TERZA PAGINA


Vai ai contenuti

AL VOSTRO SERVIZIO 2023-2024 di Augusto Maccioni

IL TRIONFO DI TRUMP,
ECCO PERCHE' HA VINTO


di Augusto Maccioni
(7-11-2024) Per la prima volta Donald Trump (foto dal web/Social) ha ottenuto il sostegno totale negli Stati Uniti con cinque milioni di voti in più rispetto a Kamala Harris. Non si è trattato di una vittoria con poco margine e non è stata né una coincidenza né frutto di un sistema elettorale americano complicato. E' stato semplicemente un trionfo e i dati fanno pensare che sia Trump il "re" incontrastato del futuro degli americani. Molti pensavano e credevano che il violento attacco al Campidoglio del 2021 sarebbe stata la fine della sua corrente politica e che la sua figura perdesse peso in quella sovversione dei suoi sostenitori. Dopo quasi quattro anni abbiamo la risposta che è quella di una vittoria storica, di un personaggio che ha sempre lottato per ribaltare politicamente i tanti guai giudiziari con accuse e dichiarazioni di colpevolezza e numerosi scandali. A 78 anni Trump prende in mano un Paese con grandi problematiche da risolvere e la bocciatura della sua rivale, Kamala Harris, è la prova che la maggioranza degli americani ha creduto al suo programma elettorale affossando la candidata dem che non è riuscita a prendere le distanze da Biden cavalcando questioni che alla fine si sono rivelate lontane dalla realtà quotidiana. Il tycoon ha vinto anche nei grandi feudi democratici aumentando il consenso di quattro anni fa come, ad esempio, a New York, dove il magnate repubblicano ha conquistato inaspettatamente i quartieri di Brooklyn e del Queens. A pesare in maniera prioritaria sono state le questioni economiche e a dargli fiducia sono stati i "nuovi repubblicani" quelle persone con minori risorse, con un livello di istruzione basso o medio che hanno le preoccupazioni maggiori e il messaggio di Trump è stato più diretto ed efficace rispetto a quello di Harris. Molti incontri, della campagna elettorale, iniziavano "stai meglio di quattro anni fa" una frase con cui Trump indirizzava un messaggio crudo e allo stesso tempo potente agli elettori. Perché la realtà diceva che i prezzi al supermercato aumentavano, un pieno costava di più, gli affitti erano pazzeschi e c'erano grandi difficoltà a comprare una casa. Problemi che adesso Trump dovrà risolvere per dare risposte concrete ai cittadini in difficoltà e in stato di bisogno. Oltre ai problemi economici c'è sempre il caos sull'immigrazione che è diventato più disperato sotto l'amministrazione Biden. Anche in questo caso il grido d'allarme c'è e lui sa come porvi rimedio. Ha iniziato a combatterlo quando era presidente e ora ha le idee più chiare dopo quattro anni. Trump adesso sarà più potente di prima. E' anche la vittoria del trumpismo, come movimento populista che ha dato un sostegno enorme alla sua candidatura e al suo trionfo, ma soprattutto è un Trump che ha conquistato la classe operaria, è osannato dalle minoranze, come gli ispanici, e ha sconfitto i democratici che sognavano un'altra narrazione. Non solo Trump è tornato alla Casa Bianca, ma la sua vittoria è accompagnata dal Senato con una maggioranza repubblicana e col mantenimento della maggioranza repubblicana anche alla Camera. La sua vittoria però apre molte incognite e incertezze non solo all'interno degli Stati Uniti ma anche in politica estera con gli alleati occidentali, come l'Europa, oltre alla risoluzione delle due guerre in Medio Oriente e in Ucraina. Ma Trump saprà come muoversi e tutti adesso vogliono vederlo all'opera nei suoi primi cento giorni alla Casa Bianca a partire dal 20 gennaio 2025, quando il nuovo presidente degli Stati Uniti inizierà a muovere i primi passi della sua nuova avventura.



ELEZIONI, TRUMP HA VINTO SU HARRIS:
"SONO IL 47ESIMO PRESIDENTE USA"

IL REPUBBLICANO HA LA MEGLIO SULLA DEM E
TORNERA' ALLA CASA BIANCA QUATTRO ANNI
DOPO LA SUA TEMPESTOSA PARTENZA


di Augusto Maccioni
(6-11-2024) Doveva essere una sfida all'ultimo voto e l'incertezza regnava sul prossimo presidente degli Stati Uniti. Invece, con prepotenza, ha vinto Donald Trump (
foto dal web/Social) su Kamala Harris premiato dal voto popolare ma anche dai grandi elettori (292 -226). E' lui il 47esimo presidente degli Stati Uniti, un trionfo travolgente, totale e senza sfumature che ha ottenuto un'altra grande vittoria perché non solo si prenderà la Casa Bianca ma i repubblicani hanno ripreso la maggioranza in Senato e la Camera dei rappresentanti. In pratica un potere completo che nessuno ha mai avuto in due secoli e mezzo di storia della repubblica. La vittoria di Trump è andata oltre ogni aspettativa e si è preso una bella rivincita contro i sondaggisti che fino alla fine avevano previsto un testa a testa, tra Trump e la candidata dem Kamala Harris, e la vittoria di Harris per pochi voti. Hanno fatto flop, sbagliando le elezioni americane nel 2016, senza prevedere la vittoria di Trump, e fallendo di nuovo nel 2020 quando ha vinto Joe Biden. Questa volta, alle elezioni del 5 novembre, i sondaggisti sono stati travolti da una valanga rossa e non hanno capito quello che volevano e chiedevano gli elettori americani al candidato presidente. I grandi rilevamenti, tra l'altro, del New York Times e Siena College ma anche di FiveThirtyEight non hanno avuto successo e sono stati travolti dall'inaspettato trionfo di Trump che ha sconfitto anche il grande Allan Lichtman che si vantava di aver previsto 9 delle ultime 10 elezioni e che questa volta, dicendo "vincerà Harris", ha avuto una legnata memorabile. Trump è tornato, più forte di prima, affossando la candidata dem che pensava di avere in tasca la vittoria, e contro la magistratura americana che voleva incriminarlo prima per non farlo candidare alle presidenziali. Ha vinto lui e nelle prime ore di questo mercoledi le sue prime parole sono state chiare e senza ambiguità: "Questa è la vittoria politica più incredibile che il nostro Paese abbia mai visto, voglio ringraziare il popolo americano" e poi "Questa sarà davvero l'età dell'oro dell'America, ci permetterà di rendere l'America di nuovo grande". Trump è stato dichiarato vincitore a partire dalle due meno un quarto di mercoledi (le otto meno un quarto in Italia) nelle principali proiezioni dei media americani una volta dimostrato che aveva ottenuto almeno il minimo di 270 seggi nell'Electoral College che danno la vittoria. La lunga notte di festa per i repubblicani era giù scoppiata a West Palm Beach in Florida non appena il miliardario di New York era passato in vantaggio in Pennsylvania, il più importante dei sette Stati decisivi. La nuova storia degli Stati Uniti è stato scritto da Trump che è diventato il secondo presidente della storia a ottenere due mandati non consecutivi, prima di lui c'era riuscito solo Grover Cleveland, e strappa un record ai democratici diventando, a 78 anni, la persona più anziana a vincere le elezioni presidenziali superando l'attuale presidente Joe Biden. La vittoria di Trump è stata chiara e totale perché è riuscito a capitalizzare il malcontento e la rabbia della gente per l'aumento dei prezzi degli ultimi quattro anni e l'inflazione ha colpito i beni di prima necessità e i redditi più bassi. Il sostegno per Trump è stato forte tra i lavoratori bianchi, tra i latini ma anche da buona parte dei democratici. Trump da subito ha in mente, secondo le promesse elettorali, di effettuare forti tagli fiascali, dazi sulle importazioni e una massiccia "deportazione" di immigrati irregolari. Farà di più: grazierà tutti coloro che hanno assaltato il Campidoglio subito dopo la sua sconfitta quattro anni fa e rimuoverà il pubblico ministero che lo ha perseguito nei casi federali. L'altro fronte è quello delle guerre aperto, in Ucraina e in Medio Oriente. Mentre per Israele ci potrebbe essere una mano libera al primo ministro Netanyahu, per l'Ucraina potrebbe essere previsto l'ok a Putin per il Donbass e mettere fine alla guerra. Ci potrebbe essere un nuovo approccio per ridisegnare la geostrategia con la Cina con alleanze internazionali e con impegni produttivi. Poi c'è il suo attacco agli immigrati irregolari che considera "criminali" e "parassiti" e per loro ci sarà una "deportazione" di massa e un impegno forte alla frontiera.


TRUMP E HARRIS SI CONTENDONO
LA PRESIDENZA DEGLI STATI UNITI

"VOCI DI MEGA BROGLI
IN PENNSYLVANIA"

di Augusto Maccioni
(5-11-2024) Fra qualche ora forse si saprà qualcosa di più preciso sul nuovo inquilino della Casa Bianca. Considerando poi che i sondaggi dei candidati Kamala Harris, democratica, e Donald Trump, repubblicano (
foto dal web/Social), esprimevano da diverse settimane parità sarà ancora più difficile dare un volto al 47esimo presidente degli Stati Uniti. Allora la domanda è: quando sapremo i risultati delle elezioni presidenziali Usa? Impossibile sarà il testa a testa, vince chi prende un voto in più, e un candidato, alla fine, dovrà vincere. Sarà necessario attendere tutta la nottata italiana e in questo senso tutte le tv, dalla Rai a Rete4 e a La7, si sono attrezzate per fare una lunga diretta e capire quale sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti. E' possibile anche che quando in Italia si andrà in ufficio si saprà il vincitore in un'elezione in cui il risultato potrebbe delinearsi velocemente o forse no. Dipende da chi ha vinto. Se dovesse vincere Trump si saprà subito perché Kamala Harris potrebbe concedergli la vittoria, mentre improbabile sarà il contrario cioè che il tycoon conceda la vittoria alla candidata democratica. Se le cose dovessero andare in questo modo Trump e il suo staff sarebbero pronti a delegittimare il voto e a parlare di frodi. E in questo caso entrambi, sia Harris che Trump, potrebbero dichiararsi vittoriosi e a questo punto parlerebbero le carte bollate e i tantissimi avvocati messi a disposizione per rivendicare la Casa Bianca. Potrebbero passare giorni prima che si conosca il vincitore delle elezioni. Nel 2020 Biden venne dichiarato vincitore solo quattro giorni dopo le elezioni e in alcuni stati ci vollero settimane prima che venissero fuori i risultati finali. Molti problemi e complicazioni, quindi, e i tempi non sono certi per il riconteggio e la custodia dei risultati in un mix di complessità normativa e spesso per mancanza di risorse in alcuni stati. E a urne aperte da qualche ora Trump inizia a mettere le mani in avanti e sul suo account X scrive che "Sento voci di mega frodi a Philadelphia". Ma non cita prove. La notte, e non solo, sarà molto lunga.





VALENCIA, IL CICLONE ATLANTICO RESTERA'
FINO A DOMENICA, PREVISTA UNA NUOVA
DANA PER LA PROSSIMA SETTIMANA

SALVATA UNA DONNA DOPO TRE
GIORNI INTRAPPOLATA IN UN'AUTO

"UN CIMITERO" AL CENTRO
COMMERCIALE CON 5.700 POSTI AUTO

di Augusto Maccioni
(2-11-2024) Dopo tanta distruzione e dopo l'apocalisse, con un bilancio delle vittime che sale a 211 e molti dispersi, che ha messo in ginocchio Valencia col fenomeno del Dana o ciclone della "goccia fredda", c'è una notizia che ci riempie di gioia e che grida al miracolo. E nella vicenda di morte e devastazione l'episodio di una donna salvata viva dopo tre giorni intrappolata in un'auto in un sottopassaggio a Benetusser, sempre a Valencia, uno dei centri più colpiti dall'alluvione distruttiva, è la nota più ottimistica della giornata soprattutto perché si sta facendo di tutto per salvare altre vite umane, nelle case ancora isolate da acqua e fango, ma ancora nelle tante auto distrutte che si trovano nelle strade e nei parcheggi sotterranei. I volontari al lavoro stanno battendo ogni pista per cercare persone ancora vive, ma anche quelle che stremate non ce l'hanno fatta. La macchina organizzativa statale è troppo lenta per soddisfare le esigenze della popolazione ancora alle prese con l'acqua alta anche 4 metri e col fango nelle case e nei parcheggi sotterranei, ma anche nelle strade intasate da rottami di auto. Ci pensa però il grande cuore dei volontari che stanno compiendo uno sforzo eccezionale per aiutare la gente in difficoltà. Altri 10mila persone, molti giovani armati di pale e ogni attrezzatura, sono arrivati a Valencia impegnati in una sfida impressionante contro il tempo per aiutare la gente stremata, dando loro aiuto psicologico ma anche tanti viveri e acqua che manca da tanto tempo. Persone che non si risparmiano per ristabilire la normalità ma che qualche volta anche loro si trovano in difficoltà come è capitato ad almeno 19 volontari che sono rimasti intossicati mentre cercavano di pulire un garage a Chiva. Due di loro sono in ospedale in condizioni gravi. La vicenda ha impressionato parecchio perché le persone finite nelle strutture sanitarie sono state intossicate da monossido di carbonia dovuto a un mal funzionamento di una pompa di scarico. C'è ancora da registrare un'altra tragedia in tanta devastazione. E' successo nell'enorme centro commerciale Bonaire, nei pressi della città di Aldaya, dove il parcheggio sotterraneo è stato completamente invaso dall'acqua

(
foto dal web/Social). Si tratta di una struttura di 60mila metri quadrati, con circa 5.700 posti auto disposti su un piano interrato alto 4 metri. L'enorme parcheggio è completamente allagato. Nessuno può ispezionare l'interno prima che l'acqua sotterranea sparisca. Due grandi pompe in funzione da due giorni hanno abbassato l'acqua solo di un metro e mezzo, arriveranno altre pompe per fare più in fretta e prosciugare l'interno del garage. I sommozzatori dell'Ume sono pronti per entrare ma non adesso, e non sono potuti scendere neanche prima, dopo l'alluvione di martedi, perché la visibilità era nulla a causa dello sporco e del fango. Sicuramente sarà molto preoccupante quello che si potrebbe trovare laggiù. Molti dicono che quel parcheggio sarà "un cimitero" per le decine di cadaveri che si troveranno là sotto, uno spazio molto ampio che ha una capienza di 5.700 posti auto. La Spagna, e Valencia in modo particolare, guarda il cielo con preoccupazione e si informa sulle previsioni del tempo che dicono che il Dana non farà più danni da domenica, ma dalla prossima settimana è prevista un'altra Dana, forse non come quella distruttiva di martedi, ma con temporali che potrebbero essere intensi e in questo caso, avvisa il portavoce dell'Aemet "bisogna pensare a rifugiarsi in un luogo sicuro, non viaggiare o espersi a pericoli se non strettamente necessario".




CICLONE ATLANTICO SU VALENCIA, OLTRE 200
I MORTI, I DISPERSI SONO ALMENO 2.500

MIGLIAIA DI VOLONTARI PULISCONO LE STRADE
E FORNISCONO CIBO E ACQUA ALLA POPOLAZIONE

di Augusto Maccioni
(1-11-2024) Dopo tre giorni dalla devastazione del ciclone atlantico su Valencia, il numero delle vittime è sempre in aumento e stando ai dati ufficiali i morti sono 202 ma sicuramente saranno molti di più perché mancano all'appello almeno 2.500 persone anche se le autorità non vogliono specificare questa cifra. Si sta compiendo uno sforzo enorme per rintracciare le tante persone che non si trovano e all'opera non sono solo i militari e i vigili del fuoco ma anche i volontari, tantissimi, che hanno raccolto la sfida per salvare le persone e rintracciare quelle che non danno segnali di vita. L'esercito è nelle strade, tra il fango e l'acqua ancora alta. Si ispezionano le ferrovie, dove sono state ammassate, dalla furia del Dana, le macchine, ma anche le strade ancora impraticabili dal fango e dalle auto ormai diventate carcasse e messe una sopra le altre in una coreografia mostruosa. Tra i quartieri più colpiti c'è quello vicino al nuovo canale del Turia, chiamata La Torre, a sud di Valencia, devastata e messa in ginocchio martedi scorso. Oggi, venerdi 1 novembre, è completamente invasa dal fango e le macchine lavorano h24 anche sulle case piene d'acqua e fango, portando via televisori inserrvibili, divani distrutti, effetti personali e tanta altra roba ormai da mandare al macero. All'interno, quindi, nulla si salva. Ai piedi della chiesa della Madonna delle Grazie c'è il raduno dei volontari che sono arrivati in tantissimi chiamati dalla polizia locale per aiutare la popolazione disperata e ripulite strade e case dal fango (
foto dal web/Social). Molte persone sono attrezzate con scope, pale ma hanno anche acqua e viveri che consegneranno a quanti non hanno nulla da mangiare e da bere. Arrivano anche le medicine. Lo sforzo è enorme e i giovani si prestano con gioia a sostenere la popolazione. Si spostano anche auto, mobili pesanti e tante altre cose finite e accumulate per le strade. La corsa devastante del ciclone atlantico non si ferma e, dice il meteo, continuerà per tutto il fine settimana e può continuare a provocare qualche allarme. L'Aemet, l'Agenzia meteorologica statale spagnola, continua a decretare l'allerta rossa, quella massima, con piogge torrenziali a Huelva, poi nelle isole Baleari dove si prevedono piogge e temporali molti intensi e portare a improvvise esondazioni dei corsi d'acqua. Da domenica c'è la tendenza che i dana scompaia gradualmente e che la situazione diventi più stabile.


