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E' MORTO MATTEO MESSINA DENARO,
L'ULTIMO BOSS STRAGISTA DI COSA NOSTRA
NESSUN FUNERALE IN CHIESA: "DIO SARA' LA MIA
GIUSTIZIA, IL MIO PERDONO, LA MIA SPIRITUALITA'"
E' CACCIA ALLA CONTABILITA'
E AI BENI DEL BOSS
di Augusto Maccioni
(25-9-2023) E' morto lunedi notte, a 61 anni l'ultimo boss siciliano di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro (foto dal web/Social). Ultimamente era ricoverato nel reparto di degenza dell'Ospedale dell'Aquila, in Abruzzo, dove era in cura per il cancro. Venerdi la sua situazione si era aggravata ed era entrato in coma irreversibile. Con la sua morte rimangono insoluti molti segreti e in carcere, dove si trovava dallo scorso gennaio, non si è mai pentito dei suoi crimini, senza confessare ai magistrati i segreti della sua lunga carriera criminale. Da 30 anni era il boss più ricercato dalla giustizia e solo il 16 gennaio è stato arrestato in una clinica pirvata mentre andava a curarsi. Le forze dell'ordine erano da tempo sulle sue tracce e aspettavano il momento più opportuno per arrestarlo in sicurezza. Quando ci fu l'arresto non fece opposizione, quasi aspettasse quel momento, fu interrogato più volte e venne trasferito nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila per scontare una pena di venti ergastoli. Più volte disse che non avrebbe mai collaborato con la giustizia e i suoi segreti, come quelli del boss dei boss Totò Rina, li ha portati nella tomba. Dopo l'arresto nel 2006 di Bernardo Provenzano, definito capo di Cosa Nostra, Messina Denaro divenne l'ultimo grande leader della mafia siciliana. Era latitante dal 1993 e già all'epoca aveva un ruolino di condanne di tutto rispetto come rapine, attentati e una cinquantina di omicidi. La polizia, gli 007 lo cercavano in Francia e in altri Paesi. Era introvabile, sparito nel nulla, un fantasma insomma. Stava diventando un vero e proprio enigma, una grande ossessione dello Stato. Messina Denaro, invece, si nascondeva a soli nove chilometri da casa sua a Campobello di Mazara, un piccolo comune siciliano, dove conduceva una vita tranquilla, tra bar, cinema e vita sociale. Si era innamorato e aveva stretto rapporti di amicizia con diverse persone. Tutto questo mentre i commissariati di tutta Italia continuavano a cercarlo. Messina Denaro si sentiva sicuro nel suo paese perché aveva una buona copertura di protezione e veniva assistito da medici, avvocati e da quanti avevano a che fare con le sue attività redditizie. Con la sua morte è caccia aperta al suo testamento e ai suoi affari che valgono miliardi di euro. C'è da chiedersi: Messina Denaro ha poi lasciato un testamento? Si sa che tra i legittimi eredi c'è sicuramente la figlia Lorenza, nata nel 1996, riconosciuta con l'acquisizione del cognome proprio pochi giorni prima che il boss morisse. Poco si sa sulle ingenti somme in contanti ma anche la rete degli affari, con negozi, supermercati. Nei suoi covi non si è trovato mai nulla, perché svuotati prima che arrivasse la polizia. Si cercano pagine di contabilità e dai pochi "pizzini" trovati sono chiare solo alcune indicazioni come la sua volontà di non subire accanimento terapeutico una volta che la malattia montava in maniera irreversibile. Altro pizzino riguardava il rifiuto di ogni celebrazione religiosa: "Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità". Con la morte di Messina Denaro si chiude la stagione che ha portato lo Stato a vincere sulla mafia di Cosa Nostra, e il suo arresto è stata la sfida vincente delle forze dell'ordine. Ma non bisogna abbassare la guardia per evitare la riorganizzazione della mafia siciliana, orfana e senza capo dell'ultimo padrino.
E' MORTO GIORGIO NAPOLITANO, FU IL
PRIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
ELETTO PER DUE VOLTE
NEL 2011 CI FU UN "COMPLOTTO"
PER FAR CADERE BERLUSCONI?
di Augusto Maccioni
(22-9-2023) E' morto, all'età di 98 anni, Giorgio Napolitano (foto dal web/Social). L'ex presidente si è spento nella clinica Salvator Mundi al Gianicolo in Roma. Il leader politico era ricoverato da tempo in ospedale a causa di complicazioni di salute. Napolitano è stato presidente della Repubblica italiana tra il 2006 e il 2015, diventando il capo di Stato più anziano, ed aveva circa 90 anni quando lasciò l'incarico. Molti testimoniano che durante la sua doppia presidenza Napolitano ha badato molto alle alleanze internazionali, diventanto marcatamente interventista nella politica italiana. Fu un protagonista, ma anche un comunista a modo suo, puntando molto al contesto nel quale si viveva, conciliando gli aspetti occidentalista, laburista e socialdemocratica del Pci come carta vincente per far migliorare l'Italia. Era nato a Napoli nel 1925 e ultimamente l'ex presidente aveva subito diversi interventi chirurgici. Prima di diventare capo dello Stato è stato presidente della Camera dei Deputati, ministro dell'Interno, eurodeputato e senatore. Nel 2013, all'età di 88 anni, Napolitano entra nella storia per essere stato il capo di Stato più anziano d'Europa, ed è stato il primo a ripetere il suo mandato in Italia a causa della frammentarietà e incapacità politica di trovare un successore (cosa che si è ripetuto con Sergio Mattarella, attuale presidente della Repubblica). Sotto la sua presidenza si sono succeduti cinque premier: Romano Prodi (2006-"008), Silvio Berlusconi (2008-2011), Mario Monti (2011-2013), Enrico Letta (2013-2014) e Matteo Renzi (2014-2016). Nel 2011 la situazione economica italiana non era negativa ma ci fu da li a poco una tempesta perfetta finanziaria esterna che si scatenò in Italia con lo spread che raggiunse vette molto alte, una situazione che convinse Napolitano a imporre un altro passo governativo chiamando al posto di Berlusconi l'ex commissario europeo Mario Monti. Molti gridarono al "golpe", ma sarà il tempo e la storia a sviluppare quegli anni e i passaggi politici, economici e finanziari che permisero un altro scenario politico. Camera ardente da sabato 23 settembre nell'Aula del Senato.
E' IL GIORNO DEGLI INTERVENTI DEI LEADER
ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU
BIDEN: OPPORSI ALLA RUSSIA CONTRO
GLI AGGRESSORI DI DOMANI
MIGRANTI, GIORGIA MELONI: NON LASCIATE
SOLA L'ITALIA A GESTIRE L'EMERGENZA
di Augusto Maccioni
(19-9-2023) All'Assemblea generale dell'Onu, nel suo 78esimo periodo di sessioni, a New York è il giorno degli interventi dei leader i quali hanno affrontato i grandi temi, ancora senza soluzione, dalla guerra in Ucraina ai migranti. A rompere il ghiaccio è stato il segretario dell'Onu Antonio Guterres che, nel suo discorso inaugurale, ha detto, sulla guerra in Ucraina, "L'invasione russa dell'Ucraina, in violazione della Carta Onu e del diritto internazionale, ha scatenato un epicentro di orrore. Al di là dell'Ucraina, la guerra ha gravi implicazioni per tutti. Le minacce nucleari ci mettono a rischio, ignorare i trattati e le convenzioni globali ci rende meno sicuri, l'avvelenamento della diplomazia globale ostacola il progresso su tutti i fronti. Non dobbiamo smettere di lavorare per la pace, una pace giusta". Ed è proprio la guerra in Ucraina a monopolizzare l'attenzione della comunità internazionale e l'attività dell'alta diplomazia alla ricerca della pace. E Joe Biden (foto dal web/Social), presidente degli Stati Uniti, è stato duro nel trattare l'argomento individuando il colpevole Putin e si chiede: " Se abbandoniamo i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite per placare un aggressore, uno Stato membro può sentirsi sicuro di essere protetto?" e più ancora “Se permettiamo che l’Ucraina venga dilaniata, l’indipendenza di qualche nazione sarà sicura?”. La risposta è quella che ha dato l'Occidente che sta dando una mano all'Ucraina con la sua vicinanza, finanziamenti e armi. C'è la risposta anche di Biden: "La risposta è no. Dobbiamo affrontare questa sfrontata aggressione oggi per scoraggiare altri potenziali aggressori domani” e più esplicitamente il presidente Usa ha sottolineato che "gli Stati Uniti, insieme ai nostri alleati e partner in tutto il mondo, continueranno a sostenere il coraggioso popolo ucraino nella difesa della propria sovranità, integrità territoriale e libertà”. E' intervenuto di persona anche il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky, vestito come al solito in tenuta militare, che ha subito utilizzato parole dure contro l'aggressore Putin e lo ha accusato di utilizzare l'energia e la carenza di materie prime come il grano come arma di guerra contro i Paesi più bisognosi, e ha inoltre denunciato il rapimento di minori nell'est del Paese da parte di Mosca, una deportazione forzata come se fosse un "genocidio". All'evento annuale della diplomazia internazionale Biden è l'unico leader dei cinque paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza a parlare davanti alla sessione plenaria, non interverranno Macron e Rishi Sunak da parte rispettivamente della Francia e del Regno Unito, mentre la Russia sarà relegata all'irrilevante sessione di sabato e la Cina non invierà neanche il suo presidente. A New York è presente anche la premier italiana Giorgia Meloni che parlerà il 20 settembre col grande tema dell'emergenza migranti.
VON DER LEYEN RISPONDE ALL'APPELLO DI
GIORGIA MELONI E SI RECA A LAMPEDUSA
IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE
EUROPEA ANNUNCIA UN PIANO MIGRATORIO
LA PREMIER: "PRIORITA'
STOP PARTENZE"
di Augusto Maccioni
(17-9-2023) In questi giorni Lampedusa è completamente esplosa arrivando a una popolazione di oltre 16mila persone (gli abitanti sono quasi 6.400), soprattutto perché, nel giro di 3 giorni, sono arrivati almeno 10mila migranti sistemati nel Centro di accoglienza che ha una capacità di 400 persone. Cifre assurde che hanno posto perplessità e hanno allarmato parecchio considerando che da molti stati africani, tra guerre,crisi, nubifragi e terremoto, stanno per partire verso l'Italia, stando a cifre non ancora confermate, quasi un milione di irregolari. Una situazione insostenibile, ha detto la premier Giorgia Meloni, che ha proposto subito un piano per contrastare l'immigrazione illegale con l'invito, rivolto a chi ha intenzione di arrivare in Italia con i barchini avvantaggiando i trafficanti, di non partire perché gli irregolari che arriveranno in Italia saranno trattenuti per 18 mesi e rimpatriati ("Priorità stop alle partenze"). In un'intervista a Rete4 durante la trasmissione di Paolo Del Debbio "Dritto e Rovescio", la premier ha ribadito questo concetto che sarà oggetto di un decreto. L'enorme afflusso dei migranti non può essere sostenuto in toto dall'Italia considerando che altri Paesi, come ad esempio Francia e Germania che hanno annunciato blocchi, non ne vogliono sapere ma se ne dovrebbe fare carico l'Europa. Per certificare la presenza dell'Unione Europea in terra di Lampedusa è arrivata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (foto dal web/Social) e questa domenica 17 settembre ha annunciato un piano per affrontare il problema cercando di condividere i flussi in base alla solidarietà e alla responsabilità degli Stati europei. Arrivata a Lampedusa con Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen ha affermato "L'immigrazione irregolare è una sfida europea che necessita di una risposta europea". Ha visitato il Centro di accoglienza pieno zeppo di irregolari e ha detto che ha presentato un piano di emergenza per organizzare la distribuzione dei richiedenti asilo tra i diversi Paesi membri, e ha detto anche che i meccanismi di Frontex, l'agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, saranno rafforzati per poter rimpatriare chi non soddisfa determinati requisiti. La presidente della Commissione europea ha detto inoltre che bisogna aiutare l'Italia da questa "forte pressione migratoria" senza citare Francia e Germania. Sabato 16 settembre in una teleconferenza i capi dell'Interno di Francia, Italia e Germania hanno affrontato l'argomento e il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito (bontà sua!) "la solidarietà della Francia all'Italia". Mentre volano le parole dei politici, in vista delle elezioni europee del prossimo anno, tra lunedi e mercoledi scorso a Lampedusa sono arrivati 8.500 migranti a bordo di 200 imbarcazioni. Quasi una tempesta perfetta di persone dal nordafrica verso l'Italia, in uno scenario sempre più catastrofico per l'ordine pubblico, per l'economia e per la gestione del territorio. Le parole della von der Leyen avranno un senso se saranno seguite dai fatti, ma temo che saranno ancora una volta parole al vento. L'Italia è obbligata a fare da sola, con tante perplessità e con non pochi problemi. Bisogna comunque iniziare perché solo così l'Italia sarà più credibile.
MIGRANTI, SITUAZIONE INSOSTENIBILE E GIORGIA
MELONI INVITA VON DER LEYEN A LAMPEDUSA
LA PREMIER FA SUL SERIO E SI RIVOLGE AGLI
IRREGOLARI: "SARETE TRATTENUTI E RIMPATRIATI"
di Augusto Maccioni
(15-9-2023) Questa volta la premier Giorgia Meloni (foto dal web/Social) fa sul serio. Naufragati i respingimenti dei migranti in mare, il primo ministro italiano è pronto a varare un piano dopo il caos generato dall'arrivo imponente, apocalittico, di sbarchi su Lampedusa. In un videomessaggio la premier annuncia le misure restrittive del governo che saranno presto adottate, una strada da percorrere dopo "la pressione migratoria che l'Italia sta subendo dall'inizio di quest'anno". Un appello indirizzato all'Unione Europea che ha speso parole di solidarietà e di impegni verso l'Italia ma che i fatti hanno dimostrato pochezza di interventi. Ed è giusto usare un linguaggio forte, dare una scossa alla sonnolenta Europa che non sente e non pensa a dare una mano all'Italia che da sola non può affrontare gli sbarchi di numerosi migranti a Lampedusa, l'ultimo confine del nostro Paese ma anche europeo. Giorgia Meloni passa all'attacco e chiede una "missione europea, anche navale, se è necessario, in accordo con le autorità del Nord africa, per fermare la partenza dei barconi". Meloni va oltre e annuncia che nel prossimo Consiglio dei ministri del 18 settembre ci sarà il "mandato alla Difesa" per la realizzazione di nuove strutture per i migranti illegali e trattenerli. Le strutture da individuare saranno realizzate "in località a bassissima densità abitativa" perimetrabili e sorvegliabili. Si vuole attuare, in sintesi, l'iter, molto soft, già in vigore in Australia e per molti versi anche nel Regno Unito, dove ultimamente si è utilizzata una grande nave per i migranti che saranno trasportati in località fuori dal Paese. Solo che l'atteggiamento dell'Italia, che provocherà inevitabilmente polemiche e malumori, non sarà drastico come invece è tale in Grecia, dove si costruiscono muri, o in Francia, dove sono in atto respingimenti, o in Spagna dove si sparano ai migranti. Il messaggio più forte e deterrente è sempre di Giorgia Meloni che sempre nel videomessaggio si rivolge agli irregolari: "Voglio dare un messaggio chiaro a chi vuole entrare illegalmente in Italia: non conviene affidarsi ai trafficanti di esseri umani perché vi chiedono molti soldi, vi mettono su barche che spesso non sono attrezzate per fare quei viaggi e in ogni caso se entrate illegalmente in Italia sarete trattenuti e rimpatriati". E' tutto chiaro? Ai più sicuramente sono solo parole, adesso si aspettano i fatti per dare corpo alla svolta che vuole operare l'Italia in fatto di immigrazione. E' un piano preciso, articolato che non lascia scampo ai clandestini. Intanto però Giorgia Meloni ha invitato Ursula von der Leyen a visitare Lampedusa per rendersi conto della drammatica situazione in cui si trova l'isola siciliana. L'arrivo del presidente del Consiglio europeo sarà utile per blindare le "misure straordinarie" che il governo italiano ha intenzione di attuare? O sarà un'altra passerella come quella di qualche mese fa nei Paesi africani? Una cosa è certa: se l'Italia fa da sola e porta a compimento il piano fino in fondo forse riuscirà anche a farsi rispettare.
