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UCRAINA-USA, FIRMATO
L'ACCORDO SULLE TERRE RARE
ZELENSKY: E' IL FRUTTO
DELL'INCONTRO CON TRUMP
IN VATICANO
di Augusto Maccioni
(1-5-2025) Alla fine c'è stato l'accordo minerario tra Ucraina e Stati Uniti che riguarda lo sfruttamento delle riserve ucraine di minerali essenziali, tra cui le terre rare, per i prodotti tecnologici. L'accordo consentirà agli Stati Uniti e a Donal Trump in modo particolare di "negoziare con la Russia da una posizione più forte" e l'Ucraina di definire il patto come "un'importante pietra miliare per l'alleanza strategica tra Uraina e Stati Uniti". Per la Russia, invece, "l'accordo ha piegato Kiev costringendola a pagare gli aiuti militari forniti". Le posizioni dei Paesi interessati sono chiari ma è indubbio che tra l'Uraina e gli Stati Uniti ci siano reciproci vantaggi per lo sfruttamento del sottosuolo oltre al fatto che si è compiuto un certo disgelo dopo settimane di incomprensioni e turbolenze. Con questo accordo Washington continuerà a fornire armi, munizioni e tecnologia all'Ucraina e si sono messe le basi per la ricostruzione dell'Ucraina devastata, anche se tutto ciò sarà possibile quando ci sarà la pace ancora lontana tra le parti in conflitto. E' comunque una buona notizia che apre a un altro impegno molto importante nei negoziati per il cessate il fuoco. L'accordo, tra l'altro, non tiene conto, come era stato previsto in precedenza, di utilizzare le risorse naturali ucraine per ripagare i miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno versato all'Ucraina per resistere alla guerra con Mosca. Un patto quindi meno doloroso quello firmato mercoledi sera a Washington dal Segretario al Tesoro americano Scott Bessent e dal vice primo ministro e ministro dell'Economia ucraino Yulia Sviridenko rispetto agli impegni precedenti e al burrascoso incontro alla Casa Bianca il 28 febbraio tra Zelensky e Trump (foto dal web/Social). Secondo il presidente ucraino l'accordo è stato modificato e durante un processo di revisione è considerato "paritario" con investimenti e modernizzazione, ed è un primo passo visibile dopo l'incontro storico tra Trump e Zelensky sabato scorso in Vaticano. Il testo firmato riguarda in particolare 57 minerali e altri prodotti come il gas naturale e il petrolio, di cui i due Paesi di divideranno il 50% e i profitti, secondo l'accordo, saranno investiti nell'economia locale nel corso del primo decennio. Nel documento, certificato in ucraino e in inglese, si riconosce l'esistenza di un'Ucraina "libera, sovrana e sicura" e non c'è alcun riferimento di cessione di territorio da parte di Kiev a Mosca.
SANT'EFISIO, LA FESTA DEI SARDI
UN PELLEGRINAGGIO
LUNGO QUATTRO GIORNI
di Augusto Maccioni
(30-4-2025) Il primo maggio in Sardegna è soprattutto il giorno di S.Efisio (foto di Augusto Maccioni per TERZA PAGINA), una festa che si perde nel tempo e che rappresenta per l'isola e per Cagliari in modo particolare. l'inizio della bella stagione quando il capoluogo si fa bello per ospitare tantissimi turisti che arrivano in diverse zone della città e in modo particolare nelle località di mare e di montagna nell'intento di vivere e testimoniare le bellezze naturali e le meraviglie senza tempo delle zone storiche e delle località di mare. E' anche il giorno di grande religiosità, di quella devozione che si apre ai momenti più intensi di fede rappresentati dal Santo più amato dei sardi, e soprattutto dei cagliaritani, che hanno avuto nel tempo un rapporto strettissimo con lui per vicende dolorose,legate in modo particolare alla pestilenza nella città, che hanno minato la storia stessa di Cagliari. Efisio è un Santo che ha protetto Cagliari e i suoi abitanti,è morto lasciando un messaggio indelebile che ogni cagliaritano ha nel cuore e sa che potrà lasciare la vita terrena con serenità e con grande gioia dopo aver confidato sull'azione del suo santo protettore.
La festa di Sant'Efisio è un pellegrinaggio dalla chiesetta di Stampace a quella dove fu martirizzato a Nora(Pula) lungo un percorso devozionale, tra passione e solennità, che tocca i comuni di Capoterra, Sarroch, Villa S.Pietro e infine Pula verso la chiesetta a mare dove nel 303 il Santo venne ucciso. Quattro giorni(1-4 maggio) per un itinerario coinvolgente nel quale tutta la Sardegna si ferma per ripetere un rito lungo quattro secoli, sempre uguale e sempre diverso, perché ogni anno c'è un rapporto più stretto verso il martire per Cagliari. Inizia il primo maggio con la grande sfilata di "traccas", i carri ornati da fiori e frutta, e il corteo continua in maniera composto da oltre 2500 persone in abiti tradizionali provenienti da tutti i comuni sardi, sfilano anche almeno 200 cavalieri, i miliziani e la guardiania. E' un'esplosione di colori, di tradizioni e di cultura. E' la vetrina storica e di qualità della Sardegna per S.Efisio sistemato in un cocchio, trainato da due buoi, ed è sicuramente il momento più significativo e di grande partecipazione perché dopo il carro col Santo c'è il popolo cagliaritano e sardo che va appresso a Lui quasi tanti momenti di preghiera, un'attenzione di grande rispetto per quello che il Martire ha fatto per la popolazione cagliaritana nei momenti terribili della peste nel 1654 e che ogni anno, da quella data, si rinnova con fede e devozione e i riti religiosi si manifestano con quelli folcloristici ma anche culturali e tradizionali per la gioia di grandi e piccoli.
Ed è una festa che si fa sagra internazionale perché l'evento è stato tutelato dal Patrimonio dell'umanità, da parte dell'Unesco, con una connotazione più ampia per la partecipazione di grandi personalità straniere . L'evento ha un'attrattiva folcloristica e turistica, una valenza molto importante per la Sardegna e per Cagliari in modo particolare, e la giornata è galvanizzata dalla gioia e da manifestazioni di entusiasmo. C'è anche l'aspetto religioso, anzi S.Efisio è festa religiosa e si deve riscoprire le sue origini per ritrovare i momenti "clou" del suo martirio e della sua vocazione verso l'amata Cagliari e verso i suoi abitanti. L'evento è sempre eccezionale perché è alta la devozione e la preghiera si fa viva partecipazione: momenti scanditi dalle note delle launeddas e dal canto del rosario in sardo. E quando il cocchio del Santo spunta dal largo Carlo Felice per la via Roma è già un tripudio di colori e l'aria è colorata di intenso profumo mentre il "vascello" galleggia tra la folla. La commozione è palpabile e le lacrime scendono naturali. La folla è lì ancora una volta per incontrarsi col suo Santo, a pregarlo e ad affidargli una persona e a raccomandargli un segreto. Chiedono ancora miracoli. E lui, S.Efisio, continua ad essere prodigo e a non dimenticarsi di nessuno. Il pellegrinaggio si sfoltisce in via Roma, di fronte al Municipio, e subito dopo inizia un altro pellegrinaggio col Santo che lascia gli abiti festosi per quelli più umili per iniziare il suo lungo calvario verso Nora-Pula dove nei giorni successivi continueranno processioni e momenti di preghiera. Il 4 maggio San'Efisio fa ritorno a Cagliari.
Nelle chiese di Giorgino e di su Loi il martire guerriero si riprende le vesti pregiate e ripercorre l'itinerario verso la chiesetta a lui dedicata di Stampace a Cagliari. Ritorna nella sua chiesa a notte inoltrata questa volta accompagnato con una partecipazione più devozionale e con le candele accese le persone in abiti tradizionali e folcloristici accompagnano Efisio verso la chiesetta stampacina sempre prima della mezzanotte del 4 maggio perché la città di Cagliari deve sciogliere il suo voto. Nell'atmosfera di grande partecipazione sfilano anche i confratelli del Gonfalone in abito penitenziale, col saio azzurro e le consorelle in nero col velo in testa. L'Alter Nos, rappresentante la municipalità, cavalca in frac e cilindro e accompagna il santo. Momenti suggestivi e di partecipazione profonda che richiamano fedeli e tantissimi turisti che ogni anno non mancano all'appello per una festa che è la più lunga al mondo con un pellegrinaggio di oltre 65 chilometri. Alla fine intorno alla mezzanotte è proprio il Terzo Guardiano dell'Arciconfraternita, alla presenza di Sant'Efisio finalmente arrivato nella sua chiesa, a comunicare all'Alter Nos, in rappresentanza del sindaco di Cagliari, la formula solenne e di grande rilevanza: "Il voto è stato sciolto". E tra i vicoli e stradine di Stampace riecheggia l'augurio a "atrus annus".
E' un santo forte della religiosità cagliaritana, un martire che agli inizi, quando Efisio iniziò a calpestare il suolo italiano, proveniente da Antiochia di Siria,colonia romana nel seno di Gerusalemme, dove era nato intorno al 250 d.c. da padre Cristoforo, di religione cristiana, ma educato al paganesimo dalla madre Alessandra di origine aristocratica, con la divisa di ufficiale romano sotto Diocreziano ebbe il compito di massacrare i cristiani considerati nemici dello Stato e della legge romana. La sua furia contro i nemici di Roma era tale da essere considerato un protagonista e un esempio durante le campagne di annientamento dei Cristiani. Poi ci fu un episodio che cambiò il suo futuro. Si narra che mentre era in marcia verso Brindisi il giovane pretoriano, alla testa di un forte esercito, venne disarcionato da una grande luce improvvisa a forma di croce e una voce gli disse: "Sono il Cristo,colui che tu perseguiti". E sulla sua mano destra si impresse indelebile una croce. A seguito di questo evento prodigioso, Efisio si convertì e si fece battezzare a Gaeta. Mandato in Sardegna il giovane ufficiale invece di perseguitare e uccidere i cristiani si dedicò a diffondere il Vangelo e radunò seguaci e i Cristiani iniziarono a non aver paura di lui. Le sue nuove vicende e i suoi insegnamenti non erano affatto in linea con quello che voleva e desiderava Diocreziano e venne pertanto richiamato all'ordine, riabbracciare cioè la spada contro i Cristiani.
Il suo rifiuto di abiurare la fede cristiana determinò da parte dell'autorità romana il suo arresto e venne imprigionato in una grotta dove adesso sorge la chiesa a lui dedicata a Stampace, nella zona vecchia di Cagliari. Venne bastonato e torturato a morte ma rimase in vita e ogni azione sanguinaria su di lui venne messa in atto per convincerlo a tornare nelle fila dell'esercito romano, ma la sua decisione non cambiò. Intervenne anche la madre Alessandra e anche lei non riuscì a far cambiare idea al figlio che ormai si era messo alla testa dei perseguitati di Diocreziano. Da Stampace Efisio venne trasferito a Nora e il nuovo governatore Flaviano lo fece bruciare vivo ma neanche le fiamme lo uccisero anzi il fuoco si riversò con forza sui suoi stessi carnefici. Non morì neanche sotto le torture e flagellazioni atroci. Poi la decapitazione per spada eseguita sulla spiaggia di Nora il 15 gennaio del 303 dc. L'amore per la città di Cagliari e per i suoi abitanti era tanta che Efisio, martire e guerriero, chiese al Signore una particolare attenzione verso la città prima di morire per mano dei romani: "Ti prego, Signore, di proteggere la città di Cagliari dall'invasione dei nemici. Fa che il suo popolo abbandoni il culto degli Dei, respinga gli inganni del Demonio e riconosca Te, Gesù Cristo Nostro Signore, quale unico vero Dio. Fa che i malati che pregheranno sul luogo della mia sepoltura possano recuperare la salute, e chiunque si trovi in pericolo nel mare o minacciato dagli invasori, tormentato dalla fame o dalla peste, dopo aver invocato me, Tuo servo, possa essere condotto in salvo".