ALLUVIONE VALENCIA, SUPERATI I
160 MORTI, IN CAMPO L'ESERCITO

IL DANA FA ANCORA PAURA:"RESTATE A
CASA", IL SINDACO DI ALFAFAR: "C'E'
GENTE CHE CONVIVE CON I CADAVERI"


di Augusto Maccioni
(31-10-2024) Al momento il bilancio delle vittime della devastante tempesta che si è abbattuta nella Spagna orientale è salito a 158, anche se, comunicano le autorità, è un numero provvisorio perché sono ancora moltissimi i dispersi che potrebbero trovarsi in zone inaccessibili ai soccorritori. Il governo ha proclamato 3 giorni di lutto e le bandiere sono state esposte a mezz'asta sugli edifici pubblici per la tremenda tragedia che nel giro di 48 ore ha messo in ginocchio soprattutto Valencia (
foto dal web/Social), cancellandola brutalmente e rendendola spaventosamente inospitale per il fango e per le inondazioni rese copiose dallo straripamento dei fiumi. L'apocalisse che si è abbattuta su Valencia ha causato molti morti, distruggendo infrastrutture con danni ingenti. Su molte zone della città è caduta la pioggia di un anno e in otto ore tutto è cambiato, stravolgendo la vita degli abitanti, uccidendo molti di loro che cercavano scampo nelle auto e nei garage. Il Dana, il ciclone atlantico, ha fatto le cose in grande e ha imperversato rendendo tutto difficile. E' un fenomeno che capita poche volte in tanti anni, soprattutto in Europa, e siamo abituati a vedere vortici micidiali e devastanti solo in tv quando colpiscono gli Stati Uniti e in altre parti del pianeta. Questa volta su Valencia il ciclone è stato spaventoso perché al suo interno è stato portatore di altri nubifragi e tutti insieme hanno contribuito a creare quella che gli scienziati chiamano "goccia fredda", quando cioè si verifica il passaggio dell'aria fredda che si sposta sulle acque calde del Mediterraneo, creando un mix diabolico perché porta in rapida ascesa l'aria calda satura che provoca forti temporali e piogge abbondanti. Gli scienziati dicono anche che questo fenomeno è dovuta alla crisi climatica provocata dall'uomo, ma sono argomenti che si dibattono da tanto tempo e non si capisce effettivamente se tutto concorre a creare questi eventi meteorologici estremi. Di sicuro si sa, perché è evidente, che i nubifragi intensi, per frequenza e durata, si verificano più spesso proprio perché il Mediterraneo si riscalda di più agevolando quegli eventi catastrofici che portano piogge torrenziali molto intense. Secondo gli esperti il Dana, dopo le inondazioni nella zona di Valencia, proseguirà il suo cammino verso Occidente per poi, dopo due giorni, indebolirsi. Il viaggio di questo ciclone atlantico è iniziato sul Mediterraneo ed è stato il responsabile delle alluvioni in Emilia Romagna. Molti sindaci della regione di Valencia si lamentano per la mancanza di aiuto da parte del governo: "Ci hanno dimenticati". Il sindaco di Alfafar, altro centro sommerso totalmente dal fango, Juan Ramon Adsuara ha lanciato un disperato grido di aiuto: "Non vediamo un camion dei pompieri o dei soccorritori da giorni, né la Guardia Civil e ci sono persone che vivono con i loro cadaveri a casa. E' molto triste, aiutateci". Le previsioni dicono che il nubifragio "non è ancora finito" e ci sono, ha detto il re Filippo VI di Spagna, ancora molte zone a rischio, mentre il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che ha visitato le zone della catastrofe, ha detto che "la tempesta continua, per favore restate a casa".


DRAMMATICO CICLONE ATLANTICO A VALENCIA,
OLTRE 100 I MORTI, NUMEROSI I DISPERSI

"PERSONE INTRAPPOLATE COME TOPI",
CARCASSE DI AUTO BLOCCANO LE STRADE

di Augusto Maccioni
(30-10-2024) Una devastazione del genere non si era mai vista, un tornado insistente per tre giorni ha compiuto una strage a Valencia e alla fine il conto è pesantissimo: il numero delle vittime, alcuni "intrappolati come topi", è destinato a salire in maniera preoccupante, forse 150 ma è sempre un dato provvisorio, i dispersi sono moltissimi a causa di inondazioni che hanno messo in ginocchio, spazzandole, case e infrastrutture provocando danni ingentissimi. Tutta colpa del Dana, acronimo spagnolo che indica depressione isolata ad alta quota, il cliclone atlantico che è più tipico di altre regioni del pianeta, come gli Stati Uniti, che in Europa e che in questo caso ha colpito in poche ore, con una devastazione inusuale, la comunità valenciana e le zone della Castiglia fino alla Mancha e all'Andalusia. La Spagna devastata, piange i morti ed è sotto choc per i danni. Gli esperti parlano di una tempesta insolitamente statica del Dana costruita con forza grazie all'apporto di umidità del Mediterraneo e ai venti da est e le acque ancora calde del Mar Mediterraneo. Una combinazione perfetta per creare questa grande intensità di precipitazioni che, secondo gli analisti, risulta evento peggiore dopo quelli del 1982 e del 1987. La quantità d'acqua accumulata in poche ore è maggiore in tutta la zona settentrionale e centrale di Valencia e la fascia costiera, raggiungedo i 491 millimetri a Chiva e 415,6 mm nel bacino di Buseo. Nel caso di Chiva l'acqua accumulata in circa 8 ore è molto notevole creando conseguenti alluvioni. Fenomeni del genere, con inondazioni e allagamenti lampo, si sono verificati tra settembre e ottobre anche in Francia, Austria e Italia. Nel nostro paese l'evento recente è riferito all'Emilia Romagna che è stata colpita da piogge eccezionali ma è da ricordare un altro evento drammatico che ha colpito la Sardegna e in modo particolare Olbia e Arzachena nel novembre 2013. All'epoca si parlò del ciclone Cleopatra che imperversò sulla Sardegna settentrionale, provocando la morte di 18 persone e tanta devastazione con danni ingenti alle case e alle infrastrutture. In 12 ore la quantità d'acqua accumulata era di 450 mm di pioggia. Tantissime le foto e
video (dal web/Social) di Valencia in ginocchio a causa del ciclone atlantico che in poche ore ha riversato una quantità d'acqua di un anno. E la foto (dal web/Social) che pubblichiamo è quella simbolo di questa drammatica tragedia: una strada ostruita dalle carcasse delle macchine accatastate l'una sull'altra, trascinate con forza e devastate dalla furia dell'acqua. Macchine diventate improvvisamene canotti galleggianti in uno scenario apocalittico dove tutto è dietro a questo tsunami di grandi proporzioni. Il governo a dichiarato 3 giorni di lutto.


C'E' STATA LA RAPPRESAGLIA ISRAELIANA:
BOMBARDATA L'IRAN PER ATTACCO MISSILISTICO

COLPITI OBIETTIVI MILITARI, L'IRAN MINIMIZZA
PER NON ALTERARE LA SICUREZZA REGIONALE


di Augusto Maccioni
(26-10-2024) Dopo tanti annunci è arrivata la risposta israeliana all'Iran, una ritorsione che non ha coinvolto siti nucleari e petroliferi ma è andata dura su obiettivi militari nelle province di Teheran, Khuzestan e Ilam, uccidendo almeno 4 soldati iraniani. E' stata una notte di fuoco e il cielo iraniano si è illuminato dagli attacchi missilistici che hanno superato, ha detto il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari, le difese iraniane. Dopo i 181 missili balistici contro lo Stato ebraico del primo ottobre, Israele ha dovuto pazientare parecchio prima della rappresaglia confrontandosi spesso col suo alleato americano che chiedeva "danni limitati" e comunque non voleva che si bombardassero i siti nucleari, petroliferi e le città mettendo a rischio i civili. La scelta, anche questa volta, è stata indirizzata verso venti obiettivi militari prendendo di mira, durante l'operazione notturna, i centri di produzione e stoccaggio missilistico e la difesa antiaerea della Repubblica islamica. Per il governo di Israele è stato un successo ed è stata completata con soddisfazione la ritorsione raggiungendo gli obiettivi programmati. Le autorità iraniane e i media ufficiali hanno minimizzato l'importanza delle operazioni israeliane dicendo che la loro aggressione non è stata una dimostrazione di forza ma un segno di paura. L'attacco israeliano è iniziato nelle prime ore di sabato 26 ottobre ed è andata avanti in tre ondate. I primi bombardamenti si sono verificati a Teheran e nella vicina città di Karaj, poi altre corpose incursioni missilistici e alla fine, intorno alle 6, le 5 ore italiane, il portavoce Hagari ha annunciato la fine dei bombardamenti. Il governo di Benjamin Netanyahu ha seguito tutte le fasi delle operazioni in un bunker di una caserma (
foto dal web/Social). Non si sa la portata dei danni causati dagli attacchi ma in generale le autorità iraniane, minimizzando l'operazione militare isreliano, si sono affrettate ad archiviare "la risposta" israeliana all'Iran e da fonti arabe sembrerebbe che l'Iran non voglia dare seguito a nessuna rappresaglia. Almeno per il momento. E' la seconda volta, quest'anno, che Israele e Iran si scambiano attacchi sui loro territori generando più volte la paura, più o meno fondato, di un progressivo ampliamento del conflitto in Medio Oriente, anche se c'è un confronto nascosto tra Israele e Hezbollah. Adesso si valuteranno le mosse successive, di sicuro quelle diplomatiche sono già in azione per chiedere con forza la fine della guerra a Gaza soprattutto in seguito all'attacco "proporzionato" compiuto dagli israeliani sul suolo iraniano, un'incursione focalizzata solo su obiettivi militari al fine di evitare un'escalation che nessuno vuole. Che sia venuto il momento di sedersi a un tavolo per mettere a punto un dialogo verso una pace?



VALERIANO PINTUS, DAI FORMAGGI AI
VINI DELLE CANTINE DI DOLIANOVA

"MOLTI PROGETTI FINO AGLI
AMARI E LIQUORI. UN ALTRO
PREGEVOLE VINO PER L'ESTATE"

di Augusto Maccioni
(21-10-2024) Valeriano Pintus è il nuovo direttore commerciale delle Cantine di Dolianova. Un curriculum professionale trascorso, tra gli altri, nell'agroalimentare sardo con una notevole esperienza nel settore caseario con Argiolas Formaggi e nella catena supermercati IperPan , del gruppo Superemme. E' un manager di tutto rispetto che ha il compito di consolidare l'esistente e di far crescere ulteriormente le Cantine di Dolianova in un campo, quello del vino, tra i più apprezzati e rinomati del settore non solo in Sardegna. Dopo aver trascorso oltre 20 anni nell'agroalimentare e nella catena IperPan ha una nuova sfida da mandare avanti e questa volta l'obiettivo è intrigante e allo stesso tempo coinvolgente: far crescere qualitativamente e quantitativamente i vini delle Cantine di Dolianova. Non solo. Pintus ha anche altri progetti, cioè aprire altri canali di mercato con la commercializzazione di amari e liquori e annuncia una nuova bottiglia che sarà pronta per la prossima estate, un prodotto per far esaltare le nostre pietanze, sempre pregevole che saprà farsi apprezzare da tutti.



Dopo formaggi e supermercato IperPan, approda alle Cantine di Dolianova. Un bel salto

In effetti è un salto piacevole e in definitiva tutto si sposa e finisce poi nella bevanda di cui nessuno può fare a meno. Nelle Cantine di Dolianova ho trovato l'ambiente giusto per lavorare , è una grande famiglia, come azienda e come singoli ed è piacevole lavorare in un clima sereno dove ci sono molte potenzialità. Da tempo ho corteggiato l'idea di fare il salto nel mondo dei vini e ho avuto l'occasione straordinaria di far parte di questo eccellente gruppo grazie al presidente Sandro Murgia che mi ha accolto con grande entusiasmo conoscendo il mio curriculum, la mia persona e le mie capacità.

Si ferma ai vini?

Dopo 21 anni, tra l'agroalimentare e l'IperPan, è mia intenzione lavorare bene in questa nuova e bella realtà che sono le Cantine di Dolianova, dove ho trovato un gruppo straordinario che ha delle eccellenze e che ha una potenzialità invidiabile. Conoscevo già le Cantine ma vi assicuro che stando all'interno è tutto coinvolgente e di grande positivo impatto. C'è entusiasmo e interazione con le persone, una sfida senza freni piacevole che merita attenzione. Cercherò di dare il meglio della mia esperienza, alla continua ricerca di stimoli e idee, con la dinamicità delle varie fasi della vendita e con l'obiettivo di far crescere ulteriormente questa grande realtà vinicola sarda.



Che impronta darà alle Cantine di Dolianova?

Le Cantine ha una superficie di vigne più ampia ed estesa della Sardegna con 1200 ettari di vigneti, per la gran parte intorno alla casa vinicola, ed è un dato importante per il prodotto e per la sua qualità. Lavoriamo quasi esclusivamente vitigni autoctoni e crediamo nella valorizzazione delle uve sarde, con una marcata connotazione isolana. Con questo vogliamo portare alta la bandiera della Sardegna non solo in Italia ma anche all'estero. Imbottigliamo il vino che produciamo con un numero tra i più elevati della realtà sarda, qualcosa come 4 milioni di bottiglie, sono tante, ma possono crescere in maniera notevole, non voglio dire che si raggiungerà il doppio ma è l'obiettivo che stiamo cercando di portare avanti. Declinare l'aumento delle bottiglie potrebbe consentire all'Azienda di crescere come fatturato e diventare una realtà importante per il nostro territorio. Finora è stato fatto tanto con notevoli traguardi, continueremo a consolidare questi primati con la priorità di intensificare quote di mercato soprattutto nell'export e nella grande distribuzione italiana e sarda in modo particolare. Puntiamo a grandi numeri che ci saranno perché sono convinto che le Cantine di Dolianova sapranno dare il massimo per questo ulteriore percorso di crescita che sarà raggiunto grazie alla capacità e alla professionalità del gruppo, a questa grande famiglia che si distingue per affiatamento e per passione verso la grande valorizzazione delle sue eccellenze.


Il futuro delle Cantine è anche all'estero?

Siamo presenti in maniera ottimale in Sardegna, al secondo posto nella penisola mentre l'estero Il mercato vale il 20% del fatturato con grande possibilità di crescita anche se c'è un rischio in diversi Paesi come la Cina, Russia o Ucraina. Ma non ci fermiamo: puntiamo al 40% e può diventare una splendida realtà grazie alla nostra potenzialità

La bottiglia di punta della Cantina?

E' JU', un ottimo vino, simbolo della Cantina. E' stato creato nel 2016-17, è giovane, deve avere una lunga maturazione , stiamo dando l'annata 2019 (l'annata 2017 è finita). Fa parte di un progetto di grande rilevanza ed è un prodotto di eccellenza. E' stato compiuto uno sforzo notevole per la grafica e anche per l'etichetta, è un prodotto di grande struttura, elegante e longevo e con una quantità limitata. Ju' va ad accostarsi per qualità e pregio ad altri due storici rossi delle Cantine, Blasio e Terresicci.



In programma altri vini?

E' un segreto. E' un progetto che stiamo portando avanti e che sarà realizzato il prossimo anno. Sarà un vino che farà volume, e che dovrà entrare nelle case di tutti. Stiamo affrontando le declinazioni con i test di rito. Speriamo di commercializzare il prodotto prima dell'estate. I tempi sono stretti, il vino c'è e c'è anche la volontà di mettere sulla tavola un prodotto eccezionale che farà la gioia di tutti.

Per il futuro solo e soltanto vino?

Per ora solo vino, embrionale l'idea di andare oltre, aprire altra linea, altri prodotti. C'è spazio per un'altra realtà , come la produzione di amari e liquori, ma è troppo presto perché sono prodotti differenti che hanno ritmi differenti e logiche differenti

Ha intenzione di fermarsi in Sardegna ?

A livello professionale mi piace fare bene per questa nuova realtà e portare avanti alcuni progetti per far crescere e qualificare ulteriormente le Cantine con i suoi prodotti. Voglio aiutare e far aumentare la nostra economia, rimanere quindi in Sardegna e non credo di cambiare.

Hobby?

Mi piacciono i motori, tifo per il Cagliari ma soprattutto sono instancabile nel lavoro e nei progetti che sto portando avanti nelle Cantine di Dolianova

Cantine di Dolianova come sponsor?

Stiamo valutando qualche sponsorizzazione che realizzeremo il prossimo anno. Ci sono diversi progetti, poi si vedrà.




DOPO LA MORTE DI SINWAR,
STATI UNITI E EUROPA PREMONO
PER IL CESSATE IL FUOCO A GAZA

HAMAS FRENA E RILANCIA: "STOP
ALLA GUERRA O NIENTE OSTAGGI"


di Augusto Maccioni
(18-10-2024) Il leader di Hamas Yahya Sinwar è stato ucciso. Le immagini dell'uomo più ricercato degli Stati Uniti, poco prima di essere assassinato, sono state diffuse dalle forze di difesa israeliane. Nel video, che è stato condiviso sui social, si vede il drone che entra in un edificio bombardato a Gaza, ma non distrutto completamente, e all'interno si scorge la figura di una persona ferita su una poltrona con in mano una barra di metallo (
foto dal web/Social) che poi l'uomo scaglia contro il dispositivo volante. Poi quell'edificio è stato fatto esplodere. Ancora prima le forze israeliane avevano individuato tre persone che scappavano, prima insieme poi divise. Una di queste era Sinwar che è stato identificato dalle impronte del dito, dall'orologio e dal dna. L' Idf ha ucciso il leader di Hamas per caso. L'incursione israeliana aveva diversi obiettivi, sicuramente l'uccisione altri capi della milizia palestinese ma mai si pensava al leader di Hamas che era introvabile, non stava mai in un posto ed era diffidente anche nei confronti dei suoi amici. Invece era in un edificio e non si nascondeva in nessun tunnel. Con la morte di Sinwar, il nemico numero uno di Israele, colui che non ha mai accettato nessun accordo per la tregua con Israele, scompare in maniera provvidenziale l'ostacolo duro del governo Benjamin Netanyahu per porre fine alla guerra di Gaza forse non subito e neanche a breve o medio termine. Non ci si avvia alla pace ora e neanche c'è stata l'idea di tregua dopo l'uccisione del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, lo scorso luglio, e di Hasan Nasrallah, del movimento libanese Hezbollah, alla fine di settembre. Sono stati successi dell'intelligence militare israeliana che sicuramente non hanno portato alla pace anche se hanno messo un tassello in più per un dialogo positivo. Ci vuole del tempo per aprire una strada che non è pronta per accettare un tavolo per la tregua. Per il momento tutte questi morti, e in modo particolare l'uccisione di Sinwar, non hanno fatto altro che esacerbare gli animi degli islamisti palestinesi e libanesi e la loro sete di vendetta. Per loro sono "martiri", "eroi", esempi da seguire fino alla morte secondo gli insegnamenti della tradizione jihadista. C'è però da mettere in conto la vita di oltre 100 ostaggi ancora nelle mani di Hamas e per questo motivo, forse, con la morte di Sinwar, la mente dell'attacco a sorpresa contro Israele del 7 ottobre 2023 che ha provocato 1.200 morti e 250 ostaggi in poche ore, c'è la possibilità di negoziare con le autorità palestinesi moderate una tregua a Gaza. In questo senso fanno pressione sia gli Stati Uniti che Europa. Sarebbe per Netanyahu non solo una vittoria, più o meno definitiva, ma un modo nobile per salvare la vita degli ostaggi israeliani che ancora si trovano nei tunnel della Striscia. Ma Hamas frena: stop alla guerra a Gaza o niente ostaggi.