SBARCHI RECORD A LAMPEDUSA: 110
BARCONI CON 5MILA IMMIGRATI IN 24 ORE
ALTISSIMA TENSIONE NELL'ISOLA,
SCOPPIANO LE PROTESTE DURANTE
LA DISTRIBUZIONE DEL CIBO
di Augusto Maccioni
(13-9-2023) Una situazione drammatica, anzi apocalittica e Lampedusa scoppia nuovamente per l'arrivo di 7mila immigrati in meno di 48 ore (foto dal web/Social). E' avvenuto l'altro giorno quando nell'hotspot di Lampedusa c'erano un centinaio di presenze, poi l'affollamento di barchini in mare con rotta verso Lampedusa che in poche ore hanno sbarcato 5.0180 migranti in un solo giorno, un vero e proprio record mai registrato. In un'isola dove si contano oltre 6.300 abitanti gli sbarchi di questi giorni è un pugno duro che non si può più sopportare ma non perché non vogliamo accoglierli ma perché il numero considerevole di irregolari che continuano ad arrivare pongono problemi di ordine pubblico e di distribuzione che l'Europa vieta perché alcuni paesi hanno chiuso le frontiere e anzi ci rispediscono i migranti che hanno prima accolto. E in queste ore, a Lampedusa, dove nel Centro si muovono oltre 7.500 migranti, provenienti dalla Tunisia e da cittadini del Nordafrica e di tutta l'Africa subsahariana, si sono registrati momenti di altissima tensione perché un centinaio di migranti volevano tentare di sfondare il cordone di sicurezza per riprendersi la libertà o per tuffarsi in mare in cerca di refrigerio. Sono stati convinti a non fare pazzie e rasserenati gli animi, i migranti, che prima ancora litigavano con altri di etnia diversa durante la distribuzione del cibo, sono rientrati nei ranghi. Tra giovedi e venerdi, comunque, l'hotspot di Lampedusa sarà ridimensionato nel numero dei presenti e oltre 5mila irregolari saranno trasferiti in altri centri di accoglienza. Ma sarà una tregua breve perché già si prevede l'arrivo di altre piccole imbarcazioni, provenienti soprattutto dalla Tunisia, verso Lampedusa. La situazione è insostenibile. Il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino ha chiesto l'intervento deill'Esercito, mentre il parroco Carmelo Rizzo ha definito la situazione di Lampedusa "tragica, drammatica, apocalittica". E dice: "Sull'isola non si fa sparire nemmeno la spazzatura, l'acqua dell'isola arriva dalla terraferma. La Croce Rossa ha i rifornimenti, ma se arrivano 3.400 immigrati al giorno, litigano tra loro anche per l'acqua". Gli sforzi dell'Italia sono ammirevoli, ma non basta perché non possono essere portati avanti dal solito governo Meloni ma devono essere condivisi da tutti gli Stati europei, perché, i confini dell'Italia sono anche i confini dell'Europa e come tali devono essere tutelati in un meccanismo di solidarietà. Il problema è: questa solidarietà europea nei confronti dell'immigrazione esiste? Da quello che risulta è tutta retorica. Nelle ultime ore, ad esempio, Francia e Germania hanno chiuso le frontiere e hanno voltato le spalle all'Italia. Entrambi stati dicono che sono sotto pressione a causa del forte afflusso di immigrati e per questo hanno deciso di non accettare più irregolari dall'Italia. E se l'Italia dovesse attuare la stessa strategia della Francia e della Germania? Bella domanda, ma per creare un caso e per dare impulso a questa sonnolenta Europa vale la pena provarci, come fanno altri, come la Grecia che ha costruito muri per non far passare gli irregolari o come fa la Spagna che spara chi oltrepassa i confini del Paese. L'Italia deve tacere e non può osare. L'Europa, però continua a parlare di solitarietà di fronte al grave problema dell'immigrazione e il suo presidente Roberta Metsola lo ribadisce nel giorno del discorso sullo "Stato dell'Unione" pronunciato dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, prima delle elezioni europee. Da lei parole che non soddisfano e non risolvono il grave problema migratorio in atto in Italia.
STRAGE DEL MERCATO IN UCRAINA: 17
CIVILI UCCISI, C'E' ANCHE UN BAMBINO
LA RISPOSTA DI PUTIN ALL'ARRIVO
A KIEV DI BLINKER CHE ANNUNCIA
NUOVI AIUTI DA 1 MILIARDO
di Augusto Maccioni
(6-9-2023) La spesa è sparpagliata, frutta e carne ma anche giocattoli, intorno al cratere creato dal missile balistico russo che ha colpito l'affollato mercato (foto dal web/Social) della città di Kostiantynivka, nella provincia di Donetsk, nell'Ucraina orientale. I corpi dei morti sono semibruciati a terra, non solo, lo scenario è terribile: auto accartocciate dall'esplosione, alberi tagliati dalle schegge del missile e l'incendio successivo che finisce di consumare la devastazione di quanto è attorno. Almeno 17 persone uccise, ma potrebbero essere molte di più ed un numero imprecisato di feriti. Tra i morti ci sarebbe anche un bambino. I video sono stati condivisi dal presidente Zelensky sui suoi profili che provano ancora una volta l'atteggiamento della Russia e non condannare la guerra di Putin in Ucraina "significa chiudere gli occhi su questa realtà". Il missile che ha devastato una vasta area dove è ubicato il mercato della città è un proiettile antiaereo S300 convertito in un missile da attacco al suolo. Fa parte, secondo il programma del presidente russo, della strategia del terrore in un territorio prima conquistato e adesso, piano piano, ripreso dagli ucraini. L'ubicazione del mercato e i suoi orari di punta erano ben noti ai russi che hanno informatori sul posto e questa distruzione è avvenuta a distanza di due mesi da un'altra devastazione nell'affollata pizzeria a Kramatorsk. Obiettivi precisi, colpiti con precisione per sfiancare le truppe di Zelensky che non si fermano e rilanciano riprendendosi parte dei territori conquistati dai russi in tanto tempo. Dall'inizio dell'invasione le armate di Putin si sono spesi parecchio con enormi risorse per combattere la resistenza ucraina, terrorizzarla e puntando a colpire i civili. Solitamente quando ci sono attacchi e "punizioni" del genere si è di fronte al fallimento militare russo e questo è dovuto, ultimamente, all'avanzata ucraina, ad esempio, a Zaporizhia che ha creato molti problemi logistici alle truppe russe. L'attacco russo è avvenuto proprio mentre il segretario di stato americano Antony Blinker si trovava a Kiev. E' forse la risposta di Putin mentre il treno di Blinker arrivava nella capitale. L'arrivo del segretario di stato ha turbato il presidente russo. Gli Stati Uniti, ha confermato Blinker, invieranno un nuovo pacchetto di aiuti per un importo vicino al miliardo di dollari, comprendendo anche le controverse munizioni all'uranio impoverito per i carri armati Abrams.
RUSSIA, IN CENTINAIA AL CIMITERO
PER RENDERE OMAGGIO A PRIGOZHIN
WAGNER POTREBBE DIVIDERSI
PUTIN CERCA IL SUCCESSORE DEL
LEADER DEL GRUPPO PARAMILITARE
di Augusto Maccioni
(30-8-2023) Il giorno dopo i funerali, decise a porte chiuse dal Cremlino, centinaia di russi si sono riversati al cimitero di Porokhovskoye di San Pietroburgo per rendere omaggio al leader dell'armata Wagner Evgheni Prigozhin (foto dal web/Social). I media hanno raccontato l'enorme partecipazione di persone di tutte le età alla tomba, parlando di un ingorgo di molti chilometri, molti i militari della Wagner per l'ultimo saluto al loro capo. La segretezza della sepoltura non è piaciuta alla grande platea che hanno seguito con simpatia e grande partecipazione l'eroe della Wagner che ha avuto la forza di andare contro Putin fino a farlo tremare in un giorno terribile della storia del presidente russo. Funerali a porte chiuse decise dal Cremlino per paura dei tanti seguaci dell'uomo della guerra, ma anche perché lui aveva sfidato il potere russo e aveva deciso di fare diversamente da quanto aveva deciso Putin. Il presidente russo adesso, come allora, ha paura della vendetta dei Wagner e ha deciso di smembrare i vertici e la parte logistica dell'armata paramilitare, creata da lui a sua personale servizio, e ha posto i servizi segreti a condurre questa operazione. Secondo quanto viene riportato dai rappresentanti della società di mercenari Wagner non ci sarebbe un futuro per loro, come se fossero sbandati e senza la possibilità di rientrare "nell'operazione militare speciale" dell'invasione in Ucraina. Sarebbero pronti, addestrati come sono e lo hanno dimostrato in Ucraina e in Africa, a dare il loro contributo alla tesi putiniana, ma il presidente russo non si fida più di loro e li sta emarginando. Alcuni esponenti della Wagner, attraverso i canali Telegram, sostengono di trovarsi un lavoro in Africa o in Medio Oriente, ma ci sono difficoltà perché andrebbero senza copertura politica. C'è quindi rottura anche all'interno del gruppo Wagner. Secondo quanto viene riportato dalla comunità di Prigozhin, l'armata paramilitare potrebbe frammentarsi in tre fazioni: quelle fedeli all'uomo della guerra, una vicina al Cremlino che sta conducendo la guerra in Ucraina, e un'altra in Africa e Bielorussia. Questo è quanto è emerso dopo la morte di Prigozhin, avvenuto, come è noto, nello strano incidente aereo del 23 agosto, in attesa di una nuova leadership. La situazione comunque è complessa e non penso che Putin stia facendo di tutto per smantellare l'armata paramilitare, semmai sta cercando di servirsene e forse sta aspettando il momento più propizio per rinnovare la Wagner anche se deve fare molta attenzione, in "un ecosistema con molte teste e molti interessi", perché c'è sempre la "vendetta" per l'uccisione del capo della Wagner. Putin vorrebbe da subito nominare un nuovo capo della Wagner fedele a lui, come era del resto inizialmente Prigozhin. Il candidato di Putin sarebbe il generale Andrey Averyanov, uno dei principali responsabili dello spionaggio russo ma anche l'artefice di numerosi gialli per la sparizione di dissidenti ma anche per i casi di avvelenamento dell'ex agente dei servizi segreti Serguei Skripal nel 2018, secondo quando ha riportato il New York Times.
I FUNERALI DI PRIGOZHIN SI SONO SVOLTI A
PORTE CHIUSE, NON C'ERA IL PRESIDENTE RUSSO
PUTIN E' NUOVAMENTE SOTTO ATTACCO,
TEME UN NUOVO GOLPE DELLA WAGNER
DOPO LA MORTE DEL SUO LEADER
di Augusto Maccioni
(29-8-2023) I funerali di Prigozhin, morto la settimana scorsa in un disastro aereo, si sono svolti in forma privata nel cimitero di Porojóvskoe (foto dal web/Social), alla periferia di San Pietroburgo, la sua città natale. Non ha partecipato Vladimir Putin che aveva annunciato la sua decisione il giorno prima. Al mattino, in un altro cimitero di San Pietroburgo, è stato sepolto Valeri Chekalov, capo della logistica del gruppo Wagner. Al suo funerale hanno partecipato dozzine di persone e molti erano mercenari della Wagner che, secondo l'ufficio stampa, non hanno potuto assistere all'ultimo addio al suo leader, senza gli onori militari, che è avvenuto a porte chiuse. "Coloro che desiderano salutarlo possono andare al cimitero di Porojóvskoe" dice il portavoce del Cremlino su Telegram. Questa almeno la versione ufficiale. I fatti però sono andati diversamente, perché secondo le foto pubblicate e i video che hanno fatto il giro del mondo, c'erano molte persone a tributare vicinanza, commozione e lacrime all'uomo della guerra. Fiori e attenzione per l'uomo che aveva sfidato Putin e che adesso la Russia non lo voleva riconoscere come eroe e uomo al servizio delle istituzioni, anzi con questo funerale, anonimo e riservato, secondo il portavoce di Putin, lo volevano etichettare come "traditore" e che un anno fa invece lo stesso presidente russo gli aveva conferito una delle più alte onorificenze militari. Cambia la situazione e cambia il trattamento, lui è morto, non serve più alla causa di Putin e con Prigozhin si vuole smantellare la sua organizzazione paramilitare sperando che questa armata, disorientata e in cerca di un leader, possa servire fedelmente il presidente russo. Non so fino a che punto la Wagner sia destinata a sparire e che i rimanenti vertici si mettano a disposizione di Putin. Al momento c'è fedeltà alle istituzioni, perché così ha chiesto Putin, ma sarà effettivamente così? L'armata paramilitare Wagner reagirà dopo la morte del suo leader? Sulla fine di Prigozhin ci sono ancora molti punti oscuri. Putin è nuovamente sotto attacco e teme una nuova ribellione del gruppo mercenario. Ha già allertato i servizi segreti per isolare criticità e movimenti strani ma per lui saranno giornate complicate nel caso che la Wagner incolpi direttamente e ufficialmente Putin per la morte del loro leader e che successivamente cerchi vendetta. Sarà a questo punto una brutta faccenda. Il presidente russo ha vietato qualsiasi nuovo raduno dei Wagner che esistono ancora, sono armati e hanno a disposizione un arsenale di tutto rispetto. Putin vuole che l'armata dei mercenari sia sciolta anche se ci sono problemi logistici e non è facile fare tabula rasa. Molti membri della Wagner credono che le autorità russe abbiano agito per uccidere lo scomodo Prigozhin, lo dicono a denti stretti, un passaparola che potrebbe avere un peso nel prossimo futuro. Putin dovrà combattere un'altra battaglia interna. I Wagner presto cercheranno vendetta e a soffiare a favore potrebbero essere anche l'Occidente, un'altra guerra sottotraccia dagli esiti ancora imprevedibili.
GLI INVESTIGATORI RUSSI STANNO ANCORA
INDAGANDO SULLE CAUSE DELL'ESPLOSIONE
PUTIN HA INVIATO LE SUE CONDOGLIANZE
ALLA FAMIGLIA DI PRIGOZHIN
IL CREMLINO NON SA SE IL PRESIDENTE
RUSSO PARTECIPERA' AL FUNERALE
di Augusto Maccioni
(28-8-2023) Prigozhin, il leader della Wagner, è morto ufficialmente. Lo ha confermato domenica il comitato investigativo russo ed era tra le persone uccise nell'incidente aereo mercoledi scorso. Non solo lui ma anche il suo vice e alti personaggi dell'armata paramilitare, in tutto dieci corpi che sono stati recuperati e identificati con le loro identità. Tutti adesso si aspettano i funerali di Prigozhin e nessuno sa quando e dove si celebreranno. I soldati della Wagner sono mobilitati per dare l'addio che merita all'eroe russo e a San Pietroburgo ci sono memoriali improvvisati (foto dal web/Social) per ricordare l'uomo, il generale, l'eroe e lo straordinario personaggio che è riuscito a far tremare Putin. Diversi canali di messaggistica Telegram, vicini alla Wagner, sostengono che la morte di Prigozhin è la risposta come rappresaglia per il golpe a giugno contro la leadership di Putin. Nonostante non se ne parli ufficialmente, molti sono animati dal desiderio di partecipare ai suoi funerali. Sui social si avanza l'ipotesi che l'ultimo addio potrebbe svolgersi martedi proprio nella zona di Krasnodaar, a sud della Russia, nel grande cimitero per i combattenti della Wagner o a San Pietroburgo, città natale di Prigozhin, e la sua sepoltura potrebbe avvenire proprio nel cimitero della seconda città più grande della Russia. Putin sarà presente al funerale? Per il momento il Cremlino non si pronuncia ma si sa che il presidente russo ha inviato le condoglianze alla famiglia del leader della Wagner. Nulla invece si sa sulle possibili cause dell'incidente aereo. Dopo il missile si fa sempre più certa l'ipotesi che gli attentatori potrebbero aver messo un ordigno all'interno del jet, forse nel condizionatore. A luglio l'aereo privato di Prigozhin era in riparazine proprio per un guasto al sistema dell'aria condizionata. Ma la bomba potrebbe essere stata piazzata in altre parti, anche sotto un sedile. Sulle cause, comunque, si dovrà pronunciare il comitato investigativo russo che sta ultimando gli accertamenti del caso.
PUTIN NON PARTECIPERA' AL FUNERALE DI
PRIGOZHIN PERCHE' "HA UN'AGENDA MOLTO FITTA"
MORTE DEL LEADER DELLA WAGNER,
WASHINGTON "NON E' STATO UN MISSILE"
RECUPERATE SCATOLE NERE DEL JET E 10 CORPI,
LUKASHENKO: "LO AVEVO AVVERTITO"
di Augusto Maccioni
(25-8-2023) E' ancora un giallo la morte di Yevgueni Prigozhin (foto dal web/Social), dopo l'esplosione del suo aereo che volava da Mosca a San Pietroburgo. Incertezze e dubbi continuano ad alimentare lo schianto del jet con a bordo il leader della Wagner e i suoi diretti collaboratori. Nessuno accusa Vladimir Putin dell'accaduto anche se tutti vedono la mano lunga del presidente russo. Il presidente americano Biden non accusa direttamente Putin ma "non accadono molte cose in Russia senza che Putin sia dietro". Il Cremlino nega ogni responsabilità sull'incidente e Putin si affretta a fare le condoglianze riconoscendo a Prigozhin abilità e gravi errori e dice che le autorità competenti faranno le indagini per stabilire la dinamica dell'esplosione. Nessuno al momento dispone di dati per confermare il mandante della strage anche se funzionari dell'intelligence americani ritengono "molto probabile" che il capo della Wagner fosse diventato un bersaglio numero uno di Mosca dopo il fallito golpe sotto la sua guida a giugno, quando ci fu una sfida tra Prigozhin e Putin. Allora il leader della Wagner aveva sfidato il presidente russo, un vero e proprio attacco al potere di Putin il quale non ha mai sopportato un ammutinamento guidato proprio da una sua "creatura". E l'esplosione dell'aereo potrebbe essere la "paga" per "il traditore" che aveva osato mettersi contro la sua leadership. Si fa sempre più consistente la tesi, secondo fonti dei servizi segreti americani, che l'esplosione dell'aereo sia dovuta a una bomba o a qualche altro atto di sabotaggio. Il portavoce di Putin Dmitri Peskov ha detto che "è necessario basarsi esclusivamente sui fatti" e ha negato ancora una volta il coinvolgimento della morte di Prigozhin da parte del Cremlino. E non è confermata neanche la morte "perché i campioni di Dna sono ancora in fase di analisi". Sono state ritrovate le scatole nere del jet e il Comitato investigativo russo sta effettuando i "test genetici molecolari" per identificare i dieci occupanti del dispositivo. Ma lo stesso Putin, nel fare le condoglianze, ha di fatto comunicato la morte del leader della Wagner, confermate anche dall'intelligence statunitense e britannica. In qualche modo anche il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko fa qualche ammissione dicendo che l'esplosione "non è stato un incidente" e che aveva avvertito Prigoshin del rischio che stava correndo dopo il fallito golpe. Sull'esplosione questa volta Mosca non ha mosso accuse contro Kiev e Zelensky, da subito, ha detto che il suo Paese "non ha nulla a che fare" con lo schianto dell'aereo. La formazione paramilitare della Wagner è molto nota in Russia e il suo fondatore è considerato un eroe. Da San Pietroburgo alla costiera Sochi, i seguaci di Prigoshin e del suo numero due, Dmitri Utkin, hanno improvvisato memoriali con bandiere, fiori e candele e persino violini per onorare i vertici della Wagner. E quelli intorno al gruppo mercenario hanno più che un sospetto e dicono che i loro capi sono stati assassinati dai loro rivali nel governo russo. Nel corso dell'incontro con la stampa di venerdi 25 agosto, il portavoce del Cremlino Peskov ha detto che Putin difficilmente parteciperà al funerale e alla sepoltura di Prigzhin " perché ha un programma molto fitto". Il futuro della Wagner? Peskov ha detto che è destinata a scomparire ma, comunque, per evitare possibili colpi di stato, Putin ha promulgato giovedi 24 agosto un decreto sulla Wagner i cui paramilitari devono giurare fedeltà alla Russia come fanno i soldati regolari dell'Esercito. Liquidata la Wagner stanno sorgendo altre formazioni mercenarie anche se ufficialmente "in Russia sono vietate", queste ultime avranno il compito di sostituire gradualmente la Wagner nei paesi africani. Sull'argomento il presidente bielorusso Lukashenko ha assicurato che gli uomini di Prigoshin continueranno a restare nel suo Paese.