La devozione verso Sant'Efisio ha avuto i suoi frutti nel corso dei secoli e i cagliaritani lo hanno pregato in situazioni difficili ad iniziare dalla pestilenza del 1654. Qualche anno prima, nel 1652,una nave proveniente dalla Spagna era sbarcata in un porto settentrionale dell'isola e ad Alghero l'imbarcazione aveva creato scompiglio per lo scoppio dell'epidemia con la conseguenza che la peste iniziò a mietere migliaia di vittime, propagandosi a vista d'occhio. Quella imbarcazione non doveva attraccare perché non era in regola con le carte sanitarie ma all'epoca le autorizzazioni non c'erano o si davano con leggerezza. Le conseguenze si rivelarono subito disastrose e la peste imperversò subito diffondendosi anche su Sassari lasciando vivi, e in condizioni pessime, almeno 5 mila abitanti. Nel giro di 3/4 anni la peste aveva iniziato a propagarsi anche a Cagliari anche se le notizie provenienti dalle altre città avevano messo in allarme gli abitanti del capoluogo che avevano cercato di affidarsi a diversi santi e la Municipalità cagliaritana aveva deciso di pregare più intensamente Sant'Efisio allo scopo di tenere lontano la peste. Del resto il santo guerriero prima di morire aveva promesso un'attenzione particolare verso la città e i suoi abitanti, una protezione che valeva in questa circostanza ed è per questo motivo che i politici dell'epoca si sono schierati apertamente verso il Santo per scongiurare il contagio e salvare la città di Cagliari. Per questo motivo il simulacro di Sant'Efisio veniva portato più volte dalla grotta della chiesetta di Stampace alla Cattedrale, con un rito di grande partecipazione e le preghiere e le processioni erano insistenti per far cessare la pestilenza mentre tra le viuzze del Castello si moriva e si soffriva per un male incurabile. Il morbo era implacabile e spietato e a Cagliari ogni giorno morivano almeno 200 persone mentre la gente sopravviveva a stenti, molte persone colpite erano isolate tra l'odore del trapasso e l'atmosfera dei terribili bubboni che infestavano l'aria. I morti diventavano sempre più numerosi e per loro si cercava una degna sepoltura. All'inizio venivano portati nelle chiese (Santo Sepolcro) ma anche nel Fossario poi venivano gettati nelle fosse comuni in un immenso cisternone presso i frati cappuccini. Anche i malati della peste nera, subito individuati, venivano portati al Lazzaretto di Sant'Elia, nella chiesa del Carmine o internati a San Benedetto, a Bonaria, S.Michele o nel Convento della Santissima Trinità. Persone comunque che non avevano speranza e che morivano in pochissimo tempo. Cagliari viveva nel panico e l'incidenza della "morte nera" contribuì a decimare la popolazione cagliaritana che nel giro di tre mesi venne falcidiata di oltre 7 mila persone. L'incubo era tremendo e si cercava di difendere la città dalla terribile malattia, dalle case segnate e dai quartieri destinate alle persone col morbo, con la sorveglianza delle tre porte della città di pietra con mille uomini armati pronti a intervenire e ad allontanare chi era destinatario della peste.
Efisio è per la Sardegna e per Cagliari in particolare, un Santo speciale. E' un amico,una persona cara a cui tutto si può chiedere, è un martire che ha una dimensione territoriale, come se vivesse accanto a noi e per noi. Per questo motivo Efisio è solo un santo dei sardi che ci conosce e che ci aiuta. Lo ha fatto diverse volte nella storia. Come durante la terribile peste del 1655 a Cagliari con una protezione impressionante mentre tutto era perduto e la gente moriva ogni giorno soprattutto i bambini, quelli più indifesi e senza nessuna cura. Il male non lasciò scampo e morirono moltissime persone e la municipalità allora chiese con insistenza a Efisio di difendere la città e il popolo cagliaritano dalla terribile epidemia di peste. La Municipalità, l'11 luglio 1652, quando tutto stava iniziando in maniera catastrofica, allora fece una promessa solenne al suo protettore per salvare la città e i suoi abitanti dalla pestilenza in cambio avrebbero onorato e ringraziato il Santo ogni primavera con gratitudine e devozione. E il martire "cagliaritano" non si tirò indietro e quattro anni dopo la promessa la città fu liberata dall'epidemia. Per questo ombrello protettivo i cagliaritani nei secoli non hanno dimenticato e ogni anno,il primo maggio, rinnovano la loro promessa con un suggestivo pellegrinaggio, tra sacro e profano, portando uno delle tre statue lignee custodite in città in processione tra le vie della città fino a Nora attraverso quattro giorni intensi di preghiere e devota partecipazione, poi il 4 maggio il rientro a Cagliari in un corteo sempre vivo di tanti devoti che con la lunga fiaccolata riportano il Santo nella sua chiesa a Stampace. Ogni anno una solenne processione e un invito a non dimenticare un martire-guerriero che chiese al Signore una particolare attenzione verso la "sua città e la sua popolazione".
E' la 369esima volta che si celebra la festa di S.Efisio anche se la cronaca ci dice che non ci furono processioni in due occasioni: nel 1794 quando la città era in stato d'assedio per una rivolta popolare (venne però recuperata alcune settimane dopo) e nel 1917 quando gli organizzatori decisero di annullare la festa perché tanti uomini erano al fronte. La festa venne celebrata anche durante il 1943 sotto le terribili bombardamenti degli aerei inglesi in città. In una città spettrale e piena di macerie, c'è un video Rai che documenta la suggestiva vicenda, il simulacro del Santo attraversa i quartieri storici scortato da fedeli e militari. Il cocchio del santo non è trascinato dai buoi ma da un furgoncino del latte a pezzi ed è una processione che ha avuto valenza di una speranza per la città che dovrà rinascere dai bombardamenti. E anche in quella occasione il Santo ha offerto il suo aiuto. La presenza viva di Sant'Efisio si concretizzò nel 1793 quando la flotta francese rivoluzionaria voleva impadronirsi dell'isola. L'impresa fallì per diverse circostanze tra le quali una libecciata improvvisa che devastò numerose navi francesi, e molte persone di chiesa attribuirono l'intervento miracoloso del Santo che scongiurò l'attacco francese. Altro intervento miracoloso nel 1816 quando vi fu un'altra epidemia, bloccata per le preghiere e le processioni al Santo. Ci sono tanti altri episodi di una gravità inaudita che hanno cessato i loro effetti grazie all'intercessione del martire guerriero, un Santo che continua ad essere un amico e un fratello sempre pronto a darci una mano e ad aiutarci nei momenti difficili della nostra vita.
CONCLAVE, PIETRO PAROLIN, MATTEO ZUPPI
E LUIS ANTONIO TAGLE TRA I FAVORITI
MACRON E' IL PIU' PAPISTA DEI LEADER
MONDIALI. IL SUO CANDIDATO? ZUPPI
di Augusto Maccioni
(29-4-2025) La data c'è e tutto è pronto per il Conclave. Si stanno delineando le due grandi correnti che si confronteranno, da una parte i cardinali che vogliono seguire la via della riforma, di una Chiesa globalizzata e non eurocentrica aperta da Francesco, dall'altra coloro che invece vogliono cambiare per correggere gli errori. Contrariamente alla cautela dei conclavi del 2005 e del 2013 ci sono cardinali conservatori, come Gerard Ludwig Muller, ex Prefetto della Dottrina della Fede destituito da Francesco nel 2017, che dicono che "si è chiuso un capitolo della storia della Chiesa". Il Conclave, come si sa, inizia mercoledi 7 maggio con le prime votazioni nel pomeriggio. Dei 133 porporati con diritto al voto (due sono malati), 108 sono stati nominati da Bergoglio, 22 da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II. Nessun cardinale ha una maggioranza assoluta. L'italiano Pietro Parolin è il favorito e parte con 40 voti in tasca, poi c'è Zuppi (foto dal web/Social) e il filippino Luis Antonio Tagle. Dopo la rinuncia del cardinale sardo Angelo Becciu a partecipare al Conclave tutto l'iter andrà avanti in scioltezza. Tra i cardinali che avanzano c'è il romano Matteo Zuppi, uno dei principali contendenti alla successione. Vicino a Papa Francesco è indicato da Emmanuel Macron come favorito. Nel corso del funerale di Francesco, Macron è stato molto attivo in incontri con cardinali francesi ma anche con Zuppi. Sembrerebbe che il presidente francese abbia le idee chiare su chi sia il suo favorito e lo ha dimostrato in un incontro nella Basilica di San Pietro durante il quale Macron si è visto con Zuppi sussurrandogli qualcosa all'orecchio con la risposta del cardinale in un vistoso e ampio sorriso. Durante la sua permanenza a Roma, Macron ha pranzato con i cardinali francesi ma con nessuno di loro è stato così effusivo come con il papabile Matteo Zuppi, schierato con Francesco sull'ala progressista.