ZELENSKY ASSICURA CHE L'UCRAINA
E' "PIU' VICINA ALLA FINE DELLA

GUERRA" E PRESENTA UN PIANO
DI 5 PUNTI PER BATTERE PUTIN


di Augusto Maccioni
(16-10-2024) La guerra tra Ucraina e Russia potrebbe finire l'anno prossimo, ma molto dipende dagli alleati di Volodymyr Zelesky (
foto dal web/Social). Davanti alla Rada, il parlamento ucraino, il presidente ha presentato il suo "piano per la vittoria" contro la Russia. Zelensky è convinto che Putin non cerchi la pace e continua la sua battaglia per annientare il popolo ucraino e conquistare zone importanti del suo territorio. Il presidente ucraino propone una strategia per convincere i suoi alleati occidentali a sostenere con forza il suo "Piano di vittoria" perché solo seguendo la sua formula si possa trascinare Mosca al tavolo dei negoziati e porre fine alla guerra con una "pace giusta". Il primo punto del leader ucraino è l'ingresso dell'Ucraina nella Nato ed è uno dei maggiori ostacoli degli occidentali nel sostenere il suo piano. Altri elementi proposti da Zelensky per chiudere la guerra con la Russia è legato al rafforzamento della difesa ucraina con specifiche richieste di armi a lunga gittata, armi da utilizzare sul suolo russo e comunque per una possibile aggressione russa in futuro. In tutto il presidente ucraino porta avanti cinque punti più altri tre allegati segreti per la risoluzione del conflitto. Del primo punto abbiamo già detto, cioè "l'invito per l'Ucraina alla Nato" che, secondo Zelensky, è fondamentalmente cruciale per la pace in quanto Puntin potrebbe vedere che i suoi calcoli geopolitici stanno perdendo anche agli occhi del mondo. Il secondo punto è quello di rimuovere le restrizioni dell'Europa e degli Stati Uniti sull'uso di armi a lungo raggio sia sul territorio ucraino occupato dalla Russia e anche sul territorio russo. Non solo queste armi ma anche droni e altri mezzi d'attacco adeguati, oltre informazioni satellitari in tempo reale ottenute tramite altri mezzi di intelligenze. Terzo punto è quello di ospitare sul suo territorio un pacchetto completo di deterrenza strategia non nucleare per dissuadere la Russia dall'aggressione sia verso l'Ucraina ma anche verso l'intera Europa. Zelensky però su questo argomento non cita quali potrebbero essere le armi non nucleari. Il punto successivo riguarda il "compenso" ucraino per l'appoggio occidentale all'Ucraina. Si parla di risorse naturali, come uranio, titanio, litio, grafite e altri elementi strategici, per un valore di trilioni di dollari che l'Ucraina mette a disposizione degli Stati Uniti e dell'Europa, di cui l'Ucraina farà parte, per un accordo speciale sulla protezione congiunta e sull'utilizzo del rispettivo potenziale economico. L'ultimo punto è garantire la sicurezza in Europa con l'Ucraina dentro. Zelensky propone di utilizzare i soldati ucraini, che hanno una vera esperienza di guerra moderna, per rafforzare la difesa dell'Alleanza fino a sostituire alcuni contigenti militari delle forze armate statunitensi in Europa con unità ucraine dopo la guerra. Zelensky sta cercando di invertire la situazione sempre più difficile sul fronte di guerra e vuole chiudere una partita non perdendo la faccia in momenti difficili anche per la crescende stanchezza europea, soprattutto sugli aiuti di bilancio di Francia e Germania. I primi hanno fatto sapere che non saranno in grado di rispettare l'impegno di 3 miliardi di euro per assistenza militare per Kiev mentre la Germania ha ridotto drasticamente le forniture per l'Ucraina. Il rischio principale per Zelensky è comunque gli Stati Uniti che vanno al voto il 5 novembre. Con una vittoria elettorale di Trump le cose potrebbero andare male per Kiev e lo stesso Biden ha fatto sapere che il "piano" di Zelensky non è molto concreto. Più favorevole alle armi a lunga gittata è il primo ministro britannico Keir Starmer che però ha avvertito Zelensky che queste armi non potranno essere decisive per chiudere la guerra con Putin.



LIBANO, FERITO UN ALTRO CASCO BLU
GLI STATI UNITI SPOSTANO
IL SISTEMA MISSILISTICO IN ISRAELE IN VISTA DELLA SUA RISPOSTA ALL'IRAN


di Augusto Maccioni
(12-10-2024) E' tutto pronto per la risposta israeliana al recente attacco missilistico dell'Iran, mentre trascorre il 371° giorno di guerra. In vista dell'azione militare israeliana gli Stati Uniti hanno già dispiegato il sistema anti-missile balistico Thaad in Israele che sarà gestito da esperti statunitensi nel territorio. Intanto il New York Times ha informazioni circa il rinvio di un anno dell'attacco di Hamas ad Israele, che in origine era preparato per l'autunno del 2022, nel tentativo di convincere Iran e Hezbollah a partecipare all'azione militare. Le carte che hanno determinato questa decisione il Times le ha trovate nei resoconti di 10 incontri segreti di Hamas che gli israeliani hanno trovato a Gaza. Un altro casco blu dell'Unifil è stato colpito da colpi di arma da fuoco nella città di Naqoura in Libano (
foto dal web/Social). Poco si sa sull'accaduto perché la forza Onu sta completando le indagini sull'incidente ma è certo che il peacekeeper è stato colpito "a causa di attività militari in corso nelle vicinanze" facendo riferimento ai combattimeti tra Israele e le milizie Hezbollah. Israele anche questa volta farà partire una indagine sui fatti e comunque "l'incidente è stato involontario". Non solo: i vertici militari israeliani fanno sapere che nel territorio è in atto una guerra aperta in cui le milizie Hezbollah utilizzano "come scudi i caschi blu" e se questo fosse vero sarebbe interessante conoscere la risposta dell'Onu che ha questa forza internazionale proprio in quella zona del Libano e se sarebbe il caso di rivedere le regole di ingaggio della missione Unifil apparse oggi obsolete in quanto c'è una guerra e sono saltati i compiti delle forze dell'Onu di verificare, in base alla risoluzione 1701, il ritiro delle truppe israeliane e assistere il governo del Libano a ripristinare la sua effettiva autorità nella zona. I compiti dell'Unifil potrebbero essere diversi, o la forza internazionale potrebbe lasciare il territorio perché la situazione Onu è cambiata per la guerra in atto, anche perché, lo dice Andrea Tenenti portavoce dell'Unifil, "molto presto il conflitto regionale potrebbe avere un impatto catastrofico per tutti". E allora? La situazione è talmente complicata e difficile da risolvere per evitare la catastrofe che è necessario un intervento serio a livello politico e diplomatico perché non ci sia quell'impatto catastrofico verso il quale ci si sta dirigendo.




I FUNERALI DI SAMMY BASSO, IL
RICORDO DELLA MAMMA E DEGLI AMICI

LA SUA LETTERA: "NON SIATE TRISTI,
BRINDATE E SIATE ALLEGRI"

di Augusto Maccioni
(11-10-2024) Aveva previsto tutto Sammy Basso (
foto dal web/Social), il giovane biologo e attivista affetto da progeria scomparso a 28 anni, e si era preparato al giorno della sua morte avvenuto domenica scorsa durante i festeggiamenti per il matrimonio di una coppia di suoi amici. Oggi venerdi 11 ottobre i funerali con tanti amici che hanno voluto ricordare l'umanità del personaggio e il suo impegno in campo scientifico nello studio della sua patologia, una malattia rara, chiamata progeria, un invecchiamento precoce che consuma il corpo. Assieme ai genitori l'intraprendente e solare Basso aveva fondato l' "Associazione italiana Progeria Sammy Basso" di cui il giovane era testimone dall'età di dieci anni. E' sempre stato un esempio di forza e di speranza, e non si è mai abbattuto aiutando gli altri che dimostravano difficoltà e insofferenza per la vita. Il suo impegno è stato esclusivo e senza sosta verso la ricerca e lo studio della sua patologia e numerose sono state le testimonianze vere e commoventi, sempre cariche di gioia e di grande speranza, che hanno attraversato la sua giovane età. Ci lascia una persona solare che ha sempre avuto una grande forza d'animo e non dimenticheremo mai il suo sorriso e la sua grande umiltà. Gli fa onore poi l'aver donato il suo corpo alla scienza per far progredire la ricerca e trovare una cura alla patologia dell'invecchiamento precoce. Moltissime persone e tante personalità per l'ultimo saluto a Sammy Basso a Tezze sul Brenta. Il sindaco Luigi Pellanda ha proclamato il lutto cittadino. Parole commoventi da parte di tutti e il funerale sono state celebrate dal vescovo della diocesi di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto col vescovo emerito Beniamino Pizziol e all'ex vescovo di Chioggia Adriano Tessarollo. La mamma di Sammy, Laura Lucchin, col marito Amerigo, genitori eccezionali, ha voluto ringraziare tutte le persone che sono state vicino al figlio dalla nascita dicendo anche che il figlio non si è mai fermato a recriminare per la sua malattia. Poi mamma Laura ha anche detto: "Sammy è stato un dono, ci siamo amati, sostenuti e arricciti a vicenda. Tu ci sei e ci sarai sempre vicino". Sammy Basso ha previsto tutto ed è stato anche il "regista del suo funerale" dicendo cosa avrebbe voluto durante il suo addio, quali canti e quale animazione nel corso delle esequie. Momenti simpatici anche da parte dei compagni di scuola: "Ti ricordiamo con un sorriso, tu che eri un maestro delle risate", mentre gli insegnanti parlano di lui come di un "ragazzo geniale". Per il governatore del Veneto Luca Zaia, Sammy "si è garantito l'immortalità e la sua opera non verrà dimenticata". Poi, durante il funerale, è stato letto un messaggio che Sammy aveva scritto nel 2017 perché venisse letto nel giorno del suo funerale: "Piangete e festeggiate, fatelo anche per me". Poi non siate tristi: "Brindate e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia, vorrei essere ricordato così".




A UN ANNO DAL 7 OTTOBRE: IL RAID
ATROCE DI HAMAS E L'OFFENSIVA

DI ISRAELE IN LIBANO E GAZA IN ATTESA
DELLA RISPOSTA ALL'IRAN


di Augusto Maccioni
(7-10-2024) E' difficile celebrare una data perché non sempre ci si trova d'accordo sui contenuti e sulle visioni politiche, c'è però un dato di fatto che non può dare adito a interpretazioni: 7 ottobre 2023 il giorno più lungo per Israele (
foto dal web/Social). Ed è una ricorrenza carica di morti, di feriti e di persone che scappano per non essere uccisi. E' successo di tutto nella spianata del Nova Festival vicino al Kibbutz Re'im in una giornata tranquilla dove migliaia di persone erano andate in questo luogo magico per divertirsi, per ballare e per staccare la spina dalla vita frenetica. La musica improvvisamente alle 5,29 del 7 ottobre 2023 (in Italia erano le 6,29 sempre del mattino) ha smesso di suonare per far parlare le armi di numerosi miliziani di Hamas, apparsi sulla spianata con ogni mezzo, che si sono avventati sui ragazzi per ucciderli, violentarli e rapirli. Non solo sui ragazzi che si divertivamo ma si sono spostati nelle strade, spaccando porte e armi alla mano hanno continuato a uccidere dentro le case dei villaggi portando via donne, bambini e ragazzi di qualsiasi età. Una carneficina. Alla fine in poche ore sono morte 1200 persone, un bilancio assurdo, incomprensibile, una tragedia senza precedenti. Un raid studiato alla perfezione ed eseguito con tecnica militare ad altissimo livello nel quale non c'era spazio per fare feriti ma c'era la concretezza di fare una strage. Tante le persone fate prigionere, 101 sono ancora in ostaggio nelle mani di Hamas. E' un lunedi triste ma non c'è nessuna tregua per ricordare i morti e quei fatti orribili. Per Gaza invece è la ricorrenza di una vittoria e per celebrarla di buon mattino ha fatto partire missili contro il sud del suo territorio e poi altri proiettili, a raffica, contro la zona di Tel Aviv. A un anno di distanza Israele continua a combattere contro Hamas, che non è stata piegata e non intende essere sconfitta. Abu Obeida, il portavoce del braccio armato di Hamas, rilancia una vendetta senza precedenti contro lo stato ebraico e dice che sarà "una battaglia di logoramento lunga, costosa e dolorosa". Israele è stata costretta a combattere su più fronti, non solo contro Hamas, ma anche contro Hezbollah, intensificando le incursioni di terra nel sud del Libano, e contro gli Houthi dello Yemen. Poi i missili dall'Iran e la risposta di Israele che ci sarà. Lo scenario è complicato e sembra senza via d'uscita con gli Stati Uniti che sostengono Israele mentre la Russia e la Cina, in maniera subdola ma senza riserve, forniscono copertura all'asse guidato dall'Iran. Per l'anniversario di questo triste giorno di un anno fa, molti giovani sono tornati in questa spianata. Molti dicono: il mio amico è stato assassinato qui, mia figlia è ancora in ostaggio, c'è anche la vicenda di due fidanzati che si erano nascosti in un cassonetto dell'immondizia, sono stati scoperti e sono stati assassinati dai terroristi mentre si stavano abbracciando. Sono momenti dolorosi che spaccano il cuore ma c'è sempre la speranza che gli ostaggi possano tornare a casa. Parenti e attivisti proprio oggi, ma lo stanno facendo da un anno, hanno rinnovato la richiesta a Netanyahu, primo ministro israeliano, di dare la priorità al rilascio delle persone rapite. Il primo ministro non si da pace e promette di fare tutto quanto è in suo potere per salvare la vita agli ostaggi e riportarli nelle loro case ma dice anche che la battaglia contro Hamas, ma anche contro Hezbollah e Iran, è una guerra per l'esistenza di Israele ed è una condizione necessaria per garantire il futuro e la sicurezza dello stato ebraico.



ISRAELE, E' MORTO SAFFIEDINE,
L'EREDE DI NASRALLAH

KHAMENEI: LEGITTIMO
L'ATTACCO DEL 7 OTTOBRE


di Augusto Maccioni
(4-10-2024) E' la prima volta che l'ayatollah Ali Khamenei (
foto dal web/Social) fa appello a tutti i Paesi islamici contro Israele "nemico dell'Iran, della Palestina, del Libano, dell'Iraq, dell'Egitto, della Siria e dello Yemen". Lo ha fatto nel corso della preghiera del venerdi nella grande moschea Grand Mosalla, nella capitale iraniana, ricordando Hassan Nasrallah "un fratello e un uomo amato dal mondo islamico", il leader di Hezbollah ucciso venerdi scorso. Con tono di sfida il religioso, 85 anni, prova a ricompattare l'Asse nel momento in cui Israele sta organizzando la risposta all'operazione iraniana di martedi in cui diversi missili, superando la difesa tecnologica, hanno colpito i loro obettivi. Per Khamenei il lancio di missili è stata una "punizione minima" per "i crimini del regime sionista". Nel lungo sermone l'ayatollah ha ricordato che Israele è un "regime malvagio" e che "non durerà a lungo". Khmenei ha inoltre definito "legittimi" gli attacchi di Hamas del 7 ottobre in cui morirono 1200 persone. Non ci sono conferme per la notizia diffusa dall'esercito israeliano della morte del successore di Hassan Nasrallah, il cugino Hashem Safieddine, mentre il braccio armato delle Brigate Qassam di Hamas ha confermato la morte di uno dei suoi comandanti Zahi Yaser Abd al-Razeq Oufi nel corso di un raid israeliano di ieri a Tulkarem in Cisgiordania. Intanto le forze americane hanno condotto attacchi mirati contro 15 obiettivi Houthi nelle aree dello Yemen sostenuti dall'Iran. Sono invece pronti i piani per la risposta israeliana alla pioggia di missili iraniani. Secondo i media ci sono già i possibili obiettivi come i raid sulle centrali nucleari e sugli impianti di petrolio e gas fondamentali per l'economia del regime. Al riguardo c'è la netta posizione di Joe Biden che ha consigliato ai suoi alleati di non attaccare i siti nucleari ma di "considerare altre opzioni" sempre legati al settore energetico. Se Israele dovesse puntare al petrolio iraniano l'azione conseguente sarebbe quella di far salire alle stelle i prezzi globali, tenendo poi conto che l'Iran potrebbe impedire alle petroliere di attraversare lo Stretto di Hormuz come ritorsione. E questa capacità potrebbe danneggiare ulteriormente l'Occidente perché da li passa il 20% del petrolio greggio che si consuma nel mondo.



