinese la possibilità di ragionare con lui su una eventuale pace. Impegno mantenuto: Xi e Zelensky (foto dal web/Social), mercoledi 26 aprile, hanno avuto una lunga telefonara e il presidente ucraino ha descritto positivamente l'incontro verbale come molto significativo soprattutto perché i due hanno discusso di "una possibile cooperazione per raggiungere una pace equa e sostenibile". Da fonti della tv di stato cinese si è anche saputo che Xi ha auspicato un negoziato come "l'unica via d'uscita praticabile" e che "non c'è vincitore in una guerra nucleare". Parole che comunque rimarcano ancora una volta che la Cina non è contenta della svolta di Putin anche se i due presidenti continuano ad avere un'alleanza "senza limiti". C'è una promessa da parte di Xi: invierà una delegazione in Ucraina per tenere colloqui con tutte le parti per una risoluzione del conflitto. L'offerta del presidente cinese è forse l'unica sul tavolo che cerca di facilitare i colloqui di pace per arrivare il prima possibile a un cessate il fuoco. Sarà interessante, a questo punto, vedere le posizioni legittime di Zelensky e di Putin. Il presidente ucraino ha già fatto sapere, anche a Xi, che non si arrenderà sui territori conquistati dai russi ribadendo ancora una volta che "l'integrità territoriale dell'Ucraina deve essere ripristinata entro i confini del 1991". Intanto, però, ci sarebbe un'altra opzione alla conclusione del conflitto, quello di eliminare Putin, responsabile dell'invasione russa in Ucraina. Se ne parla da tempo e secondo il giornale "Bild" Kiev ha provato a uccidere il presidente russo con un drone. Sarebbe successo domenica scorsa ad opera dei servizi segreti ucraini che hanno confezionato un drone esplosivo con destinazione il parco industriale Rudnevo, vicino a Mosca, in cui avrebbe dovuto presenziare Putin. Si è venuto a sapere che il drone è precipitato 20 chilometri prima.
25 APRILE, LA FESTA
DI TUTTI GLI ITALIANI
di Augusto Maccioni
(24-4-2023) E' il 25 aprile, il nostro giorno perché è la festa della libertà, della pace e della democrazia. E' la festa di tutti gli italiani che si riconoscono in questi valori così alti e così decisivi per chi vuole continuare a restare libero. Purtroppo in questi giorni ci sono dei distinguo, forse sfumature o forse occasioni per rimarcare il passato e non chiudere a circostanze che hanno lasciato il segno e che non dovrebbero trovare ospitalità in una situazione storica diversa e matura proiettata a conseguire il bene dell'Italia e degli italiani. L'anniversario del 25 aprile 1945 deve essere celebrata con la convinzione che il passato è una tappa della nostra vita, con le contraddizioni e le assurdità tipiche del periodo, e come tale deve essere occasione irripetibile per riflettere su quella fase storica ben sapendo che è anche il momento di ragionare sul presente e sul futuro che ci attende animati dalla volontà di superare differenze profonde siano politiche, economiche e sociali per contribuire, tutti insieme, a dare un senso compiuto alla nostra democrazia e alla nostra libertà. Noi siamo un grande popolo che nei momenti difficili e di fronte alle emergenze riusciamo ad esprimere tutta la nostra forza e la nostra grande umanità che non devono essere dispersi in valori che non hanno niente a che vedere col nostro patrimonio genetico di un grande Paese. E' per questo motivo che dobbiamo essere orgogliosi di celebrare questa data importante che ci fa grandi, maturi e artefici di un popolo in cammino che ha un'idea precisa nella condivisione che quello che è stato fatto nella resistenza è un patrimonio che ci riguarda, che abbatte ogni contrasto per conseguire il nostro futuro con valori di pace, libertà e di democrazia.
CORSA CONTRO IL TEMPO
PER SALVARE L'ORSA JJ4
FUGATTI FIRMA ALTRO DECRETO:
SARA' ABBATTUTO L'ORSO MJ5,
C'E' L'OK DELL'ISPRA
di Augusto Maccioni
(19-4-2023) Corsa contro il tempo per salvare l'orsa Jj4, l'animale catturato qualche giorno fa, risultato poi responsabile di aver ucciso il runner Andrea Papi in Trentino mentre stava correndo sui sentieri del monte Peller. Il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti si è subito espresso ed ha emanato un'ordinanza per l'abbattimento dell'animale ma il Tar non è dello stesso avviso e per il momento l'animale non verrà abbattuto almeno fino all'11 maggio: l'ordinanza della provincia è sospesa anche se lo scenario potrebbe presto cambiare. Per questo motivo le varie associazioni animaliste promettono battaglia e si preparano alla mobilitazione mentre si fa strada l'ipotesi di trasferire esemplari pericolosi, come l'orsa Jj4, in zone remote del Veneto al fine di "alleggerire" il Trentino. Soluzione subito bocciata ad iniziare dal presidente del Veneto Luca Zaia. L'Italia si divide: è giusto abbattere l'orsa oppure no? Ci sono soluzioni per salvare Jj4? Conta di più la vita dell'animale pericoloso oppure quella di chi vive in Trentino? La madre del runner ucciso non ha dubbi e all'inviato de Le Iene dice: "Non è colpa di Andrea, né dell'orso. E' colpa dell'uomo, gli è sfuggita di mano la situazione sulla gestione degli orsi". Allora c'è da chiedersi se esiste un protocollo per la gestione degli animali e se si è fatto tutto il possibile perché aggressioni di questo genere non debbano accadere. Perché se si è verificato questo problema, e altre aggressioni, è perché qualcosa non ha funzionato. E non è neanche normale acquistare cani anti-orso per difendersi dai loro attacchi o aver avuto la fortuna di salvarsi per miracolo dopo essersi trovati davanti all'animale a pochi minuti da casa. Un problema è sicuramente la quantità enorme di orsi programmati per spazi piccoli e il ripopolamento iniziato ben 25 anni fa non è stata più controllata col rischio che la loro popolazione si è quadruplicata e adesso fanno paura perché si trovano ovunque. Si tratta di ritornare a una sana gestione, con un protocollo preciso da tenere sempre presente facendo anche riferimento alla popolazione che deve essere informata su come comportarsi e come vivere nei parchi. Una prima cosa da fare subito è diminuire il numero di animali in un territorio che non può sopportare una densità così alta di orsi. Molti non vogliono l'abbattimento dell'orsa Jj4 ma vogliono "solo giustizia e dignità per Andrea". In attesa di conoscere la fine dell'orsa Jj4, si avvicinano le ultime ore per un altro orso Mj5. Anche in questo caso il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti ha firmato un decreto per l'abbattimento dell'esemplare ritenuto responsabile dell'aggressione di un uomo avvenuta lo scorso 5 marzo in valle di Rabbi. C'è il parere positivo dell'Ispra per la sua eliminazione. (Foto dal web/Social)
SILVIO BERLUSCONI SPRONA I SUOI:
"NON VEDO L'ORA DI TORNARE IN CAMPO"
IL LEADER DI FORZA ITALIA
REAGISCE BENE ALLE CURE
"C'E' OTTIMISMO", I FAMILIARI:
"SILVIO MIGLIORA"
di Augusto Maccioni
(7-4-2023) Le condizioni di Silvio Berlusconi (foto dal web/Social) sono stabili e la grande paura tra mercoledi e giovedi si è attenuata alla luce di un miglioramento che è enorme ed è significativo stante la leucemia cronica che si è scoperto in terapia intensiva all'ospedale San Raffaele, ma che lo affliggeva da tempo, ma anche la polmonite che è tornata ad essere aggressiva. L'ex premier sta reagendo bene alle cure, sottoponendosi a chemioterapia non invasiva al fine di fermare la crescita dei globuli bianchi, tanto che, dicono alcune fonti dell'ospedale, il fisico del leader di Forza Italia sta percorrendo un buon quadro clinico. I piccoli miglioramenti devono essere salutati con ottimismo nonostante la gravità della situazione tenendo conto della sua età, 86 anni e di un fisico indebolito da oltre 20 ricoveri, negli ultimi 26 anni, e da nove interventi chirurgici, uno dei quali, nel 2016, a cuore aperto per sostituire la valvola aortica. Berlusconi nonostante i gravi problemi fisici, è "forte" e "non molla". E' un combattente che non ha nessuna intenzione di cedere e a questo proposito vuole condizionare la sua stessa malattia proponendo ottimismo a se stesso e a tutti. Ha chiamato a raccolta i familiari e ha mostrato loro che è ancora nelle condizioni di riprendere presto il suo posto. Chissà quante telefonate ha fatto ai dirigenti di Forza Italia, a Tajani ma anche al premier Giorgia Meloni e a Salvini. A tutti ha detto che lui c'è e che la linea politica è sempre quella più volte espressa in tante occasioni. Intanto, però, gli italiani si interrogano sul futuro dell'impero economico, che sarà ereditato dai suoi cinque figli, e soprattutto sul futuro di Forza Italia. Sul partito ci potrebbero essere punti interrogativi per l'assenza di un successore o di un delfino che non sono stati mai espressi perché Berlusconi è sempre stato il capo del partito, il primo e ultimo riferimento. Si sa che Berlusconi ha posto Forza Italia nelle mani della compagna la deputata Marta Fascina, 33 anni; il coordinatore nazionale è Antonio Tajani, fedelissimo del Cav e ministro degli Esteri, ma anche della primogenita dell'ex premier Marina. Da questo punto di vista anche il partito è salvo anche se senza di lui Forza Italia non sarà più lo stesso. Berlusconi continuerà a dare le carte. Lo sta continuando a fare dall'ospedale impegnato com'è tra terapie da seguire e impegni politici da assolvere. C'è comunque molta cautela e la situazione è già felice e promettente se la malattia non dovesse peggiorare.
SILVIO BERLUSCONI "REAGISCE BENE
E LA LEUCEMIA E' TRATTABILE"
I FIGLI E LA FAMIGLIA FANNO LA
SPOLA "SIAMO PIU' OTTIMISTI"
IL CAV. TELEFONA A MELONI
E SALVINI DURANTE IL CDM
di Augusto Maccioni
(6-4-2023) Seconda notte di Silvio Berlusconi (foto dal web/Social), 86 anni, all'ospedale San Raffaele. Le condizioni dell'ex premier registrano un "incoraggiante miglioramento" rispetto al giorno precedente, segno evidente che il leader di Forza Italia sta reagendo bene e " in modo positivo alla terapia antibiotica decisa per curare la polmonite insorta negli scorsi giorni". Berlusconi soffre di "leucemia cronica", ma sono decisamente importanti le parole di Alberto Zangrillo, medico e amico di una vita dell'ex premier, che, firmando il primo bollettino medico, assieme a Fabio Ciceri dice: "Il Presidente Silvio Berlusconi è attualmente ricoverato in terapia intensiva per la cura di un'infezione polmonare. L'evento infettivo si inquadra nel contesto di una condizione ematologica cronica di cui Egli è portatore da tempo: leucemia mielomonocitica cronica, di cui è stata accertata la persistente fase cronica e l'assenza di caratteristiche evolutive in leucemia acuta. La strategia terapeutica in atto prevede la cura dell'infezione polmonare, un trattamento specialistico citoriduttivo mirato a limitare gli effetti negativi dell'iperleucocitosi patologica e il ripristino delle condizioni cliniche preesistenti". Secondo quanto riferisce l'Ansa, Berlusconi ha iniziato la chemioterapia per combattere una forma di leucemia che lo ha colpito e che ne ha costretto il ricovero nella terapia intensiva dell'ospedale e, secondo quanto riferiscono fonti del San Raffaele, le sue condizioni migliorano e restano stabili. La malattia è stata subito aggredita e l'ex premier sta reagendo alle cure ed è "sempre al lavoro", compatibilmente con la degenza, "lui chiama al telefono dirigenti del suo partito e questo significa che è vigile e da indicazioni concrete" ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. L'ex premier reagisce e ha voglia di chiudere anche questa partita, "ha una tempra forte, se la caverà", dice Claudio Scajola, tra i fondatori di Forza Italia, e Paolo Barella, capogruppo di Forza Italia alla Camera, dice che Berlusconi " ha lavorato fino a ieri sera e che si è interessato dei lavori parlamentari e dell'impegno di Forza Italia per il sostegno al Governo". Tutta la sua famiglia è da lui in ospedale. C'è sempre la compagna Marta Fascina e continuano ad arrivare i suoi cinque figli: Marina, Barbara, Eleonora, Piersilvio e Luigi. E' la cerchia più stretta che gli sta dietro, si interessa dei suoi progressi e per il momento tutti i familiari hanno annullato i loro impegni per i prossimi giorni. Perché saranno proprio i giorni successivi a decretare le condizioni dell'ex premier, che sta migliorando, anche se, però, le sue condizioni sono molto preoccupanti. C'è un clima di ottimismo e a crearlo in modo evidente è, ancora una volta, lui stesso che cerca di diffondere questa condizione. Non solo i familiari ma anche altri personaggi da Berlusconi. Come Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza, ma anche Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset che ha detto che "oggi ho visto Silvio meglio di ieri". Il premier Giorgia Meloni ha chiamato Berlusconi esprimendogli il suo incoraggiamento e facendogli gli auguri di pronta guarigione.