CONCLAVE IL 7 MAGGIO SOTTO LA
GUIDA DI PAROLIN. SI VOTERA' SUBITO
FINE TELENOVELA BECCIU: IL CARDINALE
VERSO IL PASSO INDIETRO
di Augusto Maccioni
(28-4-2025) Il Collegio cardinalizio durante la quinta congregazione generale, ha deciso l'inizio del conclave, per eleggere il successore di Papa Francesco, per mercoledi 7 maggio e nello stesso pomeriggio, hanno fatto sapere dal Vaticano, si terrà la prima votazione che sarà espressa dal "fumo" che indicherà il risultato (nero per il nulla di fatto e bianco se il nuovo Papa c'è). C'è comunque la volontà da parte dei cardinali di arrivare presto ad eleggere il nuovo Pontefice anche se non sarà facile sia per il numero dei porporati presenti, e del fatto che molti non si conoscono, e sia per le tematiche che dovranno essere sviluppate per arrivare al profilo del nuovo Papa. In pratica: si vuole continuare sulle orme di Bergoglio o si vuole un Papa conservatore il che sarebbe un'alternanza allo stile di Francesco. I cardinali hanno ora nove giorni per proseguire nei loro incontri e colloqui e per iniziare ad indicare i possibili papabili da portare avanti o da "bruciare" nelle prime votazioni. Se il conclave dovesse durare come le ultime tre volte, quindi tra due e tre giorni, il nuovo Pontefice potrebbe essere eletto l'8 o il 9 maggio. L'incontro dei cardinali di questa mattina aveva il compito di dare la data per l'elezione del suo successore secondo le norme vaticane, aggiornate da Giovanni Paolo II nel 1996, che indicava 15 giorni dalla morte del pontefice e non oltre 20 giorni. La morte di Bergoglio è avvenuta il 21 aprile quindi la data dell'inizio del conclave doveva essere compresa tra il 6 e il 10 maggio. Attualmente i cardinali elettori sotto gli 80 anni sono 134 su 135. La scorsa settimana erano 133 ma il cardinale Vinko Puljic è guarito e parteciperà alle votazioni mentre non ci sarà a causa delle dimissioni per malattia dello spagnolo Antonio Canizares. Non tutti i cardinali elettori sono arrivati a Roma, mancano all'appello 30 di coloro che eleggeranno il nuovo Papa. In questi giorni il Collegio cardinalizio doveva decidere sulla telenovela del cardinale sardo Angelo Becciu (foto dal web/Social) di entrare nel prossimo conclave. E' stato lo stesso cardinale sardo a fare un passo indietro. Forse ci sarà una conferenza stampa di Becciu, o forse no. Si è arrivata a questa conclusione solo nella mattina di lunedi 28 aprile quando Becciu ha dichiarato di non partecipare al Conclave. Fino a pochi giorni fa il cardinale sardo sosteneva che doveva entrare in Conclave secondo la sua teoria che il Papa non avesse "alcuna esplicita intenzione" di escluderlo dal conclave. Si profilava un muro contro muro con due vie d'uscita dal pasticcio: creazione di una commissione speciale o votazione dei cardinali elettori su questa questione. Poi l'uscita del cardinale Becciu che chiude tutta la vicenda: passo indietro "per il bene della Chiesa".
LUNGHE CODE PER VISITARE LA TOMBA DI
FRANCESCO A SANTA MARIA MAGGIORE
di Augusto Maccioni
(27-4-2025) Papa Francesco è nella nuova casa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, proprio di fronte all'ambasciata argentina Paese natale di Bergoglio, a sei chilometri da San Pietro. La sua tomba da domenica 27 aprile è diventata il nuovo punto di pellegrinaggio della Città Eterna con persone che hanno atteso dalle 3:30 del mattino per entrare per primi a pregare il Santo Padre. Molta gente, fedeli da ogni parte del mondo per abbracciare nuovamente il Papa che si è sempre preoccupato degli umili, degli emarginati e contro ogni tipo di guerra. Una tomba austera con la sola scritta "Franciscus" (foto dal web/Social) che sarebbe difficile trovarla e che è individuabile solo per la tanta gente attorno, con l'immancabile ressa di cellulari e selfie. La giornata dei funerali (sabato 26 aprile) passerà alla storia non solo per le immagini toccanti del rito ma anche perché, sotto lo sguardo dal cielo di Papa Francesco, si è compiuto un vertice di pace tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e Volodymyr Zelensky, prima dei funerali di Bergoglio. Un incontro positivo, "storico", è stato definito dal presidente ucraino, utile per la pace in Ucraina. Subito dopo questo vertice Trump ha chiesto a Putin fatti precisi per il cessate il fuoco "senza prendersi gioco" di una situazione che sta andando avanti da troppo tempo "ingannando gli Stati Uniti e altri Paesi e di prolungare, ha detto Zelensky, ulteriormente la guerra contro l'Ucraina". La Russia è disponibile alla pace ma intanto continua a bombardare i civili e a devastare le città ucraine. Ancora Zelensky: "I russi parlano molto della loro presunta disponibilità ad accettare le proposte americane, ma finora non si è registrato uno stop alle armi da parte dell'esercito russo. Al contrario, nel periodo successivo a Pasqua, l'occupante ha ripreso la sua consueta attività d'assalto".
IN 400MILA PER L'ULTIMO
SALUTO A PAPA FRANCESCO
di Augusto Maccioni
(26-4-2025) Tantissima gente, secondo le cifre ufficiali 400mila quelli presenti in piazza San Pietro (250mila) e lungo il tragitto fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore (150mila) per l'ultimo saluto all'amato Papa Francesco, un amore fraterno travolgente che non ha risparmiato nessuno e che si è sentito particolarmente tra la gente, nelle strade, nelle parrocchie ma anche negli uffici della Chiesa e dei governi. Tutti per Francesco perché, come ha detto il cardinale Giovanni Battista Re, nell'omelia durante i funerali del Pontefice, "era un Papa tra il popolo". Nella grandissima spianata antistante la Basilica di San Pietro erano presenti delegazioni di 146 Paesi, 10 monarchi e 50 capi di Stato (foto dal web/Social). C'è pace, solidarietà e tanta voglia di stringersi la mano nel giorno del funerale di Bergoglio mentre non molto lontano si continua a morire, a Gaza come in Ucraina dove la guerra si fa sempre più cruenta nonostante gli appelli struggenti del Papa quando era ancora in vita. Parole che sono andate a vuoto e in contrasto con le politiche di molti che oggi omaggiano il Santo Padre. Una politica mondiale che fa la guerra, che respinge gli immigrati e non vuole la povertà. Un segnale brutto che Papa Francesco ha sempre combattuto e respinto. Immagini che contrastano, ma che oggi, nel giorno del funerale, tutti i potenti della Terra sono consapevoli che è necessario reagire, non si sa come, ma sono interrogativi che rimangono e che chiedono una serie riflessione. Nell'omelia il cardinale decano Giovanni Maria Re ha tracciato i gesti e il pontificato di Bergoglio: "Il suo carisma di accoglienza e di ascolto, unito a un modo di comportarsi in linea con la sensibilità odierna, toccavano i cuori, cercando di risvegliare energie morali e spirituali". Re ha anche detto che Bergoglio "era un Papa tra la gente, con il cuore aperto a tutti. Era anche un Papa attento alle novità della società e a ciò che lo Spirito Santo suscutava nella Chiesa". Molti applausi hanno suscitato quando Re ha parlato dei rifugiati e gli sfollati, e in questo senso ha ricordato i viaggi di Bergoglio a Lampedusa, isola simbolo della tragedia dell'emigrazione e a Lesbo, oltre al "confine tra il Messico e gli Stati Uniti". Il cardinale ha poi parlato dell'importanza di "costruire ponti non muri". Altri applausi quando Re si è soffermato a parlare di pace: "La guerra lascia sempre il mondo in una situazione peggiore di prima, è sempre una sconfitta dolorosa e tragica per tutti". Poi l'immagine bellissima di Papa Francesco, ricorda il cardinale Re, quando era solito concludere i suoi incontri con "non dimenticatevi di pregare per me" e adesso, dice ancora il cardinale, "Caro Papa Francesco, ti chiediamo ora di pregare per noi e di benedire dal cielo la Chiesa, di benedire Roma, di benedire il mondo intero, come hai fatto domenica scorsa dal balcone di questa Basilica". Subito dopo la salma di Bergolio è stata portata a Santa Maria Maggiore, dove solitamente il Papa soleva ringraziare la Vergine della Salus populi romani ogni volta che rientrava da un viaggio e ultimamente dai 38 giorni di ospedale. La bara di Bergoglio è stato accolto dagli umili, dai bisognosi e dai carcerati. Telecamere spente per l'ingresso della salma anche se successivamente il Vaticano ha diffuso un breve video sulla sepoltura con l'aspersione del sepolcro, l'impressione dei sigilli e il rito conseguente. Alla tumulazione erano presenti, tra gli altri, i cardinali Giovanni Maria Re e Pietro Parolin oltre a vescovi e canonici. Ora Francesco riposa nella "nuda terra" come aveva richiesto con l'iscrizione semplice "Franciscus". In alto in bassorilievo una riproduzione in pietra della sua croce pettorale, non una croce d'oro, che aveva rifiutato quando divenne Papa. I fedeli possono andarlo a trovare già da domenica 27 aprile.
SAN PIETRO, DUE SEDIE
PER UN MIRACOLO
VERTICE A SORPRESA
TRA TRUMP-ZELENSKY
di Augusto Maccioni
(26-4-2025) Ai funerali di Papa Francesco c'era anche Volodymyr Zelensky, che precedentemente voleva disertare la cerimonia in quanto voleva essere presente in Ucraina a seguito dei massicci attacchi russi contro il suo Paese nelle ultime ore. Il suo ingresso in Piazza San Pietro è stato accolto da un applauso ma poco prima il presidente ucraino si era incontrato all'interno della Basilica di San Pietro col presidente degli Stati Uniti Donald Trump, prima dei funerali (foto dal web/Social). Un incontro di 15 minuti, uno a fianco all'altro, seduti su una sedia mentre attorno c'era la maestosità della Basilica. Un incontro inatteso frutto della diplomazia italiana e vaticana che potrebbe sortire a una svolta nella guerra in Ucraina. Da una parte le pretese di Putin, dall'altra le ragioni di Zelensky che ha messo in evidenza la distruzione di un Paese e i tantissimi morti. A cuore aperto il presidente ucraino si è rivolto a Trump per riconsiderare il piano che piace a Putin per far cessare la guerra, un'autentica follia che è contro il buon senso, la libertà e la democrazia. Finalmente si sono parlati, un dialogo faccia a faccia, senza altri mastini Usa come era successo due mesi fa alla Casa Bianca. Cosa si sono detti? Zelensky sui social ha parlato di un incontro storico, ciò significa che Trump ha recepito il grido di sangue e di dolore di un popolo e questo potrebbe essere confermato da un altro messaggio del presidente Usa sul suo social chiedendo a Putin di cessare la guerra e di "non prendersi gioco" degli Stati Uniti. Il faccia a faccia non era nei programmi e forse nessuno voleva farlo. Una mano invisibile, dall'alto, ha creato l'atmosfera giusta per far avvicinare Trump e Zelensky, in un momento particolare, triste, ma molto voluto dall'amato Francesco. L'importante parlarsi, guardarsi negli occhi, comunicare sensazioni: era il messaggio di Bergoglio che cercava fino alla fine il dialogo per far cessare le guerre. Adesso che si sono parlati, Trump potrebbe avere una visione più completa della guerra in Ucraina e forse ha un'arma in più per farla cessare. Putin ha già dichiarato che è pronto al cessate il fuoco. Sarà la volta buona? E potrebbe, se questo dovesse accadere, il primo miracolo dell'amato Bergoglio. Dopo il breve incontro all'interno della Basilica Trump e Zelensky si sono poi seduti in prima fila al funerale in Piazza San Pietro. Oltre a Trump c'erano i potenti della Terra, la premier Giorgia Meloni, stratega invisibile di tutti gli incontri diplomatici oltre che garante di una buona riuscita di ogni incontro, tra gli altri Emmanuel Macron, il premier britannico Starmer, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente argentino Javier Milei, il principe di Galles ma anche Antonio Guterres segretario generale dell'Onu. C'era anche l'ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ma anche Julian Assange. C'è stata anche la stretta di mano tra Trump e Von der Leyen con l'intesa di "concordare un incontro".