ISRAELE PREPARA LA RISPOSTA ALLA
PIOGGIA DI MISSILI IRANIANI

TRA GLI OBIETTIVI DI NETANYAHU
UN RAID SUI CENTRI NUCLEARI,
C'E' IL "NO" DI BIDEN


di Augusto Maccioni
(2-10-2024) Dopo la pioggia di missili su Israele (
foto dal web/Social), si cerca di fare un bilancio dei danni provocati dall'azione bellica iraniana, un'offensiva senza precedenti con una potenzialità maggiore rispetto a quella lanciata il 13 aprile. Allora vennero utilizzati missili e droni, questa volta Teheran ha messo in campo missili balistici più veloci e più difficili da intercettare che comunque le difese antiaeree locali e le basi militari americani hanno distrutto, altri sono esplosi in zone rurali intorno a Tel Aviv. Anche questa volta la popolazione ha reagito subito alle sirene chioccanti guadagnando la strada per i bunker per trascorrere il tempo in maniera normale nonostante la grande paura e il panico in questi momenti devastanti. I media locali hanno comunicato che l'offensiva iraniana ha causato solo un morto. Non è un cittadino israeliano ma palestinese che è stato sepolto questo mercoledi a Gerico. Per Israele non è stato un grande attacco iraniano soprattutto perché non ha fatto molte vittime e alcuni missili sono riusciti a colpire zone desertiche o postazioni militari in disuso. Ha colpito solo una persona e la vittima non è neanche di nazionalità israeliana. Anche nell'attentato di aprile le vittime in Israele erano quasi zero, solo danni ad una abitazione di una famiglia nel deserto e il ferimento di una ragazza ricoverata in ospedale solo qualche giorno. Se per l'Iran è stata una vittoria e una grande umiliazione per Tel Aviv, per Israele solo tanta paura. E adesso dovrà arrivare la risposta israeliana, che sarà "più dura" contro l'Iran mentre la diplomazia internazionale è al lavoro per scongiurare l'allargamento del conflitto. I piani sono pronti, l'esercito e il Mossad sono in allerta, manca la decisione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che aspetta il momento migliore per far volare gli F15 sul cielo di Teheran. Tra gli obiettivi del primo ministro ci sarebbe l'attacco ai centri nucleari, un piano sempre pronto a cui medita dal 2009 e distruggerli sarebbe una soluzione definitiva per chiudere la minaccia degli ayatollah e ristabilire la pace oltre a ridisegnare i confini del Medio Oriente. Questa eventuale decisione non trova d'accordo Joe Biden. Il presidente americano non appoggerebbe un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani e inoltre gli Stati Uniti stanno cercando di negoziare un approccio diverso perché Israele contenga il conflitto regionale per paura di una rapida escalation C'è poi un'altra ipotesi che riguarda il popolo iraniano che potrebbe rovesciare il regime teocratico degli ayatollah per sostituirlo con una democrazia. Compito più difficile e molto in salita. Ci sta provando Netanyahu che una settimana fa si è rivolto proprio agli iraniani dicendo che Israele non aveva nulla contro di loro, incoraggiandoli a rovesciare l'attuale regime. In effetti una rivolta contro la dittatura c'era stata due anni fa, dopo la morte della giovane Mahsa Amini perché non aveva indossato in modo giusto il velo islamico, ma le proteste furono calmate con morti e tanti arresti.





PIOGGIA DI MISSILI IRANIANI
SU TEL AVIV, IDF MINACCIA
RAPPRESAGLIE ED E' PRONTO
A COLPIRE CON FORZA TEHERAN


di Augusto Maccioni
(1-10-2024) Ora la palla passa ad Israele. Non c'è pace in Medio Oriente. Dopo l'operazione di terra da parte di Israele sul suolo libanese, ecco l'attacco dell'Iran sullo Stato ebraico con missili balistici (
foto dal web/Social) in risposta all'assassinio da parte di Israele del leader di Hamas Ismail Haniya e del leader di Hezbollah Hasan Nasrallah. I quasi duecento missili iraniani lanciati su diverse regioni israeliane è il peggior attacco che Teheran abbia effettuato. Si sono sentite esplosioni a Gerusalemme e a Tel Aviv ma anche in altre aree abitate. Le sirene hanno avvisato la popolazione per tempo e i rifugi si sono subito riempiti e alle 18,30 è avvenuto l'attacco missilistico che è durato per 30 minuti. I servizi di sicurezza americane e israeliane a metà pomeriggio avevano avvertito che la repubblica islamica avrebbe lanciato un attacco imminente. Questa volta gli iraniani, rispetto all'operazione di aprile nel quale l'Iran aveva lanciato 350 missili e droni, hanno dato meno tempo a Washington per attivare la sicurezza delle persone in Israele. Il portavoce dell'esercito Daniel Hagari ha assicurato che dopo l'attacco non ci sono state vittime e che la maggior parte dei missili sono stati intercettati da Iron Dome e contraerea Usa e solo alcuni sono esplosi in luoghi isolati. Adesso che l'attacco missilistico è terminato, una operazione che rischia di dare forma ad un'escalation totale non soltanto nella regione e durante la quale ha tenuto soprattutto donne e bambini nei bunker per mezz'ora, tutto è nelle mani di Benjamin Netanyahu che ha già annunciato una "risposta militare israeliana più dura". Ad aprile la risposta all'attacco iraniano fu contro la centrale nucleare di Isfahan, questa volta il primo ministro israeliano potrebbe avere un obiettivo più importante, cioè fermare il progresso nucleare della repubblica islamica che è una tappa da combattere perché porta alla bomba atomica, argomento che continua ad ossessionare Netanyahu come pericolo esistenziale per Israele. La diplomazia internazionale è impegnata a chiudere la stagione delle guerre e a ristabilire la pace in Medio Oriente, ma non sarà facile perché Israele dopo aver schiacciato Hamas a Gaza e decapitato Hezbollah in Libano si sta rivolgendo all'Iran per ridisegnare gli equilibri di potere nella regione.


RECUPERATO IL CORPO DI NASRALLAH,
IN LIBANO TRE GIORNI DI LUTTO

ISRAELE SPOSTA I BOMBARDAMENTI
SUGLI HOUTHI DELLO YEMEN

di Augusto Maccioni
(29-9-2024) C'è il rischio di un conflitto su larga scala dopo la morte di Nasrallah avvenuto nel corso di un massiccio bombardamento israeliano di venerdi. Nel bunker del quartier generale di Hezbollah a sud di Beirut, completamente distrutto dalle bombe di esponenziale potenza(
foto dal web/Social), le squadre di soccorso hanno recuperato la salma del leader Hezbollah, completamente intatto e morto per soffocamento, e la capitale sarà il luogo dei funerali che saranno celebrati lunedi 30 settembre in una Beirut messa a ferro e fuoco. L'addio sarà il momento più alto per l'ultimo saluto a un leader che ha segnato la scena libanese e regionale degli ultimi 32 anni. La salma di Nasrallah sarà trasferita a Karbala per essere sepolta accanto all'imam Hussein. Il Libano ha dichiarato tre giorni di lutto. Intanto il Consiglio di Hezbollah, l'organo decisionale centrale del gruppo, non ha perso tempo e ha nominato Hashem Safieddine per sostituire Hassan Nasrallah come leader di Hezbollah. Il nuovo leader si è unito a Hezbollah fin dalla sua nascita. Dopo il massiccio intervento per uccidere Nasrallah, Israele ha continuato la sua guerra spostando la sua potenza di fuoco contro gli Houthi, il gruppo ribelle alleato dell'Iran e della milizia palestinese di Hamas. L'esercito israeliano con l'operazione aerea su larga scala ha ucciso quattro persone e 29 sono rimaste ferite. Poi Israele si è rivolto allo Yemen, il primo attacco è stato a luglio, come risposta al tentativo di abbattere, venerdi scorso, l'aereo con cui Netanyahu stava facendo ritorno a Tel Aviv da New York dopo aver partecipato all'Onu e aver deciso da un albergo della città di uccidere Nasrallah. Quel missile comunque è stato intercettato dai sistemi di difesa aerea dopo aver fatto scattare l'allarme in Israele.


HEZBOLLAH CONFERMA LA MORTE DEL
SUO LEADER HASSAN NASRALLAH

E' STATO UN SUCCESSO PER
L'INTELLIGENCE ISRAELIANA.
E ADESSO?


di Augusto Maccioni
(28-9-2024) Hassan Nasrallah, il leader indiscusso di Hezbollah, è stato ucciso. C'è la certezza anche se per molti è ancora vivo ed è in un posto sicuro. La lunga notte a Beirut è trascorsa tra i bombardamenti e nuvole di fumo minacciose (
foto dal web/Social) dovute ai raid israeliani che avevano solo un compito preciso: quello di uccidere il leader di Hezbollah nel quartier generale del gruppo. Lui era in un bunker sotto le abitazioni e presiedeva una riunione ad alto livello. Si sentiva sicuro e non temeva per la sua vita. La visita Benjamin Netanyahu all'Onu lo metteva al riparo da qualsiasi imprevisto, altrimenti, secondo Nasrallah, non si sarebbe spostato da Israele. Invece il piano per ucciderlo o per rendergli più difficile la vita era già pronto, tutto però doveva avvenire nei modi e nei tempi previsti. Secondo la ricostruzione del Jesuralem Post la preparazione per arrivare al leader di Hezbollah è stata lunga, con pedinamenti e infiltrazioni all'interno del gruppo e più satelliti cercavano indizi per arrivare a lui. Nasrallah è sempre stato imprendibile, una spina nel fianco per gli israeliani che l'hanno sempre incalzato in Siria come in Libano e col suo modo di fare aveva sempre fatto perdere le sue tracce. Il Mossad, l'intelligence israeliana, ha colpito ancora una volta anche se dietro, negli ultimi mesi, c'è stato anche un uso spregiudicato di dati, spie, incursioni e tanti informatori mirati per il conseguimento di un tassello mancante. Poi sono arrivati i dettagli di una riunione ad alto livello in un sobborgo di Beirut, in un bunker indistruttibile c'era lui, il leader indiscusso di Hezbollah. Bisognava fare in fretta per colpirlo, ma tutto doveva avvenire nella massima segretezza cercando il più possibile di non creare movimenti strani, e non solo, che potessero mettere in allarme i componenti del summit. L'idea sempre più esplicitata era quella di un'invasione di terra israeliana sul suolo libanese, una mossa che richiedeva tempo e l'incursione era vista da parte di Hezbollah come lenta e comunque non cruenta per la vita dei leader in riunione. Un autentico depistaggio. Netanyahu era indeciso se andare a parlare all'Onu oppure restare in Israele per concludere la strategia, ha scelto il primo caso ma la sua massima attenzione era per la missione che stava per iniziare nella lunga notte a Beirut. Poi sono arrivate le conferme, le notizie erano sempre più precise e infine la decisione finale che il primo ministro israeliano ha dato subito dopo la sua partecipazione al Palazzo di Vetro. Il raid è stato compiuto dallo squadrone degli Hammers, non nuovi ad azioni pericolosi e conclusivi del genere, con gli F15 che trasportavano bombe anti-bunker capaci di penetrare in profondità anche nel cemento armato e concepiti per distruggere nascondigli di massima sicurezza. Una di queste bombe è esplosa nel bunker dove c'era il summit degli Hezbollah. Da subito è emersa la notizia che il leader del gruppo si era salvato, poi però nelle ore successive la realtà è venuta fuori con prepotenza. Hassan Nasrallah è stato ucciso dai bombardamenti israeliani e con lui, nel giro di due settimane, è stata eliminata la leadership militare dell'organizzazione. E' stato il raid più grande e più devastante che Beirut ha subito negli ultimi undici mesi e quello che più conta è stato eliminato l'uomo più ricercato e più temibile di Hezbollah. Un duro colpo per il gruppo armato non statale più forte del mondo, ed è stato un successo senza precedenti per l'intelligence e l'esercito israeliano che hanno dimostrato un altissimo livello di preparazione e di grande professionalità. Un colpo psicologico che sicuramente avrà delle conseguenze: come reagirà il regime degli ayatollah? Si limiterà a dire che la reazione " sarà terribile", come è avvenuto dopo l'assassinio del leader palestinese di Hamas, o passerà all'azione? Forse l'uccisione selettivo dei leader di Hezbollah metterà a tacere sia l'invasione di terra promessa da Israele che altre azioni aeree. O forse no. Di sicuro ci vorrà del tempo prima che il movimento sciita libanese si riprenda dall'uccisione del suo leader.


ISRAELE BOMBARDA BEIRUT:
L'OBIETTIVO ERA UCCIDERE NASRALLAH

NETANYAHU ALL'ONU CONTRO
TUTTI E ALL'IRAN: NON ATTACCATECI


di Augusto Maccioni
(27-9-2024) Israele non ha nessuna intenzione di accettare la proposta di cessate il fuoco degli Stati Uniti e della Francia. Il pugno duro del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (
foto dal web/Social) si è fatto sentire nel discorso che ha tenuto all'Assemblea generale dell'Onu e il suo tono di sfida è contro tutti: ha attaccato l'Onu, il forum che lo ha ospitato e che lo ha accusato apertamente di essere antisemita. La guerra contro Hezbollah, ha detto il primo ministro israeliano, non si fermerà fino a quando gli oltre 60mila israeliani sfollati dal nord del Paese non potranno rientrare nelle loro case. Netanyahu ha esordito alle Nazioni Unite: "Non avevo intenzione di venire qui quest'anno perché il mio paese è in guerra per la sua sopravvivenza, ma dopo aver sentito le bugie e le diffamazioni contro il mio paese da parte di numerosi relatori in questo forum, ho deciso di venire per fissare alcune verità". Prima di tutto, ha detto il primo ministro israeliano "Israele vuole la pace, desidera la pace, ha raggiunto la pace e la raggiungerà di nuovo, ma per farlo deve sconfiggere i suoi nemici". Un discorso duro, diretto e senza preamboli: "I veri criminali di guerra non sono in Israele, sono in Iran, a Gaza, in Libano" e ha definito "assurdo l'ordine di arresto nei suoi confroni da parte del Tribunale penale Internazionale". Poi si rivolge duramente all'Iran: "Ho un messaggio per i tiranni di Teheran: se ci attaccate, noi attaccheremo voi e questo vale per l'intero Medio Oriente". Mentre Netanyahu parlava all'Onu, gli aerei F-35 israeliani volavano in cielo verso il Libano e aspettavano l'ordine per il raid che è stato dato subito dal premier israeliano dall'albergo dove aveva stabilito il suo quartier generale. Una decisione imprevedibile ma decisa: assassinare il leader di Hezbollah Hasan Nasrallah. Un'impresa quasi chirurgica: i caccia hanno lanciato bombe del peso di una tonnellata su quattro edifici residenziali su indicazioni del Mossad. Il ministero libanese non ha fornito notizie su Nasrallah dicendo invece che il numero due Hashem Safieddine è vivo ed è stato portato in un luogo sicuro. I bombardamenti sono avvenuti a Dahiye, la roccaforte di Hezbollah a sud di Beirut in un'area densamente popolata. Il bilancio delle vittime del raid sicuramente sarà molto alto. Le immagini satellitari mostrano una grande nuvola di fumo che si è alzata sui sobborghi della capitale. Ma anche un grande cratere con gli edifici completamente rasi al suolo. Secondo i media Israele ha fatto ricorso a bombe che possono penetrare e distruggere anche bunker sotterranei. Il leader Nasrallah era nel bunker colpito, ma di lui nulla si sa mentre alcuni report citati da Channel 12 affermano che è stata uccisa nell'attacco israeliano a Beirut Zainab Nasrallah figlia del leader di Hezbollah. Beirut non ci sta e ha commentato l'attentato una "pericolosa escalation che cambia le regole del gioco", un fatto gravissimo che avrà una adeguata "punizione tempestiva".


ISRAELE, RAID SU BEIRUT:
UCCISO QUBAISI, CAPO UNITA'
MISSILISTICA HEZBOLLAH

LA STESSA STRATEGIA DI GAZA COSTRINGE
100MILA LIBANESI ALLA FUGA


di Augusto Maccioni
(24-9-2024)) Israele non si risparma e continua ad effettuare bombardamenti in Libano (
foto dal web/Social). E' la quarta ondata di attacchi e questa volta è stato ucciso un alto esponente di Hezbollah Ibrahim Qubaisi in un attacco aereo israeliano nel quartiere di Dahiyeh a Beirut. Le IDF stanno concentrando gli sforzi sul fronte settentrionale premendo sull'acceleratore per distruggere le infrastrutture di Hezbollah e fare terra bruciata sul suo leader Hasan Nasrallah sempre più isolato mentre i suoi stretti collaboratori vengono uccisi. Da una parte le Idf continuano a bombardare il Libano alla ricerca di esponenti di primissimo piano del gruppo libanese in una strategia che ricorda da vicino quello usato per Gaza anche se la tattica questa volta è più decisiva e più violenta anche con lo scopo di evitare una possibile invasione via terra del paese vicino. Gli israeliani hanno fatto di più: prima di attivare le varie fasi di distruzione dei luoghi per colpire i capi Hezbollah, hanno deciso di informare la popolazione civile libanese, attraverso avvisi telefonici, volantini e social, della pericolosità delle zone che sarebbero state oggetto di azioni militari, esortandoli a lasciare i loro luoghi di residenza per evitare di essere bersagli dei missili. Il Libano è sotto attacco e le vittime sono 558 secondo l'ultimo aggiornamento delle autorità libanesi ed è probabilmente il giorno più sanguinoso vissuto dalla guerra rispetto a quella del 2006. Tutti scappano ma nessun luogo è sicuro finché sono liberi i responsabili Hezbollah nella cui lista nera ci sono ancora molti alti rappresentanti del gruppo libanese che continua a sfoltirsi dopo le ultime uccisioni. Neanche Beirut è sicura nonostante stia diventando un rifugio temporaneo per decine di migliaia di persone sfollate. Si ha la sensazione, anche se è più che una realtà, che il Libano stia diventando un'altra Gaza, per la violenza e per la strategia che gli israeliani stanno portando avanti dall'8 ottobre, quando Hezbollah ha iniziato a lanciare razzi in solidarietà con Hamas. E se da una parte, al confine, la guerra ha costretto ad evacuare più di 60mila persone, oltre il confine i bombardamenti israeliani hanno fatto scappare oltre 100mila libanesi, un numero che salirà di molto se continuerà questa guerra. C'è la possibilità di una tregua che sarà possibile solo concordando un cessate il fuoco a Gaza, ma al momento è un argomento che trova molte resistenze.