BERLUSCONI E' RICOVERATO AL SAN
RAFFAELE IN TERAPIA INTENSIVA
"AFFANNO RESPIRATORIO E RISCHIO
INFEZIONE", IL FRATELLO PAOLO: "SILVIO CE LA FARA', E' UNA ROCCIA"
di Augusto Maccioni
(5-4-2023) E' tornato al San Raffaele di Milano e questa volta Silvio Berlusconi(foto dal web/Social), 86 anni, lo ha fatto non per controlli programmati ma per difficoltà respiratorie dovute a problemi cardiovascolari. Il leader di Forza Italia, senatore e tre volte premier, soffre di polmonite e da fonti ospedaliere la sua situazione è seria e delicata. Si parla di un ritorno di un'infezione, ha manifestato un affanno respiratorio ed è in trattamento con terapia antibiotica e avrebbe il respiratore. La notizia del ricovero ha fatto il giro del mondo e i siti dei principali media internazionali ne hanno dato ampio risalto. Primo bollettino medico verrà pubblicato giovedi 6 aprile intorno alle ore 12 e sarà lo stesso professor Alberto Zangrillo, medico personale e amico di lunga data di Berlusconi, a riferire sul suo stato di salute. A fianco di Berlusconi c'è sempre stata la compagna Marta Fascina, 33 anni. Questa volta si impone una certa prudenza nel valutare la situazione clinica dell'ex premier, anche se diversi esponenti di Forza Italia hanno detto che la situazione del loro leader è "stazionaria". Berlusconi ha ricevuto i suoi familiari, che lo hanno sostenuto in presenza, mentre diversi esponenti del partito si sono recati da Zangrillo per capire il suo stato di salute. Tra i primi a vedere l'ex premier sono stati la primogenita di Berlusconi, Marina, e il fratello Paolo, il quale ha detto che "Silvio è stabile, è una roccia", poi in maniera rassicurante ha proseguito: "Ce la farà anche stavolta". La premier Giorgia Meloni ha scritto in un tweet: "Un sincero e affettuoso augurio di pronta guarigione per Silvio Berlusconi, ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano. Forza Silvio!". Sono tanti i ricoveri di Berlusconi in ospedale: nel 1997 è stato operato per tumore alla prostata, nel 2006 è stato trasportato a Cleveland in Ohio per un pacemarker. Il 13 dicembre 2009 nuovamente al San Raffaele per essere stato colpito al volto da una statuetta del Duomo lanciata da un manifestante, nel 2015 sostituzione del pacemaker al San Raffaele, nel 2016 sostituzione della valvola aortica. Nel 2020 ha sofferto di covid ed è stato ricoverato con una polmonite bilaterale.
PAPA FRANCESCO LASCIA L'OSPEDALE,
PRESIEDERA' LA MESSA DELLE PALME
IL COMMOVENTE GESTO DEL PONTEFICE
AD UNA COPPIA CHE HA PERSO LA FIGLIA
di Augusto Maccioni
(1-4-2023) Dopo 3 giorni in ospedale al Gemelli per bronchite, Papa Francesco, 86 anni, è stato dimesso sabato mattina. E' stato ricoverato mercoledi scorso per accertamenti riscontrandogli una bronchite su base infettiva e i sanitari hanno trattato Francesco con antibiotici per via endovenosa. Da subito la terapia ha funzionato e il "miglioramento" ha consentito ai medici di considerare la possibilità di dimettere il pontefice nel giro di qualche giorno. Francesco ha trascorso i giorni di ricovero nell'appartamento del decimo piano del policlinico Gemelli, quello utilizzato esclusivamente dai Papi ( anche Giovanni Paolo II è stato ricoverato in quell'appartamento). E' la seconda volta che il Papa va al Gemelli. Il primo ricovero risale nel luglio 2021 quando è stato operato al colon ed ha trascorso in ospedale 10 giorni. Dopo le dimissioni di Francesco le celebrazioni di questa settimana santa potrebbero essere modificate e i riti potrebbero essere officiati all'altare da diversi cardinali, ma presieduti da Francesco. Quasi sicuramente il Pontefice dovrebbe pronunciare l'omelia della Domenica delle Palme e impartire la benedizione Urbi ed Orbi. Ed è anche sicuro che Francesco leggerà il messaggio della domenica di Pasqua. All'uscita dall'ospedale il Papa ha ringraziato medici e media per l'attenzione e quando stava per entrare in macchina, con una Fiat 500, per andare in Vaticano, un suo collaboratore lo ha fermato: "Questa coppia ha perso la figlia di 5 anni questa notte". Il Papa si è commosso e ha subito abbracciato la donna, Serena, che non ha potuto trattenere le lacrime (foto dal web/Social) poi si è rivolto al padre, Mattia, e a entrambi ha impartito la sua benedizione.
PAPA FRANCESCO HA LA BRONCHITE,
"CONDIZIONI IN MIGLIORAMENTO"
BERGOGLIO RESTERA' RICOVERATO
"PER QUALCHE GIORNO"
PRONTI I CARDINALI SANDRI, PER LE
PALME, E RE PER LA MESSA DI PASQUA
di Augusto Maccioni
(30-3-2023) "Quadro clinico in miglioramento" ciò significa che le condizioni di Papa Francesco (foto dal web/Social), ricoverato mercoledi 29 marzo al Gemelli per una "infezione respiratoria acuta e nessuna complicazione cardiaca", stanno migliorando pur con le dovute precauzioni. I medici hanno detto che Francesco ha trascorso la notte tranquilla e "sulla base del prevedibile decorso il Santo Padre potrebbe essere dimesso nei prossimi giorni". Secondo qualche indiscrezione il Papa potrebbe lasciare l'ospedale sabato pomeriggio o domenica. C'è anche la possibilità che la permanenza del Papa sia ancora di qualche giorno e non si esclude, quindi, che l'Angelus di domenica possa guidarlo lui stesso dalla finestra del decimo piano del Gemelli come già avvenne l'11 luglio 2021 quando Francesco fu ricoverato nello stesso nosocomio per l'intervento al colon. La messa di domenica delle Palme sarà celebrata dal cardinale Leonardo Sandri, mentre quella di Pasqua sarà celebrata dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio con la presenza del Papa per impartire la Benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica. L'equipe medica ha confermato che Francesco ha la "bronchite su base infettiva" e ha richiesto "una terapia anatibiotica per via endovenosa che ha dato gli effetti attesi, con un netto miglioramento del suo stato di salute". La malattia ha un decorso normale e il Papa, ha detto il portavoce vaticano Matteo Bruni, è sereno, trascorrendo la giornata "riposando, pregando e lavorando". Moltissimi i messaggi di pronta guarigione e le preghiere. E sui social Bergoglio ha ringraziato: "Sono commosso dai numerosi messaggi che ho ricevuto in queste ore, ringrazio tutti per la vicinanza e la preghiera". Al decimo piano del Gemelli si è intanto trasferito il Vaticano due, dove, tra l'altro, il Papa è attivo, affrontando diverse questioni urgenti compatibilmente col suo quadro clinico in netto miglioramento. Su questo versante Francesco è sotto controllo continuo. Un'equipe di pneumologi, cardiologi e internisti monitora l'evoluzione respiratoria e i primi test non parlano di polmonite ma di bronchite, escludendo il covid-19. Bergoglio risponde bene alle cure e i medici sono soddisfatti dei progressi e del decorso della malattia.
PAPA FRANCESCO E' IN OSPEDALE, TUTTI GLI
APPUNTAMENTI SONO STATI CANCELLATI
SORRIDENTE E AFFATICATO ALL'UDIENZA
GENERALE, POI IL MALORE
INFEZIONE RESPIRATORIA, ESCLUSO
IL COVID. ESITO TAC NEGATIVO
di Augusto Maccioni
(29-3-2023) Le prime notizie delle agenzie riportavano il ricovero di Papa Francesco (foto dal web/Social), 86 anni, per "controlli preventivamente programmati" e la Santa Sede non aveva indicato altre informazioni. Poi però la Sala Stampa è stata più precisa e ha comunicato che Francesco è arrivato al Policlinico Gemelli di Roma a seguito di un malore, ha manifestato affaticamento respiratorio e problemi cardiaci. Tutto è successo durante l'udienza generale del mercoledi tenuta in piazza San Pietro, quando Francesco ha iniziato ad avvertire un dolore al petto, sempre più insistente nella sua residenza a casa Santa Marta. A questo punto i sanitari hanno consigliato, per prudenza e per ulteriori controlli, il ricovero al Gemelli. Tutto doveva consumarsi in pochissimo tempo, tanto che sotto l'espressione "controlli programmati" la Santa Sede aveva minimizzato l'accaduto, poi però, con contraddizione comunicativa, si è adagiata all'evidenza e ha aggiunto che l'intera agenda di Francesco di giovedi e venerdi è stata cancellata per problemi di salute più seri e per poter effettuare ulteriori esami. Si arriva al comunicato vero e proprio, e qui la Santa Sede non può che spiegare i veri motivi della presenza di Papa Francesco al Policlinico Gemelli. Ha avuto difficoltà respiratorie e si è recato all'ospedale per alcuni accertamenti medici. I risultati hanno mostrato un'infezione respiratoria, esclusa l'infezione da covid-19, che richiederà diversi giorni di terapia ospedaliera. Dai media si è saputo che Francesco è stato sottoposto a una tac al torace (risultato negativo) e altri esami clinici. Al momento il suo stato di salute non è preoccupante stante i risultati medici. Sempre in questo stesso ospedale Francesco è stato operato il 4 luglio 2021: asportazione di una parte del colon per una stenosi diverticolare. Anche in quella occasione si era parlato di "intervento programmato", ricovero, comunque, lungo 10 giorni seguiti da una lenta guarigione. Il nostro Papa ha diversi problemi di salute e all'età di 86 anni si difende bene e con un sorriso riesce ad andare avanti. Si sa che all'età di 21 anni Francesco ha avuto una grave polmonite e in seguito gli venne asportato parte del polmone destro; poi soffre di sciatalgia e nel 2019 si è sottoposto all'intervento di cataratta agli occhi. Ultimamente un tremendo dolore al ginocchio lo costringe a muoversi in sedia a rotelle e quando può ad aiutarsi col bastone. Questa nuova situazione ha un pò rallentato i viaggi del Papa e lui stesso aveva accennato alla possibilità di "mettersi da parte" anche se non "può diventare una moda" ma, a febbraio di quest'anno, ha assicurato che questa ipotesi al momento "non era nella sua agenda".