JET CADUTO, CON PRIGOSHIN SONO
MORTI IL NUMERO DUE DELLA WAGNER
E ALTRI ALTI FUNZIONARI
MISSILE O BOMBA A BORDO?
LE CONDOGLIANZE DI PUTIN
IRRAGGIUNGIBILE IL PILOTA DEL
LEADER IN ESTREMO ORIENTE
di Augusto Maccioni
(24-8-2023) Questa volta la Russia è stata lesta a comunicare la morte del leader della Wagner Yevgeny Viktorovich Prigozhin a bordo del suo aereo privato abbattuto, vicino alla città di Kuzhenkino, 12 minuti dopo il decollo da uno degli aeroporti di Mosca. Con lui hanno perso la vita altre 9 persone tra le quali, secondo l'agenzia federale russa che ha reso noto l'elenco con i nomi delle persone a bordo dell'Embraer Legacy 600, registrato RA-02795, il suo vice alla Wagner Dmitri Utkin, due piloti e un assistente di volo. E insolita e tempestiva sono arrivate le condoglianze di Putin per la morte di "un uomo di talento dal destino difficile", giunte quasi 24 ore dall'incidente. Notizie diffuse con rapidità quando solitamente la Russia ci mette parecchio prima di divulgarle, segno evidente che tutto era programmato senza minimo errore. Prigozhin era in quell'aereo ed è morto, è sicuro perché lo ha detto il presidente russo diramando le condoglianze. Non servono i risultati delle autopsie per individuare le persone morte e neanche le indagini per capire chi ha abbattuto il jet privato del capo della Wagner. Si sa poco delle persone decedute. A bordo dell'aereo sicuramente c'era il numero due di Prigozhin, Dmitri Utkin che non è mai apparso in pubblico. E' stato comandante dei servizi segreti dell'esercito e da lui deriva il nome del gruppo Wagner, perché così si faceva chiamare in guerra utilizzando il cognome del compositore tedesco Richard Wagner. Utkin ha partecipato attivamente alle azioni paramilitari nel Donbass nella primavera del 2014 e ha preso parte a diverse battaglie in Siria. Un altro personaggio morto nell'esplosione dell'aereo era Valeri Chekalov, soprannominato Rover, che era un pezzo importante della Wagner perché era responsabile della sua logistica. Non sono ancora chiare le cause dell'incidente. Secondo Telegram russi, come Grey Zone, ci sarebbe stata un'esplosione durante il volo, mentre secondo i media legati alla Wagner l'esplosione dell'aereo sarebbe stata causata da un missile di difesa russo. Nel confermare la morte del leader della Wagner, Putin nulla ha detto su cosa abbia provocato la caduta dell'aereo e il presidente russo ha promesso che le autorità indagheranno sulle cause dell'incidente. Le indagini, ha detto Putin, richiederanno tempo " a causa degli esami tecnici e genetici che si stanno effettuando, e le indagini verranno portate avanti fino alla fine". Esplosione o bomba a bordo? E' un giallo. Come non tornano alcuni fatti: come mai risulta irraggiungibile il pilota personale di Prigizhin Artem Stepanov che sarebbe partito il giorno prima dell'attentato in Estremo Oriente? Spariti pure i due proprietari della compagnia che gestiva l'aereo abbattuto. Interrogativi che pongono altri problemi come una cassa di vino regalata a Prigozhin portata a bordo dell'aereo senza alcun controllo e che pare sia stata imbottita di tritolo. E infine: cosa è successo 24 ore prima della partenza dell'aereo di Prigizhin, quali sono stati gli incontri del leader della Wagner e perché i vertici della compagnia erano tutti in quel veicolo. Intanto però ci sono molte coincidenza che fanno guardare al Cremlino e che fanno confermare, per dirla con Zelensky, che "tutti sanno chi è stato". Per molti, comunque, Prigizhin è considerato un eroe e a San Pietroburgo c'è la fila (foto dal web/Social) per consegnare una candela, uno striscione e tanti fiori e ricordare il leader e la sua invincibilità nel tempo.
SI SCHIANTA IL JET DEL LEADER DELLA WAGNER.
E' CONFERMATO: PRIGOZHIN E' MORTO
FUGGI-FUGGI DEI MERCENARI
DALLA BIELORUSSIA
di Augusto Maccioni
(23-8-2023) E' stato identificato il corpo Yevgeny Viktorovich Prigozhin (foto dal web/Social) dopo che il jet privato di sua proprietà è precipitato vicino alla città di Kuzhenkino pochi minuti dopo il decollo da uno degli aeroporti di Mosca. Con lui sono morti anche gli altri 9 passeggeri, a bordo col decesso, oltre al fondatore del gruppo Wagner, anche il vice comandante Dmitri Utkin, ex agente dei servizi segreti. E' un giallo sulla dinamica che ha fatto precipitare l'Embraer E35 Legacy 600. Secondo i siti specializzati durante i 12 minuti di viaggio l'aereo non ha subito nessuna perdita di velocità e in generale non ha avuto nessuna anomalia, ciò fa pensare che il jet è stato colpito ad un'ala da un razzo ma c'è anche chi pensa che ci sia stata un'esplosione a bordo. Circolano video, che identificano proprio l'aereo di Prigozhin, che fanno vedere la caduta in verticale e a terra qualcuno ha visto dei fori sul piccolo aereo che potrebbero essere causati da munizioni della contraerea russa. Secondo i media vicino alla Wagner a causare lo schianto e la successiva morte di Prigozhin è stato un missile di difesa aerea russo. Questo "incidente" avviene due mesi dopo il golpe del capo della Wagner al cuore della Russia, che non c'è stato perché le armate di Prigozhin, che in un primo momento erano dirette verso Mosca, una minaccia concreta al presidente Vladimir Putin, si sono fermate grazie all'intervento del presidente della Bielorussia. Un fallimento, però, che ha fatto tremare Putin e ha fatto scoprire la debolezza del presidente russo. Se da una parte Putin è stato costretto a graziare Prigozhin e i membri della Wagner, in seconda battuta ha lasciato intendere che questa ribellione sarebbe stata pagata a caro prezzo. E la morte di Prigozhin alla luce di quanto è successo era nell'aria ed era una notizia che prima o poi le agenzie di stampa avrebbero dato. Non per niente l'ex macellaio di Putin era destritto come "un morto che cammina". Del resto la slealtà nei confronti di Putin equivale alla morte che prima o poi arriva, in momenti meno impensabili ma "giusti" per calcoli cinici del presidente russo. Chi non è con lui è contro di lui, si potrebbe dire, e la lista di persone morte misteriosamente è lunga, personaggi nemici del presidente russo, come Sergej Grishin, Vasily Melnikov, Vladislav Avayev e Sergei Protosenya, che sono scomparsi dalla scena o perché caduti dalla finestra, o dalle scale o avvelenate, oppositori che sono morti perché hanno osato sfidare o criticare l'operato di Putin. E Biden non ha dubbi: "Non succedono molte cose in Russia senza Putin alle spalle". Quale futuro della Wagner dopo la morte del suo fondatore? Se prima la situazione, dopo il mancato golpe, era precaria adesso dalla Bielorussia, e non solo, i mercenari della Wagner fuggono, è un fuggi fuggi dal villaggio di Tsel e di Osipovichi in Bielorussia, per non essere condannati dalle autorità russe.
INIZIA IL CAMPIONATO TRA
INCERTEZZE E TANTO EQUILIBRIO
IL NAPOLI POTREBBE RIPETERSI,
ATTENZIONE A MILAN E JUVE
SORPRESA-CAGLIARI, CON
RANIERI NIENTE E' SCONTATO
di Augusto Maccioni
(19-8-2023) All'inizio del campionato di serie A è bello vedere il Cagliari a pari punti con il Napoli, che cerca il bis-scudetto, con la Juventus che studia per prendersi il podio e con l'Inter e il Milan che vogliono guardare tutti dall'alto in basso. E' una soddisfazione che capita quando tutti sono al nastro di partenza e non ci sono né vinti né vincitori. Il Cagliari è in buona compagnia e significa che tutto va bene e che i rossoblù sono in salute. Inizia la serie A e le squadre credono di partire col piede giusto. Il Napoli continua ad essere il grande favorito dopo aver conquistato lo scudetto lo scorso anno, mentre l'Inter e il Milan guardano lontano dopo essersi rafforzati e la Juventus cerca il riscatto nel campionato italiano dopo che è fuori dalle coppe europee. Le squadre romane non vogliono stare dietro a nessuno e tentano di dare il loro contributo aspettando i passi falsi delle squadre concorrenti. La Lazio di Sarri, dopo il secondo posto del campionato scorso, potrebbe avere i numeri giusti per migliorare la sua visibilità mentre la Roma di Mourinho vuole contare di più soprattutto tra i primi posti della classifica. In un quadro già delineato e con le buone prospettive che, stando ai numeri dello scorso anno e agli acquisti recenti, sono emerse in questi ultimi giorni c'è una squadra, una delle tante, si dirà, che chiede di non retrocedere. E' il Cagliari di Ranieri (foto dal web/Social) che, forte di un brillante campionato di serie B, soprattutto nel girone di ritorno, e di un finale straordinario e coinvolgente fino alla promozione in A, non vuole essere una meteora e vuole lasciare il segno. Per molti versi è una squadra che sa di serie A e ha la combattività della squadra cadetta e questo mix dovrebbe favorire la squadra di Ranieri per una buona posizione in classifica. Almeno così si spera. Se poi vogliamo dare credito alle quote per il campionato 2023-24 da parte dei bookmakers, le squadre maggiormente accreditate a lasciare la serie A sono cinque: Frosinone, Cagliari, Genoa, Lecce e Verona e la squadra di Ranieri, con il Genoa, potrebbe salvarsi per un soffio condannando alla retrocessione Frosinone, Lecce e Verona. Naturalmente è tutto da vedere perché questa volta la squadra rossoblù, come del resto nel girone di ritorno dello scorso campionato, ha un asso nella manica, un tal Claudio Ranieri che può rendere possibile anche le cose complicate e impossibili. Lo ha dimostrato nella partita di Coppa Italia contro il Palermo, ma ancora prima è stato l'artefice della scalata, fino alla promozione, del campionato di serie B. Nulla è impossibile e seguendo questa traccia non siamo d'accordo con i bookmakers che vogliono un Cagliari incolore e senza determinazione e neanche nelle conclusioni che darebbe la squadra rossoblù salva con la retrocessione del Frosinone, Lecce e Verona. Non sarà per il Cagliari un campionato di transizione, non è nei pensieri di Ranieri, che lotterà fino alla fine per un risultato e una posizione positiva e onorevole, e sicuramente neanche per i giocatori rossoblù destinatari di un impegno senza fine. Sarà un campionato tra incertezze e tanto equilibrio, almeno per le squadre solite, mentre le altre squadre dovranno sudare parecchio per rimanere in serie A o per non essere trascinati in serie B. Il Cagliari farà la sua parte. Potrebbe stare subito dopo le "grandi", forse tra le prime 10, e sarebbe già un risultato ottimale per il ritorno in serie A, poi si vedrà per i campionati successivi. Forza, quindi, rossoblù! Siamo con voi, fateci sognare!
UCRAINA, SUMMIT DI PACE A GEDDA: C'E'
LA CINA, NON SI PRESENTA LA RUSSIA
OLTRE 40 PAESI SI INCONTRANO PER
SOSTENERE IL PIANO DI ZELENSKY E TROVARE
UNA VIA D'USCITA DALLA GUERRA
di Augusto Maccioni
(5-8-2023) A Gedda ( foto dal web/Social) la diplomazia si incontra questo fine settimana per parlare di pace in Ucraina. A sorpresa parteciperà anche la Cina, grande alleato della Russia, col diplomatico Li Hui rappresentante speciale per gli affari eurasiatici, che si unisce a oltre 40 altre delegazioni diplomatiche compresi i paesi appartenenti al blocco Brics con Brasile, India e Sudafrica. La grande assente è la Russia che in un primo tempo aveva definito il summit "una bufala" poi però, vista tra la partecipazione della Cina, ha detto che "terrà d'occhio" la grande adunanza organizzata dall'Arabia Saudita. Di sicuro a Putin non interessa intavolare la pace e punta, invece, a distruggere Kiev e batterla sui campi di battaglia. Per farlo ha raddoppiato il budget della difesa e ha alzato il limite di età del servizio militare obbligatorio a 30 anni per avere un numero considerevole di reclute sul campo. Per il presidente russo è vitale continuare la guerra, non può porvi fine, sicuramente può intensificarla anche a rischio di non poter condurre nuove grandi offensive a causa di risorse sempre più limitate. Questo summit fa seguito a quell'altro tenutosi a Copenaghen a fine giugno e anche in quella occasione si è parlato di pace, un dialogo ambizioso con la presenza di inviati, tra gli altri, di Ue, Stati Uniti, Brasile, India, Turchia e Sudafrica. Questo secondo incontro a Gedda è un'altra opportunità per mettere a punto un tavolo di trattativa. Questa volta c'è anche la partecipazione della Cina molto interessata a un processo sempre più complicato e articolato. L'obiettivo di Kiev è da una parte quello di raggiungere una posizione coesa sui 10 punti di pace proposta da Zelensky, dall'altra quello di estendere la coalizione dei Paesi alleati oltre l'Occidente e di riunire il Sud del mondo. Sul tavolo di Gedda, quindi, Zelensky calerà, tra gli altri punti, le proposte note per arrivare alla pace in Ucraina: ritiro delle truppe russe da tutto il territorio ucraino, ripristino della sovranità e dell'integrazione. Ma anche la protezione delle forniture alimentari ed energetiche, il rilascio di tutti i prigionieri, la sicurezza nucleare e l'istituzione di un tribunale per giudicare i crimini di guerra russi.
E' GIALLO SU PRIGOZHIN A SAN
PIETROBURGO AL VERTICE RUSSIA-AFRICA
TORNA ALLA RIBALTA PER PROMUOVERE
AFFARI RUSSI NEL CONTINENTE?
di Augusto Maccioni
(27-7-2023) Che fine ha fatto Evgeny Prigoshin, il capo della Wagner che ha osato sfidare Putin e che lo ha costretto a un accordo per evitare un bagno di sangue a Mosca? Il fallito golpe del 23 giugno ha scongiurato una grave minaccia per il presidente russo che in quelle ore, quando tutto faceva pensare a una rivolta in piena regola, aveva definito il leader dei Wagner un "traditore" e una "pugnalata alle spalle" dense di conseguenze. Poi l'accordo per chiudere la ribellione e far pace con Putin, tramite il presidente della Bielorussia, e l'esilio. I due, Putin e Prigoshin, si sono incontrati giorni dopo con diversi generali della Wagner per smilitarizzare il gruppo mercenario. Poi più nulla. Solo ipotesi di ogni tipo da parte della comunità internazionale. Poi eccolo nuovamente. Questa volta Prigoshin stringe la mano a un rappresentante della delegazione della Repubblica Centrafricana (foto dal web/Social) in occasione del vertice tra Africa e Russia a San Pietroburgo. Perché il capo dei Wagner si trovava a San Pietroburgo nonostante l'esilio imposto da Putin di andare in Bielorussia? Il Cremlino, si sa, non da molte informazioni a questo proposito mentre i dubbi rimangono. Ed è subito un giallo. Qualche attento osservatore ritiene che la foto non sia stata scattata a margine del forum ma nell'albergo della città di proprietà della famiglia del leader dei Wagner e non si capisce neanche la datazione della foto. Può anche essere che l'immagine sia un segnale forte per il Continente africano mettendo sempre in primo piano il gruppo Wagner che promuove gli affari russi in quelle regioni. Resta da vedere quale potrebbe essere il futuro di Prigoshin che non sarà più quello a capo della sua Wagner e non avrà nessun ruolo nel gruppo mercenario. Sarà quello di esiliato, ma "dovrebbe fare molta attenzione", come ha riferito la stampa americana, perché potrebbe "sparire" definitivamente. Forse quella stretta di mano è l'inizio di questo iter verso l'ignoto. E' capitato anche al generale Sergei Surovikin, uno fra i tanti, che il 28 giugno è stato arrestato (era a conoscenza dei piani di Prigozhin) ed è uscito di scena, stessa sorte anche per il generale Valeri Gerasimov, capo di stato maggiore generale, che è ricomparso in un video della Difesa solo qualche giorno fa. Generali che spariscono, tornano poi spariscono nuovamente. Per quanto tempo ancora? C'è poi Prigoshin: dopo il fallito assalto a Mosca si fa fotografare in mutande, poi stringe la mano a un delegato della delegazione della Repubblica Centrafricana. E poi? Se dovessimo dare credito a Lukashenko è da escludere che Putin voglia la morte di Prigoshin, perché il presidente russo, ha detto, non è per niente vendicativo. Quindi questa ipotesi "non accadrà" anche se nessuno ci crede.