LIBANO, ALTRE ESPLOSIONI: DOPO
I CERCAPERSONE ESPLODONO
ANCHE I WALKIE-TALKIE

ISRAELE HA INSERITO 30 GRAMMI DI
ESPLOSIVO NEI DISPOSITIVI -TRAPPOLA
IMPORTATI DA HEZBOLLAH

di Augusto Maccioni
(18-9-2024) Dopo le esplosioni dei cercapersone in mano ai militari Hezbollah (
foto dal web/Social), nuovo colpo per la milizia libanese questa volta a fare danni, con morti e feriti, sono stati i walkie-talkie. E' un'altra guerra quella che si sta combattendo in Libano dove in due giorni sono state uccise almeno 26 persone mentre i feriti sono migliaia. Gli Hezbollah incolpano Israele che non ha commentato le esplosioni e ci vorrà del tempo per capire cosa è effettivamente successo e le dinamiche che hanno portato a tante esplosioni simultaneamente in tutto il Libano. E' anche chiaro che l'esercito israeliano ha ampliato i suoi obiettivi di guerra, con nuove strategie dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre includendo un'altra guerra questa volta contro Hezbollah lungo il confine con il Libano. La guerra di Israele è su più fronti e dopo 347 giorni il bilancio delle vittime deve essere aggiornato. Nella Striscia, secondo Hamas, i morti salgono a 41.272 persone mentre i feriti sono 95.551. A tenere banco sono le esplosioni in Libano nei giorni 17 e 18 settembre con, nell'ordine, le esplosioni di migliaia di cercapersone e, il giorno dopo, quelli dei walkie-talkie appartenenti a membri di Hezbollah. Secondo il "New York Times", che cita fonti dei servizi segreti statunitensi, l'operazione sarebbe stata studiata e pianificata nei minimi particolari dagli 007 del Mossad che avrebbero sabotato gli ordigni inserendovi degli esplosivi per raggiungere il loro obiettivo. Tutto questo è avvenuto perché gli Hezbollah da tempo diffidavano dei cellulari, facili da intercettare, preferendo, per le loro comunicazioni, i vecchi e classifici sistemi come i cercapersone e i walkie-talkie. Solo che per costringere il gruppo palestinese a cambiare metodo di comunicazione il Mossad ha dovuto dimostrare l'inadeguatezza dei cellulari cambiandoli con metodi diversi. Puntando sui cercapersone e sui walkie-talkie il gruppo palestinese ha fatto il gioco del Mossad che ha potuto portare avanti una strategia molto accurata e coraggiosa. Il punto è come hanno fatto i servizi segreti israeliani a "modificare" in pochissimo tempo tantissimi dispositivi classifici. Due strade: o li avevano già pre-modificati dalla fabbrica o hanno fatto tutto in fretta rallentando, ma non troppo, la spedizione. Col codice di tracciamento, poi, sarebbe stato un gioco da ragazzi. Per esplodere i cercapersone e i walkie-talkie dovevano ricevere una comunicazione da un numero specifico. Il sistema potrebbe essere simile a quello degli avvisi di tempesta a tutti i telefonini della zona, come succede in Italia per i nubifragi rilevanti. Tutto è avvenuto secondo i piani: inviato un messaggio tutti hanno tirato fuori i dispositivi classici per far attivare l'esplosione. Tutto è stato pianificato per tempo e in fretta. Secondo sempre il giornale americano nei cercapersone è stato incorporato un leggero esplosivo, di 30 grammi circa, e un interruttore che si è attivato da remoto per la detonazione. I feriti hanno riferito che il cercapersone ha emesso un segnale acustico, poi si è fermato, costringendo il miliziano ad avvicinarlo al volto, poi è esploso, motivo chiaro che molte persone sono finite in ospedale con ferite multiple alle mani e agli occhi. L'operazione cercapersone e poi l'attacco con il walkie-talkie rappresenta una variazione della strategia israeliana e, allo stesso tempo, un fallimento della sicurezza di Hezbollah che ha annunciato ritorsioni nell'ampia situazione di guerra nella quale ormai sono coinvolte entrambe le parti.


OGGI I FUNERALI A OZIERI
DEL PICCOLO GIOELE

"E' STATO UN TUO GRANDE TIFOSO E TU,FEDEZ, NON HAI RISPETTATO IL MIO DOLORE"

di Augusto Maccioni
(17-9-2024) La gente guarda il campetto di calcio del quartiere San Nicola a Ozieri e si sente triste: cancelli chiusi, parole strozzate dal dolore, tanta sofferenza. La morte del piccolo Gioele Putzu (
foto dal web/Social), 10 anni, avvenuto sabato scorso, ha lasciato un grande vuoto e ci si chiede: assurdo morire per questo incidente. Il motivo del decesso è la caduta sul corpo del piccolo campione di judo della porta di calcio a 5. Una tremenda tragedia che non doveva succedere e molti interrogativi movimentano la disperazione dei genitori. Dagli accertamenti del medico legale Salvatore Lorenzoni dell'Istituto di Patologia forense di Sassari si è arrivati alla causa della morte: lesione cardiaca dovuta al violento trauma addominale. Non si sa la dinamica del triste fatto, di sicuro il piccolo Gioele Putzu, di Olbia, giocava nel campo di calcio del quartiere di San Nicola a Ozieri con due amici. Poi il crollo della porta e il piccolo che si accascia a terra. Disperati i tentativi degli operatori del 118 di salvargli la vita. Al momento non ci sono indagati ma i magistrati vogliono capire molte cose sul campo di calcio: perché era aperto a tutti, perché c'erano le attrezzature sul campo e poi perché c'erano ancora le porte utilizzate per gli allenamenti. Interrogativi che saranno importanti per stabilire eventuali responsabilità. Intanto, però, la morte di Gioele ha turbato la comunità e sui media è cresciuto il triste calvario per l'accaduto. E il dolore di papà Ivan, tantissimo dolore per la morte di un figlio, mentre a 200 metri Fedez continuava il suo concerto davanti a tanta gente venuta da tutta la Sardegna. Perché non ti sei fermato e non hai ascoltato il grande dolore per la morte di Gioele? Chiede Ivan Putzu sui social: " Ti facevo una persona più umana visto che hai dei figli, io in quel momento che cantavi ad Ozieri, io padre di Putzu Gioele il bambino deceduto a 200 metri da te ero per terra con mio figlio chiedendogli di riaprire gli occhi e chiedendo di prendere la mia vita, e di lasciare vivere lui, noi abitiamo ad Olbia siamo venuti a Ozieri perché mio figlio cantava le tue canzoni e voleva vederti cantare dal vivo. Tutto questo non gli è stato possibile. Potevi non cantare per una sera e rispettare il mio dolore”. Già: potevi non cantare e invece il concerto è andato avanti. E il minuto di silenzio che Fedez ha chiesto per commemorare Gioele è il massimo per il rapper. Che rabbia, non c'è più condivisione del dolore e non c'è stato il rispetto per una tragedia immane. Neanche per il tuo piccolo grande tifoso. Che strazio e che delusione. Per l'addio al piccolo Gioele la grande comunità sarda si unisce al dolore dei suoi genitori. Il feretro partirà dall'ospedale Santissima Annunziata di Sassari verso Olbia dove nella chiesa di Sant'Ignazio da Laconi, alle ore 15:30 del 18 settembre ci sarà l'ultimo saluto al piccolo campione e al grande tifoso di Fedez.



UCRAINA, MOSCA MINACCIA L'OCCIDENTE
BIDEN A STARMER: NO AI MISSILI
USA, MA SI A QUELLI DELLA GRAN
BRETAGNA CONTRO LA RUSSIA


di Augusto Maccioni
(13-9-2024) Alla vigilia dell'incontro tra il presidente Usa Joe Biden e Keir Starmer (
foto dal web/Social), primo ministro del Regno Unito, l'indiscrezione di stampa riferiva che Biden si starebbe preparando a dare l'assenso a Zelensky per utilizzare armi a lungo raggio per colpire obiettivi sensibili in territorio russo. Secondo il presidente ucraino sarebbe stata una decisione saggia considerando che Putin sta utilizzando armi a lunga gittata per colpire il suolo ucraino e la risposta giusta, dice Zelensky, sarebbe stata quella che anche l'Ucraina potesse utilizzare un raggio d'azione sufficiente. E' una questione di reciprocità. Del resto non si può battere la Russia o respingerla oltre il territorio ucraino se non si hanno armi idonei o non si utilizzano armi adeguate. E' il 937° giorno di guerra in Ucraina e non c'è ancora traccia di trattativa o di un tavolo per la pace, del resto se ne parla ultimamente e proprio oggi il presidente ucraino ha affermato che il vertice globale sulla pace è previsto per novembre 2024. Questa volta sarà invitata anche la Russia. Non solo: Zelensky sta forse portando avanti l'ultima azione disperata prima delle elezioni americane di novembre e cioè presentare a Biden un suo "piano di vittoria" per porre fine a due anni e mezzo di guerra con la Russia. Non si sa cosa voglia dire. Zelensky potrebbe vincere se avesse a disposizione armi a lunga gittatta, ma non ha nessuna autorizzazione da parte degli Stati Uniti. A questo proposito dopo le preoccupazioni della sicurezza delle città e dei cittadini russi da parte di Putin e dopo che il presidente russo aveva detto che se l'Occidente avesse autorizzato gli ucraini all'uso di armi a lunga gittata sul suolo russo, la Russia avrebbe preso decisioni appropriate. Una minaccia? A parte la battuta: "Se Putin è preoccupato lasci l'Ucraina", la questione è complicatissima. Per questo motivo, e in attesa di altre mosse da parte di Putin, gli Stati Uniti, ha detto il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale John Kirby, non ha alcuna intenzione di "cambiare la nostra politica sulle armi a lungo raggio per l'Ucraina". Poi c'è stata una precisazione: c'è il via libera per usare armi occidentali a lungo raggio all'interno del territorio russo a patto che non vengano utilizzati armi fornite dagli Stati Uniti bensì dagli alleati europei come la Gran Bretagna che era intenzionata a dare l'assenso a Kiev a usare i suoi missili a lunga gittata Storm Shadow, una decisione non facile a causa del rischio di escalation che potrebbe coinvolgere i membri della Nato. La decisione, o presunta tale, del Regno Unito, e quindi della Nato, anche se non nel suo complesso, ha fatto infuriare il presidente russo che ha alzato i toni al punto che la Russia considererebbe un attacco diretto al suo territorio con armi occidentali. Ciò significherebbe, dice Putin, che la Nato (gli Stati Uniti e gli stati europei) stanno "combattendo contro la Russia". C'è stata già una prima risposta russa: sei diplomatici britannici sono stati espulsi perché considerati "spie", comportamento sleale, hanno fatto sapere i servizi di sicurezza britannici, perché "le accuse contro il nostro personale sono completamente infondate". Continuano a salire le tensioni tra Mosca e Londra ma nessuno vuole superare la linea rossa, quella del "non ritorno".


PRIMI SONDAGGI DEL DUELLO IN TV
PER IL 63% HARRIS VINCITRICE
NEL DIBATTITO CON TRUMP

di Augusto Maccioni
(11-9-2024) Chi ha vinto? I primi sondaggi sono per Kamala Harris che ha battuto l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump (
foto dal web/Social) nel loro primo dibattito, una sfida che è stata seguitissima e molto probabilmente ha dato diverse risposte agli indecisi per le prossime elezioni presidenziali Usa. Aver vinto questo confronto tv non è per niente garanzia per l'esito di novembre, ma è un tassello molto importante soprattutto perché il grosso pubblico ha avuto la possibilità, per la prima volta, di conoscere la candidata democratica che ha ultimamente sostituito Joe Biden alla corsa alla Casa Bianca. Ed è stata una sorpresa bene accolta da tutti, per il suo comportamento contro l'esperto Trump e per aver messo alle corde l'ex presidente convinto di superare anche questa volta la prova tv, solo che contro di lui non c'era Biden, ma una energica Harris che ha risposto colpo su colpo alle "fantasie" del candidato repubblicano. Harris, poi, con la sua esperienza come pubblico ministero, ha fatto perdere più volte la calma al suo avversario che ha messo in campo le solite esagerazioni che ormai non convincono più nessuno. Secondo il portale "Politico" c'è stata, nel sondaggio, una netta vittoria per Harris col 63% contro il 37% di Trump, altri sondaggi, media e istituti specializzati, danno risultati simili. Per la sfida con l'ex presidente, Harris si è preparata a dovere per oltre una settimana, insieme allo staff di Biden ma con la supervisione di Obama e di Clinton, per ribaltare quell'altro faccia a faccia di giugno, quando al suo posto c'era un indeciso e confuso Biden, e questa volta Harris ha superato ogni aspettativa irritando Trump e ridicolizzandolo nel corso del dibattito. Ed è stata molto dura quando l'ex presidente ha fatto ricorso alle sue solite esagerazioni: i dem vogliono far abortire i bambini dopo la nascita, i richiedenti asilo mangiano animali domestici e che lui ha ottenuto più voti di qualsiasi candidato nella storia. E la bufala di Trump che gli immigrati haitiani mangiano i gatti ha fatto il giro del web. Trump non si è preparato per questa sfida tv, era convinto di trovarsi di fronte al vicepresidente, ad un altro Biden da sconfiggere. Lei è stata pronta: Io non sono Biden e Trump non ha un piano per il futuro degli Stati Uniti. Poi lo ha attaccato sarcasticamente riguardo alla sua sconfitta elettorale nel 2020, cosa che l'ex presidente nega anche contro l'evidenza dei dati finali ma anche contro il parere dei Tribunali e dello stesso Dipartimento di Giustizia. Poi Harris va oltre continuando a metterlo a disagio quando certifica che la gente abbandona le sue manifestazioni "per stanchezza e noia", un passaggio che fa reagire con rabbia il miliardario: "Ho le manifestazioni più grandi e incredibili della storia politica". Poi Harris ha parlato di se stessa, della sua strategia per il futuro degli Stati Uniti contro "il passato" del suo avversario. E' stata brava perché ha mantenuto la calma, non è stata arrogante, come Trump, e ha avuto una visione nella quali gli americani si riconoscono. Trump ha perso perché non ha avuto molti argomenti per l'America ed è stato dietro alle sue ossessioni invece di mettere il freno all'esuberante avversaria. Trump punta molto sull'improvvisazione, sulle frasi fatte cercando di ridicolizzare a priori la vicepresidente che comunque è sempre all'attacco. Sull'economia Harris ha mostrato debolezza e del resto non poteva alzare i toni perché segue la strategia di Biden. Il migliore attacco di Trump è stato alla fine del dibattito quando ha chiesto, a proposito delle "promesse" di Harris, "perché non l'ha fatto prima?". E forse era quella la carta vincente dell'ex presidente, una strategia che doveva utilizzare all'inizio della sfida tv invece di perdersi nei gatti e nei cani mangiati dagli immigrati o nelle sue grandi manifestazioni. Nei prossimi giorni si vedrà l'impatto dei sondaggi e soprattutto bisognerà capire la presa della gente agli interventi dei candidati alle presidenziali di novembre. Ci sarà un secondo dibattito? La squadra di Harris lo spera, Trump dice semplicemente: "Vedremo".



MARIA ROSARIA BOCCIA SI TIRA INDIETRO ALL'ULTIMO MINUTO E NON PARTECIPA ALLA TRASMISSIONE "E' SEMPRE CARTABIANCA"
E' GIALLO A RETE4. SALLUSTI:
" E' INAFFIDABILE, SCAPPA

ALLE DOMANDE SCOMODE"

di Augusto Maccioni
(10-9-2024) A La7 si, a Rete4 no. Così Maria Rosaria Boccia (
foto dal web/Social), imprenditrice campana protagonista del caso che ha costretto Gennaro Sangiuliano alle dimissioni da ministro della Cultura, non parteciperà al programma di Bianca Berlinguer "E' sempre Cartabianca" su Rete4. E' stata la stessa conduttrice a dare l'annuncio in diretta: "Ci ha detto che vuole prendere del tempo" e quasi sicuramente non parteciperà all'intervista, forse sarà presente alla prossima puntata o forse è una partecipazione che slitterà chissà quando. A La7 è andato tutto bene e i giornalisti Marianna Aprile e Luca Telese a "in Onda" hanno potuto concludere la loro intervista su argomenti che grosso modo ricalcavano quella apparsa sul quotidiano cartaceo de La Stampa, quindi nessuna rivelazione in più. Adesso gli argomenti da chiarire sono molto di più e terrà banco la sua verità sulla vicenda con Sangiuliano. Lei, quasi sicuramente, dirà la sua sulla mancata nomina di "consigliera" alla Cultura, "stracciata per un capriccio di una "donna". Chi è questa donna in maniera esplicita? La moglie dell'ex ministro o forse vuole arrivare alla premier Giorgia Meloni? Ci sono più donne che sono intervenute su quella o altre vicende? O non si vogliono rivelare, per il momento, altre questioni che potrebbero riguardare personaggi in vista? Boccia in un primo momento era contenta di partecipare alla trasmissione della Berlinguer tanto che aveva reclamizzato la sua partecipazione al programma postando un'immagine dove si vedono confezioni di popcorn sullo sfondo. E siccome anche questa immagine è da interpretare, sarebbe da chiarire il significato di questa scenografia. Boccia quindi, ha detto Berlinguer, non parteciperà alla trasmissione ed è un giallo inaspettato. Scanzi, giornalista de Il Fatto, ha detto che molto probabilmente non era pronta a rispondere alle critiche e alle domande anche scomode dei giornalisti in studio e Sallusti, direttore de Il Giornale, ha detto che Boccia non si è presentata all'intervista, anzi è scappata, perché non è credibile, è inaffidabile e non regge a un confronto in diretta. Del resto Boccia era consapevole dell'intervista organizzata da Berlinguer che prevedeva domande libere e non concordate da parte dei giornalisti in studio. Sarebbe stata la prima intervista in diretta per lei, dopo quelle registrate con domande concordate che Boccia ha saputo controllare e gestire con tranquillità. Adesso a "Sempre Cartabianca" le cose andavano diversamente: domande libere, senza alcuna scaletta concordata, tutto in diretta. "E' scappata" dice Sallusti e Berlinguer si affretta a dire: "Si è impegnata a tornare la settimana prossima".