MIRACOLO ALLE MOLINETTE: UN UOMO
COMPLETAMENTE CIECO RIACQUISTA LA VISTA
E' LA PRIMA VOLTA AL MONDO, DA DUE
OCCHI NON VEDENTI E' STATO POSSIBILE
RICOSTRUIRE UN OCCHIO VEDENTE
di Augusto Maccioni
(24-3-2023) Era cieco e adesso ci vede ( foto dal web/Social). Sembra il racconto di un miracolo e non è quello descritto da Giovanni 9,6-7, quando Gesù spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Siloe. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva", ma è il resoconto di quello che è successo a Torino all'ospedale Molinette. Un uomo di 83 anni aveva perso da 30 anni la vista all'occhio sinistro per una cecità retinica irreversibile, e, per aggravare la già precaria situazione, negli ultimi 6 anni, aveva perso progressivamente anche la funzione visiva all'occhio destro per una malattia rara che ha distrutto la cornea e la superficie oculare. La patologia non lasciava dubbi, pseudo pemfigoide oculare, e la cecità era sicura, anche nell'altro occhio. L'uomo non si è disperato e con coraggio ha fatto di tutto per vederci. Negli ultimi anni quell'occhio destro, prima sano, è stato sottoposto a due trapianti di cornea tradizionali purtroppo falliti "per mancata funzionalità della superficie oculare". L'anziano si deve rassegnare. Senza stare dietro a termini tecnici e ai terribili momenti, anche esistenziali, che hanno ritmato la vita dell'uomo, è apparsa una "luce", la possibilità cioè di altro intervento, più rischioso e mai tentato prima, puntando tutto sull'occhio destro, quello cieco da più di 6 anni, mediante un autotrapianto dell'intera superficie oculare, prelevata dall'occhio sinistro, con cornea ma anche parte di sclera e tutta la congiuntiva comprese le cellule staminali del limbus. Solitamente si provvede alla sostituzione della sola cornea di un donatore deceduto col rischio di un tasso di rigetto altissimo per il paziente 83enne che aveva un'alterazione diffusa di tutta la superficie oculare. Era necessario intervenire in maniera innovativa e il professor Michele Reibaldi, direttore della clinica oculistica universitaria dell'ospedale Molinette di Torino, ha deciso di coinvolgere il professr Sanicola molto noto a livello mondiale per aver messo a punto tecniche alternative ai trapianti perforanti tradizionali. Il risultato è un miracolo. L'intervento realizzato, per la prima volta al mondo, è un autotrapianto, cioè "il paziente per problemi retinici, ha detto Reibaldi, aveva irrimediabilmente perso la funzionalità dell'occhio sinistro, mentre l'occhio destro aveva mantenuto una potenzialità di recupero.Quindi: un terzo dell'occhio sinistro è stato autotrapiantato nell'occhio destro e tutto è stato ricostruito". Sembra facile ed è tale quando succedono i miracoli: prima era cieco e adesso ci vede. La gioia dell'uomo è immensa quando appena svegliato ha iniziato a vedere i contorni della mano ed "è stato come nascere di nuovo". Sono le prime parole dell'anziano 83enne che, dopo due settimane dall'intervento, durato 4 ore, riesce a riconoscere gli oggetti e a muoversi autonomamente. Un grazie, naturalmente, allo staff di Michele Reibaldi, direttore della Clinica Oculistica dell'ospedale Molinette di Torino, ma anche del professor Vincenzo Sarnicola, esperto chirurgo retinico, presidete della Società italiana della Cornea e della Staminalità della Superficie Oculare, che hanno compiuto un intervento da "missione impossibile" con la possibilità di un progressivo successo duratura nell'occhio destro "perché ricostruito con tessuti propri del paziente e quindi potenzialmente al riparo dai problemi di rigetto che hanno afflitto i precedenti trapianti", dicono Reibaldi e Sarnicola.
PUTIN INCONTRA XI JINPING:
"APERTI AL NEGOZIATO"
GLI STATI UNITI SULLA PROPOSTA
DI PACE DELLA CINA:"IL
MONDO NON SI LASCI INGANNARE"
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di Augusto Maccioni
(20-3-2023) Alla base ci potrebbero essere i 12 punti del piano di pace della Cina sulla questione Ucraina, di sicuro c'è il sostegno di Xi Jinping a Vladimir Putin (foto dal web/Social). I due si sono incontrati a Mosca con un chiaro messaggio che, secondo l'Amministrazione Biden "maschera una manfrina" nello stato reale delle cose. Si ha l'impressione che ci sia il gioco delle parti con Xi chiamato a perorare le istanze di Putin che, a sua volta, non disdegna colpi bassi per tenerlo buono e renderlo alla fine isolato nel panorama delle potenze mondiali. Il presidente russo alza l'asticella del conflitto in Ucraina e non ha alcuna intenzione di fermare l'invasione e plaude all'iniziativa di pace cinese con un piano che alla fine sa che non ha nessuna valenza credibile agli occhi dell'Occidente. Ciò nonostante Putin è dalla parte di Xi e viceversa, i due si spalleggiano contro gli Stati Uniti senza l'Europa che nella vicenda ucraina non ha avuto quella pressione giusta per una svolta definitiva sulla vicenda essendo voce afona nei confronti degli Stati Uniti apparsi più decisi e più impegnati nello scacchiere militare e politico. Il primo impatto tra Putin e Xi è dare sostanza al piano cinese, bollato dagli americani come "manfrina" e in una intervista alla Cnn John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, è stato molto duro: "Noi non accetteremmo la proposta di un cessate il fuoco avanzata in questo momento. Fermarsi ora significherebbe ratificare la conquista del territorio ucraino in mano ai russi". Dare spazio ora al piano russo significherebbe, quindi, dare fiato a Putin in enorme difficoltà, militare e logistico, il quale avrebbe il tempo di riorganizzarsi facendo affluire militari e mezzi per riprendere l'attacco in un secondo momento e non è detto che lo scenario sia sempre il Donbass che, al momento, non è del tutto conquistato. Un possibile accordo di pace si profila molto complicato dal momento che, tra l'altro, la Cina ha sempre evitato di condannare l'invasione russa dell'Ucraina e non ha aderito alle sanzioni, mentre la Russia non intende discutere sui territori di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia annessi nel settembre scorso e quindi facenti parte della Russia. Da parte Occidentale, e degli Stati Uniti in modo particolare, c'è lo stop su tutti i fronti perché su queste basi non c'è nessuna apertura al dialogo verso la pace. C'è poi il capitolo di Putin accusato dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) di crimini di Guerra, perché l'Aja lo ritiene personalmente responsabile della deportazione di bambini ucraini in Russia. Mosca non riconosce quella condanna e ha invece sollecitato il rispetto dell'immunità dei capi di Stato e in questo senso il Comitato investigativo della Russia ha aperto un procedimento penale contro la CPI perché ha emesso un mandato di arresto nei confronti del massimo leader russo. Se queste sono le posizioni geopolitiche di Putin e Xi Jinping il discorso pace non sarà ancora affrontato, anche se la parola "trattativa" non è stata ancora enunciata da nessuna delle parti in causa, cosa che mette in ansia mezzo mondo con la paura di una eventuale guerra nucleare. Il problema a questo punto è: da che parte sta la Cina? Si sa, e l'incontro tra Xi e Putin lo dimostra, che la Cina non è a suo agio con la guerra perché non fa parte del suo "stile di comportamento". Se guardiamo agli ultimi 30 anni, la Cina è apparsa molto riservata e non ama il confronto diretto. Preferisce l'influenza economica che spesso è più efficace e meno dispendiosa in termini economici e di vite umane. Al momento la Cina è un'ancora di salvezza per la Russia dopo le sanzioni e ha approfittato della vicenda Ucraina per acquistare petrolio e gas che il presidente russo non può più vendere all'Europa a causa delle pesanti sanzioni. Non si sa se Xi, dopo aver presentato il piano di pace, sarà tentato di inviare armi a Putin o forse lo farà a certe condizioni e solo se la Russia dovesse trovarsi in seria difficoltà. Una cosa è certa: Xi non permetterà l'uso delle armi nucleari.
LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
EMETTE MANDATO DI ARRESTO CONTRO
PUTIN PER "DEPORTAZIONE ILLEGALE
DI BAMBINI UCRAINI"
di Augusto Maccioni
(17-3-2023) Prima o poi sarebbe arrivata questa decisione, un mandato di arresto contro il presidente russo Vladimir Putin era nell'aria da tempo. La Corte penale internazionale dell'Aja è arrivata a questa clamorosa svolta dopo un'inchiesta avviata subito dopo l'invasione russa in Ucraina. Putin è accusato di aver deportato migliaia di bambini ucraini in Russia e per i crimini commessi in Ucraina dall'inizio dell'aggressione militare il 24 febbraio 2022. Mandato d'arresto anche per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissario per i diritti dei bambini presso l'Ufficio del Presidente della Federazione Russa, con accuse simili a Putin. CPI afferma: “La Camera preliminare II della Corte penale internazionale ha emesso due mandati di arresto contro due persone nel contesto della situazione in Ucraina. Sono Vladimir Vladimirovich Putin e Maria Alexeyevna Lvova-Belova" più avanti dice anche che " ci sono motivi ragionevoli per ritenere che Putin sia personalmente responsabile dei suddetti crimini". Gli investigatori delle Nazioni Unite avevano pubblicato, il giorno prima, un duro rapporto contro la Russia e avevano messo in evidenza che migliaia di bambini orfani o sottratti alle loro famiglie erano stati trasferiti con la forza e consegnati alle famiglie russe. Questi trasferimenti e deportazioni di bambini in Russia "violano il diritto umanitario internazionale e costituiscono un crimine di guerra". Secondo un calcolo delle Nazioni Unite sono 16.221 i bambini "rapiti" e con decreto del maggio 2022 Putin ha concesso a questi bambini la nazionalità russa. Se da una parte Zelensky, presidente dell'Ucraina, parla di "decisione storica", il portavoce del Cremlino Maria Zakharova dice che "Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto di vista legale". Cosa può succedere adesso a Putin? Il mandato d'arresto contro il presidente russo non può essere effettivo a meno che Putin non si rechi in un paese membro della CPI e accetti di arrestarlo e inviarlo all'Aja, ma a questo punto ci potrebbe essere un rischio di scontro con la stessa Russia. E' comunque una decisione che al momento è simbolica e potrebbe servire per dare più credibilità all'Ucraina nelle sue accuse di crimini da parte dei russi che da oltre un anno hanno occupato il paese di Zelensky. Adesso, però, il mondo di Putin è sempre più piccolo e prima o poi dovrà fare i conti con questa accusa, che sarà difficile togliere e che rimarrà sulla sua testa fino alla fine.