E' IL GIORNO DELL'EROE
PATRICK ZAKY A BOLOGNA
di Augusto Maccioni
(22-7-2023) E' il giorno di Zaky (foto dal web/Social) in Italia. Lo studente egiziano, definitivamente libero a seguito della grazia firmata dal presidente egiziano Al-Sisi, sarà accolto a Bologna come un eroe, con applausi, cerimonie e grandi festeggiamenti. Lo attende anche la cittadinanza onoraria. E' finalmente libero dopo tanti anni di carcere, dopo essere stato imprigionato in Egitto l'8 febbraio 2020 con l'accusa di istigazione alla violenza, partecipazione a proteste, terrorismo e gestione di un account sui social media finalizzato a destabilizzare la sicurezza pubblica. Accuse pesanti che in Egitto hanno un peso enorme e che è difficile uscirne vivi dal carcere. Patrick Zaki ha un seguito importante e sui media c'è una vera mobilitazione per chiedere la sua liberazione. Anche Amnesty International fa la sua parte. Bologna è in prima fila per lui e l'Università, dove ha studiato e si è laureato, lo accoglierà a braccia aperte, dal rettore Giovanni Molari alla professoressa Rita Monticelli, coordinatrice del master "Gemma" seguito dall'attivista trentaduenne. A seguire la cittadinanza che è felice di averlo in presenza dopo anni di manifestazioni per chiedere la sua liberazione. Poi c'è lo Stato italiano, e qui nascono i problemi perché Patrick Zaki, pur ringraziando il Governo, ha fatto sapere che intende portare avanti un "gesto di indipendenza": niente strette di mano col premier Giorgia Meloni e col ministro degli Esteri Tajani e niente volo di Stato, perché come attivista dei difensori dei diritti umani vuole conservare l'indipendenza dai governi. Ha deciso di viaggiare su un volo di linea, pagando di tasca propria il biglietto, e sbarcherà a Milano e non a Roma. Dall'aeroporto subito a Bologna, tre ore di macchina assieme al rettore e alla docente Monticelli dell'Università. Tutto solo per salutare gli amici di Bologna, ma niente ringraziamenti in presenza per Giorgia Meloni e Tajani che invece in questa vicenda si sono spesi parecchio, attraverso la diplomazia, l'ambasciata e i servizi segreti, per la sua liberazione. Da questo punto di vista Zaki non ha agito bene, sicuramente non è stato consigliato a dovere perché è buona norma, e di buon senso oltre che di educazione, rigraziare chi ti ha tolto dal carcere in una situazione, tra l'altro, difficilissima. Lui non vuole nessuna passerella politica, bene, ma stringere la mano alla premier, che rappresenta l'Italia, senza clamori sarebbe stata una cosa buona e giusta. Lui può fare tutte le scelte che vuole, rifiutare il volo di Stato, arrivare a Milano e non a Roma, andare a Bologna a stringere la mano al sindaco Pd e a tante altre persone. Diciamolo: ha fatto autogol e se è giusto che Zaky continui nella difesa dei diritti umani, non si capisce perché invece calpesti il buon senso e la gratitudine di chi invece ha combattuto con lui fino a farlo uscire dal carcere. E per essere eroe fino alla fine è necessario conservare anche un pizzico di umiltà e dire "grazie" (in italiano) e in presenza a chi gli ha voluto bene fino alla sua completa libertà.
PATRICK ZAKY RIFIUTA IL VOLO DEL
GOVERNO, ARRIVERA' IN ITALIA DOMENICA
NIENTE FOTO CON LE AUTORITA', A
BOLOGNA IL GIOVANE INCONTRERA'
GLI AMICI E I PROFESSORI
di Augusto Maccioni
(21-7-2023) Patrick Zaki (foto dal web/Social) arriverà in Italia. Non sicuramente sabato. Doveva arrivare il giorno dopo la grazia concessa dal governo egiziano, poi il ricercatore dell'Università di Bologna ha posticipato la partenza. I festeggiamenti a Bologna sono pronti e il sindaco Matteo Lepore è ansioso di incontrarlo e sarà il suo momento, sotto i riflettori e sui media, quando gli stringerà la mano e quando gli "consegnerà la cittadinanza onoraria". Zaki sarà in Italia domenica, lo ha annunciato lui stesso su Twitter. Il giovane ha posto subito le sue condizioni per arrivare a Bologna: ha rifiutato l'aereo di Stato, viaggerà da solo e non vuole essere ritratto in foto con le autorità. Ha anche rifiutato l'accompagnamento diplomatico dedicato. "Sono veramente felice di essere libero" ha detto il trentaduenne che ha poi aggiunto: "Un grazie al governo italiano". Poi quando c'è veramente da ringraziare, allora l'elenco di Zaky è lungo: l'ambasciata italiana al completo, l'Amnesty International, l'Università di Bologna e tanti giornalisti che hanno sempre tenuta alta l'attenzione. Non arriverà a Roma ma a Milano quindi con una macchina privata a Bologna per incontrare le persone che hanno sempre creduto in lui. La decisione di Zaky di arrivare in Italia da solo, con un volo di linea, è corretta, in linea con le sue idee di difensore dei diritti umani che, secondo Riccardo Noury di Amnesty International Italia, "mantiene la sua indipendenza dai Governi di qualunque colore siano". Quindi potrebbe essere difficile ipotizzare un incontro col premier Meloni, ma sicuramente non ne potrà fare a meno perché come lui stesso ha detto, ha intenzione di salutare e ringraziare personalmente tutte le persone che hanno contribuito alla sua liberazione. Le condizioni del ricercatore dell'Università di Bologna per arrivare in Italia sono state rispettate dal governo che ha sottolineato lo sviluppo positivo tra l'Italia e l'Egitto e Antonio Tajani, titolare della Farnesina, ha elogiato lo sforzo diplomatico e ha smentito le voci su un possibile baratto per chiudere il caso Regeni che continuerà ad essere una pratica aperta "per poter procedere nel processo". Il governo di Giorgia Meloni ha fatto la sua parte "lavorando per la sua libertà", poi Zaki ha fatto la sua scelta di arrivare in Italia come vuole. Quindi nessuna passerella politica.
TUTTO IN FRETTA, DALLA SARDEGNA A
PARIGI PER RECITARE "NESSUN DORMA"
INCANTA LA FRANCIA, SERATA MAGICA
PER IL TENORE SARDO FRANCESCO DEMURO
di Augusto Maccioni
(16-7-2023) E' una bella storia tutta sarda, una di quelle straordinarie che meritano attenzione non tanto per la bravura del tenore di Porto Torres Francesco Demuro (foto dal web/Social)quanto per l'intraprendenza, il coraggio e la bella risposta del bravo artista che, chiamato improvvisamente a sostituire il tenore tedesco Jonas Kaufmann al "Concert de Paris" in occasione della Festa nazionale francese del 14 luglio, non ha perso tempo e presa la valigia e l'aereo dalla Sardegna è arrivato a Parigi per partecipare all'evento unico e cantare "Nessun Dorma" dalla Turandot di Giacomo Puccini davanti a oltre 100mila spettatori presenti e quasi 4 milioni collegati in diretta su France Télévisions e Radio France. Dal giardino di casa, dove si trovava, vicino alla sua famiglia e dopo essere stato ancora in Francia a interpretare Romeo e Juliette alla Bastille, la telefonata dalla Francia aveva un sapore di sfida per il bravo tenore sardo. Accettare di ritornare a Parigi o rifiutare l'invito a cantare "Nessun Dorma"? La cosa più semplice sarebbe stato "No, grazie!", del resto era appena tornato dalla Francia per un'altra sua grande interpretazione, poteva riposarsi, ricaricarsi con i suoi affetti e i suoi hobby, il giardinaggio in modo particolare. Ha invece scelto la strada più difficile, perché tra l'altro doveva fare tutto in fretta perché l'esecuzione non poteva aspettare, doveva prendere l'aereo e di questi tempi tutto diventava in salita col rischio che poteva non arrivare in tempo per il grande appuntamento del "Concert de Paris". Lui, però, è un professionista serio, bravo e soprattutto "testardo" e quella "pazzia" lo ha premiato a livello mondiale. E alla fine la sfida è stata vinta. Eccolo, puntuale, agli Champ-de-Mars di Parigi, la mitica Torre Eiffel alle spalle a recitare "Nessun Dorma": voce possente, di grande livello e con una interpretazione coinvolgente ( video). Alla fine gli applausi, tanti, tantissimi che dicono come è andata, poi i complimenti in uno scenario straordinario davanti a tanta gente presente e a milioni in tv e alla radio. Un altro importantissimo tassello di popolarità per un grande personaggio che non ha dimenticato i sacrifici e le dure battaglie sostenute in Sardegna, di un ragazzo che aveva un grande sogno da realizzare e che col tempo, con pazienza e tra mille difficoltà, è riuscito a imporsi e a vincere.
WAGNER, SPUNTA UNA FOTO DEL
FONDATORE IN MUTANDE E MAGLIETTA
IL GRUPPO MERCENARIO? PUTIN:
"E' UNA STRUTTURA CHE NON ESISTE"
DOVE SI TROVA PRIGOZHIN? "E'
MORTO O SI TROVA IN UN GULAG"
di Augusto Maccioni
(14-7-2023) Se per Putin la Wagner non esiste, c'è da chiedersi allora che fine abbia fatto il suo comandante Evgeni Prigozhin che ha guidato la ribellione del 24 giugno, la sfida più diretta al sistema di potere, contro il presidente russo e che si è fermato a 200 chilometri da Mosca. Il capo della Wagner, e 35 comandanti del gruppo mercenario, e Putin si sono incontrati al Cremlino il 29 giugno, cinque giorni dopo il fallito golpe, e fino a quel momento c'era una versione che, secondo il presidente russo, non ha rispettato i fatti. Secondo Putin le cose sono andate diversamente e avrebbe chiesto ai wagneriani diverse opzioni per continuare ad esistere sotto la guida immediata del comandante Seda, cioè Andrey Troshey, un colonnello di polizia in pensione, veterano dell'Afghanistan e della Cecenia. Non sotto la guida storica di Prigozhin che, dopo aver ascoltato il presidente, ha detto: "No, i ragazzi non sono d'accordo con questa decisione". Un altro conflitto tra il capo dichiarato della Wagner e Putin che per la prima volta ha pronunciato il suo cognome ma in maniera sbrigativa e irrispettosa. La Wagner quindi non esisterà anzi "non esiste" e poiché non esiste una tale entità, anche se Putin ha finanziato la struttura paramilitare a suon di miliardi, c'è da chiedersi che fine ha fatto Prigozhin anche se è stato immortalato sul canale del gruppo Telegram seduto in una tenda da campo su un letto in metallo tubolare in mutande e maglietta (foto dal web/Social). Quale è il significato di questa posa? Intanto c'è da chiedersi quando è stata scattata la foto, anche se il Ministero dice che il capo della Wagner è stato ripreso nel campo del gruppo paramilitare in Bielorussia. Però si fanno ipotesi formulate ultimamente dallo stesso presidente Usa Biden e riprese da diversi canali televisivi americani. Secondo l'ex generale Usa Robert Abrams du Abc News il capo della Wagner sarebbe morto o si trova in uno dei gulag di Putin. Dice anche che sarà difficile rivederlo, se non attraverso immagini del suo repertorio. Del resto è tutto in linea con la formulazione dei fatti raccontata da Putin riferita all'incontro con i wagneriani, che "non esistono" e che non meritano di essere nominati e che non fanno parte della storia della Russia.
VERTICI 007 RUSSI E USA: "CI SIAMO
CONFRONTATI SUL FUTURO DELL'UCRAINA"
KIEV NELLA NATO? ZELENSKY:
"SIAMO PRONTI A ENTRARE
DOPO LA GUERRA"
di Augusto Maccioni
(12-7-2023) L'Ucraina non entrerà nella Nato e a Zelensky non è stato fornito un calendario preciso per la sua adesione. E subito scoppia l'ira del presidente ucraino che si è visto scippare un accordo che sembrava condivisibile. Questo è quanto è successo l'11 luglio al vertice Nato a Vilnius, capitale lituana, quando Zelensky si era lamentato, improvvisando prima un comizio e poi sui social, dicendo che era "assurdo" che a Kiev fosse stato dato il benvenuto nell'alleanza, poi però si era anche detto che non sarebbe entrata subito e comunque, ed è questa la frase che ha irritato il presidente ucraino, senza una data o condizioni esatte. Il secondo e decisivo giorno a Vilnius (foto dal web/Social), Zelensky ha alleggerito i toni soprattutto dopo i colloqui con alcuni premier e in modo particolare col presidente Usa Biden, il quale gli ha fatto presente che non era al momento il caso che l'Ucraina entrasse subito nella Nato perché avrebbe significato una guerra che avrebbe coinvolto anche l'Occidente in prima persona. Era necessario rispettare tempi e modi e soprattutto attendere la fine della guerra. E le dichiarazioni del presidente ucraino si sono ammorbidite, accanto a Biden, Sunak e altri leader del G7: "Il risultato del vertice dei leader a Vilnius, ha detto, è assolutamente un successo significativo per l'Ucraina. Sono grato a tutti i leader di tutti i paesi Nato per il supporto molto pratico e senza precedenti". Perché Zelensky ha cambiato il suo ragionamento nei confronti della Nato da un giorno all'altro? E' chiaro che ha avuto delle assicurazioni in proposito con più armi e più miliardi per vincere la guerra contro la Russia, perché è questo il nocciolo della questione, e anche perché Zelensky non voleva che l'impegno e la determinazione dell'Occidente venissero meno nella "sua" battaglia e in quella più ampia degli Usa-Europa. Il capitolo è quello di sempre: l'Ucraina deve vincere la guerra contro la Russia, a tutti i costi e per questo motivo l'Occidente sta facendo la sua parte perché ciò avvenga nei tempi previsti, perché subito dopo, ma anche prima, si possa portare Putin a una trattativa per arrivare alla pace, quella auspicata da tutti e che invece trova delle resistenze. Le trattative per la pace non si sono mai interrotte e a giugno i vertici 007 Usa e Russia si sono confrontati sul futuro dell'Ucraina. La Russia, naturalmente, non sta a guardare e ha tuonato contro le decisioni dei vertici della Nato, dicendo che gli aiuti militari extra all'Ucraina potrebbero portare a una guerra più ampia e Dmitry Medvedev, vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, ha ribadito che la nuova mossa Nato sta avvicinando il conflitto a "una terza guerra mondiale".
DAL VERTICE DI VILNIUS, LA NATO NON PROMETTE
TEMPI CERTI SULL'ADESIONE DELL'UCRAINA
IRA DI ZELENSKY: "ASSURDO NON
CI SIA UNA DATA PER L'INGRESSO"
di Augusto Maccioni
(11-7-2023) L'Ucraina non entrerà nella Nato, almeno per ora. Zelensky (foto dal web/Social) è su tutte le furie nonostante le promesse che ci sono state. C'è una certezza: "Il futuro dell'Ucraina è nella Nato" ma dopo la guerra, intanto a Vilnius, al termine della prima giornata di lavori, le ambizioni di Kiev sono su una corsia preferenziale. Tutti i Paesi facenti parte della Nato "saranno d'accordo quando le condizioni saranno soddisfatte", in pratica l'Ucraina non strappa promesse e deve attendere perché la frase fatta circolare all'interno del vertice non specifica né tempi, né modi e neanche le procedure perché l'Ucraina entri nella Nato. Deluso il presidente ucraino che ha criticato i leader occidentali definiti deboli e incerti e ha detto che è "assurdo" non aver definito tempi certi al suo Paese ma la cosa che ha messo ko Zelensky è la frase "quando gli alleati saranno d'accordo e le condizioni saranno soddisfatte", una doccia gelata che non si aspettava e che mette in evidenza la frizione che esiste all'interno del vertice di Vilnius. Del resto non poteva andare diversamente perché lo stesso presidente Usa Joe Biden prima del summit aveva fatto intendere che non era ancora il caso di far entrare l'Ucraina nella Nato secondo un programma ben definito di Washington che ha trovato d'accordo anche la Germania. E' anche chiaro, e i leader dei 31 alleati lo hanno dimostrato, che il posto di Kiev è all'interno dell'Alleanza, ma non subito e soprattutto non mentre la guerra è in corso. Questa formulazione più prudente non è piaciuta a Zelensky, mentre il Regno Unito e la Francia volevano qualcosa di più concreto e i paesi baltici, e quelli confinanti con la Russia, chiedevano una scadenza o calendario. E' anche vero che si sta mettendo su, in parallelo, un gruppo di paesi guidati dagli Stati Uniti, con Germania, Regno Unito e Francia, per offrire all'Ucraina un "meccanismo di sicurezza", un accordo cioè politico e militare che dovrà garantire armi e tecnologia all'Ucraina al fine di costituire un deterrente per attaccarla, una sorta di mini ombrello Nato.