E' IL GIORNO DEI FUNERALI DI
PAPA FRANCESCO, OLTRE UN
MILIONE DI FEDELI A SAN PIETRO
di Augusto Maccioni
(25-4-2025) E' arrivato il momento più triste del rito funebre di papa Francesco. Con la chiusura del feretro, avvenuto in forma privata, la commozione è alta e le parole non sono mai abbastanza per celebrare un Papa molto amato che ha apprezzato in modo particolare gli umili, i bisognosi e i carcerati. Ad assistere alla chiusura della bara solo poche persone nel più stretto riserbo. Oltre al cardinale camerlengo Kevin Farrell e altri cardinali c'erano i parenti arrivati dall'Argentina, il fedele infermiere Massimiliano Strappetti, i tre sacerdoti Juan Cruz Villalón , Daniel Pellizzon e Fabio Salerno che sono stati segretari negli ultimi anni ma anche il comandante della Guardia Svizzera Christoph Graf e della Gendarmeria vaticana Gianluca Gauzzi Broccoletti. E' stato letto il rogito di Papa Francesco cioè il testo integrale del documento che ne racconta la vita. Documento in latino che tradotto dice: "Rogito per il pio transito di sua Santità Francesco". A leggerlo, in un silenzio molto espressivo, è stato il maestro di cerimonia arcivescovo Diego Ravelli che si è più volte commosso. Il documento ufficiale, che è stato firmato in due copie, è stato poi inserito in un tubo di piombo accanto al corpo prima della chiusura della salma. Nel rogito si riassume la vita e le opere del defunto. In alcuni passaggi si fa riferimento quando Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires e "viveva in un appartamento e cucinava da solo perché si sentiva uno del popolo", "era un pastore semplice e molto amato e percorreva il territorio anche in metropolitana e in autobus". Durante il suo pontificato ha alzato la voce in difesa degli innocenti e "numerosi appelli per la pace, contro la Terza guerra mondiale a pezzi" con un occhio di riguardo soprattutto per l'Ucraina, la Palestina, Israele, Libano e Myanmar. Nella pergamena si fa anche riferimento che Francesco è stato "pellegrino di speranza e testimone di umanità, di vita santa e di paternità universale" ma anche ha "inasprito la legislazione riguardante i crimini commessi dai rappresentanti del clero contro i minori o le persone vulnerabili". Il cerimoniere, prima di chiudere la bara, ha deposto un involucro di stoffa contentente dodici medaglie d'oro, una d'argento e otto di bronzo per commemorare il suo pontificato di 12 anni, 1 mese e 9 giorni. Sulla salma è incisa una croce e una targa con il nome di Papa Francesco. Durante la lunga notte a San Pietro la bara sarà vegliato a turno dalle Guardie Svizzere e da alcuni stretti collaboratori del Vaticano. Sabato 26 aprile è il giorno del funerale, che sarà monumentale secondo lo stile dei grandi eventi del Vaticano anche se il maestro delle celebrazioni papali Ravelli ha precisato che la celebrazione attiene al "funerale di un pastore, non di un sovrano". Ai funerali sulla spianata di Piazza San Pietro saranno presenti i potenti del mondo, una dozzina di case reali e oltre 50 capi di Stato. Non mancheranno i poveri, i migranti, i bisognosi, le persone, insomma, che Francesco ha amato e tutelato di più durante il suo pontificato. Molte voci su possibili incontri bilaterali tra Trump e diversi leader come ad esempio la Commissaria europea Vond der Leyen (sarà assente Zelensky). Il presidente degli Stati Uniti, comunque, ha confermato l'incontro solo col primo ministro Giorgia Meloni. Si prevede che il funerale, che dovrebbe iniziare alle 10, si concluda verso mezzogiorno. La salma di Francesco sarà trasportato dal Vaticano (foto dal web/Social) fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore percorrendo sei chilometri. In Basilica Francesco sarà atteso da una cerchia ristretta di persone e in modo particolare dai bisognosi, immigrati, carcerati che Bergoglio ha aiutato negli anni. Sarà sepolto "nella nuda terra" sotto una lapide di marmo e con la sola scritta "Franciscus". La salma potrà essere visitata dal pubblico a partire dal giorno dopo, domenica 27 aprile. Intanto si sta aprendo il grande capitolo del Conclave e prima ancora dei funerali di Francesco, si stanno delineando due grandi correnti che di confronteranno in avvio di Conclave quasi sicuramente nella prima settimana di maggio.
VATICANO, 100MILA FEDELI
PER L'OMAGGIO A FRANCESCO
SOLO "FRANCISCUS" NELLA TOMBA
CHE SARA' ACCOLTA DAI POVERI
di Augusto Maccioni
(24-4-2025) Tanta gente, una folla continua (foto dal web/Social) per l'ultimo saluto a papa Francesco. Come accadde con Giovanni Paolo II nel 2005. Per consentire una partecipazione da parte di tutti la Santa Sede ha deciso nel pomeriggio di lasciare le porte aperte per tutta la notte, tranne qualche ora di chiusura per consentire la pulizia e la manutenzione. La sala stampa del Vaticano ha comunicato che quasi 100mila persone hanno visitato la salma del Pontefice e che intorno a mezzogiorno sempre di giovedi 24 aprile si era formata una coda di oltre due chilometri. Venerdi la Basilica di San Pietro rimarrà aperta fino alle 19 quando inizieranno i preparativi per il funerale previsto per sabato alle ore 10. Grande affluenza anche durante la notte con le persone che si nuovevano lentamente mentre gli operai del Vaticano lavoravano celermente per allestire le tribune per il funerale. Si va veloci a visitare la salma di Bergoglio: un segno di croce, una preghiera senza fermarsi e possibilmente, come suggerisce il personale vaticano, non scattare foto o fare video per non rallentare la fila. Tante persone e tante lingue diverse. Francesco ha toccato il cuore di tutti perché ha sempre invocato la pace tra i popoli, si è preoccupato per le sofferenze del mondo, è stato tra le persone umili e tra i bisognosi. L'afflusso massiccio dei fedeli verso il Vaticano porterà a rivedere i numeri iniziali previsti fino a 250mila persone in Piazza San Pietro e in Via della Conciliazione. Il ministro della Protezione civile Nello Musumeci ha detto che per il giorno dei funerali di Francesco "supereremo il milione di persone". Una folla immensa che si presenterà non solo nella Piazza ma in tutta la città di Roma e in modo particolare lungo il percorso di sei chilometri da San Pietro alla Basilica di Santa Maria Maggiore dove sarà deposta la bara di Francesco. "Il sepolcro deve essere nella terra, semplice, senza particolare decoro e con l'unica iscrizione: Franciscus", così scriveva Francesco nel suo Testamento a proposito della sua sepoltura. La Sala Stampa del Vaticano ha divulgato la prima immagine della tomba di Bergoglio nella Basilica di Santa Maria Maggiore (foto dal web/Social) specificando: La tomba è stata realizzata in marmo di provenienza ligure con la sola iscrizione “Franciscus” e la riproduzione della sua croce pettorale. La tomba, spiega ancora il Vaticano, è stata preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della Basilica di Santa Maria Maggiore. La tomba è situata nei pressi dell'Altare di San Francesco. Il corteo funebre, specifica ancora il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni, che accompagnerà la salma di Francesco sarà "a passo d'uomo" per consentire alla gente di salutarlo. Niente riprese all'interno di Santa Maria Maggiore perché la tumulazione sarà un atto privato. Ad accogliere la salma di Bergoglio un gruppo di poveri e bisognosi sui gradini che portano alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore prima della sua tumulazione. Per la cerimonia di sepoltura è stato concesso un permesso speciale per 7 detenuti, una presenza che risponde alla volontà di mons. Benoni Ambarus, responsabile della pastorale carceraria a Roma, e che avrebbe fatto piacere a Francesco.
I FUNERALI DI PAPA FRANCESCO SI TERRANNO
SABATO ALLA PRESENZA DI NUMEROSI LEADER
COME TRUMP, ZELENSLY, MACRON E VON DER LEYEN
AL CONCLAVE C'E' IL CASO DEL
CARDINALE BECCIU: PARTECIPERA'?
di Augusto Maccioni
(23-4-2025) La salma di Papa Francesco (foto dal web/Social), morto lunedi 21 aprile alle 7,35, da Santa Marta, dove si è recato il presidente Sergio Mattarella per una breve visita e una preghiera, sarà portata il 23 aprile a San Pietro per dare la possibilità ai fedeli di vederlo fino a poche ore prima dei funerali che saranno celebrati sabato alle ore 10. Si potrà salutare per l'ultima volta dalle 9 a mezzanotte. Le prime immagini di Francesco sono state diffuse (foto dal web/Social) dal Vaticano. Era vestito con una casula rossa, il baldacchino di lana, una mitra bianca con il rosario tra le mani. Aveva l'anello d'argento che portava sempre da quando era arcivescovo di Buenos Aires. La bara di Francesco è semplice. E' stata realizzata in legno e zinco, secondo il regolamento che il Papa ha modificato per snellire l'intero rituale funebre, e non verrà, per gli stessi motivi, esposta ai fedeli su un catafalco. Sul lato sinistro del volto del Papa è presente un ematoma che è la probabile conseguenza dell'ictus fatale che gli ha provocato la morte. Secondo il nuovo rituale i funerali del Papa saranno diversi da quelli svoltisi negli ultimi decenni in Vaticano. Meno festosi e con l'idea, ha spiegato l'arcivescovo Diego Ravelli, responsabile delle Celebrazioni Liturgiche dei Pontefici, "che il rito sottolinei ulteriormente le esequie del Romano Pontefice come pastore e discepolo di Cristo e non quelle di un potente di questo mondo". Alla vigilia dei funerali, avrà luogo la cerimonia privata della chiusura della bara con la stesura di un verbale che commemora la vita e le opere più importanti del defunto. Saranno firmate due copie del documento, una sarà inserita in un tubo metallico che sarà messo all'interno della bara, l'altra conservata nell'archivio del Vaticano. C'è poi il rito delle monete coniate durante il pontificato. Il Cerimoniere depone all'interno della bara un sacchetto di tela contenente le monete che indicano la durata del pontificato. Per Benedetto XVI, ad esempio, furono disposte all'interno della bara, per commemorare i 7 anni, 10 mesi e 9 giorni di pontificato, sette medaglie d'oro, dieci d'argento e nove di bronzo. Secondo la nuova versione la sepoltura sarà più breve ed è stata eliminata, tra l'altro, la chiusura della prima bara di cipresso, di una seconda di piombo e di una terza di quercia. Nonostante il meticoloso protocollo vaticano i funerali di Francesco saranno l'occasione per i potenti della terra di incontrarsi sulla spianata della basilica di San Pietro per questo evento grandioso ed epocale a cui si prevede la partecipazione di numerosi capi di Stato e di governo. Hanno già aderito il re e la regina di Spagna, Donald Trump degli Stati Uniti, Volodymyr Zelensky dell'Ucraina, Emmanuel Macron della Francia e Lula del Brasile. Tra gli altri sarà presente anche la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen e naturalmente la premier Giorgia Meloni che siederà in prima fila. Per l'occasione il governo italiano si prepara a ricevere 170 delegazioni di capi di Stato e di governo. Ci si prepara al dopo Francesco e quindi ai preparativi del Conclave. E c'è anche la prima controversia che riguarda il cardinale sardo Angelo Becciu che nel 2020 è stato emarginato per le note vicende e che nel 2023 è stato condannato in un processo senza precedenti in Vaticano. Tra le decisioni drastiche e controverse c'è quello di privargli dei suoi diritti di cardinale e tra questi di non poter partecipare a un conclave. Becciu, che ha 76 anni, infatti, non compare nell'elenco ufficiale dei 135 cardinali sotto gli 80 anni. Martedi il cardinale sardo è comunque comparso alla prima assemblea cardializia e in un'intervista ha affermato di avere diritto di entrare in conclave. Spetterà al decano del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re, che è un'autorità durante la sede vacante, ogni decisione. Becciu, che si è dichiarato sempre innocente, era il numero tre della Santa Sede e al contempo era uno dei grandi favoriti per la successione di Francesco. Del resto, ha detto il cardinale sardo, lo stesso Papa "mi ha convocato all'ultimo concistoro riconoscendo le mie prerogative cardinalizie e quindi non c'è nessuna esplicita intenzione di escludermi dal conclave". Becciu ha poi detto che l'elenco degli elettori del conclave non ha nessun valore perché non è stato perfezionato.