LA PREMIER GIORGIA MELONI AL FORUM A CERNOBBIO, NON
CITA BOCCIA: "HO IDEA OPPOSTA SULLE DONNE", LA REPLICA
DELL'IMPRENDITRICE: "METTA DA PARTE I GUANTONI"

IL CASO FINISCE IN PROCURA, L'AVVOCATO DI SANGIULIANO:
"SI PREFIGURA IL REATO DI TENTATA ESTORSIONE"


di Augusto Maccioni
(7-9-2024) Maria Rosaria Boccia (
foto dal web/Social) cambia avversario. Dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano (al suo posto come ministro della Cultura è stato nominato Alessandro Giuli) col quale ha avuto una relazione ma anche un diverbio via social tra gossip fino a un complotto politico per la sua mancata nomina a "consigliera" per gli eventi del ministero, l'imprenditrice per la prima volta non parla dell'ex ministro ma se la prende con la premier Giorgia Meloni che al Forum a Cernobbio ha parlato di Boccia, senza nominarla, ed alla domanda precisa del direttore del Corriere Luciano Fontana ha detto: "La mia idea su come una donna debba guadagnarsi uno spazio nella società è diametralmente opposto di quella che ha questa persona". La Boccia-gate sta virando su altre postazioni e l'allargamento della "storia infinita" che ha scosso questa estate pigra non trova più interesse nell'opinione pubblica che comunque ha manifestato un focus particolare in alternativa ad altri argomenti che non avevano presa sulla gente. La vicenda, ha detto a chiare lettere Meloni, ha una connotazione privata e ha scosso la gente. Certo c'è una questione politica perché Boccia è stata brava a inserirsi su un contesto "ministeriale" avendo la simpatia dell'allora ministro della Cultura col quale, forse, ma è tutto da chiarire, aveva informazioni privilegiate al limite del segreto di Stato. C'è poi la questione di una donna "abbandonata" e privata della nomina a "consigliera" per gli eventi del ministero della Cultura, un'imprenditrice tradita che sente il dovere e la necessità di vendicarsi e di fare pressione per motivi che ancora devono essere chiariti. Se da una parte Meloni sulla questione Sangiuliano-Boccia interviene dicendo che il caso "non indebolirà il governo" e che "l'autorevolezza del Governo non poteva essere sotto questa pressione" e che la "vicenda che ha coinvolto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è privata, non sono stati commessi illeciti" e che Sangiuliano si è dimesso "perché vuole difendersi", Meloni fa una dichiarazione ("ho idea opposta sulle donne") che fa infuriare Boccia e che risponde con uno screen di un giornale col virgolettato della premier: "Ogni donna deve essere libera di vivere la propria essenza, nel rispetto degli spazi altrui". Poi il suo post si conclude: "Metta da parte i guantoni: sono la gentilezza e le carezze ciò di cui c'è bisogno". Ma lei non ha certo trattato con "gentilezza e carezze" Sangiuliano e ha spinto tutta la vicenda fino a farlo dimettere. Adesso che ha raggiunto il suo scopo (ma forse ci saranno altre rivelazioni) sarebbe giusto mollare la presa, anche perché da questo momento in poi sarà la Procura ad occuparsene (e i settimanali andranno a ruba). L'avvocato dell'ex ministro, infatti, è pronto ad inviare un'esposto in tribunale per dimostrare l'assoluta correttezza della condotta di Sangiuliano. La denuncia contro Maria Rosaria Boccia è pronta con l'accusa di pressioni illecite che potrebbero "prefigurare il reato di tentata estorsione" da parte dell'imprenditrice campana. In campo anche la Corte dei Conti del Lazio che vuole chiarezza, dal punto di vista contabile, sugli eventuali illeciti del Boccia-gate.


SANGIULIANO SI E' DIMESSO CON UNA
LETTERA ALLA PREMIER GIORGIA MELONI

BOCCIA SFIDA L'EX MINISTRO: VOGLIO LE SUE
SCUSE ALTRIMENTI RACCONTERO' TUTTO


di Augusto Maccioni
(6-9-2024) Questa volta le dimissioni sono state accettate. Del resto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano in una lettera alla premier Giorgia Meloni è stato chiaro nel ribadire le sue dimissioni "irrevocabili" non a causa di Boccia (
foto dal web/Social) ma della gogna mediatica che ha messo in pressione il governo e la stessa premier. "Caro presidente, cara Giorgia - inizia così la lettera di dimissioni di Sangiuliano - dopo aver meditato a lungo, in giorni dolorosi e pieni di odio nei miei confronti da parte di un certo sistema politico mediatico, ho deciso di dimettermi irrevocabilmente da Ministro della Cultura. Vi ringrazio per avermi difeso, per aver già respinto la prima richiesta di dimissioni, e per l'affetto che mi avete dimostrato ancora una volta. Sono consapevole di aver toccato una corda sensibile e di aver suscitato molte inimicizie per aver scelto di rivedere il sistema di contribuzione cinematografica alla ricerca di più efficienza e meno sprechi" poi dice anche: "Questo lavoro non può essere contaminato e soprattutto fermato da questioni di gossip. Andrò a fondo per verificare se alla vicenda hanno contribuito interessi diversi. Adotterò le misure necessarie contro coloro che hanno pubblicato notizie false negli ultimi giorni. Adesso cerco la tranquillità per stare accanto a mia moglie che amo". Inizia il dopo Sangiuliano, perché dopo le sue dimissioni è stato nominato Alessandro Giuli che a tempo di record ha giurato nel tardo pomeriggio. Dovrebbe seguire le orme del suo predecessore ma è anche anti-Sangiuliano perché incarna una destra aperta al dibattito, moderata e non rivendicativa. Per due anni è stato presidente della Fondazione Museo Maxxi, ha una laurea in filosofia e come giornalista ha lavorato al "Foglio" diventando vicedirettore e poi condirettore nel 2017. Parole di stima e simpatia per Sangiuliano "una persona capace - ha detto la premier Giorgia Meloni - e un uomo onesto, per lo straordinario lavoro svolto finora, che ha permesso al Governo italiano di conseguire importanti risultati di rilancio e valorizzazione del grande patrimonio culturale italiano, anche fuori dai confini nazionali". Fin qui la cronaca di una giornata complicata nella quale i media si sono "impegnati" a raccontare tutto, più o meno, sulla vicenda tra il ministro e l'imprenditrice Maria Rosaria Boccia che, dopo l'intervista sul quotidiano La
Stampa è stata ospite della trasmissione tv a "In Onda" su La7 intervistata da Marianna Aprile e Luca Telese. Cosa è emerso dall'intervista? Niente di nuovo a parte la richiesta insistente della donna che continua a volere le scuse di Sangiuliano "Non dal ministro, ma dall'uomo, per me e la mia famiglia". Il motivo? "E' lui che mi ha messo sulla pubblica piazza, io non ero né un personaggio politico, né un personaggio dello spettacolo: fino a 10 giorni fa nessuno mi conosceva e la mia vita era fantastica. Ora non è proprio semplice". Poi dice che "non è rispettoso che un ministro continui a dire cose inesatte" fino a "dire la verità su di noi". Insomma tutta la vicenda del "caso Sangiuliano-Boccia" si sta sgonfiando e penso che con le dimissioni di Sangiuliano, alla Boccia rimangano poche chance per continuare questa telenovela che ha tutta l'aria di essere un gossip di fine estate che potevamo sinceramente farne a meno. Del resto ci sarebbero tutti gli ingredienti per una storia all'infinito, tipo "La rosa della vendetta" o "Terra amara", dove, per fortuna, non c'è sangue e nessuno è morto, ma si aleggia al complotto, tra persone che non sono "spie" ma sono presenti nella vita istituzionale, c'è una relazione tra un potente ministro e una ricca imprenditrice e sullo sfondo il G7 della Cultura con i ministri di mezzo mondo nientemeno che a Pompei tra le sue meraviglie e la "rivelazione di segreti d'ufficio" come recita un esposto dei Verdi Angelo Bonelli. Finirà questa vicenda? Boccia è pronta a chiuderla a patto che Sangiuliano " dica la verità o la racconterò io, e nel racconto cadrebbero altre donne". L'imprenditrice sfida l'ex ministro che si è rivolto già alla Procura per la violazione della privacy e la tentata estorsione. E mentre Boccia veniva intervistata a La7, su Rete4 partiva un servizio sul suo ex marito che non è tenero nei suoi confronti: "Non sono stupito e non invidio neanche il ministro perché quello che passerà non se lo può neanche immaginare". Ci sono elementi, comunque, che questa vicenda possa avere altri sviluppi.


BOCCIA INTERVISTATA DA LA STAMPA: ADESSO
PARLO IO, SANGIULIANO E' SOTTO RICATTO

IL MINISTRO: LE TRASFERTE LE PAGAVO
IO, SONO PRONTO A DENUNCIARLA

di Augusto Maccioni
(5-9-2024) C'è un seguito all'intervista del ministro della Cultura Sangiuliano dopo il suo intervento al Tg1 del 4 settembre, questa volta è Maria Rosaria Boccia, 42 anni influencer ed esperta di moda "non consigliere" per i Grandi Eventi, che precisa la sua posizione come "ambasciatrice della moda italiana nel mondo". In una lunga intervista video rilasciata alla Stampa, Boccia (
foto dal web/Social) racconta la sua verità anche se, per dirla tutta, ribadisce le stesse informazioni che si sanno sulla vicenda col ministro. Dice che accompagnava come "consigliera" per i grandi eventi nei viaggi lunghi "sempre" il ministro, "ho sempre saputo che il ministero pagava tutto" (Sangiuliano ha invece detto che era lui a pagare di tasca), e che dagli inizi di luglio era stata istruita la pratica per la nomina di consigliera. La nomina, dice Boccia, "non è andata a buon fine" ed è una spiegazione, dice, che deve dare il ministro. Il rapporto sentimentale? Chiedete a lui. E' stata tradita? ha chiesto il vicedirettore de La Stampa. Lei: chiedetelo al ministro. Forse sarebbe stato più giusto, a questo punto, fare un'intervista direttamente a Sangiuliano e non all'influencer, per avere informazioni più complete. E' anche chiara la risposta alla domanda: che effetto le ha fatto l'intervista al ministro su Rai1? "Mi ha fatto sorridere". E come immagina il suo futuro? "Sono un'imprenditrice da 20 anni e il mio percorso è sempre in salita e sicuramente continuerà a essere così". Grosso modo è questa l'intervista rilasciata da Boccia alla Stampa, niente di eccezionale e di compromettente. Domani 6 settembre si saprà qualcosa di più sul quotidiano cartaceo di Torino, il cui direttore annuncia novità "interessanti". Insomma si tratta di gossip e di una vendetta di una donna tradita? Ci sono motivi per ritenere che tutta la vicenda abbia un risvolto politico? C'è una regia dietro Boccia in merito a frasi della stessa, tipo: "I ricatti li fanno quelli nei palazzi del potere" o alle registrazioni, più o meno lecite, che l'influencer ha fatto dei dialoghi privati tra lo stesso Sangiuliano e i membri del governo e la premier? Poi ci sono frasi, mezze frasi e allusioni ininfluenti che hanno un peso per l'opposizione governativa che attacca contemporaneamente Sangiuliano e la stessa premier. E se fosse tutto un disegno ben preciso per arrivare a Giorgia Meloni? Poi Boccia cita un' - altra persona - che occupa i palazzi di potere. Cita anche pressioni su Sangiuliano. Chi e per che cosa? Tutto chiaro? Per niente. Ci vorrebbe un'indagine della Procura per capire fino a che punto tutta la vicenda è privata o politica e se le notizie, più o meno riservate, con video e audio, raccolte da Boccia possano ricadere sulla sfera dei segreti di Stato. Forse il ministro sta già pensando alle dimissioni, lo ha già fatto ma non sono state accettate da Meloni, questa volta in maniera irrevocabile per difendere la sua onorabilità e per chiudere una vicenda che sta mettendo a dura prova lui e sotto pressione la maggioranza e la premier Meloni. In questo senso Sangiuliano sta valutando l'ipotesi di un esposto in Procura.



IL MINISTRO SANGIULIANO IN LACRIME AL
TG1: "CON BOCCIA C'ERA UNA RELAZIONE,
MA NON HO SPESO SOLDI PUBBLICI"

"CHIEDO SCUSA A MIA MOGLIE E MELONI CHE HA RESPINTO LE MIE DIMISSIONI"

di Augusto Maccioni
(4-9-2024) Non si fa altro che parlare del rapporto tra il ministro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia (
foto dal web/Social). E' una questione politica o è una questione personale? Lei dice di essere una sua collaboratrice e cita documenti e posta qualche video, il ministro invece ragiona per la prima volta, durante un'intervista al Tg1, che tra lui e Maria Rosaria Boccia, 41 anni, c'è una relazione e "questo mi pesa doverlo raccontare perché è una vicenda che attiene alla mia sfera privata: era un rapporto di tipo personale, un rapporto di tipo affettivo". Se c'è un rapporto di lavoro e di collaborazione è evidente che tutte le spese di trasferta, di vitto e alloggio sarebbero a carico del Ministero ma Sangiuliano invece ribadisce che "nessuna delle spese delle trasferte di Boccia per varie occasioni istituzionali è stata pagata con soldi pubblici" neanche un caffé. Tutte le spese effettuate per Boccia sono state pagate dal conto personale di Sangiuliano e la "Verità" pubblica le fatture che confermano la buona fede del ministro. Allora tutto questo accanimento di Boccia contro Sangiuliano? Evidentemente la donna non si vuole arrendere e vuole mettere sotto pressione Sangiuliano per qualche torto o per qualcosa che ancora non si sa o c'è una regia che governa le sue mosse. Si sa che Boccia doveva essere nominata consigliera per l'organizzazione di grandi eventi a titolo gratuito, ci sarebbe, secondo un video postato dalla donna, un decreto di nomina ma è comunque certo che questa ufficializzazione non ci sia stata per possibili conflitti di interesse. E' lo stesso Sangiuliano che ha smentito non solo i documenti e le mail che Boccia ha pubblicato con insistenza sui social in questi giorni, ma anche ogni sua partecipazione alla vita ministeriale. Stando a quanto Boccia dice sarebbe comunque preoccupante il fatto che potrebbe esserci un suo coinvolgimento istituzionale negli affari del ministero. Anche su questo versante il ministro nega un suo coinvolgimento istituzionale e ha ribadito, anche durante l'intervista al Tg1, che Boccia non è venuta a conoscenza di nessuna informazione riservata legata al G7. Ha tutta l'aria quindi di un polverone di fine estate. Chi alimenta questa vicenda vuole proporre un'altra realtà rispetto alle buone iniziative, in tutti i campi, dalle politiche della famiglia, all'economia e all'occupazione, del governo. Il ministro Sangiuliano ha rassegnato le dimissioni e la premier Meloni le ha respinte. Del resto le motivazioni, alla luce degli avvenimenti che vanno avanti dal 26 agosto, fanno acqua da tutte le parti e comunque non ci sono prove che attengono il contrario di quello che dice il ministro. E' tutta una vicenda personale, tra il ministro e Boccia, tra due persone che hanno avuto una relazione e che la stessa non è andata oltre e contro le istituzioni e le informazioni riservate del Ministero. Ritorniamo all'intervista su Rai1 che si conclude con Sangiuliano che chiede scusa alla moglie e a quel punto si commuove e fa partire qualche lacrimuccia. Poi si scusa con Meloni e con i suoi collaboratori. Insomma c'è la parola fine su questa incresciosa vicenda e adesso ogni parola e ogni post di Boccia è materiale gossip che potrebbe interessare l'opposizione governativa. Interessiamoci, da adesso in poi, a questioni concrete e a risolvere i problemi di tutti, dalle persone che si trovano in difficoltà ai pensionati che continuano a vivere in povertà.






ISRAELE ATTACCA ANCHE IN CISGIORDANIA E
AGISCE COME A GAZA: UCCISI ALMENO 10
PALESTINESI

IDF: INFORMATI SU SINWAR, MA NON LO
ELIMINANO PERCHE' SI FA SCUDO DI 22 OSTAGGI


di Augusto Maccioni
(28-8-2024) Mentre sono ripresi i colloqui a Doha tra i negoziatori israeliani, americani, egiziani e del Qatar a livello tecnico su un cessate il fuoco a Gaza, l'esercito israeliano ha sferrato contemporaneamente in più punti nel nord dei territori occupati, nella Cisgiordania settentrionale, uccidendo almeno 10 palestinesi. L'offensiva massiccia israeliana (
foto dal web/Social) ha tutta l'aria di una guerra, in questi termini si esprime il ministro degli Esteri Israel Katz sull'attacco, e si pensa di trattare l'incursione militare come a Gaza quindi evacuazione dei residenti palestinesi e "altre misure necessarie". Per Israele è un'altra "operazione di antiterrorismo" e si tratta di una delle più grandi operazioni in Cisgiordania dai tempi della Seconda Intifada (2000-2005) dopo 40.534 morti, i feriti sono 93.778, in 327° giorni di guerra. Secondo Katz le operazioni della notte in Cisgiordania hanno lo scopo di "ostacolare le infrastrutture terroristiche islamico-iraniane" anche perché "l'Iran sta lavorando per stabilire un fronte terroristico orientale contro Israele in Cisgiordania secondo il modello di Gaza e del Libano, finanziando e armando i terroristi e contrabbandando armi avanzate dalla Giordania". Intanto Israele è sempre a caccia del leader di Hamas Yahya Sinwar che, secondo fonti di intelligence, si troverebbe nei tunnel circondato di 22 ostaggi vivi ed ammanettati e il terrorista li sta utilizzando come scudi umani per proteggersi da un attacco da parte di Israele. I vertici militari israeliani sanno dove si trova Sinwar e hanno anche la possibilità di eliminarlo ma gli attacchi non sono stati autorizzati per non uccidere i 22 ostaggi.