PAPA FRANCESCO, DIECI
ANNI DI PONTIFICATO
"BUONASERA" IL PRIMO ATTO DELLA
SUA RIVOLUZIONE NELLA CHIESA
"UN REGALO? LA PACE. SOFFRO VEDERE
I MORTI, RAGAZZI CHE NON TORNANO"
di Augusto Maccioni
(13-3-2023) Dalla frase "Se mi sbaglio mi corriggerete" pronunciata da Karol Wojtyla la sera del 16 ottobre 1978, a "Fratelli e sorelle, buonasera" del nuovo Papa Francesco (foto dal web/Social) che il 13 marzo 2013 si presentava al mondo affacciandosi dalla loggia centrale di piazza S.Pietro. Da quella sera sono trascorsi 10 anni e quelle parole hanno delineato lo stile del suo pontificato dove al centro c'era la semplicità ma anche le sfide verso una rivoluzione oltre la novità per la presenza di due Papi viventi, quella di Benedetto XVI , morto il 31 dicembre scorso, e di Francesco impegnato in un momento di grandi prove per la barca di Pietro. Del resto lo si è capito subito dal richiamo della scelta del nome, Francesco, improntando la sua visione della Chiesa verso quella parte delle persone, i poveri, che non hanno voce e vengono spesso dimenticati. Poi i migranti e la pace quella che continuamente chiede non solo per la guerra in Ucraina ma anche per tutte quelle che vengono combattute nel mondo. "Regalatemi la pace" ha detto il Papa per i suoi 10 anni da pontefice, un dono che vorrebbe che si realizzasse subito per sostenere l'Ucraina e la popolazione molto provata, non dimeticando i problemi immediati e i tanti appelli all'Angelus dove ultimamente ha parlato della tragedia di Cutro e della morte di tanti bambini innocenti. La sua attenzione particolare è verso le persone, i popoli come individui da escludere scivolando sul tema delle migrazioni ponendo al primo posto l'accoglienza dei profughi politici ed economici. Non a caso il suo primo, simbolico, viaggio è stato quello compiuto a Lampeduso terra di naufragio guardando poi quel mare, il Mediterraneo, trasformato nel "più grande cimitero del Pianeta". Come non ricordare, negli ultimi anni del suo Pontificato, le immagini indelebili di un Papa, tutto solo in una Piazza San Pietro deserta, buia, bagnata dalla pioggia, in un giorno pandemico. Era il 27 marzo 2020, in pieno lockdown, Francesco si rivolgeva alla Madonna Salus Populi Romani per chiedere la fine della pandemia di Covid. Quel Papa solo ha riempito il deserto e il silenzio che c'era intorno a lui, ogni suo gesto era una frase di speranza, una testimonianza di fede e di luce sulle tenebre che erano entrate nei nostri cuori e nelle nostre città. Per una volta non ci siamo sentiti chiusi in casa, ci siamo sentiti liberi, abbracciati e meno smarriti. Altra istantanea storica e forte del suo Pontificato è l'attenzione del Papa verso la pace tra i popoli. Ormai da un anno Francesco è impegnato contro la guerra in Ucraina e per la pace per il "martoriato popolo ucraino". Guarda alla diplomazia, ma le sue attenzioni e le sue preghiere sono per le sofferenze dei civili, dei rifugiati e un pensiero particolare è rivolto per i più deboli, le donne e i bambini. In occasione dell'ultima festa dell'Immacolata Concezione, il Papa si è commosso e ha pianto pregando per la fine della guerra in Ucraina ma anche per la cessazione di tutte le guerre nel mondo. E' una "Terza guerra mondiale a pezzetti" continua a dire, un conflitto che mette contro tutte le nazioni e popoli e non sorregge per niente la vera libertà e la leale convivenza degli Stati vicini. Il Papa ha 86 anni, è un Pontefice felice e non nasconde i suoi problemi di salute che in questi ultimi anni si sono fatti sentire ma non hanno rallentato la sua attività frenetica e instancabile. Anche ultimamente ha parlato del dolore al ginocchio che nell'ultimo anno lo ha portato a muoversi in sedia a rotelle o camminando con un bastone. Quando aveva 20 anni gli è stato asportato la parte superiore del polmone destro a causa di una seria forma di polmonite, nel 1994 gli è stato messo una protesi al ginocchio e due anni fa, per una stenosi diverticolare del sigma, gli è stata asportata una parte del colon. Considerati i problemi di salute e l'età i giornalisti hanno più volte parlato di eventuali sue dimissioni, una rinuncia all'incarico del resto non nuovo sulla scia del suo predecessore Ratzinger. "Si governa con la testa" aveva detto, assicurando che è ancora in grado di reggere la Chiesa e al momento non c'è nessun impedimento medico. Sulle riforme Francesco è sempre stato all'altezza di ogni situazione. Dallo scandalo Vatileaks, alla risoluzione dei casi di pedofilia all'interno del clero, che, secondo il nuovo Codice, non è considerato più contro la Chiesa ma come reato contro la persona. Il Pontefice ha portato avanti la riforma della Curia, la riforma dello Ior mentre rimangono aperte questioni con la Chiesa tedesca e il celibato per i sacerdoti, tema, quest'ultimo, fa sapere Francesco, che sarà risolto col prossimo Papa.
IL NEOMINISTRO DEGLI ESTERI QIN
GANG: "NOI E LA RUSSIA PER COSTRUIRE
UN MONDO PIU' STABILE"
L'AVVERTIMENTO DELLA CINA AGLI STATI
UNITI: "SE NON SI PREME IL FRENO CI SARA' CONFLITTO"
di Augusto Maccioni
(7-3-2023) Il nuovo ministro degli Esteri cinese Qin Gang si presenta alla stampa ricordando agli Stati Uniti che non accetta più lezioni e Taiwan (foto dal web/Social) è una questione interna e che gli Usa dovrebbero fare a meno di folli mosse se vogliono evitare il conflitto. Un messaggio chiaro e forte nel quale viene posta la Cina come Centro regolatore nel vasto panorama geopolitico e come modello alternativo all'Occidente perché promette un futuro di pace e prosperità per tutta l'umanità. Non si fa riferimento alla Russia impegnata in guerra in Ucraina con cui è partner strategico e con il quale si vorrebbe costruire un mondo più stabile. Naturalmente tutto questo è parte integrante del messaggio del ministro degli Esteri cinese che, davanti alla stampa a Pechino, ha voluto mettere in chiaro i vari problemi economici, politici e militari nei confronti dell'Occidente, contro il quale è stato duro sia per la guerra in Ucraina ma anche per le crescenti tensioni attorno a Taiwan, ricordando agli Usa che l'autogoverno dell'isola è parte inalienabile del suo territorio. Altri temi caldi non sono stati neanche sfiorati. Del resto i giornalisti invitati erano stati "consigliati" a non fare domande sull'origine del Covid, diritti umani, Xinjiang indirizzando le domande solo sui temi che interessavano il nuovo ministro per esaltare la politica strategica ed economica della Cina. A parte il tono duro col quale Qin Gang si è posto nei confronti degli Stati Uniti, il ministro cinese ha cercato di mitigare l'aggressività ritornando a patti della diplomazia sempre con la potenza rivale. Le parole di Qin Gang hanno avuto un certo peso in Usa che, secondo il ministro cinese, dovrebbero frenare le proprie ambizioni e non accelerare sulla strada sbagliata perché altrimenti "sicura sarebbero stati conflitti e scontri". Parole che vengono interpretate come altra propaganda che non portano niente di nuovo nella visione politica e strategica della Cina. Il caso dei presunti palloni spia cinesi ne è un chiaro esempio, un incidente molto criticato da Pechino, soprattutto perché gli Stati Uniti credevano che questi oggetti rappresentassero una minaccia fisica. La loro distruzione ha poi creato una crisi, dice il ministro cinese, che poteva essere evitata con la diplomazia. Sulla questione Taiwan Qin Gang è stato chiaro, chiedendo agli Usa di "non interferire negli affari interni della Cina" e ha paragonato la situazione all'Ucraina verso la quale, ha detto, la Cina non ha fornito armi. Pechino è interessata al Medio Oriente e all'Europa verso le quali auspica un rafforzamento dei rapporti commerciali e diplomatici e si augura che la crisi in Ucraina si risolva e che " l'Europa raggiunga la sua autonomia strategica e una pace e stabilità durature" cercando di slegare i destini e l'amicizia tra Usa e Unione Europea-Nato.
LA RUSSIA INTENSIFICA GLI ATTACCHI
NELLA CITTA' DI BAKHMUT
NUOVI AIUTI MILITARI DEGLI
STATI UNITI ALL'UCRAINA
SCHOLZ DA BIDEN: PREOCCUPAZIONI
CHE LA CINA POSSA AIUTARE PUTIN
di Augusto Maccioni
(3-3-2023) E' trascorso un anno di guerra Russia-Ucraina (foto dal web/Social) e si continua a bombardare e a combattere. Ogni tanto si parla di pace, ma al momento è una parola vuota che nessuno ha la voglia e la determinazione di renderla praticabile. C'è stata la buona volontà, si fa per dire, della Cina che ha proposto dodici condizioni per trovare l'accordo, subito bloccato da Zelensky e da Biden che non intendono favorire, nella trattativa, Putin. E' il 373esimo giorno dell'invasione e i russi sono impegnati a conquistare Bakhmut che da giorni è una città assediata. Secondo i vertici della Wagner la città è circondata ed è prossima a cadere. Agli ucraini resta una sola rotta per lasciare la città ai russi. Le truppe di Putin da giorni hanno continuamente bombardato la città rendendola inoffensiva, ed è proprio in questo territorio orientale che gli ucraini da giorni stavano impedendo l'accesso alle forze di terra russe che adesso, con nuove forze e nuovi armamenti, hanno deciso di compiere l'ultima spallata. Tra le truppe russe in campo ci sono anche le unità più esperte del gruppo mercenario Wagner. Il punto è difendere Bakhmut o lasciarla ai russi. Una settimana fa Zelensky aveva chiesto alle sue truppe di difendere ad ogni costo il territorio, adesso, però, "la situazione sta diventando sempre più difficile", ha riconosciuto il presidente dell'Ucraina, e ci sarebbe l'opzione che le truppe ucraine si ritirino da quelle posizioni fortificate, a difesa della città. Una ritirata che consentirebbe al Cremlino di riprendersi ma darebbe il vantaggio a Kiev di pensare alle successive contromosse. La conquista di Bakhmut è un punto fermo dei russi dopo che i militari di Putin hanno accumulato disastri strategici, e questa vittoria sarebbe un riscatto di grande portata militare. L'assalto russo è comunque implacabile e sul posto, nella postazione ucraina, il governo Zelensky ha inviato rinforzi e nuove attrezzature e non è chiaro se per contrastare le forze russe, mantenendo quindi il controllo della città, o fornire copertura militare in caso di ritirata per evitare una nuova Mariupol. In questo senso, secondo gli esperti, le forze ucraine hanno fatto saltare un ponte ferroviario all'interno della città orientrale assediata, un segno che forse le truppe di Zelensky stiano decidendo la ritirata. I continui bombardamenti sulla città, dove vivevano almeno 100mila persone prima dell'invasione, l'hanno ridotta in macerie, le linee elettriche sono interrotte, manca il gas, l'acqua, non c'è cibo e non ci sono farmaci. Kiev pianifica a breve una controffensiva nel Donbass, creando un solco territoriale tra la stessa regione e la Crimea, annessa illegalmente nel 2014. Nella giornata di aspri combattimenti nella città di Bakhmut, c'è la notizia, dagli Stati Uniti, di un nuovo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina per 400 milioni di dollari. Intanto il cancelliere tedesco Olaf Scholz è andato da Biden per fare il punto sulla guerra in Ucraina. C'è sempre la preoccupazione che la Cina possa fornire aiuti letali alla Russia, un argomento che metterebbe in allerta l'Occidente con sviluppi non decifrabili.