IL MONDO IN LUTTO: PAPA
FRANCESCO E' MORTO PER ICTUS
E CRISI CARDIACA
I FUNERALI SABATO 26 APRILE.
CONCLAVE DOPO IL 5 MAGGIO
di Augusto Maccioni
(21-4-2025) Anche questa volta Papa Francesco (foto dal web/Social) ha sorpreso il mondo con la sua morte avvenuta alle 7:35 di lunedi di Pasqua. Ultimamente molte sue "uscite" sono state gradite anche se la convalescenza, dopo 38 giorni di ospedale per le complicanze dovute alla polmonite bilaterale, non gli consentivano di recarsi a S.Pietro o essere presente il giorno di Pasqua per la benedizione Urbi et Orbi. Uno strappo ai consigli dei medici per essere vicino alla folla entusiasta di fedeli che hanno sentito dalla sua voce flebile "Buona Pasqua" e poi via con la papamobile per il suo ultimo saluto alla gente che si accalcava in piazza San Pietro per la partecipazione ai riti della Santa Pasqua. Il Papa è morto all'età di 88 anni. Se ne andato in silenzio, coerente col suo stile di vita austero, insegnandoci a vivere i valori del Vangelo con coraggio, fedeltà e amore universale, prediligendo specialmente i più poveri e gli emarginati. La prima notizia del decesso è arrivato dal cardinale Kevin Jovin Joseph Farrel, il camerlengo del Vaticano, colui che assume il potere di gestire il seggio vacante dopo la morte di un Papa, che da Santa Marta alle ore 9:52 ha rilasciato il seguente comunicato:"Cari fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la scomparsa del nostro Santo Padre Francesco che è tornato alla casa del Padre. Tutta la sua vita è stata dedicata al servizio del Signore e della sua Chiesa". Da subito a Roma le campane a lutto hanno suonato in tutte le chiese. Alle 20 ha avuto luogo il rito di conferma della morte alla presenza del camerlengo e di un'équipe medica vaticana certificando il decesso come dovuto a "ictus cerebrale, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile". Da mercoledi 23 aprile la salma del Papa sarà esposta in Piazza San Pietro per i saluti dei fedeli, mentre i funerali si terranno tra venerdi e domenica, ma quasi sicuramente sabato 26 aprile. Si mette in moto anche la complessa macchina del Conclave che si svolgerà nella prima settimana di maggio per eleggere il nuovo Papa. Francesco è stato eletto Papa nel 2013 in un momento storico particolare in seguito alle dimissioni di Benedetto XVI stanco e impotente di fronte agli intrighi di palazzo e alla corruzione della Curia. I voluminosi dossier di Joseph Ratzinger hanno avuto presa su Francesco che da subito ha intrapreso le riforme interne di cui il Vaticano aveva bisogno, interessandosi di molti problemi come il sistema bancario della Santa Sede e lo scandalo della pedofilia. Bergoglio, gesuita argentino a modo suo, ha mostrato polso energio portando avanti riforme in sospeso e dando voce alle questioni sociali creando forti divisioni. I dodici anni di Papa Francesco hanno rivoluzionato molti ambiti della Chiesa pur nella difficile vicinanza di due pontefici che hanno vissuto insieme per nove anni fino alla morte di Ratzinger (31 dicembre 2022). Una "coabitazione" che poteva avere alcuni problemi ma sembra non abbia suscitato polemiche e discussioni. Il tempo comunque ci dirà se tutto è filato liscio o ci sono stati incomprensioni e dibattiti. Con la vicinanda di Ratzinger, Francesco ha pensato più volte anche lui alle sue dimissioni dato il suo peggioramento della salute, anche se il Papa ultimamente aveva dichiarato che avrebbe scelto di continuare fino alla fine. Il cardinale decano Giovanni Battista Re si è messo al lavoro e ha convocato tutti i cardinali a Roma sotto gli 80 anni, i cosiddetti "elettori", per partecipare al Conclave per eleggere il nuovo Papa. Al momento sono 135 i cardinali con diritto di voto: 50 europei, 37 americani, 20 asiatici e 16 africani.
INCONTRO ALLA CASA BIANCA,
TRUMP: "MELONI ECCEZIONALE"
IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI
ACCETTA L'INVITO IN ITALIA
di Augusto Maccioni
(18-4-2025) Nonostante i timori della vigilia, le incertezze e i mal di pancia, soprattutto dell'opposizione in Italia, la premier Giorgia Meloni ha avuto un successo senza precedenti alla Casa Bianca. Nel bilaterale col presidente Donald Trump i due leader (foto dal web/Social) sono stati in sintonia su alcuni temi di politica estera e hanno prospettato, sulla pace in Ucraina, impegni concreti per arrivare a una soluzione in tempi rapidi. L'incontro è stato positivo su tutti i fronti e Trump ha avuto parole di simpatia per la premier italiana "è una dei veri leader del mondo, è una premier eccezionale e sta facendo un lavoro grandissimo in Italia". Parole di circostanza ma anche frasi che rispecchiano la reale posizione di Meloni in Italia e nello scenario europeo, dove è leader stimata e di grande prestigio. Il bilaterale è stato aperto con un pranzo tra Meloni e Trump con le rispettive delegazioni e proseguito nello Studio Ovale della Casa Bianca dove i due leader hanno svelato le loro carte rispondendo alle domande dei giornalisti. Si è parlato naturalmente di dazi e Trump si è detto molto fiducioso per "un accordo al 100%" nel senso che l'Europa vuole trattare e gli Stati Uniti sono intenzionati a farlo. Trump è convinto che Usa e Europa troveranno un modo semplice per un "accordo giusto". La premier Meloni ha lanciato l'idea di un Occidente forte e su questo argomento i due leader hanno trovato spazio di intesa "Sono qui, ha detto Meloni, per lavorare e rendere l'Occidente più forte, credo nell'unità dell'Occidente, dobbiamo semplicemente parlare e arrivare a dei risultati". La premier ha anche parlato delle spese militari: "Al prossimo vertice della Nato l'Italia annuncerà un aumento delle spese al 2% del Pil come richiesto e siamo convinti che tutti debbano fare di più". Il presidente del Consiglio ha invitato Trump, che ha accettato, "a venire presto in Italia" e in quella occasione il presidente Usa potrebbe incontrare i vertici dell'Unione Europea e in modo particolare la Commissaria europea Ursula von der Leyen. E' anche un invito distensivo dopo le burrascose parole di Trump sull'Europa "parassita". Un invito che aiuta i rapporti tra Stati Uniti e Europa in un momento difficile per le due guerre in atto e le note vicende dei dazi. Uno dei momenti più delicati dell'incontro con Trump è stato quando un giornalista ha chiesto un giudizio sulla guerra in Ucraina, ma anche su Putin e Zelensky. Meloni ha tenuto il punto fermo "sapete come la penso" ma ha precisato che "l'Ucraina è stata invasa e l'invasore si chiama Putin". Trump non si aspettava affermazioni nette da parte di Meloni ma ha argomenti diversi per portare il presidente russo al tavolo delle trattative per la pace a Kiev. Argomento Usa-Europa, dazi e Cina al centro di un altro incontro per il 18 aprile a Roma col vice presidente J.D.Vance che qualche tempo fa aveva liquidato l'Europa con frasi non certo felici.
MARTEDI A ORGOSOLO IL
FUNERALE DI MESINA,UNA VITA "ORGOGLIOSAMENTE BANDITO"
di Augusto Maccioni
(13-4-2025) Tutto è pronto per il ritorno di Graziano Mesina(foto dal web/Social) in Sardegna, nella sua Orgosolo. Rientra nel suo paese natio questa volta in un feretro (i funerali saranno celebrati martedi 15 aprile). La sua morte era nell'aria e si è spento in un ospedale milanese dopo aver trascorso quarant'anni della sua vita nelle carceri di mezza Italia. Si è spento una figura controversa della storia sarda, un personaggio quasi leggendario del banditismo sardo del secondo dopoguerra. E' morto di cancro sabato scorso all'età di 83 anni, il giorno dopo che era stato scarcerato per motivi di salute. Dal 2021 "Gratzianeddu" e "primula rossa", come era soprannominato, scontava una pena detentiva di 24 anni per traffico di droga, rapine e altro. Prima di essere catturato a Desulo (Nuoro) aveva trascorso un anno e mezzo in latitanza, poi il carcere nuorese di Badu'e Carros e infine nel milanese di Opera. Leggendarie le sue evasioni seriali e spettacolari da carceri e stazioni di polizia. Straordinarie le sue imprese di fuga durante i 40 anni in prigione per tentato omicidio e rapimento. Come quando si era lanciato da un treno durante un trasferimento o essersi travestito da prete in un'altra occasione. E nel 1970 aveva coronato il suo sogno, da vero tifoso del Cagliari, assistendo a una partita della squadra rossoblù vestito da donna. Di lui si ricorda il suo status di "pentito" ma anche il ruolo chiave che ebbe per la liberazione in Sardegna del piccolo Farouk Kassam, un'azione che ebbe grande risonanza in Italia tanto che spinse l'allora presidente della Repubblica Ciampi a concedergli la grazia, togliendolo dal carcere di Voghera per far ritorno da uomo libero nella sua Orgosolo tra le sue montagne sul Supramonte da dove raccontava ai turisti le sue avventure. Poi i carabinieri lo arrestano nuovamente nel 2013 per aver progettato un sequestro di persona, c'è anche traffico di droga, rapine, furti. Grazia revocata. Altre peripezie, altre storie da raccontare e la sua leggenda si rafforza tra la balentìa sarda, il codice barbaricino e comunque la sua storia criminale, di un bandito spietato ma "giusto". Sempre comunque "orgogliosamente bandito". Martedi 15 il ritorno di "Gratzianeddu" risveglierà gli animi e la gente di Orgosolo accoglierà la salma per i funerali. Mesina era malato gravemente da tempo e solo il giorno prima della sua morte i legali di Mesina avevano ottenuto dal Tribunale di sorveglianza la sua scarcerazione. Lui però voleva ritornare nella sua Orgosolo ma la morte lo ha bloccato nell'ospedale milanese.