INIZIA IL VERTICE NATO A VILNIUS
CHE APRE ALL'UCRAINA, GLI USA FRENANO
C'E' ANCHE IL RICATTO DI ERDOGAN:
"SI' DELLA SVEZIA NELLA NATO SOLO
CON LA TURCHIA IN UE"
di Augusto Maccioni
(10-7-2023) Superata la boa dei 500 giorni (siamo a 502 giorni dall'invasione russa), l'Occidente, con gli Usa in testa, fanno il punto sulla guerra in Ucraina. Biden (foto dal web/Social Il presidente Usa con Giorgia Meloni all'ultimo G20) è volato a Vilnius in Lituania per l'incontro in programma l'11-12 luglio dei capi di Stato e di governo della Nato e il giorno prima del summit è andato a trovare a Londra il re Carlo III, accolto con tutti gli onori militari. Ribadita l'alleanza strategica, fianco a fianco, in seno all'intero consesso della Nato, il premier Sunak ha evocato un asse "solido come una roccia" con Washington sulla guerra in Ucraina ma anche su tutte le altre questioni geopolitiche internazionali. Sul tavolo della discussione ci sarà l' "invito" all'Ucraina a entrare a far parte della Nato, anche se la questione, al momento, non piace agli Stati Uniti e alla Germania che sono "irremovibili" sulla sua adesione, con la possibilità di riparlarne a guerra finita. I negoziati vanno avanti da diversi giorni e il problema sarà affrontato dai leader a Vilnius prima dell'ultima bozza del comunicato ufficiale. Il capo della Nato Jens Stoltenberg si è detto invece certo che l'alleanza avrà "un messaggio forte" sulla futura adesione dell'Ucraina. A Vilnius si parlerà anche della Svezia ad aderire alla Nato e il segretario generale dell'Alleanza sta cercando di convincere la Turchia per sbloccare la situazione di stallo sulla candidatura di Stoccolma. Con una mossa a sorpresa il presidente Erdogan ha fatto sapere lunedi 10 luglio che l'Unione europea dovrebbe aprire l'adesione di Ankara al blocco prima che la Turchia approvi l'adesione della Svezia alla Nato. Molte sono quindi le questioni sul tavolo in questa due giorni che si annunciano difficili e complicati ma sicuramente con un invito ad essere coesi per quanto riguarda l'aiuto incondizionato all'Ucraina per vincere la guerra contro la Russia. Sono trascorsi oltre 500 giorni dall'inizio dell'invasione russa e molti osservatori dicono che in questi giorni si sta assistendo a diverse operazioni militari ucraini che stanno ribaltando i pronostici e che hanno stupito il mondo. I vertici della difesa ucraina hanno affermato che Bakhmut, conquistata dai russi a maggio grazie alle imprese della Wagner, è "sotto il nostro controllo" e le truppe di Putin sono "intrappolati". Gli ucraini sono impegnati su diversi fronti e le truppe di Zelensky stanno riconquistando i territori persi. Per il 500esimo giorno il presidente ucraino è andato sull'isola dei Serpenti che è diventato il simbolo "dell'invincibilità dell'Ucraina", poi ha assicurato: "Riconquisteremo tutto". Intanto si è appreso che Putin ha incontrato il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin pochi giorni dopo la ribellione del leader e del suo esercito privato. Secondo fonti russe l'incontro si è svolto il 29 giugno, cinque giorni dopo il fallito golpe, e avrebbe messo fine al contrasto tra i due. Il capo della Wagner e i comandanti dei mercenari hanno giurato fedeltà a Putin. Altro che colpo di Stato o minaccia a Putin, si ha invece l'impressione di un golpe orchestrato o di un bluff per saggiare la sicurezza militare interna e eventualmente punire i "traditori" che non erano il capo e i mercenari della Wagner ma altri che non facevano gli interessi della Russia e in modo particolare del presidente Putin. Nessuna punizione per Prigozhin e i suoi comandanti, i quali, con lo squadrone della Wagner, continueranno ad essere pronti a combattere per la loro patria. Dove siano finiti i mercenari nessuno lo sa, ma si ha anche l'impressione che la rivolta guidata da Prigozhin non sia ancora finita. Per una questione di opportunità si è voluto mettere una pietra sopra, ma la loro operazione è sempre pronta a colpire. Putin ha tutto l'interesse a sedare, prima, e guidare, dopo, la Wagner, anche se non è all'altezza di farlo per la complicata struttura, creata dal suo capo, che è presente in diversi paesi africani e in modo particolare nella Repubblica Centrafricana e il suo scioglimento, come aveva in un primo momento previsto Putin, avrebbero posto numerose difficoltà al Cremlino in ordine, tra l'altro, ai compiti contro il terrorismo islamico e alla protezione dei leader in cambio di oscure operazioni minerarie.
IL TESTAMENTO DI BERLUSCONI: 100
MILIONI A FASCINA E 30 A DELL'UTRI
A MARINA E PIER SILVIO LA
MAGGIORANZA DI FININVEST
di Augusto Maccioni
(6-7-2023) Ecco il testamento di Silvio Berlusconi, che è stato letto agli eredi mercoledi e il giorno seguente reso pubblico, che per la verità sono tre, il primo datato 2 ottobre 2006, il secondo del 5 ottobre 2020 e l'ultimo il 19 gennaio 2022. Molte cose comunque sfuggono perché si tratta di un patrimonio di oltre 6mila milioni di euro, tra aziende e proprietà di ogni tipo, navi, ville, elicotteri, gioielli fino ai 3 cammelli regalati da Gheddafi, mai ritirati dallo zoo di Tripoli. Politicamente il Cavaliere non ha mai nominato un successore capace di capire ed estendere il suo progetto ed eventualmente separarlo dall'immagine stessa di Berlusconi. La sua creatura "Forza Italia" continuerà a vivere e al momento nessun parlamentare lascia il partito, poi si vedrà dopo le elezioni europee del 2024 anche se la parola d'ordine è "continuità nel segno di Silvio Berlusconi". E la continuità si è riversata nel testamento dove Berlusconi, morto il 12 maggio all'età di 86 anni, ha deciso, prima di morire, che nessuno dei suoi eredi controllerà da solo la sua eredità, né dal punto di vista economico né da quello politico. Berlusconi era consapevole del fatto che solo l'equilibrio poteva creare una visione unitaria strategica che poneva la "famiglia"( foto dal web/Social) di fronte alle sfide future. La sua fortuna sarà divisa in famiglia, ma una buona fetta di milioni sarà destinata alla sua fidanzata e al suo vecchio amico Marcello Dell'Utri. E' quello che Berlusconi scrive nel terzo testamento, datato il 19 gennaio 2022, con scrittura incerta rispetto agli altri due e forse già consapevole della diagnosi della leucemia. Conferma i 100 milioni al fratello Paolo e aggiunge altri 100 milioni per la fidanzata Marta Fascina. A sorpresa devolve anche 30 milioni per Dell'Utri il quale commenta: "Non me lo aspettavo perché non mi doveva nulla. L'affetto rimaneva anche senza questo gesto materiale, che dimostra la grandezza dell'uomo. Io ho dato tutto per lui e lui ha dato tutto per me", e aggiunge: "Da stamattina non faccio che piangere non tanto per la cosa materiale ma per il gesto che dimostra la grandezza dell'uomo. Per me era come un fratello. Ci conoscevamo da oltre sessant'anni. Mi ha sempre aiutato. Anche all'università mi dava gli appunti". Secondo il testamento i figli maggiori Marina e Pier Silvio Berlusconi, nati dalla prima moglie Carla Elvira Lucia Dall'Oglio, raggiungono il 53% delle azioni della Fininvest la holding di famiglia che comprende, tra l'altro,anche Mondadori . Gli altri 3 figli, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, nati dalla seconda moglie Veronica Lario, che già possedevano il 21,4% di Fininvest, si divideranno equamente la restante quota. In un primo momento si diceva che la villa di Arcore sarebbe andata a Marta Fascina ma nel testamento non c'è nessun riferimento, stessa cosa per Forza Italia e il suo destino. Infine nulla si sa del futuro di Villa Certosa di Porto Rotondo in Sardegna. Costruita alla fine degli anni Ottanta nel cuore della Costa Smeralda, negli anni è stata ampliata ed è stata utilizzata per grandi eventi, ospitando capi di governo e di stato da Tony Blair al presidente Usa George W.Bush, gli spagnoli Zapatero e Aznar fino a Vladimir Putin. Il valore della villa? Qualcosa come 260 milioni di euro.
RIEVOCHIAMO UNA PAGINA
STORICA DEL REGNO DI SARDEGNA
"SA BATTALLA DE SEDDORI" E
LA FINE DEL REGNO D'ARBOREA
di Augusto Maccioni
A Sanluri viene ricordato un episodio storico della Sardegna giudicale e l'impegno è forte per non dimenticare l'impegno di un popolo che combatteva per continuare ad esistere e che, invece, un destino avverso ha fatto tramontare definitivamente l'ultimo regno sardo alle soglie dell'età moderna. La rievocazione si svolge il 2 luglio, tra squilli di tromba ed entusiasmo, e rievoca "Sa battalla de Seddori" (foto dal web/Social) del 30 giugno 1409. Motivo di grande interesse e grande partecipazione turistica per una rievocazione storica che ancora oggi coinvolge grandi e piccoli e che mette in campo molti figuranti per una rappresentazione tra le più disperate del periodo. Era in gioco il regno sardo portato avanti dal Giudicato d'Arborea che si opponeva alle truppe catalano-aragonesi, anche se le radici del conflitto affondano già alla fine del 1200, quando papa Bonifacio VIII affidò il Regno di Sardegna e Corsica al re d'Aragona Giacomo II. Il possesso dei territori sardi non era automatico anche se nel 1324, dopo la spedizione catalano-aragonese, una parte consistente passò sotto il controllo della Corona d'Aragona. Lo zoccolo duro era il regno sardo rappresentato dal Giudicato d'Arborea, territori necessari alla Corona d'Aragona per acquisire interamente tutti i territori sardi. Teatro della battaglia era il grande campo noto come "Su bruncu de sa battalla" (Il poggio della battaglia), all'esterno del centro abitato, dove una domenica mattina si affrontarono le truppe del Regno d'Arborea, guidato dal giudice Guglielmo I e quelle della Corona d'Aragona, affidate a Martino il Giovane, re di Sicilia e infante di Aragona. L'esercito sardo era più numeroso mentre quello aragonese decisamente inferiore di numero ma meglio addestrati ed equipaggiati. Basti pensare che gli arborensi potevano contare su un esercito composto da 17mila fanti sardi, 2mila cavalieri francesi e 1.000 balestrieri genovesi, una forza militare enorme che poteva essere indistruttibile e vincente. Gli aragonesi vinsero perché più preparati ma soprattutto perché attuarono strategie risultate vincenti per la fine della battaglia: riuscirono a dividere il corposo esercito arborense e a completare ogni azione militare. Una parte si rifugiò nel castello di Monreale, un altro nel castello di Sanluri e un altro ancora presso il fiume Mannu. Tutti furono massacrati, poi i catalano-aragonesi infierirono contro la popolazione con tale violenza senza rispettare donne e bambini. Il 10 marzo del 1410 venne firmato la capitolazione della città di Oristano e di tutto il Regno d'Arborea, anche se l'accordo definitivo venne siglato solo il 17 agosto del 1420 ad Alghero mettendo di fatto l'isola sotto il dominio della Corona d'Aragona e quindi del Regno di Spagna.
GUERRA UCRAINA, ATTACCO A KRAMATORSK:
11 MORTI E OLTRE 61 FERITI
DEVASTANTE ATTACCO MISSILISTICO
RUSSO CONTRO UNA PIZZERIA: ADDIO
YULIA E ANNA, GEMELLE DI 14 ANNI
di Augusto Maccioni
(28-6-2023) Mentre la guerra in Ucraina segna 490 giorni, quattro giorni dopo il fallito golpe a Mosca, è difficile capire come continuerà l'invasione russa e se, dopo la ribellione di Prigozhin, è più vicina la pace in Ucraina. Le ultime notizie riportano l'armata Wagner alla ribalta perché non hanno ancora smobilitato tutti i contractor. Ci sarebbe un calendario da rispettare e i tempi non sono brevi. Oltre 8mila miliziani, ma sono 25mila, sono già in Bielorussia ma tanti altri non hanno deciso il loro futuro. Secondo Zelensky diversi membri della Wagner sono ancora in Ucraina e sono controllati dalle truppe ucraine. Il rafforzamento delle truppe russe in Bielorussia ha imposto alla Polonia di rafforzare i suoi confini. Il Wall Street Journal ha rivelato che il capo della Wagner voleva catturare i leader militari russi nell'ambito della marcia su Mosca. La furia Putin si fa sentire e pare che abbia fatto arrestare il generale Surovikiv, che secondo il New York Times, era a conoscenza della rivolta progettata da Prigozhin. Intanto però prende forza l'offensiva russa in Ucraina con l'obiettivo di attaccare i civili. E' successo nella città di Kramatorsk (foto dal web/Social), dove le forze russe hanno colpito un'affollata pizzeria. Al momento i missili hanno ucciso 11 morti, mentre continuano la ricerca di altre persone tra le macerie del ristorante. Tra i deceduti c'è un minore di 17 anni e due sorelle di 14, Yulia e Anna (foto dal web/Social). Molti i feriti, tra cui un bimbo di otto mesi che per fortuna non è in pericolo di vita. La zona era molto frequentata da giornalisti di mezzo mondo, per le loro corrispondenze, e scrittori. Tra i feriti la scrittrice ucraina Victoria Amelina (frattura del cranio) e lo scrittore colombiano Héctor Abad e l'ex alto commissario per la pace della presidenza colombiana Sergio Jaramillo. L'attacco russo ha ripreso in grande stile e questa volta ha utilizzato missili S-300 causando danni ingenti, spazzando via 18 edifici a più piani, almeno 70 case, cinque scuole, due asili, un edificio ricreativo. I missili S-300 non hanno la capacità di colpire con precisione i bersagli e fanno molti danni una volta che impazziscono in determinate aree. La città ospita anche il quartier generale delle forze regionali ucraine, ma sono i luoghi sotto attacco, compreso il ristorante, dove sono più frequentati da giornalisti e operatori umanitari. Si trova a Donetsk, una delle 4 province ucraine che la Russia ha annesso dallo scorso settembre e che controlla completamente.
PUTIN DISARMA LA WAGNER, IL SUO
LEADER A MINSK IN HOTEL SENZA FINESTRE
LUKASHENKO HA CONVINTO PRIGOZHIN:
"TI SCHIACCERANNO A META' STRADA
COME UNA PULCE"
di Augusto Maccioni
(27-6-2023) Si continua a parlare del fallito golpe, del futuro di Prigozhin e del rafforzamento della leadership di Putin (foto dal web/Social). Rimane ancora tutto un mistero la marcia su Mosca da parte del leader della Wagner e le azioni conseguenti che hanno fatto tremare il Cremlino. Dopo aver sentito le parole di Prigozhin e di Putin, il quale si è fatto sentire anche oggi per commemorare i morti dell'avanzata della "squadra della morte", anche il presidente bielorusso Lukashenko ha ricordato come ha convinto Prigozhin, durante i negoziati, ad abbandonare la rivolta. "Ti schiacceranno a metà strada come una pulce", ha rivelato durante una cerimonia militare, per confermare quanto aveva detto, ha messo in chiaro:"Lo sai che lo farà, conosci Putin bene quanto me". Prigozhin non era convinto, del resto la sua marcia, frenetica e fulminea, dall'Ucraina a Rostov sul Don è stato tutto un successo e tra la sua famigerata armata e i russi non c'è stata storia, solo qualche scaramuccia risolta con diversi morti russi. Prigozhin ha alzato il tiro chiedendo per sè e i suoi mercenari libertà senza alcun processo, che, per il momento, è stata accolta dallo stesso Putin che li ha graziati, anche se qualche giornale russo continua a parlare di un procedimento penale contro il leader della Wagner. Prigozhin ha chiesto anche indipendenza e libertà di movimento per l'armata Wagner oltre al licenziamento del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e del capo dell'Alto Stato Maggiore delle truppe russe Valeri Guerasimov, responsabili, secondo il capo della Wagner, di essere inadeguati nella guerra in Ucraina. Questi ultimi due punti non sono stati presi in considerazione da Putin. I miliziani della Wagner andranno in Bielorussia e non torneranno in Ucraina, come si pensava prima. Secondo Lukashenko "possono essere utili alle forze armate di Minsk per la loro esperienza" e, stando alle parole del presidente bielorusso, non avranno compiti sul campo. A loro il presidente russo offre di arruolarsi nell'esercito o di tornare a casa. Il ministro Shoigu e l'alto generale Guerasimov continuano a rimanere al loro posto. Per Priozhin una sconfitta totale: si trova, dice Lukashenko, a Minsk in un hotel senza finestre "per proteggerlo". Tempi duri, da ora in poi, per lui e, secondo i media americani, sarà la prossima vittima di Putin. Come ne è uscito il presidente russo da questa vicenda? Ha risposto il neo ambasciatore russo in Italia Aleksei Paramonov, sul suo canale Telegram in italiano. Nel lungo post il diplomatico ribadisce la leadership "indiscussa del presidente Putin" con un rafforzamento della sua leadership.