I FUNERALI DI MAURIZIO
COSTANZO,L'ULTIMO SALUTO AL
GIORNALISTA E CONDUTTORE TV
IL RICORDO DEGLI AMICI, IL
LUNGO APPLAUSO E LE LACRIME
DELLA MOGLIE MARIA
di Augusto Maccioni
(27-2-2023) Martedi 28 non andrà in onda "Uomini e Donne" e "Amici" con Maria De Filippi, il dolore è grande per la morte del grande Maurizio Costanzo, giornalista e conduttore tv. Tanti colleghi e volti noti della televisione si sono stretti attorno a Maria De Filippi durante la cerimonia per l'ultimo saluto al grande personaggio pubblico scomparso il 24 febbraio scorso a 84 anni. Poco si è saputo sulle cause della sua morte che ha sconvolto tutti perché inattesa e che ha commosso il mondo dello spettacolo e quello politico. Nulla si è saputo di Maurizio Costanzo in ospedale, alla clinica Paideia di Roma, e nessuno pensava che fosse in fin di vita. Le sue condizioni erano rimaste segrete fino al giorno del funerale e secondo indiscrezioni il grande conduttore tv era in ospedale per problemi di salute. In tantissimi si chiedevano cosa avesse, quale malattia lo tratteneva in una struttura ospedaliera e nessuno sapeva della sua assenza dal salotto buono dal quale conduceva programmi di successo mettendo a nudo i veri problemi che agitano il mondo culturale, politico e sociale italiano. Soffriva da tempo di problemi cardiaci che si sarebbero ultimamente aggravati al punto da provocarne la morte. Nonostante fosse in fin di vita il giornalista è sempre stato vigile e lucido. Del resto la sua morte è stato uno shock per la moglie Maria De Filippi che con Costanzo aveva condiviso 30 anni di vita, tra amore, palcoscenico e carriera. Lo andava a trovare spesso in clinica, lui non si lamentava ed era nella struttura per un'operazione di ruotine, un intervento semplice al colon. Poi però l'improvviso peggioramento, causata da una polmonite e il cuore non ha retto. All'ultimo saluto nella Chiesa degli Artisti a Roma, c'erano tutti i volti noti del cinema e della tv. Decine di protagonisti del mondo del giornalismo, della politica e dello spettacolo erano presenti a gremire la basilica, fuori tantissima gente che non voleva mancare all'ultimo appuntamento come se fosse lo show ultimo, quello per l'eternità. Maria De Filippi era accanto al figlio Gabriele e poi tante personalità da Pier Silvio Berlusconi a Gerry Scotti, a Sabrina Ferilli ma anche il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, al sindaco di Roma Gualtieri. Poi Mara Venier, Enrico Mentana, Carlo Conti, Amadeus, Giorgio Panariello. Un lungo elenco di personaggi che volevano essere presenti per l'ultimo abbraccio all'amico Maurizio. Poi il ricordo degli amici, i silenzi, gli applausi e le lacrime della moglie Maria (foto dal web/Social). Di lui don Walter Insero, nell'omelia, ricorda il giornalista come "un uomo molto intelligente, estremamente curioso, portato sempre a cercare novità, a scoprire, non riusciva a stare fermo, era molto attivo, anche negli ultimi giorni in clinica" poi " umile, leale, manteneva la parola data e rispettava opinioni degli altri, senza giudicare le diversità, propenso a capire le ragioni degli altri. Era tendenzialmente pigro, amava la Roma". Era semplicemente un gigante della televisione italiana, l'inventore dei talk show e quel programma "Bontà loro" che ha fatto la nostra storia, in cui convergevano personaggi importantissimi spesso affiancati da persone qualunque. Poi "Maurizio Costanzo Show" che era la summa del giornalismo, dove per esistere e per contare di più era indispensabile farsi intervistare da lui, tenace, curioso e inflessibile. Immancabili e indimenticabili le sue interviste, con puntate, tra il serio e le divagazioni, a persone poi diventate grandi personaggi come Vittorio Sgarbi, Gianpiero Mughini ma anche Enzo Iachetti e Giobbe Covatta. Il salotto buono era il più delle volte quello di tutti gli italiani, che l'hanno apprezzato e lo hanno amato. Come non ricordare, infine, il suo impegno contro la mafia proprio negli anni più tormentati e complicati della nostra Storia. Numerose le puntate sull'argomento con interviste e prese di posizioni, ad esempio, del giudice Giovanni Falcone. Un impegno che però gli costò quasi la vita perché, nel 1993, un anno dopo la strage di Capaci e via D'Amelio, Costanzo e la moglie Maria De Filippo scamparono ad un attentato. Con Maurizio Costanzo se ne va parte della nostra vita, mentre il sipario non si chiude perché lo show deve continuare.
A CROTONE STRAGE DI MIGRANTI, BARCA
A PICCO: ALMENO 60 MORTI, MOLTI BAMBINI
MATTARELLA: "L'EUROPA SI ASSUMA LA RESPONSABILITA' DI GOVERNARE IL
FENOMENO MIGRATORIO"
di Augusto Maccioni
(26-2-2023) Doveva approdare a riva senza difficoltà, nonostante il mare proibitivo forza 5 e anche 6 proveniente da Smirne in Turchia. Quel motopeschereccio approssimativo si è schiantato sulla roccia davanti alla costa calabrese, località Steccato di Cutro in provincia di Crotone. Erano a bordo forse 250 migranti, uomini, donne e tanti bambini. Erano pachistani, siriani, afghani. Fuggivano dalla guerra, dalla povertà e volevano salvarsi andando in Italia. La morte era tra quelle onde, quelle rocce. Temperature rigide, mare in tempesta. Difficile fare l'attraversata in quelle condizioni, eppure non c'è meteo che tenga, quando si deve partire per salvarsi si deve farlo, senza "se" e senza "ma". Loro, tutti i migranti, volevano lasciarsi alle spalle la guerra, la paura, le difficoltà e momenti terribili di vita e avevano intrapreso un lungo, faticoso, terribile e forse assurdo viaggio verso l'Italia. Forse potevano rinunciare, ma non è stato fatto. Spinti dagli scafisti che avevano dipinto un mare tranquillo e un approdo senza problemi, si sono imbarcati tutti poi però una realtà diversa in mare, con onde alte anche quattro metri e la barca che vacillava, poi un'onda ha spezzato in due la carretta, smembrandola. La gente a bordo è subito in balia del mare. Chi sapeva nuotare ce l'ha fatta, altri sono morti. Adesso si contano le vittime, almeno 60, tra loro molti bambini e ragazzini. Subito le polemiche e gli interrogativi. Tragedie che si possono evitare promuovendo una politica saggia sull'immigrazione. L'Italia fa quello che può mentre l'Europa non ha mai affrontato con impegno questo problema. Una soluzione, è stato detto dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, è quello delle partenze: "C'è questa vocazione alle partenze sostenuta da un coro generale di consenso, come se la soluzione di questo fenomeno si risolva incoraggiando tutti a venire anche in condizioni drammatiche". La materia è complessa e non si tratta più di salvataggi o di Ong ma di responsabilità da parte dell'Europa, che deve vigilare i suoi confini e dare concretezza alle parole più volte enunciate ma mai calate nella realtà. Intanto, però, rimangono quelle immagini assurde come i resti dell'imbarcazione (foto dal web/Social) che le onde hanno trascinato a riva e quei corpi senza vita portati a terra. Immagini raccapriccianti, tra il silenzio dei sopravvissuti e il pianto di una madre disperata. Si sono salvati in 81, in maggioranza afghani, e un centinaio sono ancora i dispersi. E' un bilancio provvisorio e il numero delle vittime varia di ora in ora. La polizia ha arrestato un cittadino turco, sospettato di essere responsabile di questo traffico di esseri umani. E' choc in Italia e la Calabria è in lutto. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella:"È fondamentale che l'Unione Europea si assuma finalmente la specifica responsabilità di governare il fenomeno migratorio per separarlo dai trafficanti di esseri umani, sostenendo la cooperazione per eliminare le cause profonde dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà, territori inospitali a causa del cambiamento climatico" mentre la premier Giorgia Meloni ha sottolineato che “è criminale varare una nave di soli 20 metri di lunghezza con fino a 200 persone a bordo e con previsioni meteo avverse. Il Governo – dice ancora Meloni – è impegnato a impedire le partenze e con esse la consumazione di queste tragedie, chiedendo la massima collaborazione dei Paesi di partenza e di provenienza".
I 12 PUNTI DEL PIANO DI PACE DELLA
CINA. L'EUROPA BOCCIA IL DOCUMENTO
IN UCRAINA CONTINUANO A
INFURIARE I COMBATTIMENTI
ZELENSKY: I NEGOZIATI CI
SARANNO, SERVE UN VERTICE
di Augusto Maccioni
(24-2-2023) Se dal 24 febbraio 2022 è scoppiata la guerra, con l'invasione russa in Ucraina, all'avvio del secondo anno del conflitto è "esplosa la pace". La cercano disperatamente tutti. E' stata invocata alle Nazioni Unite a New York venerdi, ed è un tema strettamente d'attualità in queste ore. Tutti alla ricerca della pace: i cinesi, gli americani ma anche con approcci diversi i russi e gli ucraini. La Cina ha presentato un testo in dodici punti che mette in primo piano le garanzie per la sicurezza della Russia e quindi, di conseguenza, l'Ucraina deve allontanarsi dall'Europa e dalla Nato. Non solo: la Russia non è tenuta a ritirarsi dai territori occupati, in pratica dal Donbass. Ci si chiede se veramente quello presentato dai cinesi sia effettivamente un piano di pace, di una potenza che ha un'amicizia illimitata con la Russia e che, da questo punto di vista, "non è credibile perché non è stata in grado di condannare l'invasione illegale dell'Ucraina", ha detto il segretario generale della Nato Stoltenberg. C'è anche il sospetto che la Cina stia pianificando aiuti militari alla Russia, anche se, dice ancora il segretario generale Nato, non ci sono prove e che, comunque, nel caso dovesse farlo, la Cina " sosterrebbe una legge illegale di aggressione e violerebbe il diritto internazionale". Sempre sugli eventuali accordi Cina-Russia, si fa avanti il settimanale tedesco Der Spiegel che pubblica indiscrezioni di trattative della Russia con il produttore cinese di droni Xi'an Bingo Intelligent Aviation Technology per la produzione di droni-bomba. Tutte le accuse, naturalmente, sono state respinte da Pechino. C'è quindi molto scetticismo sul piano di pace della Cina, decisamente pro-Putin, ma è un tentativo positivo sul fatto che si parli di un cessate il fuoco, di una tregua in attesa di fatti concreti. I dodici punti cinesi (cessate il fuoco, la fine delle sanzioni contro la Russia e il rispetto dell'integrità territoriale) sono stati presentati poche ore dopo che la stessa Cina, con l'India, si era astenuta da una risoluzione delle Nazioni Unite che chiedeva la fine della guerra (141 voti favorevoli, 7 contrari e 32 astenuti). Sul piano militare non è cambiato nulla, perché in Ucraina continuano i combattimenti e secondo fonti di intelligence britanniche la Russia è pronta a lanciare una nuova offensiva sul fianco meridionale. A Kiev non piace il piano di pace cinese. Secondo Zelensky (foto dal web/Social) qualsiasi piano che pone fine alla guerra deve includere il ritiro delle truppe russe dal suolo ucraino, e l'occupazione russa del territorio ucraina non può riguardare la pace ma un congelamento della guerra. Stante queste posizioni sarà difficile arrivare alla pace, perché non è chiaro a quale pace si voglia arrivare. E' anche chiaro che non si arriverà alla pace senza la presenza degli Stati Uniti, una presenza ingombrante per la Cina che vuole estrometterla da ogni accordo per frantumare l'Occidente e cogliere ulteriormente la debolezza economica e militare dell'Europa.