MARCIA INDIETRO DI TRUMP SULLA
GUERRA DEI DAZI: STOP PER 90 GIORNI
ATTACCO ALLA CINA: DAZI
LIEVITANO AL 125%
di Augusto Maccioni
(9-4-2025) Scusate ho scherzato. Donald Trump (foto dal web/Social), l'arrogante e prepotente uomo solo al comando, dopo una settimana di turbolenze sui mercati, allarmi, polemiche e critiche feroci interne ha fatto marcia indietro. La sua guerra commerciale globale ha bisogno di una pausa: la gente aveva paura. E manda in soffitta, per 90 giorni, i dazi a mezzo mondo tranne alla Cina che avrà un aumento ulteriore sulle importazioni al 125% "con effetto immediato" perché il grande Paese asiatico "non ha mostrato rispetto nei confronti degli Stati Uniti". La svolta non era per niente attesa, anzi un pò tutti i Paesi colpiti dai dazi stavano trattando per ottenere tariffe ragionevoli e in questo senso si doveva configurare la missione della premier Giorgia Meloni attesa alla Casa Bianca per il 17 aprile. Tutto adesso cambia o perlomeno ci sarà ossigeno a sufficienza per ripensare a come rispondere o meno, e con quali modalità alle pressioni di Trump. La decisione di Trump è stata comunque sofferta ma nulla ha potuto fare sulle pressioni dei mercati e delle critiche del suo stesso partito repubblicano, degli investitori, dei miliardari che lo seguono, più o meno, come il vangelo. Trump sospende i dazi "reciproci" ad eccezione della Cina che punisce ulteriormente per le sue ritorsioni con un dazio finale del 125% "con effetto immediato". Per il resto, comunque, mantiene la tariffa universale del 10% oltre a quelle su acciaio, alluminio e automobili. Dopo questo annuncio, i mercati azionari hanno reagito positivamente alla "tregua parziale" e Wall Street ha avuto dei sussulti guadagnando dal 6% all'8%. Trump ha anche dichiarato che la decisione della tregua di 90 giorni è stata portata avanti perché i Paesi daziati non avevano risposto con misure punitive anzi volevano trattare per avere tariffe più ragionevoli a differenza della Cina che non si è piegata e non ha chiesto di trattare. Da adesso in poi Trump si concentrerà su accordi "su misura" con tutti i paesi. Il presidente degli Stati Uniti ha cercato di giustificare il suo dietrofront come premio verso i paesi che stavano contattando la sua amministrazione per arrivare a una soluzione contrattuale. E da questo punto di vista Trump ha raggiunto il suo obiettivo anche se ha perso di credibilità passando dalla liberazione, come aveva detto annunciando i dazi, alla capitolazione. Dietro questa decisione, comunque, ci sono le grandi turbolenze dei mercati finanziari difficili da sopportare e gestire anche perché in soli due giorni sono evaporati 6,6 trilioni di dollari con allarmi di recessione che gli Stati Uniti non si possono permettere. A fargli cambiare idea sono stati anche i vertici di JPMorgan Chase, Delta e KPMG che hanno messo sul tavolo scenari apocalittici come ad esempio le massicce vendite di titoli del Tesoro statunitensi, solitamente porto sicuro davanti alle incertezze e al panico generalizzato. Contro la Cina la guerra commerciale è agli inizi. Il principale rivale economico e geostrategico degli Stati Uniti non si è piegato e ha alzato la sua quota dal 34% all'84%, a partire dal 10 aprile, e Trump ha aumentato nuovamente al 125%. Tra le due superpotenze è iniziata una guerra a tutto campo, ma durerà poco perché alla fine tutto sarà stemperato.
DAZI, LA FURIA TRUMP COLPISCE ANCHE
L'ALLEATO ISRAELE E LO SPERDUTO STATO
CHIAMATO LESOTHO
"L'UE NON STA CERCANDO UN'ESCALATION
MA PIUTTOSTO UNA NEGOZIAZIONE"
di Augusto Maccioni
(3-4-2025) Il ciclone Donald Trump sui dazi (foto dal web/Social) sta mettendo in ginocchio mezzo mondo, è iniziata la più drammatica guerra commerciale mai vista e alla fine, dicono gli analisti, tutti perderanno, anche gli Stati Uniti. Per il momento siamo al folclore, allo show del presidente Usa che ha "punito" gli avversari ora al 10% (Regno Unito), ma anche al 44% (Sri Lanka), e al 49% (Cambogia). Cina (34%) e Unione Europea (20%). La cosa più strana e sorprendente è stato il comportamento, sempre sui dazi, di Trump nei confronti dell'alleato Israele. Sentite questa: il ministro israeliano Bezalel Smotrich ha revocato tutti i dazi sui prodotti statunitensi, e Trump che fa? Ha risposto imponendo un dazio del 17% sullo Stato ebraico. E' chiaro che la decisione della Casa Bianca ha sorpreso gli israeliani soprattutto per gli stretti rapporti di Trump con Benjamin Netnyahu, mentre i nemici dichiarati degli Stati Uniti, l'Iran, hanno preso solo il 10%, quanto il Regno Unito. A questo punto non si capisce in che modo è stato applicato questo dazio. Avete mai sentito parlare di Lesotho? Trump è riuscito a sdoganare questo sperduto paese, con quasi due milioni di abitanti, senza sbocco sul mare circondato dal Sudafrica. Il presidente americano è ossessionato da questo territorio perché ha imposto a questo Paese la tariffa più alta: il 50% su tutte le importazioni (prodotti tessili e abbigliamento), stessa tariffa per uno sperduto arcipelago del Nord America, al largo della costa canadese di Terranova. E adesso l'Europa che fa? Bruxelles non rinuncia a cercare di raggiungere una soluzione negoziata, almeno come prima opzione, ma allo stesso tempo sono sul tavolo risposte necessarie per fronteggiare i dazi di Trump. "L'Ue non sta cercando un'escalation, ma piuttosto una negoziazione" dicono fonti della Commissione. C'è una data da prendere in considerazione: 9 aprile, è il giorno in cui il Consiglio dell'Ue voterà il progetto definitivo della prima ritorsione contro Washington su acciaio e alluminio al 25%. E' un test importante per l'Ue che dovrà mantenere l'unità per dare una risposta adeguata ai dazi di Trump.
MOSCA APPLICHERA' LA TREGUA
NEL MAR NERO SOLO QUANDO
SARANNO REVOCATE LE SANZIONI
AGRICOLE E BANCARIE
di Augusto Maccioni
(26-3-2025) La Russia ha subordinato la tregua nel Mar Nero (foto dal web/Social) alla revoca delle sanzioni occidentali sull'export di cibo e fertilizzanti. Il Cremlino ci prova inizialmente chiedendo di revocare le sanzioni contro la banca agricola statale russa Rosselkhozbanck e altri istituti interessati nell'esportazione agricola, poi andrà avanti con altre richieste sempre più importanti. L'impianto delineato da Trump e Putin è importante per la tregua, ma per il momento non c'è nessuna voglia di iniziare una pace breve almeno da parte della Russia. E' ancora troppo presto, dicono, e la guerra in Ucraina continua su vasta scala. A Gedda Usa e Ucraina hanno siglato una tregua di 30 giorni sui bombardamenti degli impianti energetici in entrambi Paesi, una linea condivisa in generale anche dalla Russia che ha messo però dei paletti puntando in modo particolare sul Mar Nero, più propizio per i suoi traffici marittimi. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non si fida. Da una parte non ha nessuna intenzione di disturbare la missione di Donald Trump e non intendere ripetere l'infausto incontro alla Casa Bianca. Anche lui è ottimista e spera che presto si vada alla tregua, prima tappa verso una vera e propria pace, ma non intende star dietro al Cremlino che, per molti versi, ha "già iniziato a manipolare gli accordi, ingannando i mediatori e il mondo intero". Nel suo discorso quotidiano del 25 marzo, il presidente ucraino è stato molto critico: "Non ci fidiamo della Russia". Del resto, ha detto Zelensky, nelle ultime settimane i porti sono stati gravemente colpiti dai missili di Mosca mentre nell'accordo Usa-Russia non si fa nessuna menzione alla protezione delle infrastrutture portuali ucraine e "non c'è una sola parola a riguardo". In modo particolare, ad esempio, anche i porti di Mykolaiv e Kherson "dovrebbero essere inclusi negli accordi per garantire una sicurezza più completa ed equo nel Mar Nero". Si parla tanto di accordi per bloccare gli attacchi al sistema energetico, intanto però dal 18 marzo, giorno in cui Putin avrebbe ordinato la sospensione, Mosca ha attaccato fino a otto impianti energetici. E mentre si continua a parlare di tregua, Putin ha lanciato su larga scala la nuova offensiva, polverizzando ultimamente una scuola, un ospedale e diverse abitazioni civili. "Putin non ha nessuna intenzione di cercare una vera pace" dice Zelensky il quale fa un appello direttamente a Trump affinché eserciti maggiore pressione sulla Russia al fine di portarla a un negoziato vero per una pace duratura.
DOPO LE DIMISSIONI DAL GEMELLI,
PAPA FRANCESCO HA FATTO
RIENTRO A SANTA MARTA
"GRAZIE PER LE VOSTRE
PREGHIERE", SOSTA A SORPRESA
IN SANTA MARIA MAGGIORE
di Augusto Maccioni
(23-3-2025) Papa Francesco (foto dal web/Social) è rientrato a casa. Dopo un'assenza di 38 giorni trascorsi al Policlinico Gemelli, è stato ricoverato il 14 febbraio, per una polmonite e un'infezione polimicrobica, il Papa è riuscito a farsi dimettere e a rientrare nella sua residenza del Vaticano di Santa Marta. Prima però, a mezzogiorno, si è presentato su una sedia a rotelle non al decimo piano, ma al quinto piano e dal balcone, sempre del Gemelli, ha salutato le 700 persone che si erano radunate fuori dal centro sanitario. In soli due minuti e con evidente difficoltà di parlare e di respirare è riuscito a dire qualche parola ringraziando tutti e rivolgendosi, poi, a una signora tra il pubblico che agitava fiori gialli: "Vedo quella signora con i fiori gialli, brava". Stupore per Carmela Vittoria Mancuso,79 anni, che mai si sarebbe aspettata di ricevere l'attenzione del Papa. Francesco, 88 anni, è riuscito a dare la benedizione anche se ha avuto problemi ad alzare il braccio e a fare il segno della croce con la mano. Con voce debole ha detto poche parole e il suo viso era contratto dovuto alla difficoltà di respirare. Più volte ha salutato col pollice alzato dando un segnale preciso: sono qua e sono ancora una volta con voi. Subito dopo la breve apparizione, gli assistenti hanno riportato Bergoglio nella stanza. Subito dopo i pellegrini si sono spostati in altra zona per vedere il Papa che lasciava l'ospedale a bordo di una 500. Il giorno prima i medici avevano annunciato le dimissioni del Papa dal Gemelli dando precise indicazioni all'illustre paziente che doveva trascorrere due mesi di convalescenza con riposo, terapia e riabilitazione. I segni della malattia, comunque, erano evidenti quando il Papa è apparso dal bancone dell'ospedale. Alle 12:13 Francesco ha lasciato il Gemelli a bordo di una Fiat 500 bianca, da cui ha salutato i fedeli senza abbassare il finestrino. Destinazione Santa Marta. Poi però il Papa ha fatto deviare tutti verso la Basilica di Santa Maria Maggiore dove è solito recarsi a pregare al ritorno da ogni viaggio. Una sosta non pianificata che ha suscitato sorpresa ma che ha riempito di gioia l'anziano Papa che ha fatto deporre un mazzo di fiori sull'immagine della Madonna della Salus Popoli Romani, protettrice del popolo romano. Alle 12:58 l'auto del Papa ha fatto l'ingresso, finalmente, nelle mura vaticane. Da alcune immagini si è notato che il Pontefice respirava ossigeno attraverso cannule nasali con una bombola sistemata sullo schienale del sedile. Da adesso in poi si aprirà un nuovo capitolo della vita e della missione di Francesco. Ci vorrà del tempo prima che il Papa possa tornare ai suoi incarichi pubblici, ma il fatto che sia rientrato in Vaticano è un segnale importante soprattutto per le tante domande ricorrenti nell'ultimo periodo quando si pensava ad una sua possibile rinuncia, con la prassi di un Conclave e di possibili candidati alla sua sostituzione. Lo stesso Bergoglio, comunque, ha sempre dichiarato che non si sarebbe dimesso come fece il suo predecessore Benedeto XVI nel 2023, e lo avrebbe fatto solo se non avesse ritenuto più idoneo a continuare e comunque in casi veramente estremi. Francesco è cosciente, lucido e ha la forza di continuare. Dovrà fare convalescenza e tanta terapia, e non ha nessuna intenzione di rinunciare al papato. E' chiaro che saranno momenti difficili e sicuramente è iniziata una nuova fase del suo pontificato che andrà un pò a rilento per la sua fragilità, ma spesso nei momenti più critici ci si scopre di un ritmo nuovo che potrebbe dare nuova vitalità al suo mandato papale. E potrebbe sorprendere tutti.