TORNA PRIGOZHIN, MA E' ANCORA
MISTERO SUL GOLPE RUSSO
PUTIN RIAPPARE IN VIDEO: "LA
RIVOLTA SAREBBE STATA SOFFOCATA"
WAGNER? " ORA COL NOSTRO
ESERCITO O A MINSK O A CASA"
di Augusto Maccioni
(26-6-2023) Mentre la guerra in Ucraina segna 488 giorni, due giorni dopo il fallito golpe a Mosca, Putin (foto dal web/Social) è impegnato ad affrontare e a rilanciare la sua "sfida per la stabilità" a livello geopolitico e militare. Nel Paese è in vigore la parola "rassicurare" dopo la ribellione del fine settimana ad opera del capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin. In tv i programmi alimentano una normalità che non ha precedenti e lo stesso presidente russo è apparso in televisione in un video dal Cremlino nel corso di un affollato forum giovanile sugli "ingegneri del futuro". Poi a sorpresa è apparso nuovamente in tv, alle 21:10, con un discorso alla nazione, 7-8 minuti molto breve rispetto ai discorsi standard, elogiando il popolo russo, ma anche i soldati, le forze dell'ordine nelle città, i politici e i religiosi che hanno saputo reagire con la calma per il benessere della Russia. Poi ha puntato il dito sui "traditori", senza mai citare il capo della Wagner Prigozhin: "Gli organizzatori della rivolta hanno tradito i loro compagni, i neonazisti ucraini volevano proprio questo, il fratricidio, che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, annegasse in una sanguinosa guerra civile. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione". Il presidente russo ha anche ringraziato Lukashenko per l'abile mediazione e per "il contributo a una soluzione pacifica" esortando la Wagner a fermare la sua marcia verso Mosca. Se la ribellione fosse andata avanti, dice ancora Putin nel discorso serale, la rivolta "sarebbe stata soffocata, ma ho dato ordine di evitare spargimenti di sangue, non sono riusciti a spaccare il Paese e falliranno tutti i tentativi di creare disordine". Successivamente il presidente russo ha esortato la Wagner a trasferirsi in Bielorussia o di integrarsi nel ranghi delle forze armate russe o di lasciare il gruppo dei mercenari e tornare nelle proprie famiglie. Quest'ultimo punto sicuramente non piacerà a Prigozhin che nel pomeriggio, in un audio di 11 minuti, senza indicare l'ora e il luogo della registrazione, aveva dato la sua versione sulla marcia su Mosca: "La nostra intenzione era quella di guidare una protesta, non di rovesciare il governo legale eletto" poi anche "l'obiettivo della marcia era impedire la distruzione della Wagner". Come si può notare si sono espresse tante versioni sul mancato golpe, una ribellione che avrebbe potuto creare ulteriore spaccatura all'interno dei vertici militari, destabilizzando a livello politico lo stesso Putin che già da lunedi 26 giugno riprende fiato e tira le somme, mettendo in evidenza la responsabilità di tutti e la degna conclusione di un evento che comunque non avrebbe scalfito la sua leadership anzi, come ha detto nel suo breve discorso, il suo potere è risultato più rafforzato. Tutto come prima, quindi, come se nulla fosse successo sabato scorso. E visto che tutto è normale, c'è il gesto del ministro Sergei Shoigu in visita alle truppe russe in Ucraina. A questo punto, però, c'è qualcosa che non va nella narrazione in quanto lo stesso ministro doveva essere silurato da Putin secondo l'accordo con Prigozhin per rinunciare alla sua ribellione. Il video trasmesso dalla tv russa è prima della crisi o è dopo il fallito golpe? Se le immagini sono prima della tentata marcia su Mosca allora è tutto normale, se però è un video post ribellione allora sorgono altri interrogativi come quello che Putin non ha rispettato il suo impegno di licenziare Shoigu. Non solo, il presidente russo secondo il quotidiano Kommersant, molto vicino a Putin, citando fonti anonime, ha assicurato che il Servizio di sicurezza federale russo (ex KGB) continua a indagare sul fallito golpe di Prigozhin. Il caso, quindi, non è chiuso per Putin che aveva assicurato di non processare lui e i suoi mercenari per quella vicenda che ha fatto tremare il Cremlino. Del resto lo stesso presidente russo aveva definito il capo della Wagner "traditore", poi però lo avrebbe graziato quando la Wagner aveva rinunciato alla sua marcia su Mosca. Il quotidiano Kommersant informa: "La mattina del 26 giugno, il procedimento penale in relazione all'organizzazione di una ribellione armata (articolo 279 del codice penale della Federazione Russa), in cui Prigozhin è diventato il principale imputato, non è stato archiviato e continua ad essere indagato". Cosa sta accadendo? E' evidente a questo punto l'esistenza di una grave divisione all'interno dello Stato russo ma anche della sua leadership su come procedere sulla sfida lanciata dalla Wagner. Al di là di ogni considerazione molte cose non sono ancora chiare, mentre continuano i misteri del colpo di stato mancato.
GLI STATI UNITI SAPEVANO DEI PIANI DI
PRIGOZHIN, ANCHE PUTIN ALMENO 24 ORE PRIMA
ESILIATO IL CAPO DELLA WAGNER, I MEDIA
AMERICANI: "ORA RISCHIA DI ESSERE UCCISO"
di Augusto Maccioni
(25-6-2023) E' stato il momento più drammatico da quando la Russia ha dichiarato guerra all'Ucraina il 24 febbraio 2022, 24 ore tesi che hanno coinvolto Putin in prima persona e hanno messo in discussione il potere della grande Russia. E' successo che uno degli alleati del presidente russo, Yevgueni Prigozhin, comandante del gruppo mercenario Wagner, ha osato sfidare Putin e ha colpito il suo sistema geopolitico, mettendo a dura prova l'apparato militare che ha mostrato difficoltà nel comprendere fino in fondo quello che stava accadendo. Da un rapporto cordiale e fraterno tra i due a "rivali" per la lotta di potere. Tutto nel giro di 24 ore, fino a sabato quando il "cuoco" del presidente russo si è messo in marcia, con la sua poderosa e famigerata armata, verso Mosca nel tentativo di far licenziare il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ma anche il capo dell'Alto Stato Maggiore delle truppe russe Valeri Guerasimov, responsabili, secondo lui, di un'atteggiamento mediocre nella guerra ucraina. C'era poi un altro punto che proprio non andava giù al capo della Wagner, quello cioè di perdere autonomia e indipendenza durante la guerra in Ucraina, mentre Putin voleva che i suoi mercenari dovessero integrarsi nella macchina governativa al comando dei vertici della Difesa. Le tensioni andavano avanti da diversi giorni, se non mesi, fino a quando Prigozhin ha deciso di attivare il germe di questo tentativo di guerra civile. Cosa è successo dopo è a tutti noto. Il capo della Wagner, grazie alla mediazione del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, ha fermato l'avanzata delle sue truppe a 200 chilometri da Mosca. Le sue richieste sono state accolte da Putin: autonomia e indipendenza per le sue truppe, licenziamento di Shoigu e Guerasimov, nessun processo per lui e per il suo esercito citati, diverse ore prima, da Putin come "traditori". Dopo un serrato e convincente intervento di Lukashenko tutto il golpe che stava montando si è sgonfiato e Prigozhin ha "evitato spargimento di sangue". Il capo della Wagner, salutato assieme ai suoi con entusiasmo dalla popolazione della città di Rostov "conquistata" senza "sparare un colpo", parte in macchina verso la Bielorussia e molti giovani lo salutano come un eroe (foto dal web/Social). C'è da chiedersi che fine farà Prigozhin ( media americani: "Ora rischia di essere ucciso) e i suoi mercenari, adesso che l'avventura ucraina è terminata. L'armata sarà sciolta? C'è inoltre da chiedersi quale situazione verrà fuori da adesso in poi visto l'esito della lotta che si è manifestata in tutta la sua asprezza e che ha dimostrato che dal 24 giugno non sia più la guerra in Ucraina l'epicentro della storia ma tutto potrebbe concentrarsi sulle questioni interne russe con lo spettro della guerra civile. E' una ipotesi che è stata messa in chiaro dalla marcia della Wagner che non ha incontrato resistenza da parte delle forze regolari e che ha sollevato molti dubbi a livello di difesa del territorio dello Stato, facendo credere a un crescente indebolimento del presidente russo. Altro interrogativo è la continuazione della guerra da parte dei russi in Ucraina col ritiro della Wagner che sicuramente influirà sulla capacità di combattimento e anche sul morale delle truppe di Putin. E' facile prevedere divisioni, lacerazioni, incomprensioni all'interno stesso dell'esercito russo. Come del resto è facile aver notato il caos della vita quotidiana a Mosca e a San Pietroburgo dopo l'azione, poi ritirata, del capo della Wagner, segno evidente che qualcosa improvvisamente è cambiato e che sarà difficile accettare che gli eroe del gruppo, che sono stati i pilastri nelle battaglie di Bakhmut o Soledar, stiano scomparendo dopo "l'esilio" del suo capo. Il mancato golpe ha fatto registrare un'altra prospettiva per l'Occidente che è stato a guardare e che prenderà prossimamente le giuste misure in fatto di sicurezza. Gli Stati Uniti sarebbero stati informati "più di 24 ore" prima della rivolta armata della Wagner, ma anche Putin, secondo il Washington Post, era stato informato e a questo punto non si capisce come mai il presidente russo non abbia preso alcun provvedimento per sventare l'assalto di Prigozhin. Secondo gli 007 americani la mancata reazione del presidente russo rifletterebbe l'assenza di coordinamento a livello militare dove si presume circolino rivalità interne. Focus anche sul futuro di Prigozhin che per il momento è esiliato in Bielorussia e dovrà abbandonare la sua Wagner, segno anche evidente della sua fine come leader militare. E a San Pietroburgo, in una sede della sua organizzazione paramilitare, sono state trovate ingenti quantità di denaro (4 miliardi di rubli, circa 43 milioni di euro in contanti) destinati agli stipendi dei mercenari. Ritrovamento deciso da Putin il quale ha iniziato la sua azione vendicativa nei confronti del suo "cuoco". C'è da chiedersi, nell'immediato, come continuerà la guerra in Ucraina. Sarà un Putin dimezzato o rafforzato da questa vicenda? I prossimi giorni si capiranno molte cose, sicuramente il presidente russo alzerà l'asticella della sua potenza per dimostrare che è sempre lui il comandante in capo dell'operazione speciale e la sua mano ferma si farà sentire anche a Mosca.
MOSCA NEL PANICO PER IL GOLPE
DI WAGNER CHE SI RITIRA A 200
CHILOMETRI DALLA CAPITALE
PRIGOSHIN: "EVITATO
UN BAGNO DI SANGUE"
di Augusto Maccioni
(24-6-2023) Erano già alle porte di Mosca. Da una parte Evgueni Prigozhin (foto dal web/Social), a capo di 25mila mercenari del gruppo Wagner, dall'altro Putin che non aveva nessuna intenzione, come chiesto dal suo "cuoco", di mettere da parte il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e il capo dell'Alto Stato Maggiore delle truppe russe Valeri Guerasimov, "perché incapaci di condurre una guerra". La situazione, di ora in ora, diventava drammatica e a Mosca la popolazione era in agitazione e le autorità avevano preso misure restrittive in vista del peggio con l'arrivo dei Wagner. Poi la mediazione del presidente bielorusso Alexander Lukashenko e la fine della ribellione di Prigozhin che in un nuovo audio annunciava lo stop dell'avanzata dei mercenari verso Mosca. Il capo dei Wagner ha ottenuto quello che chiedeva (licenziamento di Shoigu e Guerasimov) e la cosa più importante è stata rafforzata: la sua milizia continuerà ad essere indipendente e non passerà, come era stato deciso dai vertici di Mosca, alle dipendenze del ministro della Difesa. Più autonomia, più finanziamenti e più azione di movimento e per Prigoshin è una vittoria contro la debolezza di Putin che, per la prima volta, ha visto oscillare il suo potere. Di sicuro può anche essere interpretato come una prova generale per testare la qualità delle forze che sostengono Putin che, per dire la verità, non hanno fatto una bella figura e hanno fatto vedere falle impressionanti nella gestione logistica e militare ma c'è anche un ventilato colpo di stato, ventilato dallo stesso Putin, che è rientrato per un soffio e che avrebbe messo a ferro e fuoco la capitale. Tutto era iniziato con la rivolta contro Putin: ecco la cronaca.
La guerra in Ucraina, che segna il 486esimo giorno dall'inizio dell'invasione delle truppe di Putin, andrà avanti anche se mancheranno gli attacchi della milizia Wagner, tristemente nota per la ferocia con la quale ha duramente infierito sulla popolazione ucraina. Ha lasciato i campi di battaglia ucraini per aprire altri fronti. Yevgeny Prigozhin, del gruppo paramilitare privato voluto da Putin per gli "affari più sporchi", si dirige verso Mosca. Sembra essere un significativo ammutinamento che apre a una nuova svolta non tanto della guerra in Ucraina, per la quale Prigozhin condivide gli obiettivi del presidente russo, quanto, come dice qualche analista, per spodestare lo stesso Putin, a meno che non ci siano altri obiettivi del comandante di ferro della Wagner. Sta di fatto che l'azione militare della milizia paramilitare è iniziata, con i suoi almeno 25mila uomini, equipaggiati e professionalmente abituati ad ogni circostanza di guerra e con i mezzi a disposizione, con l'obiettivo di arrivare nella capitale russa. Durante il lungo tragitto le milizie Wagner non hanno trovato resistenza, né al confine con l'Ucraina, né in altre zone sul suolo russo segno evidente che Putin sta vagliando ogni possibilità di fermarle senza che ci siano spargimento di sangue. Venerdi Prigoshin ha detto che si stava dirigendo a Rostov per catturare il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ma anche il capo dell'Alto Stato Maggiore delle truppe russe Valeri Guerasimov, responsabili di un'atteggiamento mediocre nella guerra ucraina. La richiesta del capo della Wagner a Putin riguarderebbe il licenziamento proprio dei vertici delle forze armate russe, Shoigu e Gerasimov, inaffidabili e non appropriati nel ruolo, altrimenti sarà inevitabile marciare su Mosca. Un pretesto? Può darsi. Prigozhin è convinto della sua forza ed è sicuro che molti generali russi non gli daranno battaglia. Sabato il capo dei Wagner è entrato a Rostov con le sue milizie "senza sparare un colpo" mentre le truppe russe e i suoi comandanti erano fuggiti. Putin è furente e ha rivolto un messaggio al Paese per dare un'immagine di fermezza e per punire "i traditori". Ha chiesto la loro resa e comunque l'azione dei mercenari del gruppo Wagner "è una pugnalata alle spalle al nostro paese e alla nostra gente". Poi il presidente russo ha ricordato la Rivoluzione d'Ottobre del 1917: "Non permetteremo che accada di nuovo. Proteggeremo sia il nostro popolo che il nostro stato da qualsiasi minaccia, compreso il tradimento interno". La risposta di Prigozhin non si è fatta attendere: "i Wagner sono patrioti, non traditori, il presidente si sbaglia profondamente, abbiamo combattuto e continueremo a farlo per la Patria". Poi è arrivata la mediazione, concordata con Putin, del presidente bielorusso Lukashenko e il capo dei Wagner alla fine ha concluso "che è inammissibile scatenare un massacro sul territorio russo". Quindi fine della rivolta, Prigozhin e le sue milizie possono tornare indietro, e chi ha partecipato alle operazioni contro Mosca non sarà processato, Mosca è salva. La ribellione di Wagner potrebbe avere conseguenze importanti per il conflitto in Ucraina e da più parti si dice che questa avanzata da parte dei mercenari abbia messo a nudo le crepe che stanno già pervadendo la società russa e l'apparato militare e l'invasione dell'Ucraina ha innescato l'inevitabile "degrado dello stato russo".
TITAN, "CATASTROFICA IMPLOSIONE",
UNA MORTE INDOLORE E ISTANTANEA
SI E' SPENTO IL SORRISO
DI SULEMAN, 19 ANNI
"ERA TERRORIZZATO DAL VIAGGIO
E L'HA FATTO SOLO PER IL PAPA'"
di Augusto Maccioni
(23-6-2023) Non c'è tempo per ricordare i momenti difficili del Titan e la morte delle cinque persone a bordo. Da una parte la grande sceneggiata, come in un film americano, col dispiegamento di mezzi speciali, navi, aerei e ingenti risorse per la ricerca e il salvataggio dei passeggeri del sommergibile, dall'altro la tragica fine dei passeggeri consapevoli di dover morire e per questo motivo avevano firmato una liberatoria che, grosso modo, dichiaravano di sapere che il sottomarino "non era classificato né certificato" e che quindi rischiavano, oltre a danni fisici e traumi emotivi, anche la morte. Ma già domenica scorsa la Marina degli Stati Uniti, che era intervenuta con una rete segreta di sensori acustici, era a conoscenza di una possibile implosione del sommergibile, notizia subito comunicata alla Guardia Costiera, che seguiva il caso, che, comunque, continuava la ricerca perché non dava credito che il sommergibile avesse avuto una fine disastrosa. Il mondo era in attesa del salvataggio dei passeggeri e tutti speravano di ritrovare il Titan. Del resto i cinque avevano un solo e legittimo desiderio: un tour di 10 ore nei fondali più oscuri dell'Oceano Atlantico, a quota 3.800 metri, per visitare da vicino il relitto del mitico e mai dimenticato Titanic, per quello che ha rappresentato nella storia e nelle vicende cinematografiche raccontate dal regista James Cameron. Questa volta l'avventura è andata male dopo che il sommergibile Titan è scomparso domenica dopo due ore di immersione ed è stato ritrovato in pezzi sul fondo dell'oceano questo giovedi dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti. La causa? "Catastrofica implosione" della sua camera a pressione, cioè nei fondali è intervenuta una grande forza che ha schiacciato il mini-sommergibile incapace di resisterle. La navicella negli abissi si è distrutta in una frazione di un millesecondo a una velocità di 800 chilometri l'ora, otto ore dopo la partenza. E poichè per buona parte il Titan è realizzato in fibra di carbonio, quindi non si deforma come il metallo, "l'implosione" ha fratturato e disintegrato il sottomarino. Dopo questa tragica vicenda già si scaldano le carte per un'altra "avventura" questa volta tutta legale. Secondo gli avvocati delle famiglie delle vittime, l'armatore del Titan non può vantare esenzioni di responsabilità, per aver fatto firmare ai passeggeri i rischi del viaggio fino alla morte, soprattutto in ordine alla progettazione o alla costruzione del sottomarino nascosti ai passeggeri secondo cui non era adatto a questa immersione. E già diversi esperti dicono che il crollo del sommergibile potrebbe essere dovuto a un fallimento nella progettazione o costruzione della nave, indicando il punto più critico, lo scafo, perché "è lì che la pressione inciderà con più forza". A respingere con decisione le critiche alla sicurezza dell'azienda ci pensa l'imprenditore Guillermo Sohnlein, co-fondatore di OceanGate, la compagnia che opera viaggi col Titan verso il mitico Titanic, dicendo che chi critica il mezzo non abbia "tutte le informazioni", e in modo particolare che "le persone continuano a equiparare la certificazione alla sicurezza e ignorano 14 anni di sviluppo sul sottomarino Titan". Intanto, però, rimangono in piedi molte domande su ciò che è accaduto nelle profondità dell'Oceano: quando e perché si è verificata esattamente l'implosione? Quando saranno ritrovati i corpi? Come si sarebbe potuta evitare questa immane tragedia? Al di là dell'assurdità della vicenda, soprattutto per la sua conclusione, c'è un sorriso che non si dimenticherà facilmente. E' quello di Suleman Dawood, 19 anni, figlio del milionario pakistano Shahzada Dawoon (foto dal web/Social), antrambi passeggeri del Titan, che fino all'ultimo faceva resistenza perché non voleva unirsi alla spedizione turistica verso il Titanic. Poi è partito per fare un piacere al padre per la festa del papà. Un triste destino che sua zia Azmeh non vuole ancora accettare: "Non riesco a crederci, sembra così tutto surreale, come un brutto film". Suleman era uno studente di economia all'Università di Glasgow e si era assentato dalla facoltà per compiacere a suo padre che era un grande tifoso del Titanic. Il giovane amava la pallavolo, i film di fantascienza, ed era noto per la sua abilità con il cubo di Rubik. Per questo viaggio il padre milionario ha sborsato la bella cifra di 460mila euro.