DA OGGI IN UCRAINA INIZIA
IL SECONDO ANNO DI GUERRA
E' ARRIVATO IL MOMENTO DI
COME PORRE FINE AL CONFLITTO
C'E' LA PROPOSTA CINESE: OGGI SARA'
SVELATA LA SOLUZIONE POLITICA
di Augusto Maccioni
(23-2-2023) Da oggi la guerra in Ucraina si trascina per un secondo drammatico e terribile anno (foto dal web/Social). Abbiamo assistito, a qualche giorno dall'anniversario della guerra, ai discorsi dei presidenti Biden e Putin e, per dire la verità, i toni non sono stati né di tregua e né di pace. Forse ci sarebbe l'intenzione ma manca la mossa di uno delle parti, cosa che non è avvenuta per non indebolire strategicamente quanto è stato fatto in un anno di impegno bellico. Gli esperti militari hanno da tempo detto che nessuno può vincere questa guerra. Putin ci prova e punta, non solo al Donbass ma a ricostituire, col tempo, il grande impero sovietico, un progetto cui sta lavorando da tempo e che solo da qualche anno è intenzionato a perseguire. Il presidente russo pensava di conquistare con poche mosse l'intera Ucraina, ma ha trovato non solo un popolo ma un presidente, Zelensky, decisi a resistere fino alla morte e adesso sono tutti pronti ad attaccare per riconquistare zone passate ai russi. Dall'incertezza di un Occidente diviso si è passati a una grande alleanza Europa-Stati Uniti per ostacolare, con aiuti militari e tanti euro e dollari, l'arrogante invasione russa. Kissinger tempo fa aveva detto che era arrivato il momento di fermarsi, ma le condizioni non offrivano soluzioni per chiudere tanta devastazione. Soprattutto manca il vantaggio di chi deve cambiare strategia. Non può sostenerlo l'Ucraina, che è paese sovrano che si sta difendendo, sicuramente potrà farlo la Russia che potrebbe fermarsi dopo la conquista del Donbass, atteso che, concretamente e realisticamente, non può avere i mezzi e il tempo per andare oltre secondo la sua linea imperialistica. Chi può inoltre trarre vantaggio è la Cina che intende porre fine alla guerra in Ucraina. Il ragionamento del responsabile della strategia internazionale cinese Wang Yi, molto attivo in queste settimane, è che l'Europa non ha una propria strategia e viva su quella degli Stati Uniti, quindi, dal suo punto di vista, potrebbe cogliere molte opportunità con l'azione della Cina sulla Russia, visto che con gli americani il rapporto è ultimamente molto inclinato. La proposta cinese di una eventuale pace, o trattativa per la pace, è una soluzione politica che è già nelle mani di Putin e che potrebbe essere resa nota il 24 febbraio, nel primo anniversario dell'invasione russa che Xi Jinping non ha mai condannato. Quali siano i termini per risolvere il conflitto ucraino non si sa, sicuramente è nell'interesse della Cina la quale, tra l'altro, è sintonizzata con la Russia per distogliere gli Usa dal Pacifico. Altro motivo è anche quello che la Cina ha tutto l'interesse di spaccare l'Occidente e c'è anche il sospetto, secondo gli Stati Uniti, che Pechino è pronto a inviare armi letali ai russi. Se queste informazioni dovessero essere confermate, fa sapere il Wall Street Journal, gli americani sono pronti, attraverso l'intelligence, a divulgare queste notizie. Pronta la risposta cinese: quelle americane sono solo speculazioni e calunnie. Anche l'Ucraina deve prendere delle decisioni. Certo, Zelensky senza i soldi dell'Occidente e le nostre armi sarebbe stato schiacciato ed è per questo motivo che un pò tutti adesso ci chiediamo se ci sono segnali ragionevoli per accettare un trattato di pace. E non sarebbe al momento vergognoso neanche la rinuncia della Crimea e del Donbass ma un atto giusto, in questo momento storico, per ragionare sul futuro di una Ucraina libera e democratica. C'è il caso della Corea. Da una parte quella dittatoriale, dall'altra, la Corea del Sud, quella democratica, ricca e libera. Potrebbe succedere anche per l'Ucraina che, senza il Donbass e la Crimea, avrà il vantaggio di recuperare e di diventare, anch'essa, libera, prospera e appartenente all'Unione Europea e alla Nato. Il problema è come porre fine alla guerra. Di sicuro, dice Macron, Putin non deve perdere perché se l'Ucraina dovesse vincere, il presidente russo potrebbe usare le armi nucleari, un comportamento lineare da parte dello zar che ha sempre dimostrato di non avere mai nulla da perdere.
LE FORZE RUSSE HANNO SFONDATO IL FRONTE
DI LUGANSK, POI PERO' SONO STATE CACCIATE
BIDEN HA ASSICURATO CHE LA NATO
DIFENDERA' "OGNI CENTIMETRO DI TERRENO"
STOP AL TRATTATO E PUTIN INIZIERA' A
SCHIERARE MISSILI IPERSONICI MARINI
di Augusto Maccioni
(22-2-2023) Dopo le rassicurazioni di Biden a Zelensky e l'impegno degli Stati Uniti a rafforzare i rapporti di aiuti all'Ucraina, Putin non cambia il suo progetto militare di annettere l'Ucraina e in un discorso di fuoco non rinuncia alla conquista del vasto territorio confinante. Non solo, quindi, il Donbass. A quasi un anno dall'invasione russa, iniziata il 24 febbraio 2022, a dare il senso della continuità della guerra è stato il discorso di Biden, che per la prima volta è andato a Kiev a incontrare Zelensky, ma soprattutto l'intervento, molto atteso, del presidente russo che non intende fermare i suoi cannoni ma anzi continua la sua "operazione speciale" raddoppiando gli uomini e i mezzi per avere una vittoria sul campo. L'obiettivo minimo di Putin è la conquista del Donbass. Notizie di mercoledi 22 febbraio dicono che le forze russe sono riuscite a sfondare il fronte nella città di Kreminna martedi scorso, una vittoria apparente perché, ha detto il governatore di Lugansk Serhiy Gaidan, le stesse milizie di Putin sono state cacciate lasciando sul campo buona parte dell'equipaggiamento pesante. Come si può notare non è ancora facile per i russi conquistare quella porzione di territorio, mentre i combattimenti si fanno sempre più aspri e devastanti. Da parte dell'Occidente c'è la ferma posizione di difendere "ogni centimetro di terreno" del suolo Nato e, di più, in un messaggio all'Alleanza, Biden ha offerto ogni azione possibile per contrastare le mire espansionistiche di Putin. Il presidente russo è tornato a parlare dell'Ucraina in occasione della Giornata dei difensori della patria, che è giovedi 23 febbraio. Ha detto che le sue forze armate inizieranno a dispiegare i missili ipersonici Zirkon, trasportati da sottomarini e a rafforzare il suo arsenale nucleare dopo l'annuncio del ritiro da parte del Paese dai nuovi accordi Start, quindi nessun controllo e nessuna riduzione delle armi nucleari ("Se gli Stati Uniti vogliono sconfiggere la Russia, allora abbiamo il diritto di difenderci con ogni arma, comprese quelle nucleari"). Per Putin è un bagno di folla. Circa 200mila persone hanno partecipato allo stadio Luzhniki di Mosca alla campagna per il sostegno dei militari russi in Ucraina: "Ancora una volta ricordiamo al mondo: non combattete i russi" dicendo anche: "Nei nostri territori storici, è in corso una battaglia per il nostro popolo. Oggi tutti sono difensori della Patria". Si ha l'impressione che dopo i discorsi dei presidenti si aprirà la stagione dei fatti che non sono più racchiuse sulle parole, di Putin o dell'Occidente, ma quelle più devastanti delle armi. Più passa il tempo e più la Russia ha la possibilità di aumentare le sue potenzialità offensive, di aggredire con più forza i territori e di conquistare più città. Per il momento non c'è la parola "pace" o "trattativa". C'è solo la speranza che la Cina possa convincere la Russia a sedersi al tavolo per una tregua o per capire la convenienza di una pace limitata. Sono solo mosse, mentre la guerra continua e la povera Ucraina soffre sotto le bombe e i tanti massacri di civili (foto dal web/Socail).
PUTIN E' DECISO A PORTARE FINO IN FONDO
LA GUERRA IN UCRAINA E SOSPENDE
L'ULTIMO ACCORDO PER IL CONTROLLO
DELLE ARMI NUCLEARI
BIDEN DA VARSAVIA: "L'UCRAINA NON
SARA' MAI UNA VITTORIA PER PUTIN"
GIORGIA MELONI: "L'ITALIA NON
INTENDE TENTENNARE SUGLI AIUTI"
di Augusto Maccioni
(21-2-2023) E' il giorno dei discorsi dei presidenti, quelli che contano e quelli che potrebbero decidere il futuro dell'Ucraina massacrata dai russi. L'arrivo di Biden a Kiev e l'incontro con Zelensky il 20 febbraio (foto dal web/Social), tra tanta sicurezza al seguito, ha velocizzato gli avvenimenti bellici e ha consentito a Putin di confermare il suo disegno militare fino alla fine difendendo l'invasione di un paese sovrano ("La Russia difende la sua casa") arrivando a dire che "più risorse l'Occidente darà a Kiev nel lungo periodo, più la Russia sarà costretta a scongiurare la minaccia stessa". Due discorsi diversi, diametralmente opposti, quelli di Putin e Biden a tre giorni dal primo anniversario dell'invasione russa all'Ucraina. Chi si aspettava parole di pace o di trattative ha sbagliato di grosso perché il presidente russo è stato chiaro e non intende mollare anzi ha detto che vuole continuare la guerra fino alla vittoria. E per arrivare all'obiettivo Putin continua a bombardare le città e a mettere sotto pressione i suoi eserciti in diversi punti del Donbass, perché è proprio lì che si stanno concludendo le operazioni militari, tra scenari terribili e devastazioni impietosi, per la conquista della regione sud orientale dell'Ucraina. Anche se c'è un altro disegno militare del presidente russo che potrebbe non riguardare solo il Donbass, ma anche altre regioni fino ad Odessa per consentire ai russi di avere accesso indisturbato non solo alla città portuale ma anche al sud del'Ucraina, guardando il Mar Nero. Il presidente russo è stato chiaro: l'Ucraina è territorio russo e "lo scopo dell'Occidente è togliere alla Russia quel territorio", dimenticando che l'Ucraina è un paese sovrano e che non appartiene a Putin. Per arrivare a ciò il presidente russo brandisce l'arma nucleare e per farlo ha annunciato la sospensione unilaterale dell'accordo New Start, per essere libero di poter utilizzare l'arma estrema in caso di necessità. E' lo scenario più volte richiamato da Putin, quello della minaccia nucleare, e stando fuori dal trattato, che era stato prorogato lo scorso anno fino al 2026, ha una forza in più contro l'Occidente. Più armi nucleari e meno controllo sugli armamenti significa rendere il mondo più pericoloso, uno scenario devastante se si dovesse verificare. Purtroppo è solo di armi che si parla mentre viene bandita la parola pace e non c'è più notizia di trattative per arrivare almeno a una tregua. L'altro discorso, anch'esso importante per il futuro dell'Ucraina, è quello di Biden che da Varsavia ha detto: "L'Ucraina non sarà mai una vittoria per la Russia". E a poche ore dal discorso di Putin, il presidente degli Stati Uniti ha accusato l'esercito russo di aver commesso "crimini contro l'umanità in Ucraina" e che gli Stati Uniti sosterranno l'Ucraina ma anche la Moldavia, altro paese che potrebbe finire nelle mani di Putin. Anche Giorgia Meloni è a Kiev. Incontrando Zelensky, il premier ha detto che " l'Italia non tentennerà" e farà la sua parte per aiutare quel Paese. Meloni ha anche detto: "L'Italia darà ogni possibile assistenza perché si creino le condizioni di un negoziato, ma fino ad allora darà ogni genere di supporto militare, finanziario, civile. Chi sostiene anche militarmente l'Ucraina è chi lavora per la pace". Rispondendo a Putin, che aveva ricordato che la Russia ha aiutato l'Italia durante il covid, il premier ha sottolineato, sempre da Kiev, "Non so se quello di Putin era un avvertimento ma il tempo del Covid era un altro mondo. Il mondo è cambiato dopo il 24 febbraio e non è una scelta che abbiamo fatto noi".