CENTRALI NUCLEARI, ZELENSKY
RESPINGE LA PROPOSTA DI TRUMP
"LA CENTRALE DI ZAPORIZHIA E
LE ALTRE SONO DELL'UCRAINA"
di Augusto Maccioni
(20-3-2025) Zelensky respinge la proposta di Trump di acquisire le centrali nucleari ucraine per non essere bombardate dai russi. Il 19 marzo durante l'incontro telefonico col presidente ucraino, Trump aveva in animo di assumere il controllo delle centrali nucleari ucraine, ma Zelensky boccia questo progetto e durante una conferenza stampa a Oslo ha affermato che è disposto a investire e modernizzare la propria infrastruttura nucleare, continuando ad essere una proprietà del Paese. Le parole del presidente ucraino sono chiare: "Tutta l'energia nucleare appartiene allo Stato ucraino, compresa la regione di Zaporizhia temporaneamente occupata". Infatti questa centrale nucleare, la più grande d'Europa, è sotto il controllo russo dal 2022. La questione energetica è di vitale importanza per l'Ucraina. Nel suo territorio ci sono quattro centrali nucleari compresa Zaporishia, e 15 reattori. Nonostante l'accordo raggiunto tra Trump e Putin, i russi continuano a bombardare gli impianti energetici. Zelensky ha anche partecipato in videoconferenza alla riunione del Consiglio europeo chiedendo più investimenti per la produzione di armi. Inoltre il presidente ucraino ha chiesto con forza almeno 5 miliardi di euro il prima possibile "per i proiettili di artiglieria". Ancora una volta Zelensky ha chiesto l'adesione dell'Ucraina alla Nato e "penso che sia un grande regalo a Mosca che questa questione venga eliminata dai negoziati".
TELEFONATA TRUMP-ZELENSKY, IL
PRESIDENTE AMERICANO PROGETTA
DI ASSUMERE IL CONTROLLO DELLE
CENTRALI NUCLEARI UCRAINE
di Augusto Maccioni
(19-3-2025) Donald Trump e Volodymyr Zelensky (foto dal web/Social) ancora insieme e questa volta telefonicamente dopo l'umiliazione pubblica che tutti abbiamo visto nello Studio Ovale il 28 febbraio. Si sono parlati, dopo la conversazione, sempre telefonica, del giorno prima, tra Trump-Putin. Cosa si sono detti? Intanto c'è da dire che l'antipatia tra i due sembra essersi dissipata poi hanno confermato il cessate il fuoco temporaneo in Ucraina. Trump, anche questa volta, ha ripetuto, come aveva fatto con Putin, che "siamo sulla strada giusta" e la conversazione col presidente ucraino è stata "molto buona" mentre Zelensky ha detto che la conversazione col presidente degli Stati Uniti è stata "positiva, molto sostanziale e schietta". Anche Zelensky ha approvato la tregua sulle infrastrutture energetiche concordata martedi da Mosca. Questa volta Trump avrebbe concordato col presidente ucraino l'acquisizione da parte americana del settore nucleare dell'Ucraina. Le buone parole di martedi di Putin che ha accettato una tregua sulle infrastrutture energetiche, non hanno avuto conferma sui fatti perché proprio quando il presidente russo accoglieva la tregua i due Paesi si sono scambiati attacchi proprio contro quelle strutture e i russi sono andati oltre colpendo obiettivi civili sul territorio ucraino. Zelensky ha chiesto a Trump una maggiore difesa aerea col sistema missilistico Patriot, una richiesta che il presidente americano avrebbe accolto. Sui territori occupati dai russi, il presidente ucraino è convinto che si debba ancora trattare nei prossimi negoziati anche se pare scontato che l'Ucraina dovrà fare alcune concessioni sui territori occupati dalla Russia dal 2014. Intanto sulle conversazioni telefoniche c'è una buona notizia: lo scambio di 175 prigionieri di guerra da ciascuna parte e Zelensky in proposito ha detto: "Questo è uno degli scambi più grandi di sempre, stanno tornando guerrieri che hanno combattuto per la nostra libertà".
TELEFONATA TRUMP-PUTIN:
PRIMO PASSO VERSO LA TREGUA?
IL PRESIDENTE RUSSO: STOP AGLI
ATTACCHI ALLE CENTRALI PER 30 GIORNI
ZELENSKY: IL CREMLINO RESPINGE IL CESSATE
IL FUOCO E VUOLE INDEBOLIRE L'UCRAINA
di Augusto Maccioni
(18-3-2025) Un pò (molto) delusi e un pò contenti per i primi passi verso il cessate il fuoco immediato in Ucraina. La telefonata tra Trump e Putin (foto dal web/Social), due ore e mezza di conversazione, non ha portato a una immediata tregua, come era del resto nelle previsioni, ma ha raggiunto un minimo risultato che è poca cosa per le aspettative che stavano dietro a questa telefonata che tutti pensavano conclusiva per la tregua. Invece il presidente russo ha accettato solo "un cessate il fuoco nei settori dell'energia e delle infrastrutture, nonché negoziati tecnici per attuare una cessazione delle ostilità marittime nel Mar Nero", in pratica una cessazione delle ostilità molto limitata rispetto a quanto concordato in precedenza dagli ucraini. Putin quindi puntava alle cose che riguardavano la Russia e in modo particolare a non continuare a colpire le centrali elettriche, che ha conquistato, dai droni ucraini e a non subire altri danni e vittime nel Mar Nero, zona marittima strategica più utile alla Russia che all'Ucraina. Sembrerebbe una prima tappa importante e preliminare per un "un cessate il fuoco completo e una pace permanente", quasi una prova che gli ucraini devono mettere in pratica subito, poi si vedrà. Solo che anche questa volta Stati Uniti e Russia hanno gettato le basi per un possibile accordo sull'Ucraina senza la diretta interessata e questo fatto, col minimo risultato, ha fatto gridare vittoria immediata sia a Trump che a Putin. Per il presidente americano la telefonata con Putin "è stata molto positiva e produttiva. Abbiamo concordato un cessate il fuoco immediato su tutte le infrastrutture e l'energia, con l'intesa che lavoreremo rapidamente per raggiungere un cessate il fuoco globale". E' un accordo che non soddisfa perché non prevede il ritiro delle truppe russe né il congelamento del fronte, quindi il conflitto può continuare, come se non fosse successo niente di importante. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede una pace stabile a fronte di enormi sacrifici di vite umane e territoriali e comunque ogni accordo dovrà rispettare la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, che sarà difficile portare avanti. Comunque Putin è disposto a rispettare la tregua di 30 giorni, già concordata da Washington e Kiev, durante i prossimi colloqui in Arabia Saudita ma solo per gli attacchi reciproci alle infrastrutture energetiche. Putin ha inoltre chiesto che per evitare l'escalation del conflitto, Kiev debba cessare di avere aiuti militari esteri e il blocco delle informazioni di intelligence. Sulla regione di Kursk, Trump ha chiesto a Putin di risparmiare la vita dei soldati ucraini circondati in quel territorio e il presidente russo ha confermato che si lascerà guidare da considerazioni umanitarie e garantirà loro, se gli ucraini si arrenderanno, la vita e un trattamento dignitoso. Molto comunque resta da fare per arrivare alla tregua e non è detto che le richieste di Putin siano accettate in toto da Zelensky anche se, alla fine e per la tranquillità del cessate il fuoco, dovrà in qualche modo accettarle per non creare ulteriori attriti che potrebbero compromettere la stessa tregua. Riguardo alle notizie sulla telefonata Trump-Putin, il presidente ucraino ha affermato che Putin non è pronto a "porre fine alla guerra e punta a indebolire l'Ucraina".
E' IL GIORNO DELLA TELEFONATA TRUMP-PUTIN: MOLTE CONCESSIONI PER LA FINE DELLA GUERRA IN UCRAINA
di Augusto Maccioni
(17-3-2025) Tutti guardano a martedi 18 marzo per capire se ci sarà la pace o tregua o cessate il fuoco in Ucraina, una data che potrebbe diventare storica perché l'attesa telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin (foto dal web/Social) dirà a chiare lettere se ci sarà l'aspettativa di tregua che stiamo aspettando da oltre tre anni. "Parlerò con il presidente Putin martedi" ha assicurato il presidente degli Stati Uniti ai giornalisti che viaggiavano sull'Air Force One che riportava il presidente a Washington. Si sa che la conversazione punterà dritto sulla tregua di 30 giorni iniziali e toccheranno argomenti sui territori e sull'energia e in particolare sulla centrale nucleare di Zaporizhia, la più grande d'Europa, conquistata dai russi ma molto importante per tutta l'Ucraina e cederla sarebbe un danno enorme per il futuro del Paese. Meglio sarebbe se il controllo della centrale nucleare fosse data a un Ente terzo per non creare favoritismi politico-militari. Trump tenterà di portare Putin alla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni accettata dall'Ucraina la scorsa settimana. Sarà convincente il presidente degli Stati Uniti a porre gli argomenti per mettere nelle condizioni il presidente russo ad accettare la tregua? Alcuni punti per un accordo sono stati già affrontati, come il controllo dei territori già conquistati, compreso il Donbass, anche se alcune città sono ancora ucraine, e ci sono altri accessi ancora da risolvere come i porti e il Mar Nero. L'Ucraina sta a guardare anche perché non può far molto in una situazione tremenda nella quale si trova con la massiccia minaccia delle armate russe che stanno ottenendo importanti successi. Per raggiungere la tregua l'Ucraina sa che dovrà rinunciare al 20% del Paese nonostante Kiev insista nel preservare l'integrità del suo territorio. E la pace a queste condizioni potrebbe essere ingiusta ma non è realistico soprattutto se si guarda la realtà sul campo e se si vuole raggiungere un accordo con Putin, altrimenti l'alternativa sarebbe una guerra ancora lunga fino alla Terza Guerra Mondiale. Da questo punto di vista l'impegno di Trump è massimo per arrivare al cessate il fuoco in Ucraina. Ci riuscirà? O troverà il telefono di Putin "occupato" nel senso che il presidente russo cercherà di prendere altro tempo per mettere a fuoco altri argomenti da intavolare nella trattativa. Il presidente russo giovedi scorso ha anche chiarito che "il cessate il fuoco è corretto di per sé, ma ci sono aspetti che devono essere ancora discussi" per raggiungere una pace non temporanea " ma duratura ed elimini le cause della crisi" fino alla sostituzione del presidente ucraino Zelensky, ma anche che il Paese non faccia parte in futuro della Nato e che venga vietato l'invio di truppe di peacekeeping della Nato in Ucraina. Quella di Trump equivale ad una missione impossibile e dovrà sudare sette camicie per convincere Trump ad accettare l'accordo che non è scontato. Il presidente degli Stati Uniti ha anche un altro asso nella manica: dare la Crimea alla Russia.