TITAN, LA GUARDIA COSTIERA DEGLI STATI
UNITI CONFERMA:"SONO TUTTI MORTI"
"CATASTROFICA IMPLOSIONE", RINVENUTI
I RESTI DEL PICCOLO SOTTOMARINO
NELL'AREA IN CUI SI TROVA IL TITANIC
di Augusto Maccioni
( 22-6-2023) Il portavoce della Marina Militare degli Stati Uniti conferma la morte dei cinque passeggeri (foto dal web/Social) del sommergibile scomparso questo lunedi mentre si dirigeva nelle acque del Nord Atlantico per esplorare da vicino, ad una profondita di 3.800 metri, il mitico relitto del Titanic. Cinque ore prima, quando in Italia erano le 13:08, sul Titan era finito l'ossigeno, stando alle stime delle autorità, e uno dei robot impegnati nella zona dove si trova il relitto del Titanic, ha trovato resti di materiale che John Gauger, ammiraglio della Guardia Costiera, ha spiegato "sono coerenti con la catastrofica perdita di pressione nella cabina del sommergibile scomparso". Poi l'ufficialità della notizia da parte della OceanGate, la società proprietaria del Titan, con "Piangiamo la perdita delle cinque persone a bordo del sommergibile". Poco prima, alle 14:55 italiane, un esperto era intervenuto alla Bbc dicendo che erano stati trovati diversi detriti con la coda del sommergibile che si trovavano a 500 metri dalla prua del Titanic. Si sta continuando a lavorare per trovare altri rottami al fine di capire la tempistica dell'incidente e se l'implosione sia avvenuta domenica nel corso dell'immersione o nei giorni successivi. L'annuncio ha posto fine al conto alla rovescia per la ricerca e il salvataggio dei cinque passeggeri del sommergibile che domenica scorsa si è tuffato verso il Titanic. Il periodo di sopravvivenza stimato a bordo del sottomarino Titan è stato teoricamente raggiunto alle ore 12 di questo giovedi, in Italia, per un totale di aria respirabile di 96 ore. Alla ricerca e salvataggio del piccolo sottomarino erano impegnate 10 navi, 3 aerei C-130 dell'esercito americano per setacciare un'area di 20mila chilometri quadrati. Si lavorava senza sosta, 24 ore su 24, per recuperare il sommergibile e salvare i suoi passeggeri, mentre in quelle ore la società privata OceanGate, proprietaria del sottomarino scomparso, era oggetto di critiche per la mancata omologazione del dispositivo e per i rischi "da minori a catastrofici" posti dalle sue "missioni investigative". C'è anche la denuncia della famiglia del miliardario britannico Hamish Harding, uno dei passeggeri del Titan: "E' stato troppo lungo il ritardo di otto ore da parte della società prima di dare l'allarme per la scomparsa". Ricordiamo che il piccolo sottomarino ha perso il contatto con la nave di superficie intorno alle ore 9:45 (locale) di domenica, e la scomparsa è stata comunicata alla Guardia Costiera degli Stati Uniti dopo le 17:40, un lasso di tempo troppo lungo per salvare le cinque vite umane. Chi sono i cinque passeggeri: Stockton Rush, amministratore delegato della società che ha organizzato la spedizione, Hamish Harding, uomo d'affari britannico, due pakistani Shahzada e Suleman Dawood, padre e figlio tra i più ricchi del Paese e Paul Henry Nargeolet, uno dei massimi esperti del Titanic, il mitico transatlantico che fece 1.514 morti nell'aprile del 1912. Fino all'ultimo si sperava di salvare la vita dei passeggeri e per farlo si era movimentata una somma enorme. Purtroppo la conclusione è tragica dopo una massiccia operazione di ricerca che ha tenuto col fiato in sospeso famiglie e parenti e mezzo mondo. Ricordiamo anche, per dovere di cronaca, dei "rumori" che sono state rilevate nelle profondità dell'Atlantico tra martedi e mercoledi, segnali che hanno alimentato speranze lasciando aperta la corsa dei soccorsi per salvarli. Del resto due membri dell'equipaggio avevano già effettuato lo stesso viaggio e hanno voluto ripetere l'avventura dentro un piccolo sommergibile, senza sedili e con unico finestrino di 50 centimetri di diametro. Era un tour di 10 ore, poca roba per vedere l'immensità e la bellezza dei resti del mitico Titanic in presenza. Questa volta qualcosa è andato storto e anche loro, con gli altri 3, hanno perso la vita.
ANCORA NESSUNA TRACCIA DEL TITANO
CHE HA POCHE ORE D'OSSIGENO
SOLO IPOTESI PER IL
SOTTOMARINO SCOMPARSO
AGGANCIATO AL TITANIC O LONTANO DALLA NAVE MADRE. INCENDIO? BLACKOUT?
di Augusto Maccioni
(21-6-2023) Più passano le ore e più aumentano gli sforzi, che tra l'altro non sono mai venuti meno dall'inizio della vicenda, per ritrovare il sottomarino scomparso (foto dal web/Social) questo lunedi mentre si dirigeva nelle acque del Nord Atlantico per esplorare da vicino, ad una profondita di 3.800 metri, il relitto del Titanic. La situazione è, allo stesso tempo, difficile e drammatica e a bordo del sommergibile Titano l'aria respirabile potrebbe esaurirsi già giovedi 22 giugno, alle ore 11:00 in Italia. Alla fine, però, spiegano gli esperti, è molto difficile stabilire quanto ossigeno rimane nell'abitacolo perché non si conosce il tasso di consumo di ossigeno, ma il tempo è comunque tiranno e sta per scadere ed è difficile da stabilire a causa di vari fattori riferita ad una scorta di ossigeno iniziale di 96 ore. La situazione dei passeggeri all'interno deve essere drammatica soprattutto perché sono in balia delle profondità marine e che nessuno, fino a questo momento, sa dove si trovano e quindi i soccorritori non potranno mai salvarli. Il panico, sicuramente è il primo sintomo che ha raggiunto i cinque ospiti del Titano che si trovano in uno spazio limitato e per questo motivo hanno bisogno di più ossigeno per alimentare le loro speranze pur sapendo di morire se non saranno salvati in tempo. In una circostanza del genere è difficile e improbabile che i passeggeri abbiano mantenuto il controllo, se ci sono riusciti potrebbero guadagnare ulteriore tempo, ma si parla comunque sempre di qualche ora in più di vita. Mentre scorrono le ore rimane l'interrogativo primario: dove si trova il sommergibile? Le autorità che cercano risposte non sanno se si trova sul fondo del mare vicino al Titanic, se sia impigliato nella struttura del transatlantico o se è riuscito ad emergere lontano dalla nave madre. Ci sono altre ipotesi: un incendio o un blackout. Dal centro operativo di Boston si è aggiunta una squadra internazionale per localizzare il sottomarino scomparso. Canada e Francia stanno collaborando con gli Stati uniti nella ricerca e salvataggio. La Francia ha messo a disposizione un veicolo subacqueo senza equipaggio con operatori altamente specializzati in grado di tirare fuori dalle profondità dell'oceano qualsiasi cosa, anche se rilevano una complessità tecnica del soccorso. Anche gli Stati Uniti hanno messo a disposizione un batiscafo per una eventuale operazione del genere anche se non è in grado di raggiungere gli oltre 3mila metri di profondità. Una speranza è emersa all'alba di questo mercoledi quando la Guardia Costiera degli Stati Uniti ha riferito che un aereo canadese che partecipa alla ricerca del sommergibile, ha rilevato "rumori sottomarini". Sulla zona sono stati collocati diversi dispositivi nel tentativo di capire l'origine dei suoni. La Guardia Costiera non ha fornito più informazioni sulla natura e la portata dei suoni rilevati a intervalli di 20 minuti. L'area di ricerca copre 25.900 chilometri quadrati di mare e sono impegnati molte navi, aerei e rimorchiatori. Anche il Pentagono partecipa con aerei particolari alla ricerca. Tre navi di supporto sono arrivati sulla zona, tra cui la John Cabot della marina canadesi con sonar a scansione laterale. Un'altra, della Norvegia, ha due robot sottomarini autonomi. A questa ricerca disperata e contro il tempo ci sono altre navi della US Navy e imbarcazioni private. Le risorse per le ricerche sono ingenti per salvare i passeggeri: l'uomo d'affari pakistano Shahzada Dawood , suo figlio Suleman , l'esploratore britannico Hamish Harding , l'esploratore francese Paul-Henry Nargeolet e il CEO di OceanGate Stockton Rush.
VELE BLU, IL MARE PIU' BELLO E' IN
SARDEGNA, IN ITALIA PREMIATE 21 LOCALITA'
AL TOP LE SPIAGGE SARDE:
LA REGINA E' BAUNEI (NU)
CONFERMATA CHIA (DOMUS
DE MARIA) CON 5 VELE BLU
di Augusto Maccioni
(16-6-2023) Il mare più bello? E' in Sardegna. Lo certifica Legambiente e Touring club che, per la guida 2023 "Il mare più bello", ha assegnato cinque Vele blu, il massimo, alle 7 località della Sardegna. Un primato per la regione sarda, seguono la Toscana con 4 località, la Puglia e la Campania con 3 e la Sicilia con 2. La classifica termina con la Basilicata e la Calabria che per quest'anno è una new entry. Viene snobbata la Liguria. In Sardegna le 5 Vele sventolano a Baunei (Nu), considerata la regina delle località balneari, poi, sempre premiate con 5 Vele, Chia (foto di Augusto Maccioni) a Domus de Maria (Su), nel sud dell'isola, seguono Bosa (Or) e Cabras (Or), con l'Area Marina Protetta della Penisola del Sinis e l'Isola di Mal di Ventre, nella costa di nord ovest e ancora Posada (Nu), Budoni (Ss) e Santa Teresa di Gallura (Ss) nel tratto di litorale nord orientale. Le altre località lacustri che hanno ottenuto il massimo riconoscimento in Trentino c’è anche Ledro (Tn) sul lago omonimo; in Alto Adige ci sono Fiè allo Sciliar (Bz) sul lago di Fiè, Appiano sulla strada del vino (Bz) sul lago di Monticolo. Premiati 2 località per il Veneto: Alpago (Bl) sul Lago di Santa Croce e Sospirolo (Bl) sul Lago del Mis; in Toscana confermate le Cinque Vele a Massa Marittima (Gr) sul lago dell’Accesa. Per la Lombardia, si confermano come migliori località Toscolano Maderno (Bs) e Gardone Riviera (Bs), entrambe sulla riva occidentale del Lago di Garda. Quindi il mare della Sardegna è al top e tra queste, quello più apprezzato è il litorale di Chia a Domus de Maria (Su) che negli anni ha conservato il suo primato. Anche l'anno scorso Legambiente e Touring club avevano premiato con 5 Vele blu la località turistica di Domus de Maria che ha saputo "coniugare al meglio il territorio con strategie di sviluppo sostenibile". Le Vele Blu di Legambiente e Touring club premiano Chia a Domus de Maria mentre le Bandiere Blu della Fee (Foundation for Environmental Education), sempre quest'anno, snobbano completamente la bella località turistica del sud dell'isola. E questa differenza di trattamento non si capisce perché entrambe giudicano lo stato di salute di una località turistica. Una la premia col massimo della valutazione, l'altra, la Fee, non la vede. Una discrepanza enorme, che fa riflettere parecchio anche se il litorale di Chia a Domus de Maria ogni anno è continuamente premiato da numerosi turisti che amano le spiagge dorate e le acque cristalline del territorio turistico di Domus de Maria.
IN PIAZZA 15 MILA PERSONE PER
L'ADDIO A SILVIO BERLUSCONI
L'OMELIA DELL'ARCIVESCOVO DI MILANO
DELPINI: "C'E' CHI LO APPLAUDE E CHI
LO DETESTA, MA E' SOLO UN UOMO
CHE INCONTRA DIO"
di Augusto Maccioni
L'Italia ha reso l'ultimo saluto a Silvio Berlusconi (foto dal web/Social). Nel Duomo di Milano davanti a oltre 2mila invitati (15mila persone in piazza) e alla presenza delle massime autorità a livello nazionale, si è conclusa la vita dell'uomo che è entrato da protagonista nella storia di una nazione e col tempo è stato il numero uno nell'impresa, nella politica, nello sport, nella guida del Paese e nel sostenere istituti e famiglie bisognose. C'erano tutti, quelli che in qualche modo hanno compiuto un pezzo della nostra recente storia d'Italia. Era assente l'ex presidente Giuseppe Conte, per scelta, mentre non hanno mancato all'appuntamento, tra gli altri, Umberto Bossi, Gianni Letta, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mario Draghi, Mario Monti, Elly Schlein, Matteo Renzi, Carlo Calenda. C'erano anche Paolo Gentiloni, in rappresentanza della Commissione europea, Manfred Weber, l'emiro del Qatar, e il premier ungherese Viktor Orban. Presenti al completo i volti di Mediaset, la società fondata nei primi anni della carriera imprenditoriale di Berlusconi, con, tra gli altri, Gerry Scotti, Barbara D'Urs, Jo Squillo, Elisabetta Gregoraci ma anche personaggi famosi dello spettacolo e del giornalismo come Lorella Cuccarini, Massimo Boldi, Nicola Savino, Ilary Blasi, Emanuele Filiberto di Savoia, Enrico Mentana, Marco Columbro, Alfonso Signorini, Ezio Greggio, Paolo Del Debbio, Mario Giordano, Paolo Liguori, Tony Capuozzo e Piero Chiambretti. Molti altri hanno partecipato alle esequie del quattro volte presidente del Consiglio, deceduto lunedi scorso allì'età di 86 anni. All'interno del Duomo c'era anche il medico personale dell'ex premier e leader di Forza Italia Alberto Zangrillo: viso triste, quasi piangente che ha assistito Berlusconi fino all'ultimo nell'ospedale San Raffaele e il suo dolore è sintetizzato in un tweet:"Caro Presidente, Le chiedo scusa ma non trovo le parole. Io e Lei ci siamo capiti". Il feretro di Berlusconi era arrivato nel pomeriggio al Duomo per celebrare il funerale di Stato con gli onori militari. Da Villa San Martino, la sua dimora abituale, il corteo funebre ha attraversato due ali di folla e la gente ha applaudito lungamente: "Buon viaggio, Presidente". In prima fila, davanti alla bara dell'ex presidente, i suoi cinque figli: la primogenita Marina, presidente della Mondadori, Pier Silvio, di Mediaset, e poi Barbara, Eleonora e Luigi. A fianco la fidazata, la deputata Marta Fascina, con la quale si sono sposati "simbolicamente" nel marzo 2022, in una cerimonia prima di valore legale, che lo ha accompagnato fino alla fine della sua vita. Durante l'omelia l'arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini ( vedi il testo integrale nel "le notizie di giugno 2023") ha detto:" Quando un uomo è un politico, cerca di vincere: ha sostenitori e oppositori. Alcuni lo portano in alto, altri non lo sopportano. Era un uomo e ora incontra Dio". A concluso Delpini tra gli applausi. Il corpo di Silvio Berlusconi sarà cremato e le sue ceneri riposeranno nella cappella della sua Villa S.Martino.
OGGI L'ADDIO A SILVIO
BERLUSCONI, CHI CI
SARA' (E CHI NO)
di Augusto Maccioni
(13-6-2023) Per il funerale di Silvio Berlusconi (foto dal web/Social) è previsto una grande folla. Sarà celebrato dall'arcivescovo della città Mario Delpini alle 15 nel Duomo di Milano e saranno presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Giorgia Meloni. In cattedrale saranno ammessi circa 5mila persone e per non scontentare nessuno, perché si prevede un numero vicino ai 30mila persone, saranno piazzati maxischermi in piazza per assistere all'ultimo saluto all'ex presidente e leader di Forza Italia. Per il giorno del funerale, mercoledi 14 giugno, è proclamato lutto nazionale, su disposizione della presidenza del Consiglio, con la conseguenza che tutti gli edifici pubblici italiani, comprese le Ambasciate e i Consolati all'Estero, dovranno esporre bandiere nazionali ed europee a mezz'asta. Al riguardo, però, scoppia la polemica che secondo Rosy Bindi sono "inopportuni". La dichiarazione è stata resa nel corso della trasmissione radiofonica "Un giorno da pecora" su Rai Radio1. In realtà il lutto nazionale è previsto da una circolare del cerimoniale di Palazzo Chigi datata 2002 che accompagna le esequie di Stato. Chiusa la polemica? Neanche per sogno. Rilanciano Conte ("Decisione tutta politica"), e Fratoianni, della sinistra. Il primo a rispondere alla Bindi, a parte gli esponenti del Centrodestra, è Matteo Renzi: "Ha tutto da guadagnare nel fare una polemica". Dirette televisive e imponenti misure di sicurezza per l'occasione vista la presenza del presidente della Repubblica, del premier e di almeno 32 esponenti del governo. Al funerale, in Cattedrale, sono annunciate le presense di diversi capi di Stato e di governo stranieri, tra cui quello ungherese Viktor Orban. Molti esponenti politici italiani ed ex premier assisteranno alle esequie: Matteo Renzi, la segretario del Pd Elly Schlein, Carlo Calenda, 80 parlamentari di Forza Italia, Mario Monti e Mario Draghi. Ci saranno,inoltre, tra gli altri, Paolo Gentiloni, in rappresentanza dell'Unione europea e Commissario per gli Affari economici, il presidente del Ppe Manfred Weber, l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad e presidente dell'Iraq Abdul Latif Rashid. Saranno presenti, inoltre, molti esponenti del mondo dello spettacolo che hanno fatto la storia di Mediaset, ma anche esponenti del mondo del calcio e quindi del Milan e del Monza.