IL PREMIER GIORGIA MELONI INCONTRERA'
IL PRESIDENTE DELL'UCRAINA
BIDEN FA VISITA A SORPRESA A KIEV PER
INCONTRARE ZELENSKY: "L'AMERICA E' CON VOI"
di Augusto Maccioni
(20-2-2023) Si ha l'impressione che la guerra in Ucraina stia per prendere velocemente una piega diversa, forse quella decisiva per chiudere un conflitto iniziato quasi un anno fa con l'invasione ordinato da Putin che intendeva con poche mosse spodestare il presidente Zelensky e conquistare l'Ucraina. Sappiamo come è andata, un pò meno non si sa come andrà a finire. Di certo siamo ad una realtà tremenda con le truppe russe, e i suoi micidiali armamenti, che stanno mettendo a ferro e fuoco le città, radendole al suolo, uccidendo i civili e distruggendo strutture sanitarie. L'Ucraina non può lasciarsi prendere passivamente, combatte e non si arrende. Zelensky chiede armi e vuole un ombrello europeo e americano. Si va avanti mentre si garantisce all'Ucraina armi, dollari, euro per difendersi e per bloccare, eventualmente, l'avanzata russa oltre quei confini. La presenza di Joe Biden a Kiev (foto dal web/Social) è forse la fase che porterà a chiudere il cerchio della guerra. Non si sa in che modo e oltre alla guerra in corso è in fermento la diplomazia che cerca disperatamente di mettere la parola fine alla contesa e costringere le parti al tavolo della pace, un rito che prima o poi si farà ma che non avrà gli obiettivi che i russi e gli ucraini si aspettano. Con la guerra si perde sempre e la vittoria, se ci sarà, sarà conquistata a caro prezzo e forse con altro conflitto più duro con protagonisti più potenti. Mi riferisco alla Cina che al momento non intende proporsi in una guerra dispendiosa avendo obiettivi diversi. L'arrivo di Biden in Ucraina non era previsto. Era un viaggio programmato, preparato da mesi, che ha solo l'obiettivo di dire alla Russia che da adesso in poi si fa sul serio. Putin è avvisato anche se il presidente russo andrà per la sua strada e continuerà a far parlare i cannoni. Ma fino a quando? Gli esperti dicono che potrebbe finire con la conquista del Donbass anche se gli obiettivi potrebbero essere diversi. Biden chiede la svolta e il suo arrivo a kiev è il più grande gesto possibile di sostegno all'Ucraina. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da mezzo miliardo di dollari, più munizioni, ma anche sistemi anticarro e radar di sorveglianza per proteggere la popolazione dagli attacchi aerei. Biden ha fatto altre aperture e potrebbe consegnare all'Ucraina anche i caccia che Kiev chiede da tempo "per vincere la guerra". Zelensky sa che le sorti della guerra potrebbero essere decise in primavera e sta movimentando l'Occidente per ottenere quelle armi che potrebbero essere determinanti per affrontare con forza i russi. La visita a sorpresa di Biden, che Putin ha paragonato a Hitler, a soli 4 giorni dal primo anniversario dell'invasione lanciata dal presidente russo, arriva quando il Cremlino si sta preparando per dare la spallata finale in diversi punti del Donbass e, ancora peggio, sta preparando un altro bombardamento su larga scala con missili e caccia che coinciderà con l'anniversario del conflitto. In un clima incandescente con una data da rispettare, si inserisce la visita del premier italiano Giorgia Meloni a Kiev dove incontrerà Zelensky e, forse in Polonia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
ELEZIONI REGIONALI IN LOMBARDIA E
LAZIO: FONTANA E ROCCA SOPRA IL 50%
TRIONFO DEL CENTRODESTRA,
OPPOSIZIONI SPROFONDANO
MELONI: RISULTATO CONSOLIDA
E RAFFORZA IL GOVERNO
di Augusto Maccioni
(13-2-2023) Prima o poi doveva arrivare il sereno o qualche rivincita per sorridere e rimettersi in carreggiata con più forza. E in effetti per il premier Giorgia Meloni (foto dal web/Social) le cose ultimamente non sono andate proprio bene. A parte le tensioni interne, che ogni tanto si verificano con Salvini, che attende un nuovo posizionamento per il suo partito nelle preferenze e nei sondaggi, ma anche con Berlusconi che ultimamente ha mandato un siluro alla premier andando contro Zelensky e a favore del dittatore russo Putin, per non parlare delle critiche al festival di Sanremo. All'estero come non ricordare la sua esclusione alla cena all'Eliseo organizzata da Macron con Zelensky e col cancelliere tedesco Scholz. Tutti fatti che hanno in qualche modo fatto "soffrire" Giorgia Meloni molto impegnata sia per spegnere "il fuoco" interno e sia per rimediare a una caduta di stile da parte di Francia e Germania sul suolo europeo. L'occasione della rivincita, quando l'asticella si è spostata di oltre 100 giorni dalla vittoria elettorale del Centrodestra alle politiche, sono state le elezioni regionali in Lombardia e Lazio, due regioni tra le più popolose del Paese e veri motori politici ed economici d'Italia. Anche se i dati non sono ufficiali, la coalizione del Centrodestra è risultata la più votata ed è un risultato che indubbiamente rafforza la coalizione, il governo e la politica che stanno portando avanti. Una brutta notizia è l'astensionismo che ha toccato il triste record del 41,61% in Lombardia e del 37,20% nel Lazio, una mancata partecipazione che si sta sempre più verificando ad ogni elezioni e che colpisce indistintamente un pò tutti i partiti, segno evidente che c'è uno scollegamento tra la realtà vissuta e quella politica. Se ha vinto, o stravinto, il Centrodestra ha invece perso pesantemente il Pd e il M5S. Nel caso del Partito Democratico si è di fronte a un partito ancora senza un programma, senza idee e senza un segretario. E' un Pd in fase di riorganizzazione e per questo motivo è in attesa di eleggere il nuovo segretario dopo che Letta, a seguito della sconfitta elettorale delle politiche, aveva chiuso la sua legislatura dichiaratamente, secondo alcuni, non aggressiva e confusionaria. In Lombardia ha vinto, quindi, il Centrodestra, la coalizione in pratica che da molto tempo governa la regione (dal 1994) facendo tabula rasa sulle opposizioni. Confermato l'attuale presidente Attilio Fontana (54,66%) mentre l'opposizione, Pd e M5S, ha sostenuto Majorino (33,96%) e il Terzo Polo non è andato oltre il 10% con Letizia Moratti, ex Centrodestra fino al 2022. Nello specifico Fratelli d'Italia, secondo le proiezioni, sarebbe il primo partiti con oltre il 26% dei consensi, la Lega è al 16% e Forza Italia all'8%. Dati che confermano la buona salute della coalizione e la tenuta del progetto della premier Giorgia Meloni. Altra prova importante nel Lazio dove la sinistra ha governato dal 2013. Anche in questa regione a vincere è stato il candidato della coalizione di Centrodestra Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa, che, stando agli ultimi dati, avrebbe vinto con il 53,87% dei voti. Nel Lazio, contrariamente alla Lombardia, il Pd e il M5S hanno espresso due candidati, rispettivamente Alessio D'Amato (33,39%), assessore regionale alla Sanità durante la pandemia, e Dontatella Bianchi, giornalista che cura una trasmissione di successo in Rai, che non è andata oltre l'11%. E' insomma un trionfo del Centrodestra e un successo personale per Fontana, in Lombardia, e Rocca nella regione Lazio, un risultato che non lascia alcun dubbio e che conferma la buona salute della coalizione a guida Giorgia Meloni che può finalmente sorridere e incassare il successo di queste elezioni. Un successo che non sarebbe stato scalfito neanche con l'ammucchiata Pd,5S e Terzo Polo e anche per questo motivo una maggioranza assoluta. La sconfitta delle opposizioni è ancora peggiore perché non riescono a fornire agli elettori una valida alternativa al Centrodestra che ora governa ben 14 regioni su 18 e per il Pd, e il M5S, la rassegnazione è totale se non immersa nel caos.
TERREMOTO IN TURCHIA E SIRIA, CRESCE
IL MALCONTENTO TRA LA POPOLAZIONE A CAUSA
DELLA PRECARIA RISPOSTA DELLE AUTORITA'
IL BILANCIO DEI MORTI SALE A 20.OOO,
PER L'OMS LE PERSONE COLPITE DAL
SISMA AMMONTA A 23 MILIONI
di Augusto Maccioni
(9-2-2023) Monta la rabbia e si accendono le polemiche contro la macchina dei soccorritori che hanno tardato a intervenire sul ritrovamento dei sopravvissuti del terribile terremoto che ha colpito in maniera devastante la Turchia e la Siria. Molte persone sono ancora in ansia per ritrovare in vita amici, parenti e familiari. Purtroppo intere famiglie giacciono sotto i blocchi di mattoni di case e condomini sbriciolate in pochi istanti dalla furia delle scosse. Più di una, terribili. Città con oltre un milione di abitanti sconvolte e con una vita molto approssimativa e complicata: case abbandonate perché lesionate o invivibili, popolazione stanca ma decisa a reagire, anche se le difficoltà sono molte per via delle condizioni climatiche, molto rigide, per la pioggia e la neve. Si continua a scavare anche a mani nude. Con fatica. E' inevitabile sentire l'odore della morte a 72 ore dalle scosse a ripetizione. Però si aspetta, perché si spera che i soccorritori portino in superfice i corpi senza vita perché i familiari possano seppellirli. Non si spera più di ritrovarli vivi, di riabbracciarli, di piangere di felicità (foto dal web/Social Gioia per il salvataggio di un ragazzo) . I giorni, purtroppo, passano ed è inevitabile ripercorrere quei momenti di paura per il sisma. Molti non ce l'hanno fatta e cresce il numero dei morti che superano quota 20mila tra Turchia e Siria. Ma alla fine saranno molto di più perché le scosse letali hanno colpito in maniera devastante un'area di circa 110mila chilometri quadrati, quanto l'area di molti paesi europei. Gli esperti dicono che il sisma che ha colpito la Turchia e la Siria è il terzo più grande negli ultimi 2mila anni, si cita il terremoto del 1668 e quello di Erzincan nel 1939 che uccise più di 32mila persone ed è il disastro naturale più devastante di tutti i tempi. Poche le case miracolosamente in piedi e il viavai delle ambulanze colpiscono al cuore, perché c'è l'ansia per il ritrovamento di un sopravvissuto o di una persona che poi morirà per le complicazioni. Molte ambulanze diventano auto mortuarie che vanno verso il cimitero. Sono tanti i morti e si fa fatica a identificarli. Spesso vengono messi fianco a fianco in una lunga fila poi una macchina li ricopre di terra. Qualche familiare mette un fiore o un pezzo di legno col nome per identificarlo. Una preghiera, una lacrima. E' terribile vivere lo strazio dell'ultimo saluto. Un terremoto annunciato, si dirà, anche se poco o niente è stato fatto per evitare i danni maggiori. La penisola anatolica è posta su quattro placche tettoniche e quando vibrano e urlano distruggono centinaia di migliaia di edifici in Turchia e Siria e uccide tantissimi cittadini. E' inevitabile e nessuno può evitare queste stragi. Molto però dipende anche da un governo efficiente e da uno Stato che deve garantire una minima sicurezza ai propri cittadini per cercare di non avere enormi numeri di morti, sia dalla parte turca, ma anche dalla parte della dittatura di Bashar al-Assad ancora in guerra contro Damasco. Più passa il tempo è più ci si accorge che l'isolamento è peggiore della strage. C'è carenza di medicinali e attrezzature, c'è molto freddo e la fame si fa sentire. Centinaia di migliaia di persone si trovano senza casa e vivono non si sa come e non si sa con quali risorse. Secondo le autorità turche oltre 13 milioni di persone sono state colpite dalla catastrofe mentre in Siria le vittime si trovano fino a 250 chilometri di distanza dall'epicentro. Secondo l'Oms le persone colpite dal terremoto ammontano a 23 milioni.