GLI ULTIMI ISTANTI DELLE VITTIME DELLA
BAYESIAN: SCAPPAVANO PER SOPRAVVIVERE

E' UN CASO LA MORTE DI LYNCH, LEGATO AI
SERVIZI SEGRETI INGLESI, USA E ISRAELIANI

di Augusto Maccioni
(24-8-2024) Ambrogio Cartosio, il procuratore che sta indagando sull'affondamento della lussuosa barca a vela bayesiana, ha fornito alcuni dettagli sulla vicenda durante una affollata conferenza stampa (
foto dal web/Social). Molti gli interrogativi ancora aperti e soprattutto i magistrati dovranno chiarire se le norme e i protocolli di sicurezza siano stati rispettati ma anche se i passeggeri siano stati avvisati del rischio del temporale e quali misure siano state adottate durante l'incidente. E' chiaro che ci sono stati errori sufficienti che dimostrano l'affossamento della Bayesian, sia prima che il veliero imbarcasse acqua ma anche successivamente, durante la fase della tragedia. I magistrati non identificano le persone responsabili e non ci sono ancora sospettati ufficiali. Dipenderà dalle indagini ancora in corso ma soprattutto molto si capirà dallo studio del relitto una volta in superficie. I magistrati lo hanno fatto capire chiaramente: senza il recupero del veliero con la sua scatola nera non si potrà chiarire le vere cause del naufragio. Ecco perché i sommozzatori dei Vigili del Fuoco sono già al lavoro per riportarlo in superficie, sarà un lavoro lungo, complesso che richiederà molto tempo e molta attenzione. E non sarà un semplice incidente di mare. Del resto la presenza di molti agenti segreti inglesi fa capire la grande portata di mistero che avvolge soprattutto la presenza a bordo del magnate britannico Mike Lynch, il cui corpo è stato rinvenuto due giorni fa e 24 ore dopo è stata portata in superficie la salma della figlia 18enne Hannah, legato al mondo delle spie in un mix che mette sotto pressione il Regno Unito, Israele e gli Stati Uniti. Anche per questo motivo l'incidente potrebbe essere trattato come un "affare" di Stato, dove c'è di tutto: dall'affossamento del veliero a causa di una tromba d'aria, agli errori che hanno contribuito, in soli 16 minuti, a far calare a picco una barca a vela super tecnologica e inaffondabile fino ai segreti di Stato per i legami di Lynch con un mondo parallelo non sempre decifrabile. La brillante e fortunata carriera del "Bill Gates" britannico si concretizza nel 2001 e grazie ai programmi brevettati dalla sua azienda gli Stati Uniti sono riusciti a dare la caccia ai terroristi di Al Qaeda, esaminando miliardi di notizie non sempre facili da capire. Con le sue società è entrato ai massimi livelli dell'MI5 e della NSA degli Stati Uniti e il suo sistema informatico, legato all'intelligenza artificiale, ha preparato l'offensiva israeliana contro Hamas dopo l'attacco terroristico contro Israele del 7 ottobre, e Lynch è stato un prezioso personaggio anche per il Mossad, il servizio segreto israeliano. Documenti segreti all'interno del veliero affondato? Forse c'è ancora un'agenda di Lych in qualche cabina? Intanto si continua a parlare di una serie di errori che hanno impedito l'evacuazione della nave a vela. Delle 22 persone a bordo (12 passeggeri e 10 membri dell'equipaggio) sette hanno trovato la morte perché intrappolate sulla nave. Hanno tentato di scappare ma sono stati sopraffatti dall'acqua. Tutta la vicenda ha avuto inizio lunedi mattina presto quando il mare ha travolto la Bayesian, un lussuoso veliero attrezzato con tecnologie molto sofisticate battente bandiera britannica lunga 56 metri e larga 11, vicino alla costa di Porticello in prossimità della costa palermitana. Quindici persone si sono salvate, sette sono morte. Il primo ad essere stato recuperato senza vita poche ore dopo l'affondamento, è stato Recaldo Tommaso, cuoco della nave. Poi gli altri, fino all'ultima salma, quella della giovane Hannah, figlia del magnate britannico della tecnologia Mike Lynch, premiata dal padre in questa vacanza-premio prima di iniziare un ciclo universitario a Oxford. Era una giovane promettente, amava i libri e voleva fare la scrittrice.


E' FINALMENTE CAMPIONATO, C'E'
CAGLIARI - ROMA ( ORE 20:45)

NICOLA: "DOBBIAMO ESSERE BRAVI
A INTERPRETARLI E LIMITARLI"


di Augusto Maccioni
(17-8-2024) E' finalmente campionato. Per il Cagliari, per la Juventus, per l'Inter ..., ed è una gioia rivedere i nostri beniamini in campo alla ricerca del gol e a trasmettere emozioni. I rossoblù di Davide Nicola (
foto dal web/Social) si presentano in casa, all'ex Sardegna Arena, contro la Roma, una squadra molto forte che non ha bisogno di presentazioni. Il Cagliari è riuscito, sotto la guida di Ranieri, a restare in A per un soffio, quel tantino di fortuna ma anche di grande impegno tecnico-agonistico del mister e di tutta la squadra, che ha consentito di continuare a "dialogare" sia con le grandi che con quelle alla portata dei rossoblù. Sarà un altro campionato da cardiopalmo e il Cagliari si prepara a non deludere i numerosi tifosi, che hanno confermato i loro abbonamenti allo stadio, e a non scivolare in serie B visto che il solito algoritmo, anche quest'anno, ci racconta che il Cagliari dovrebbe piazzarsi al penultimo posto e con lei dovrebbero scendere nella serie cadetta anche il Como e il Venezia. Una notizia, speriamo molto fantasiosa, che non farà piacere al mister rossoblù maestro e mago di non far retrocedere le squadre, un allenatore che farà di tutto per mettere in sicurezza la squadra prima delle ultime partite di campionato. Per questo motivo c'è molto interesse, e curiosità, attorno al collettivo che sotto la guida di Nicola sembra aver ritrovato energia pura e consapevolezza di movimento. La squadra, del resto, lo ha dimostrato ampiamente battendo la Carrarese (3-1) in Coppa Italia mettendo in campo un collettivo armonico e molto identitario capace di costruire azioni e di colpire con disinvoltura. E' capitato anche che la difesa non è calibrata a dovere e col tempo, e qualche innesto, darà il meglio in ogni occasione. Nicola ha convocato 24 giocatori per la sfida contro i giallorossi, diverse le assenze sicure (Viola, Mina e Zortea) e c'è anche Palomino che comunque il mister ha messo in panchina per amalgamare il collettivo. Scuffet è il portierone tra i pali, con la saracinesca difensiva Zappa- Luperto e Wieteska, 5 gladiatori a centrocampo: Azzi, Augello, Prati, Marin e Deiola. In attacco Pavoletti e l'angolano Luvumbo (Piccoli, molto promettente, pronto a scendere in campo in ogni momento e comunque nel secondo tempo). Per la Roma attenzione a Dybala ma anche a Soule, Dovbyk ed El Shaarawy. Sarà una grande sfida "e noi dobbiamo essere bravi a interpretarli e limitarli" dice Nicola. Per fortuna che il Cagliari potrà contare sul grande pubblico rossoblù che darà forza e voce alle azioni dei ragazzi di Nicola. In un'atmosfera magica, come quella dell'ex Sardegna Arena, il Cagliari saprà dare il meglio delle sue condizioni e domare la grande Roma.



IL RAID MILITARE UCRAINO
SUL SUOLO RUSSO

ZELENSKY: "AVANZIAMO A KURSK,
CONTROLLIAMO 74 INSEDIAMENTI"


di Augusto Maccioni
(13-8-2024) E' il 906° giorno di guerra in Ucraina (
foto dal web/Social) e la Russia afferma di avere riguadagnato il controllo del territorio russo di Kursk conquistato dagli ucraini qualche giorno fa. E' sempre scontro di versioni perché da una parte Putin ha affermato che è tutto sotto controllo nella regione, mentre Zelensky fa sapere che il suo gruppo tattico di oltre mille soldati, con mezzi blindati e droni ma anche con la partecipazione di mercenari provenienti da diversi paesi della Nato, tra i quali Francia e Regno Unito, sta avanzando quasi indisturbato in un'area debolmente presidiata da guardie di frontiera. Il raid ucraino va avanti dal 6 agosto ed è riuscito ad avere un notevole successo grazie all'attacco a sorpresa e a sfruttare il massimo di rendimento col grande livello strategico dei suoi movimenti sul territorio. L'azione militare, studiato alla perfezione dai vertici di Zelensky, ha di fatto rivelato il fallimento dell'intelligence russa ma anche l'incapacità delle forze militari di Putin, tutte riversate sul suolo ucraino, di contrastare l'avanzata ucraina. Se in un primo momento l'attacco ucraino sul suolo russo aveva il compito di indebolire le forze di Putin in Ucraina e di costringere il presidente russo a rivedere le sue mire imperialistiche, adesso si sta facendo più concreta la possibilità delle forze ucraine di continuare l'avanzata alla conquista di altre regioni russe e consentire all'Ucraina di poter gestire, alla pari con la Russia, il tavolo delle trattative in vista di una pace di guerra e di territorio. L'Ucraina vede lontano e crede alle sue possibilità di crescita. Al gruppo militare originario che avanza sul suolo russo, si stanno aggiungendo nuove unità ucraine provenienti dalle riserve dell'area di Kiev, per rafforzare l'azione sulle progressioni verso Sudzha- Snagost, verso Sudzha-Korenevo e verso Sudzha-Kursk. Al momento Kiev ha occupato un territorio di mille km2 con 74 città occupate. Sudzha è sotto controllo ucraino e gestisce l'ultimo punto operativo russo di gas verso ovest (Ungheria e Slovacchia). Putin ha dichiarato lo stato di allerta antiterrorismo nelle regioni di Bryansk, vicino alla Bielorussia, Kursk e Belgorod, in pratica un fronte di 600 km per una superficie totale di oltre 90mila km2. La Russia, a causa dell'avanzata militare ucraina, ha già fatto evacuare 100mila persone ed è pronta la controffensiva e tentare di ricacciare le truppe ucraine dal suolo russo. Non sarà facile perché gli ucraini contano di mantenere a lungo le posizioni raggiunte e di andare avanti con l'obiettivo di invertire la situazione operativa a loro favore e di costringere Mosca ad allentare la pressione nel Donbass.




DOMUS DE MARIA / BRUNO BARBIERI,
CARMEN LASORELLA E AMADEUS TRA I
CLIENTI DELLA TRATTORIA "DA ANGELO"

UN'ESPERIENZA GASTRONOMICA
IRRIPETIBILE: "BRAVO!"


di Augusto Maccioni
(8-8-2024) Per vivere una giornata unica bisogna andare in luoghi unici, baciati dal sole, dalla montagna e dal mare. A Domus de Maria (SU), in Sardegna, le ore trascorrono veloci, in un'oasi di pace e tranquillità dove si può vivere tra la foresta de Is Cannoneris, paradiso ai confini orientali del Sulcis, la più estesa in Europa, che ti avvolge in un compendio di macchia mediterranea, lecci e maestose conifere, meta di grande attrazione turistica per le sue bellezze floro-faunistiche, per la presenza di alcuni nuraghi, sentieri straordinari e per il cervo sardo all'interno del Parco naturale; e la località turistica di Chia, centro tra le più rinomate e più caratteristiche del sud-occidentale della Sardegna, itinerario obbligatorio per i turisti che stazionano negli alberghi e nei ristoranti e nelle spiagge con sabbia finissima e acque cristalline, più volte al top delle classifiche internazionali.



Tra montagne e mare, la ridente Domus de Maria si affaccia con prepotenza per la silenziosità e per la gioia di vivere dei suoi abitanti. In via Isonzo, strada caratteristica del paese, c'è la
" Trattoria da Angelo" e all'esterno il logo recita: specialità terra e mare. Il proprietario è Angelo Frau, persona squisitamente gentile, che da oltre 25 anni dispensa squitezze di prim'ordine. Locale con un centinaio di posti, attrezzato e molto intimo, è aperto solo per la cena dal primo giugno fino a febbraio, poi il servizio si svolge solo a pranzo. Le specialità sono carne e pesce, tutta roba rigorosamente controllata, fresca e della zona. "Continuiamo a essere umili e siamo al servizio della gente alla quale diamo il meglio della cucina e della nostra professionalità". I turisti, e non solo, fanno la fila per gustare le pietanze di Angelo e per farlo devono prenotare per tempo e spesso occorre anche due mesi per poter sedere al tavolo.



L'inizio dell'attività, dice Angelo, è stato difficile: "Mi dicevano di non aprire il locale a Domus de Maria", è stata una scommessa che alla fine Angelo ha vinto, perché è riuscito a creare un gioiello gastronomico unico e straordinario dove la cucina si sposa con le montagne e con il mare di Chia e dove la sua professionalità ha incontrato i clienti, appagati dal cibo e dalle pietanze in un giusto abbinamento tra carne e pesce, formaggi e vini di qualità per stimolare il palato di persone intransigenti che spesso tornano ammaliati dal suo menù. "Qualche giorno fa è venuto a mangiare il grande chef Bruno Barbieri", gli ha fatto mille complimenti per il pesce fresco di qualità ("Una enorme spigola mare-mare"), per il servizio e per le pietanze che ha mangiato ("E' impazzito per gli scampi"), poi ha detto che tornerà per rivivere i gusti e i profumi del suo cibo ("Per le pietanze che dai, caro Angelo, lavori sottocosto").



Non solo Barbieri ma anche la nota giornalista Carmen Lasorella e i grandi della famiglia Benetton hanno mangiato nel locale mariese, per non parlare del noto presentatore tv Amadeus che si è complimentato più volte con Angelo per aver assaporato le specialità di mare cucinate "alla sarda", una squisitezza che si porterà appresso per tutta la vita. Nel futuro di Angelo c'è un altro ristorante ubicato lungo la strada per Is Cannoneris, a pochi chilometri da Domus de Maria. E' una località straordinaria e piena di verde, dice, e spera che il nuovo ristorante possa aprire il prossimo anno. E' un'altra scommessa. E' studiato nei minimi particolare con una grande pescheria, una zona per i formaggi e una per i vini di qualità. Poi menù garantito e super fresco: gamberi, scampi, tonno ma anche carne buona e gustosa. Questa estate se volete fare un'esperienza gastronomica irripetibile andate a mangiare nella trattoria da Angelo a Domus de Maria, una visita, di piacere, che merita (
Foto di Augusto Maccioni).






ISRAELE SI PREPARA, TRA PAURA E
RASSEGNAZIONE, A UN NUOVO ASSALTO
IRANIANO "CON PIU' FORZA"

ISRAELE NON STARA' A GUARDARE,
C'E' L'OPZIONE: ATTACCO PREVENTIVO
PRIMA DELLA RAPPRESAGLIA

di Augusto Maccioni
(5-8-2024) Dopo Stati Uniti, Regno Unito, Italia anche la Germania è pronta ad evacuare i cittadini tedeschi dal Libano in vista di una temuta escalation nella regione. E' sempre più imminente l'attacco iraniano su Israele (
foto dal web/Social) come risposta all'assassinio di Ismail Haniyeh, il leader di Hamas, avvenuto nella capitale iraniana una settimana fa, una "punizione" che il Paese "deve" dare per un dovere morale anche se evita di parlare di una estensione della guerra. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani chiede azioni urgenti per evitare un conflitto più ampio in Medio Oriente mentre si intensificano i colloqui delle diplomazie perché l'Iran non metta in atto azioni di "vaste proporzioni". Gli stessi leader del Golfo hanno prontamente condannato le azioni di Israele ma hanno anche chiesto che la risposta dell'Iran sia un'azione "moderata". Israele, comunque, è pronta all'attacco dell'Iran e il primo ministro Benjamin Netanyahu non intende aspettare passivamente ai suoi attacchi ma continua per la sua strada impegnando l'esercito su più fronti, con l'Iran e i suoi alleati. Intanto però l'attesa origina paura e panico e la popolazione è tesa e non vive una vita normale. E' comprensibile, dopo l'attacco contro due importanti leader militari in due capitali del Medio Oriente (Beirut e Teheran) a poche ore di distanza l'uno dall'altro, che l'Iran voglia vendicarsi. Dall'altra sponda, cioè da parte di Israele sempre abituata alle sirene e agli attacchi di Hamas e di Hezbollah, c'è l'abitudine a difendersi e questa volta lo faranno con più forza considerando le parole dure degli avversari. Secondo il giornale "The Time of Israel" il governo di Netanyahu potrebbe anticipare l'attacco iraniano con una mossa preventiva contro Hezbollah. E' una delle opzioni per rispondere a un eventuale attacco o come prevenirlo ma tutto potrebbe compiersi una volta che si hanno certezze sull'attacco. Anche gli Stati Uniti e il Regno Unito, grandi alleati di Israele, sono pronti con le loro navi e aerei da guerra. Sono tutti posizionati in maniera strategica.



BIDEN GIUSTIFICA LE SUE DIMISSIONI,
NON FA AUTOCRITICA E NON PARLA
DELLE SUE CAPACITA' FISICHE E COGNITIVE

"MERITAVO IL 2° MANDATO, ORA TOCCA
ALLA NUOVA GENERAZIONE.
HARRIS E' TENACE, E' CAPACE"


di Augusto Maccioni
(25-7-2024) Joe Biden (
foto dal web/Social) si è rivolto alla nazione per spiegare le sue storiche dimissioni dalla candidatura per la rielezione a presidente degli Stati Uniti. E' apparso con la voce a tratti esitante, ma sempre preciso e in vena di chiudere la parabola politica e dare quindi l'addio all'America. Dallo Studio Ovale della Casa Bianca ha difeso la sua leadership nel mondo e la sua visione per il futuro degli Stati Uniti e per questi motivi "meritavano un secondo mandato". Ultimamente però la situazione psico-fisica del presidente non consentiva concretezza alle azioni né in politica interna né tantomeno in quella estera e dopo il disastroso dibattito contro Trump a fine giugno, è balzato evidente la prospettiva di una sua non rielezione. Vedere Trump gagliardo e spavaldo contro un Biden con troppi vuoti di memoria e di esitazioni ha convinto i democratici e i media a chiedere al presidente un passo indietro prima che fosse troppo tardi. La decisione di Biden è stata sofferta ma inevitabile di fronte anche ai sondaggi che davano sempre di più il vantaggio di Trump, ma anche alle pressioni di molti big del partito mentre i miliardari americani sospendevano le donazioni. L'abbandono di Biden per Trump è stato "un colpo di stato", per il presidente invece era chiaro che "doveva unire il partito in questo momento critico" parlando delle sue dimissioni. Nel suo discorso ha fatto riferimento alla democrazia, ai padri fondatori degli Stati Uniti ma anche all'idea stessa degli Stati Uniti e si è convinto che il modo migliore per unire il popolo e la nazione era quello di passare il testimone a una nuova generazione. Biden non ha fatto autocritica e non ha avviato consultazioni per trovare nuovi leader, decidendo la sua rielezione, un tentativo di portarsi ancora una volta sulla scena mondiale ma purtroppo il suo declino fisico e cognitivo non garantivano sicurezza e concretezza e soprattutto era evidente la sconfitta. Lui voleva impedire il ritorno di Trump ma i sondaggi su di lui erano impietosi. Meglio una voce giovane, battagliera come il suo vicepresidente Kamala Harris che "ha esperienza, è tenace, è capace" e subito ha ottenuto il sostegno della maggioranza dei democratici e c'è stato anche un boom di donazioni. Quasi sicuramente sarà incoronata candidata in una votazione all'inizio del mese prossimo per poi designarla per acclamazione come candidata dei democratici alla corsa per la Casa Bianca. "Trump non fa paura, ha detto Harris, so come trattare i delinquenti".