E' IL GIORNO
DI FRA NICOLA
di Augusto Maccioni
( 7-6-2023) Oggi è la sua festa, è il suo giorno. L'8 giugno 1958 moriva l'umile e silenzioso fraticello del Convento dei frati cappuccini in viale S.Ignazio a Cagliari. Allora come oggi i cagliaritani non dimenticano la grande umanità di fede di un personaggio che tutti, nella Cagliari del dopoguerra, consideravano santo. E dalla fiumana di gente di allora fa eco quella di questi giorni per festeggiare "frate silenzio" verso il quale siamo devoti soprattutto quelli che l'hanno conosciuto e che non possono dimenticare quanto il fraticello aveva fatto in vita per gli "amici" e per tantissimi della grande e povera popolazione cagliaritana. Fra Nicola, beato dal 1999, è tornato ancora tra noi. I 65 anni della sua morte non sono passati invano e sembra che le date abbiano poca importanza per il popolo cagliaritano che ancora una volta è dalla parte di quell'umile fraticello che per ben 40 anni ha solcato, indiscreto e silenzioso, le strade polverose della città visitando soprattutto la povera gente e le persone più bisognose.
I quartieri più battuti erano il Castello e Villanova ma a volte si spostava ben oltre, quasi un paese nella città, nella zona de "su baroni", nell'attuale via Tuveri e via Pergolesi, divenuto il quartiere di S.Benedetto. E proprio in questa zona i pochi abitanti facevano festa quando lo vedevano, curvo e stanco con un andamento a volte approssimativo ma fermo e deciso, e per tutti c'era un gesto e una carezza. Lui non parlava e pochissime volte alzava la testa per guardare in faccia la persona. Si è sempre detto che il beato fra Nicola è passato alla storia come "frate silenzio", indubbiamente è stato un frate di poche parole ma forse per lui non era necessario parlare e il silenzio era il linguaggio più giusto e coerente per la sua missione. E il silenzio è stato il rapporto assiduo e religioso con la gente, la quale aveva poca voglia di parlare e di discutere e la sola presenza di questo umile frate creava gioia ed entusiasmo nonostante la realtà imponesse un atteggiamento diverso. Tutte quelle persone, in una Cagliari che si stava risvegliando dopo le macerie della seconda guerra mondiale, erano subito al Convento quando la notizia, dapprima sussurrata, diceva che l'umile fra Nicola alle ore 0,15 dell'8 giugno 1958 era tornato alla casa del Padre. I quotidiani L'Unione Sarda e Il Quotidiano Sardo, che finì le pubblicazioni proprio quell'anno, fecero fatica a dare la notizia e rifecero la prima pagina per poter dare l'annuncio della morte del frate alla mattina. Il Colle di Buoncammino era troppo stretto per contenere le numerosissime persone che si indirizzava verso la Basilica di S.Ignazio per salutare per l'ultima volta "l'amico fra Nicola da Gesturi". E al suo funerale la gente era ancora tanta, e le cronache parlano di oltre 60 mila persone e per loro fra Nicola era già santo. A distanza di quasi tre generazioni la devozione verso il beato fra Nicola non è diminuita, anzi appare in crescita e questo fatto è già un miracolo. I tempi per la Chiesa sono diversi e per la santità di fra Nicola è necessario attendere e non avere fretta. Oltre dieci anni fa il cardinale Saraiva Martins,che concludeva le celebrazioni del pio transito del beato, aveva fatto pensare ad un annuncio positivo verso la sua canonizzazione, così pure qualche anno fa quando si era sparsa la voce che c'era un miracolo da prendere in considerazione. Andiamo adagio e pensiamo che è già un miracolo continuare la devozione verso un frate che ci continua a parlare silenziosamente. Anche se la Sardegna, e Cagliari in modo particolare, attende presto che il beato fra Nicola da Gesturi diventi Santo.
UCRAINA, DISTRUTTA LA DIGA CHE
FORNIVA ACQUA ALLA CRIMEA E ALLA
CENTRALE NUCLEARE DI ZAPORIZHZHIA
ZELENSKY: "E' STATA FATTA SALTARE
DAI RUSSI PER OSTACOLARE
LA NOSTRA CONTROFFENSIVA"
di Augusto Maccioni
(6-6-2023) Sono trascorsi quasi 500 giorni di guerra in Ucraina e questo martedi si è verificato un atto terroristico con la distruzione della diga idroelettrica di Nova Kakhovka (foto dal web/Social) che si trova sotto il controllo russo nel sud dell'Ucraina. Secondo la società ucraina per l'energia idroelettrica la diga è stata distrutta ( video) da una bomba collocata in una delle sale turbine. Sia la Russia che l'Ucraina si accusano a vicenda. Gli Stati Uniti stanno cercando di ottenere più informazioni anche dai satelliti e per il momento non sono in grado di dire cosa è accaduto. Lo afferma il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. Le posizioni di Mosca e di Kiev non si differenziano. La Russia chiede di "condannare l'atto criminale delle autorità ucraine" per la distruzione della diga, e Zelensky ha accusato Mosca per aver fatto saltare deliberatamente la diga di Kakhovka. Secondo NBC News i servizi di intelligence statunitensi indicano che c'è la Russia dietro la devastazione del grande bacino. Anche l'Onu è interessata all'attacco alla diga ma non ha informazioni a tale proposito: "Una cosa è chiara, questa è un'altra devastante conseguenza dell'invasione russa". C'è un dato certo: sull'esplosione della diga in Ucraina "ci sono probabilmente numerosi morti", sostiene sempre Kirby, del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa. La diga rifornisce acqua a sud della penisola di Crimea, annessa alla Russia nel 2014, e a nord la centrale nucleare, la più grande d'Europa, di Zaporizhzhia. La diga attraversa il fiume Dnipro in Ucraina e la sua portata d'acqua contiene almeno 20 chilometri cubi di acqua. La sua distruzione è devastante per le città allagate circostanti tra cui Kherson, riconquistata dagli ucraini alla fine del 2022. E' partita subito l'evacuazione, almeno 17 mila scappano dalla zona controllata da Kiev, altri 25 mila, che popolavano la sponda orientale del fiume occupata dai russi, hanno lasciato le loro terre. Tutte persone che potrebbero trovarsi nelle aree invase dall'acqua. Zelensky è più preciso: le città allagate dalla distruzione della diga sono almeno 70 e prevede "gravi problemi" con l'acqua potabile. Un disastro senza precedenti che avrà ricadute dannose e che potrebbe durare per generazioni, un impatto catastrofico sull'ecologia della regione. Sull'immediato la perdita del bacino idrico minaccerà l'approvvigionamento idrico nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia e della Crimea ma avrà anche, a lungo termine,implicazioni sulla centrale nucleare. Secondo il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak la distruzione della diga da parte dei russi ha un preciso disegno, quello di creare ostacoli insormontabili sull'avanzata dell'esercito ucraino e rallentare la controffensiva ucraina.
E' AUMENTATA L'ATTIVITA' MILITARE
UCRAINA SUL FRONTE ORIENTALE
LA CONTROFFENSIVA UCRAINA E'
INIZIATA, SOSTIENE IL
MINISTERO DELLA DIFESA RUSSO
di Augusto Maccioni
(5-6-2023) Da settimane Zelensky parla di controffensiva (foto dal web/Social), ma non se ne vede l'ombra. Ultimamente il presidente ucraino ha detto che la spallata all'esercito russo sarà a breve ma ci saranno molti morti. E' inevitabile che ciò succeda ma è giusto se si pensa che saranno usati tutti i mezzi, con le conseguenze dell'azione, per riconquistare i territori in mano ai russi. Per il momento e sicuramente non da oggi, l'esercito ucraino sta compiendo operazioni tattiche su una linea di fronte di 600 miglia, da sud a nord-est. E' un obiettivo preparatorio in vista di un attacco militare massiccio contro l'esercito di Putin. Zelensky sta utilizzando droni d'attacco per distruggere, nelle missioni notturne, carri armati e attacchi contro depositi di armi e riserve di carburante. Nelle ultime 48 ore sul fronte orientale le forze di combattimento ucraino hanno intensificato gli attacchi nelle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia, una significativa escalation che indica che il momento potrebbe essere arrivato. Zelensky non parla di controffensiva, né ci sono conferme da parte dei vertici militari. A sostenere che sia stata lanciata la tanto attesa controffensiva ucraina è soprattutto il ministero della Difesa russo ma anche importanti osservatori stranieri i quali confermano che le forze armate ucraine sono attive nel Donbass. Anche il New York Times, citando fonti governative statunitensi, hanno informazioni che questi movimenti militari sono un segnale forte e che la grande offensiva ucraina è già iniziata. Kiev ha lanciato una campagna di silenzio informativo con l'ordine che nessun dettaglio delle azioni dell'esercito debba essere divulgato. Il ministro della Difesa Reznikov è stato più esplicito pubblicando un video in cui i soldati si portano le dita alla bocca. Per dirla tutta i vertici militari ucraini non amano il termine controffensiva, preferiscono una "campagna militare primavera-estate", da qui fino a settembre, poi si vedrà. E' presto per capire se la nuova fase della guerra avrà successo, molto dipende da quanto l'esercito riuscirà a fare negli attacchi preparatori e quelli di indagine nel tentativo di trovare i punti deboli e sfondare le linee russe. L'obiettivo iniziale di Kiev è tagliare il corridoio terrestre della Russia nel sud dell'Ucraina, ciò significa intervenire nelle zone occupate del Donbass, ma anche mettere mano ad altre zone come Kherson. Intanto sale la pressione sul Cremlino con l'obiettivo ucraino di far spostare le sue forze dal fronte verso le zone interne russe e in modo particolare, al momento, su Belgorod dove nell'ultima settimana sono stati danneggiati quasi 400 case unifamiliari e almeno 70 condomini. Un'altra mossa ucraina per indebolire le zone occupate e renderle vulnerabili.
ELEZIONI AMMINISTRATIVE, IL
CENTRODESTRA CONQUISTA QUASI
TUTTE LE CITTA' AL BALLOTTAGGIO
NON C'E' STATO L'EFFETTO
SCHLEIN: "SCONFITTA NETTA"
di Augusto Maccioni
(29-5-2023) A certificare i risultati del secondo turno delle elezioni amministrative parziali in Italia è la stessa Elly Schlein che non può che dire "E' una sconfitta netta". Del resto il risultato è schiacciante, soprattutto per il modo in cui è stato realizzato, quel turno elettorale, cioè il ballottaggio, che è sempre stato il terreno favorevole del centrosinistra. Può essere una novità di poco conto, ma è importante se si da uno sguardo al passato, quando era sempre, o quasi sempre, il centrosinistra a prevalere. E' il segnale forte che conferma ancora una volta il consenso ottenuto nelle ultime elezioni politiche del 25 settembre, con una coalizione coesa, guidata da Giorgia Meloni e dal suo partito Fratelli d'Italia che esce rafforzato. Molti hanno individuato queste elezioni come un test elettorale a valenza nazionale ma di fatto devono essere considerate come un'anticipazione delle elezioni europee della prossima primavera. Il Centrodestra ha vinto praticamente in tutti i territori importanti, ad eccezione di Vicenza dove la sinistra ha vinto per soli 500 voti. La maggioranza di governo è andata a valanga, ottenendo nelle votazioni al primo turno in 39 comuni della Sardegna e in 128 della Sicilia. L'effetto Schlein (foto dal web/Social) non c'è stato e il segretario dem ha evitato di intestarsi la sconfitta dicendo che "serve un tempo più lungo per ricostruire fiducia e un centrosinistra nuovo e competitivo". Il vento di destra è ancora forte e presto potrebbe interessare anche altri Stati come la Spagna e la Grecia. La sfida Meloni-Schlein c'è stata e il segretario Pd è stata sconfitta. Gli elettori hanno ritenuto che la proposta politica Pd non era sufficiente premiando l'alternativa più convincente e i risultati hanno dato ancora una volta fiducia alla maggioranza di centrodestra con un voto chiaro.
ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA, IL
GOVERNO STANZIA 2 MILIARDI
TROVATA LA 15ESIMA VITTIMA: E' UN
AGRICOLTORE SCOMPARSO IL 17 MAGGIO
MACRON ANNUNCIA UOMINI E MEZZI
E IL 25 ARRIVA VON DER LEYEN
di Augusto Maccioni
(24-5-2023) In Emilia-Romagna rimane l'allerta rossa per il rischio di piene (foto dal wweb/Social). E' iniziata una settimana di grandi lavori, per le strade, ancora allagate, nelle case, pericolanti e inagibili, mentre si inizia a fare la conta dei danni che sicuramente saranno di oltre 5 miliardi. I temporali sono previsti per la giornata di mercoledi 24 maggio nella regione devastata dall'alluvione che una settimana fa ha messo in ginocchio quasi l'intera popolazione e ancora oggi si contano almeno 23 mila sfollati. C'è anche la quindicesima vittima: è l'agricoltore 68enne Fiorenzo Sangiorgi, ritrovato nelle campagne di Lugo di Romagna. Si ritiene che sia proprio lui la persona scomparsa il 17 maggio. Il governo ha stanziato come primo provvedimento oltre 2 miliardi di euro per le zone colpite dall'alluvione. Il governatore dell'Emilia Romagna Bonaccini ha chiesto alla premier Giorgia Meloni di indicare un Commissario alla ricostruzione e ha presentato un documento dettagliato su alcuni punti fondamentali riguardante il territorio, il lavoro e le società devastate dall'alluvione. Il presidente francese Macron ha inviato nelle zone interessate dall'inondazioni uomini e mezzi per rafforzare i soccorsi mentre la Commissione europea è pronta a fornire ulteriore assistenza al popolo della regione. Sicuramente l'UE farà di più e gli interventi saranno annunciati dal presidente Von der Leyen che farà visita alle zone devastate questo giovedi 25 maggio.
ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA, C'E' UN PIANO DEL
GOVERNO: PRIMO INTERVENTO PER 100 MILIONI
VOLONTARI ANCORA AL LAVORO,
DIVERSE ZONE ANCORA ISOLATE
COPERNICUS: OLTRE 3.000 GLI EDIFICI
COLPITI NELL'AREA DI RAVENNA
di Augusto Maccioni
(22-5-2023) Il Cdm di oggi stanzierà finanziamenti urgenti per i soccorsi e per sbloccare la viabilità della regione Emilia Romagia sommersa dall'acqua (foto dal web/Social). Va detto subito che dopo l'arrivo della premier Giorgia Meloni domenica scorsa, si ricomincia una settimana di lavoro che sarà dura con la speranza che il meteo sia favorevole e consenta di intervenire in situazioni difficilissimi laddove non era possibile farlo per la pioggia e per le frane. C'è ancora tanta acqua nei piani bassi e i cortili sono completamente allagati. Molte famiglie, che hanno avuto la fortuna di utilizzare i piani alti, hanno rinunciato ad andare via col rischio di trovarsi isolati e senza scorte alimentari. C'è sempre il timore di sciacallaggio e per questo motivo la gente non va via a costo di stare senza luce e senza alimenti. Per fortuna il tam-tam dei volontari funziona e la popolazione, quella più in difficoltà, soprattutto gli anziani, riesce ad avere sostegno e umanità. C'è acqua, veramente tanta, ma anche fango: protezione civile, volontari e residenti sono in fila per spalare e rendere più praticabile le strade e non solo. Secondo i dati del Copernicus Emergency Management, il servizio europeo per i disastro o emergenze, nell'area intorno a Ravenna sono più di 3mila gli edifici interessati all'alluvione. Sempre a Ravenna si fa di tutto per il ritorno alla normalità. Diverse scuole riaprono mentre altri edifici ancora interessati dall'alluvione saranno sostituiti da altri non pericolanti. Non dovrebbero riaprire le scuole superiori. Cala il numero degli evacuati a causa, appunto, dell'alluvione: in tutto sono 23.081 e solo nel ravennate sono 16.445. Dalla mappatura delle zone colpite, ben 43 sono i Comuni ancora coinvolti dagli allagamenti. Per quanto riguarda la viabilità, oltre 620 sono le strade chiuse di cui 236 nella sola Bologna. L'arrivo della premier nelle zone del disastro ha ridato fiducia nelle istituzioni e nello Stato. Giorgia Meloni si è interessata attivamente su ogni situazione, ha visto e ha parlato con gli esperti e con tanta gente che si prodigava per salvare le proprie case o aiutare a rendere praticabili giardini e strade. "E' difficile fare stime, ha detto la premier, ma andranno mobilitate molte risorse". Il presidente della Regione Stefano Bonaccini, che ha apprezzato le parole della premier, ha chiesto "rimborsi al 100% come per il terremoto". C'è subito una prima fase sugli interventi governativi. I primi aiuti sono oltre 100 milioni di euro ma ci saranno altre risorse per garantire i soccorsi immediati. Poi scatterà la fase 2 quella legata ai danni che già si prevede nell'ordine dei miliardi. Una volta che sarà chiaro il bilancio degli interventi sui danni subiti (case, industrie e occupazione) si accederà al Fondo di solidarietà europea. Non solo: si profila la sospensione dei versamenti tributari e contributivi, forse fino a fine anno, e la sospensione dei mutui dei privati. Saranno bloccati i processi amministrativi. Allo studio una cassa integrazione per le aziende bloccate dal maltempo.