LA PICCOLA NOUR SALVATA DALLE
MACERIE: "PAPA' E' QUI, NON AVER PAURA!"
LA DISPERAZIONE DEI
SUPERSTITI: "AIUTATECI!"
L'APOCALISSE CONTINUA, 300
SCOSSE DI ASSESTAMENTO
di Augusto Maccioni
(7-2-2023) Tutti a letto, doveva essere una notte tranquilla, fuori faceva freddo e il meteo non scherza in Turchia. Nel cuore della notte, quando tutti sono nel mondo dei sogni e si staccano dalla realtà, ha bussato l'apocalisse, quello che nessuno si aspettava. Da queste parti il terremoto è sinonimo di distruzione, di devastazione. Quando arriva non perdona. Come questa volta. Alle quattro del mattino del 6 febbraio c'è una prima devastante scossa di 7,8 gradi Richter tra la Turchia e la Siria, con epicentro vicino alla città di Gaziantep. Anche i bambini, tranquilli, con i loro pigiami, sotto le coperte a sognare il grande paladino e quel mondo dove tutto può succedere. Non cose brutte perché i ragazzi non piangono e non si disperano durante il sonno. Poi il risveglio, il tormento, il gelo e il freddo sotto le macerie. Molti ragazzi hanno trovato la pace eterna, un volto e una mano tra i sassi, ma altri sono stati salvati anche a distanza di tante ore. Ed è un miracolo, un evento, un fatto che ti sprigiona di gioia in mezzo a tanta tristezza, poi però ci prende la realtà, terribile e devastante di due Paesi, la Turchia e la Siria, che stanno vivendo una vera e propria apocalisse dove già le popolazioni vivono tra le varie precarietà, in povertà e in guerre civili. Vedere poi gli scenari dei terremoti è come ricevere un sasso in faccia: palazzi venuti giù come castelli di sabbia, case strasformate in cumuli di pietre, infrastrutture livellate e rase al suolo. Centinaia di morti, molti feriti e gli sfollati in continuo aumento. Una tragedia nella tragedia in una terra già martoriata dalla povertà e dalle guerre. Altre scosse di terremoto, molto alte, una, due, tre, scosse di assestamento sempre terribili, e la terra si è spaccata anche di oltre 3 metri e l'onda micidiale e fatale si è sentita persino in Egitto. Persone che erano fuori per lavoro e che rientrando dopo le prime forti scosse, non hanno trovato le loro case perché completamente distrutte, altri uomini non potranno rientrare nelle loro case perché lesionate e si chiedono "quando tornerò a casa?". I morti intanto superano già i 7.800, e quasi sicuramente dovrà essere presto aggiornato, e i feriti sono circa 39 mila, cifre che sicuramente continueranno ad aumentare. E se in Turchia già si registrano 5.894 morti e il crollo di oltre 5 mila edifici il presidente Erdogan ha annunciato lo stato di emergenza per un minimo di tre mesi nelle 10 province colpite tutte nel sud est del Paese. La Siria non sta meglio in quanto è immersa in una guerra civile da più di un decennio e il terremoto ha fatto il resto continuando a distruggere quanto la guerra non aveva ancora fatto. In una scossa di assestamento, ad esempio, è stato demolito un edificio di otto piani per non parlare di danneggiamenti e altre distruzioni. Il meteo è impietoso e le temperature sono sotto zero e in un clima invernale rigido sotto i continui terremoti, se ne sono contate 300 secondo l'agenzia turca che gestisce le emergenze, i soccorsi fanno fatica a svolgere il lavoro e non si fermano perché continuano a sperare di trovare sopravvissuti sotto le macerie. Le prime 48-72 ore sono importanti per far emergere nuovamente le persone a questa triste realtà e sono al momento 8 mila le persone salvate dalle macerie. Lo schieramenteo dei volontari e dell'esercito è straordinario e sono stati utilizzati anche i cani specializzati nell'individuare i sopravvissuti. Intanto squadre di soccorso e di emergenze mediche stanno arrivando un pò da tutte le parti, dall'Europa alla Russia e agli Stati Uniti. Anche l'Italia è impegnata in questo meccanismo di protezione civile. Tra le immagini diffuse dalla Protezione civile siriana, dove i "caschi bianchi" sono impegnati in una corsa contro il tempo per salvare vite umane, c'è l'immagine di Nour, una ragazzina strappata alla morte (foto dal web/Social): "Papà è qui, non aver paura" dice il padre mentre un soccorritore la trascinava in superfice dalle trave di un edificio crollato. Un'altra storia diffusa sui social riguarda una famiglia rimasta quasi completamente intrappolata in un edificio residenziale. Anche in questo caso i soccorritori vedono una mano muoversi e alla fine finiscono per soccorrere diversi bambini. Le immagini però mostrano i bambini che si salvano mentre i genitori non sopravvivono in quanto hanno protetto fino in fondo i propri figli dai blocchi di cemento caduti dopo il terremoto. Sono invece sopravvissuti due fratellini, dopo almeno 17 ore: la più grande ha protetto il fratellino con un braccio dai detriti. Ad Aleppo, in Siria, un volontario riesce a estrarre dalle macerie un bambino appena partorito mentre la madre è morta poco dopo. Storie che danno speranza e che contribuiscono a rendere meno triste la tragedia e il calvario dei turchi e dei siriani.
DUE TERREMOTI IN SIRIA E TURCHIA
PROVOCANO PIU' DI 3.700 MORTI E
DISTRUGGONO OLTRE 3.200 EDIFICI
CORSA CONTRO IL TEMPO
ALLA RICERCA DI SOPRAVVISSUTI
"LA PIU' GRANDE TRAGEDIA DAL TERRIBILE
TERREMOTO DI ERZINCAN DEL 1939"
di Augusto Maccioni
(6-2-2023) Un terremoto devastante, mai visto negli ultimi 24 anni, ha colpito la Turchia e la Siria quando in Italia erano da poco trascorse le 2 di notte. Milioni di persone lo hanno avvertito anche in Libano, Siria, Cipro, Giordania e Israele. Il presidente Turco Erdogan proclama 7 giorni di lutto nazionale. Terribili scosse in successione hanno colpito il sud del Paese coinvolgendo l'area del confine con la Siria, nella regione dell'Anatolia sud-orientrale. Le rilevazioni dicono 7.9 di magnitudo, poi anche altre di intensità elevata. Tra le città più grandi della Turchia, troviamo Gaziantep, a 30 chilometri dall'epicentro, mentre l'ipocentro è di circa 20 chilometri di profondità fortemente risentito in un'ampia area meridionale tra la Turchia e la Siria. Le scosse terrificanti hanno convinto gli esperti italiani a dare l'allerta rosso alle 5 della mattina del 6 febbraio per "possibili onde di maremoto sulla costa pugliese a partire dalle ore 6:44" a seguito del terremoto in Turchia. L'allerta non riguardava solo le coste pugliesi ma anche quelle di altre regioni oltre a tutto il Mediterraneo. Secondo le indicazioni della polizia e delle varie amministrazioni comunali il livello rosso (watch) dice che le coste potrebbero essere colpite da onde anche superiore a un metro sul livello del mare. Quindi, raccomandano gli esperti, è fondamentale non andare a correre o stazionare sul lungomare. L'allerta è stata poi revocata dal Centro Allerta Tsunami (CAT) dell'Ingv facendo riprendere regolarmente anche la circolazione ferroviaria in Sicilia, Calabria e Puglia. I morti sono moltissimi e molti sono ancora sotto le macerie. Secondo l'United States Geological Survey (Usgs) il numero di morti potrebbe arrivare a diecimila, ma c'è anche il 30% di probabilità che i morti potrebbero avvicinarsi ai 100mila. La nota più dolorosa, in un dramma senza fine, è che il pericolo non è passato perché le scosse di assestamento continuano e potrebbero verificarsi anche nelle prossime ore danneggiando infrastrutture e case già compromessi e con soccorsi in corso col rischio che altre distrazie potrebbero ripetersi in una devastazione continua. Il terremoto si è acceso con intensità devastante in un'area dove la placca araba e la sottoplacca anatolica entrano in contatto: queste enormi lastre di roccia solida spingono l'altra attraverso una linea di faglia verticale scivolando poi in un movimento orizzontale, rilasciando contemporaneamente un'enorme quantità di energia che da poi vita all'evento terribile del terremoto. La prima scossa, di magnitudo 7.9, è avvenuta all'alba lungo quasi 200 chilometri, nella faglia dell'Anatolia orientale, con spostamenti di 3 metri secondo i Servizio Geologico americano. Poi altre scosse, la seconda, dopo 10 minuti, con 6,7 di magnitudo. Nove ore dopo altro terremoto di magnitudo 7.5 nella Turchia centrale che avrebbe rotto, con la sua forza, una faglia lunga 120 chilometri e larga 18 chilometri. Alle ore 23 il bilancio dei morti era a 3.760 tra le popolazioni siriane e turche e oltre 16.500 feriti (foto dal web/Social). C'è anche un italiano tra i dispersi in Turchia, mentre l'Oms prevede che i morti potrebbero essere 8 volte di più di quelle indicate in un primo momento. La Turchia ha chiesto aiuto alla Nato e specifica che servono medici e ospedali da campo. Sono pronti a partire un team dei vigili del fuoco italiani ma anche Putin si fa avanti e chiama Assad: "Presto soccorsi russi in Siria". Intanto numerose squadre di soccorso stanno cercando le persone intrappolate nei numerosi edifici crollati sia nel sud est della Turchia e nel nord della Siria in quella che viene chiamata "la più grande tragedia" dal grande terremoto di Erzincan del 1939 che provocò 30 mila morti.