E' INIZIATA LA CAMPAGNA ELETTORALE DI
KAMALA HARRIS PER LA CASA BIANCA

PRIMI SONDAGGI PREMIANO LA
CANDIDATA DEM: "VINCEREMO LE ELEZIONI"

di Augusto Maccioni
(23-7-2024) La davano perdente, facile da battere. In poco più di 24 ore Kamala Harris (
foto dal web/Social), la vicepresidente Usa indicata da Biden come candidata alle prossime elezioni alla Casa Bianca, ha ricevuto abbastanza sostegno per essere acclamata alla Convenzione nazionale democratica che si terrà il 19 agosto a Chicago. Ha già raggiunto i favori di 1.976 delegati per la nomina nel Partito Democratico di candidata alla presidenza degli Stati Uniti, un obiettivo difficile da raggiungere e invece Harris ha compiuto, in poco meno di 32 ore dopo la rinuncia di Joe Biden alla campagna elettorale per la sua rielezione, passi da gigante tanto che alcuni sondaggi la danno già sopra quelli di Donald Trump. Tutto comunque da verificare, adesso c'è entusiasmo e il ritmo che Kamala Harris ha impresso alla campagna elettorale è abbastanza sostenuto e in meno di 100 giorni, la futura candidata democratica dovrà fare l'impossibile per battere Trump. Si sta cercando di evitare la Convenzione Nazionale Democratica per dare più spazio alle certezze e alla campagna elettorale e per questo motivo alcuni esponenti del partito vorrebbero delle "mini primarie" per indicare un candidato consensuale e consentire al conclave del 19 agosto di eleggere candidata Kamala Harris con tranquillità seguendo un processo di acclamazione, per consentire, di fatto, a Harris di partire da subito a continuare la sfida verso la Casa Bianca. Da qualche giorno a questa parte non si parla più di Trump e la Harris è chiamata a compiere un miracolo. A breve si conoscerà l'identità della persona che sarà scelta come candidato alla vicepresidenza. Si fanno già i nomi di governatori come Andy Beshear (Kentucky), Josh Shapiro (Pennsylvania) e Roy Cooper (Carolina del Nord). Mercoledi 24 luglio il presidente Biden parlerà alla nazione spiegando le sue dimissioni e come intende portare a termine il suo lavoro.


DOPO IL RITIRO DI BIDEN, C'E' ENTUSIASMO
PER KAMALA HARRIS "FOR PRESIDENT"

RACCOLTA RECORD NELLE PRIME
24 ORE: 81 MILIONI DI DOLLARI


di Augusto Maccioni
(22-7-2024) La tempesta che si è abbattuta sul partito democratico, chiusosi domenica scorsa con l'annuncio delle dimissioni del presidente degli Stati Uniti Joe Biden per la sua rielezione, sta giovando a Donald Trump partito rafforzato dopo l'attentato e rilanciato dopo una convention repubblicana trionfante. E' lui adesso il leader da battere. Il primo atto di Kamala Harris (
foto dal web/Social), indicata da Biden come suo sostituto alla Casa Bianca, è stato quello di riportare equilibrio e serenità nel partito e riprendere la campagna elettorale all'insegna dell'eredità di Biden il quale, dopo l'annuncio dell'abbandono alla corsa per la rielezione, ha indicato proprio Harris come la figura che dovrebbe raccogliere il testimone in un'operazione che non dovrebbe creare molte discussioni. C'è già una risposta di unità nel partito con una frenetica cascata di manifestazioni di sostegno e per l'assenza di rivali in un'eventuale battaglia. I primi a rafforzare la candidatura di Harris sono stati i pesi massimi Bill e Hillary Clinton, poi sono arrivati circa duecento senatori, deputati e governatori e la stragrande maggioranza dei 57 presidenti dei partiti democratici degli stati e territori sovrani del Paese oltre a sindacati, gruppi di attivisti o potenti donatori. Il clima è di assoluto entusiasmo e intorno a Kamala Harris si sta creando quell'ambiente ideale, utile per ripartire alla grande e dare la forza decisiva della campagna elettorale democratica. Improvvisamente il focus su Trump si è attenuato e la mossa di Biden sta rimettendo in corsa il candidato democratico che sicuramente sarà Kamala Harris, anche se sarà la convention democratica a metà agosto a decidere. Secondo un sondaggio dell'agenzia AP più di 700 delegati hanno confermato, nel giro di un giorno dalle dimissioni di Biden, l'appoggio al vicepresidente, in pratica più di un terzo della soglia di 1.976 delegati che occorrono per ottenere la nomination. La campagna elettorale di Kamala Harris continua, questa volta ribattezzata "Harris for president", con lo stesso staff di Biden. Harris ha già ereditato i 96 milioni di dollari che Biden aveva nelle sue casse e nel giro di un giorno donazioni online hanno incrementato la cassaforte con altri 81 milioni di dollari, l'importo più alto raccolto nelle 24 ore.



JOE BIDEN SI RITIRA DALLA
CORSA PER LA CASA BIANCA

"GRAZIE AMERICA" E APPOGGIA
KAMALA HARRIS: "PRONTA
PER BATTERE TRUMP"

di Augusto Maccioni
(21-7-2024) Joe Biden (
foto dal web/Social) si è arreso. Con un messaggio a sorpresa sui social il presidente degli Stati Uniti ha annunciato questa domenica alle 13:46 (19:46 in Italia) che rinuncerà a candidarsi per la rielezione del 5 novembre e ha designato il suo vicepresidente Kamala Harris come il suo favorito per la candidatura alla Casa Bianca. Sicuramente è stata una decisione sofferta, ma alla fine ha prevalso "l'interesse della nazione e del partito". Biden ha abbandonato la corsa alle presidenziali dopo le crescenti pressioni di molti democratici che vedevano i sondaggi sfavorevoli alla vittoria e soprattutto dopo il dibattito choc con Trump ad Atlanta, un dibattito disastroso che ha messo in evidenza le enormi criticità del candidato. Biden inizia la lettera rivolgendosi "ai miei concittadini americani" e dice loro che essere presidente "è stato il più grande onore" della sua vita. Poi scrive: "La mia intenzione era quella di cercare la rielezione, ma credo che la cosa migliore per il mio partito e per il Paese sia che mi ritiri dalla rielezione e mi concentri esclusivamente sull'adempimento dei miei doveri in carica per il resto del mio mandato". In un altro messaggio il presidente indica Kamala Harris come la candidata giusta per i democratici dopo averla scelta nel 2020 come vicepresidente: "E' stata la migliore decisione che abbia mai preso. Oggi voglio offrire tutto il mio sostegno e il mio appoggio affinché Kamala sia il candidato del nostro partito" Poi si rivolge ai democratici: "E' ora di unirsi e battere Trump, facciamolo". Harris si è detta "onorata di avere l'approvazione del presidente" e dice che è sua intenzione di ottenere la nomination del partito. Mancano 107 giorni alle elezioni e mentre Trump è sicuro della vittoria e dice che Biden "è stato il presidente peggiore degli Usa" e dice che il partito democratico è allo sbando, c'è fretta nel partito di Biden alla ricerca di un rilancio della campagna elettorale. Tutto adesso diventa più difficile e questa nuova fase, con la rinuncia di Biden alla ricandidatura, apre un capitolo pieno di incertezze e di conseguenze imprevedibili. Venerdi scorso Biden aveva deciso di riprendere la campagna elettorale la prossima settimana. Poi è arrivato il covid che lo ha costretto a stare a casa sulla spiaggia a Rehoboth (Delaware) spendendo il tempo a stare dietro a sondaggi sfavorevoli, a critiche dei media e alle pressioni dei democratici di farsi da parte. I giornali americani riferiscono che il presidente era arrabbiato con i vecchi alleati che gli hanno voltato le spalle, su tutti Barack Obama. Un vero e proprio tradimento e adesso il vecchio Joe è solo, e solo lui doveva decidere le prossime mosse. Biden ha deciso. C'è adesso la questione più urgente: il partito accetterà o meno Harris? C'è poco tempo e dal 19 al 22 agosto la Convention nazionale democratica a Chicago dovrà nominare un altro candidato, al posto di Biden per evitare uno spettacolo caotico come successe nel 1968, quando i repubblicano di Richard Nixon trionfarono nelle urne.



ZELENSKY ACCELERA SUL PIANO
DI PACE CON LA RUSSIA

MOSCA RIFIUTA DI PARTECIPARE
AL SECONDO VERTICE

di Augusto Maccioni
(19-7-2024) Secondo il prestigioso Centro Razumkov, solo il 44% degli ucraini ritiene che sia giunto il momento di negoziare con la Russia, mentre il 61% non cederebbe mai quello che la Russia ha in qualche modo conquistato. E' sempre più difficile la situazione in Ucraina, sia dal punto di vista della quotidianità e sia della guerra dove gli ucraini sono sotto forte pressione nel settore di Donetsk nell'est del Paese. C'è comunque voglia di pace e la negoziazione potrebbe portare a una trattativa tra ucraini e russi in un momento difficile della resistenza e del contrattacco delle forze militari di Putin. Dopo due anni e mezzo dall'inizio dell'invasione russa su larga scala, forse è il momento di porre fine alla guerra e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vuole accelerare questo processo seguendo la linea diplomatica che sarebbe a questo punto inevitabile anche se il puzzle al momento non è molto favorevole per l'Ucraina. L'obiettivo di Zelensky (
foto dal web/Social) è quello di realizzare un secondo vertice di pace con la partecipazione, questa volta, della Russia e della Cina. Al primo vertice, che si è tenuto a Burgenstock in Svizzera tra il 15 e il 16 giugno ha ottenuto un buon successo su tre dei 10 punti del piano denominato Formula Zelensky: sicurezza energetica col ripristino del controllo della centrale nucleare di Zaporizhia, sicurezza alimentare e scambio di prigionieri oltre alla restituzione dei bambini ucraini ancora in Russia. Solo parole che non hanno avuto nessun effetto pratico. Questo lunedi il presidente ucraino ha fissato le tappe successive per "una pace giusta" con un incontro, tra luglio e agosto, in Qatar sull'energia, ad agosto in Turchia sul commercio di grano nel Mar Nero e un altro in Canada, a settembre, col ritorno dei minori deportati e dei prigionieri di guerra. A novembre, proprio quando ci saranno le elezioni negli Stati Uniti, ci sarà il piatto forte della diplomazia per discutere ("Anche la Russia dovrebbe partecipare") del ritiro delle truppe russe e la cessazione delle ostilità. Su questi punti ci sono molte resistenze da parte della Russia. Poche ore prima del vertice in Svizzera, Putin ha voluto far sapere le sue condizioni prima di parlare di pace: il riconoscimento come territorio russo delle province di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson ( che non sono completamente controllate dalla Russia) ma anche la smilitarizzazione dell'Ucraina e il suo rifiuto di aderire alla Nato. Condizioni che non giocano a vantaggio dell'Ucraina e hanno il sapore di una resa. Potrebbero essere realizzate, invece, gli altri punti del piano di Zelensky ma è necessario perfezionare i confini della trattativa e comunque, fanno sapere a Mosca, la Russia non è favorevole al secondo vertice di pace considerato una sorta di "vicolo cieco". Ci sono poi altre questioni da non sottovalutare come il bis della presidente Ue Ursula von der Leyen e il punto interrogativo delle elezioni presidenziali in Usa. E' anche chiaro e comprensibile che Putin guardi con favore all'elezione alla Casa Bianca di Trump col quale tutto potrebbe essere facile per la Russia. Ecco perché nulla si farà in questi mesi e il programma di Zelensky è destinato a non avere successo.





DOPO L'ATTENTATO, I REPUBBLICANI
INCORONANO TRUMP

L'EX PRESIDENTE SCEGLIE COME VICE
VANCE: "UN GIOVANE LINCOLN"

di Augusto Maccioni
(15-7-2024) Donald Trump è vivo per una questione di millimetri, in caso contrario la Storia, forse, avrebbe preso un'altra direzione. L'ex presidente degli Stati Uniti si è salvato dall'attentato di sabato scorso a Butler (Pennsylvania) durante appena sette minuti di comizio, una vile e macabra azione omicida che ha dato un impulso notevole alla campagna elettorale e ha rafforzato la candidatura repubblicana di Trump, ma ha anche cementificato quella di Joe Biden alla corsa alla Casa Bianca. Secondo gli esperti l'evento di sabato avrà sicuramente qualche effetto sul candidato repubblicano che avrà modo di cambiare strategia per vincere le elezioni di novembre, e gli argomenti per battere Biden ci sono tutti non solo quelli che si sono verificati nel corso del dibattito tv ma anche la credibilità in politica estera del presidente soprattutto nelle questioni che riguardano le guerre Israele- Hamas e Russia-Ucraina. Fino a qualche giorno fa la poltrona di Biden come candidato democratico era in bilico adesso, con i fatti di Butler, la sua posizione potrebbe essere rivalutata perché tutto è in evoluzione, non c'è tempo per cambiare il "campione" in corsa e forse un altro candidato al posto suo non potrebbe raggiungere le aspettative preventivate. L'attentato a Trump ha rimesso le cose a posto e sicuramente i candidati alla presidenza saranno quelli di quattro anni fa, Trump-Biden, col vantaggio dell'ex presidente che passa per martire dopo il mancato pericolo. E se per Trump tutto potrebbe essere in discesa, molto lavoro resta da fare per Biden che dovrà impegnarsi di più, essere più convincente e dare nuovo impulso alla campagna elettorale e convincere gli stessi elettori democratici che con lui è più facile battere il coriaceo Trump che, come un superman, nulla lo ferma, neanche una pallottola all'orecchio. Del resto si stanno spegnendo molte pratiche legali con decine di reati. Trump si è liberato, almeno temporaneamente, del reato, a prima vista molto grave, di occultamento di segreti e ostruzione alla giustizia per aver sottratto documenti riservati mentre si recava dalla Casa Bianca. La maggior parte era stata recuperata durante una perquisizione a Mar-a-Lago, la villa del curatore a Palm Beach (Florida). Dopo l'attentato ecco l'ultimo regalo, dopo quella sentenza della Corte Suprema sulla sua immunità che di fatto ha declassato molti casi di Washington e Georgia per interferenza elettorale, del giudice incaricato delle carte di Mar-a-Lago: archivia il caso e lo chiude per un presunto difetto formale nella nomina del pubblico ministero. Trump è sempre più deciso a spodestare Biden dalla Casa Bianca e per farlo dovrà risultare il candidato repubblicano alla Convention che si è aperto lunedi a Milwaukee (Wisconsin), una quattro giorni, fino a giovedi, nei quali 2.400 delegati in rappresentanza dei 50 stati e sei territori degli Stati Uniti eleggeranno ufficialmente i candidati alla presidenza e al vicepresidente. E non ci saranno sorprese. E come candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti, Trump ha scelto il giovane JD Vance (
foto dal web/Social), 39 anni, senatore dell'Ohio, "sembra un giovane Abraham Lincoln" ha detto l'ex presidente di lui.

ZELENSKY VUOLE TENERE UN SECONDO
VERTICE DI PACE QUESTA VOLTA
CON LA RUSSIA, PRIMA DELLE
ELEZIONI AMERICANE

di Augusto Maccioni
(11-7-2024) Si avvicinano le elezioni americane e c'è la possibilità che ad essere eletto sia Donald Trump, una evenienza che non piace a Zelensky (
foto dal web/Social) perché tutte le promesse occidentali e le aspettative per contrastare Putin in terra ucraina potrebbero vanificarsi. Per questo motivo il presidente ucraino sta lavorando a un prossimo incontro diplomatico di alto livello che si terrà a breve, e comunque prima delle elezioni di novembre, con la partecipazione, questa volta, della Russia. Si ha fretta per chiudere la guerra iniziata con l'invasione della Russia in Ucraina, una questione cruciale che dovrà essere affrontata ai massimi livelli in vista della eventuale vittoria finale di Trump, il quale più volte ha detto che avrebbe chiuso il problema militare a suo modo sicuramente a vantaggio di Putin. Il piano dell'ex presidente americano è noto: costringere le parti al tavolo della pace per porre fine al conflitto entro 24 ore. Se l'Ucraina dovesse avere qualche resistenza Trump potrebbe rifiutare gli aiuti militari, una strategia che costringerà anche Putin ad avviare i colloqui di pace altrimenti Washington aumenterebbe il sostegno militare all'esercito di Zelensky. Condizioni, comunque, che non danno molte garanzie all'Ucraina e potrebbero portare in brevissimo tempo a una resa a vantaggio della Russia. Il nuovo incontro di pace, a un mese dal vertice tenutosi in Svizzra il 16 giugno non ha risolto i problemi che agitavano Kiev soprattutto per l'assenza della Russia e per questo motivo il documento finale concordato non ha ottenuto il sostegno di alcuni grandi stati come ad esempio il Brasile, l'India e gli Emirati Arabi Uniti mentre la Cina, forte alleato di Mosca, ha rifiutato la partecipazione in Svizzera. Sarà un incontro difficilissimo e dovrebbe essere organizzato con molta cura "con un obiettivo chiaro e aspettative ben definite" e quasi sicuramente la Russia non mollerà i territori conquistati. Per questo motivo molti analisti concordano difficoltà nel portare avanti un vertice per la pace e gli stessi funzionari di Washington "non sono convinti" che il vertice avrà luogo. Altri, invece, prevedono che la trattativa potrebbe iniziare a metà del 2025.




DALLA CARTA STAMPATA AL WEB - TERZA PAGINA è ONLINE - LA PUBBLICITA' INSERITA E' PUBBLICATA GRATUITAMENTE | terzapagina_2006@libero.it

Torna ai contenuti | Torna al menu