UCRAINA-RUSSIA, PUTIN CHIEDE
"UNA PACE DURATURA" E
SOLLEVA DUBBI SULLA TREGUA
PROPOSTA DAGLI STATI UNITI
di Augusto Maccioni
(13-3-2025) Dopo un giorno di silenzio è arrivata la risposta di Vladimir Putin all'accordo di 30 giorni di tregua in Ucraina siglata da Stati Uniti e Ucraina. Il presidente russo "è favorevole a una tregua" ma a determinate condizioni e comunque, dice, meglio una "pace duratura". Fin qui tutto va bene, perché è quello che ci si aspetta dopo tre anni di guerra in Ucraina, quello più problematico che crea dubbi e ancora tanta confusione è come arrivare al cessate il fuoco. Molte parole sono state dette da Putin che comunque insiste sull'eliminazione "delle cause profonde del conflitto", e già qui si aprirebbero altri argomenti che non agevolano la tregua. Durante la conferenza stampa, presente il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, Putin solleva numerosi interrogativi e la sua decisione finale dipenderà da come finirà la guerra. Quindi sembrerebbe che il conflitto con gli ucraini continuerà fino a quando "lo deciderà lui" poi il presidente russo concorderà i prossimi passi per raggiungere ad un accordo. Putin non usa termini diplomatici ma continua a stare sul campo, a sviluppare strategie per la riconquista della regione russa di Kursk e i soldati ucraini dovranno arrendersi o morire. E' nell'interesse dell'Ucraina, ha detto il presidente russo, raggiungere un cessate il fuoco dato che le truppe nella regione di Kursk sono circondate. Putin fila dritto: vuole concludere il capitolo Kursk per dare valore alle sue rivendicazioni. Durante la conferenza stampa, Putin ha sollevato le questioni del monitoraggio e della verifica della tregua, considerando che la linea di contatto in Ucraina è lunga 2mila chilometri. Una tregua di 30 giorni? Non porta a nulla. Meglio non avere fretta per costruire una pace duratura. E' quello che vorrebbe Putin per continuare a conquistare altri territori ucraini, oltre il Donbass, e piegare definitivamente l'Ucraina e umiliare ulteriormente Volodymyr Zelensky. I media russi sostengono che sia prematuro parlare di tregua perché "dovremo lavorare, riflettere e anche tenere conto della nostra posizione". Gli Stati Uniti e l'Ucraina hanno già discusso sulle parti del territorio che il Paese perderebbe in caso di pace con la Russia. Fa parte già dell'accordo, ha detto Trump durante l'incontro nello Studio Ovale con il Segretario generale della Nato Mark Rutte (foto dal web/Social), e si sa già quali territori l'Ucraina dovrà cedere e quali dovrà mantenere per un accordo finale. Tra i "pezzi" che Zelensky perderà, c'è la centrale elettrica di Zaporizhia, una centrale elettrica molto grande, conquistata dalla Russia durante la guerra. Secondo il presidente ucraino Zelensky, Putin intende respingere la proposta di cessate il fuoco di 30 giorni e ha paura di dirlo apertamente a Trump perché, dice il presidente ucraino, "Putin vuole continuare questa guerra e vuole uccidere gli ucraini". Col suo modo di fare Putin, continua Zelensky, vuole creare ulteriori condizioni e rinviare un eventuale cessate il fuoco o addirittura impedirne del tutto l'attuazione. Qualcosa di più preciso si saprà quando Putin e Trump si parleranno al telefono, ma sicuramente i tempi non saranno brevi e si continuerà a combattere in Ucraina dove la guerra ha già segnato il 1.114° giorno, tra morti, feriti e grande devastazione.
TREGUA IN UCRAINA, PUTIN NON
HA FRETTA. KIEV LASCIA KURSK?
TRUMP: "RAPPRESENTANTI USA
STANNO ANDANDO IN RUSSIA"
di Augusto Maccioni
(12-3-2025) Vladimir Putin (foto dal web/Social) non ha fretta, del resto perché dovrebbe fermare la guerra mentre la sta vincendo? Non c'è ancora l'ultimatum di Donald Trump e forse non ci sarà, ma sarà inevitabile arrivare alla tregua con l'Ucraina, prima decisione sancita dall'incontro a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina martedi 11 marzo. Putin ha sempre detto che la parola "fine" alla guerra a Kiev sarà posta solo e soltanto da lui. Dirà "si" a Trump o continuerà a combattere in Ucraina? Una cosa è certa: il presidente russo evita di commentare apertamente la proposta di tregua di 30 giorni tra Stati Uniti e Ucraina allo scopo di guadagnare tempo nei negoziati. "Vi state muovendo un pò troppo velocemente" ha detto il portavoce di Putin Dmitry Peskov ai giornalisti e chiede maggiori dettagli da Washington, e altri dicono che "qualsiasi accordo sarà alle nostre condizioni, non a quelle americane". Si parla per slogan per evitare di entrare nel merito anche se Marco Rubio, il segretario di Stato americano, ha annunciato che Washington e Mosca si contatteranno mercoledi 13 per discutere la proposta di tregua. Sul campo di battaglia l'offensiva russa nell'Ucraina orientale si è ultimamente arenata, perché dagli accordi il Donbass dovrebbe passare, senza essere conquistata, ai russi mentre c'è l'impegno prioritario di riconquistare il proprio territorio nella regione di Kursk, parzialmente occupato dagli ucraini dallo scorso agosto. Mosca fa sapere che è riuscita a sfondare le linee difensive ucraine per espellere i soldati di Zelensky e dalla principale città di Sudzha ha iniziato a ritirarsi dalle proprie posizioni. Per riconquistare il territorio Putin ha schierato oltre 50mila soldati oltre 12mila nordcoreani, un massiccio intervento per riprendersi la regione di Kursk e far perdere di fatto a Zelensky la forza di negoziare territori con la Russia.
L'UCRAINA ACCETTA LA PROPOSTA DEGLI
STATI UNITI DI UN CESSATE
IL FUOCO DI 30 GIORNI CON LA RUSSIA
TRUMP CONVINCERA' PUTIN
di Augusto Maccioni
(11-3-2025) Adesso la parola passa alla Russia. L'incontro di martedi tra gli Stati Uniti e l'Ucraina (foto dal web/Social), durato più di otto ore, ha avuto successo raggiungendo un accordo per un cessate il fuoco provvisorio di 30 giorni con la Russia e si sono impegnati ad avviare un percorso verso la firma sui minerali essenziali. Mosca accetterà? Sicuramente non subito e avrà bisogno di ragionarci sopra soprattutto perché Mosca e la sua regione hanno subito da parte di droni ucraini il più grande attacco dall'inizio della guerra. I raid sono avvenuti poche ore prima dell'inizio dei colloqui tra gli Stati Uniti e l'Ucraina a Gedda in Arabia Saudita, incontro importante per stabilire le condizioni della pace con la Russia. Le notizie sono contrastanti. La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che "non si possono escludere contatti tra russi e americani nei prossimi giorni" anche se autorità russe si sono espresse contro un cessate il fuoco con l'Ucraina perché permetterebbe al paese di riorganizzarsi e rafforzarsi. Trump tira dritto e ha detto che sentirà Putin per stabilire le modalità di questo cessate il fuoco immediato di 30 giorni preludio per un processo verso una pace duratura. La proposta degli Stati Uniti è stata accettata da Kiev e potrà partire una volta che la stessa sarà accettata anche dalla Russia. Con l'accettazione dell'accordo, gli Stati Uniti revocheranno immediatamente la sospensione della condivisione di intelligence e riprenderanno l'assistenza alla sicurezza dell'Ucraina. Un passo importante per il presidente ucraino Zelensky che potrà contare sull'intelligence americana per istruire a dovere missili e droni e colpire siti sensibili russi con assoluta precisione. Da adesso in poi bisognerà capire se la Russia di Putin è per la pace o per la guerra. Il segretario di Stato americano Marco Rubio, presidente del vertice a Gedda, ha trasmesso la proposta alla parte russa: "La nostra speranza è che venga accettata". Il presidente russo accetterà subito la proposta americana del cessate il fuoco di 30 giorni? Sicuramente farà passare del tempo: Putin dovrà riscattare l'azione massiccia di droni ucraini, poi c'è da riconquistare la regione di Kursk, ancora in buona parte degli ucraini, e finire di annettere completamente il Donbass. Poi, forse, si farà sentire e parlerà con Trump.
NUOVA OFFENSIVA RUSSA SU KURSK
LA NUOVA FASE COINCIDE CON
LA FINE DELLA FORNITURA USA
DI INFORMAZIONI ALL'UCRAINA
di Augusto Maccioni
(8-3-2025) Vladimir Putin sta approfittando delle restrizioni agli aiuti americani per l'Ucraina per vincere facile sul suolo avversario e questa mossa del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta di fatto agevolando il presidente russo che non ha nessuna intenzione di aprire il dialogo per la pace. E mentre Volodymyr Zelensky è pronto all'accordo per la firma delle terre rare per arrivare subito al cessate il fuoco, Putin va per la sua strada continuando l'assalto di altre zone del Donbass ma anche a riconquistare parte della regione di Kursk (foto dal web/Social) sul suolo russo, conquistata dagli ucraini a sorpresa nell'agosto 2024. Per Zelensky Kursk è una merce di scambio in cambio dei suoi territori occupati dalla Russia, e questo fatto fa infuriare Putin che da tempo sta cercando di riprendere la regione. Sembrerebbe che questa volta i russi abbiano trovato il modo di prendere il controllo della strada che va dalla città ucraina di Yunakivka a Sudzha e la propaganda russa è intervenuta per dire che gli ucraini hanno abbandonato le loro postazioni e abbiano lasciato ai russi Kursk. Gli ucraini, invece, non hanno confermato l'abbandono della regione dicendo che Kursk è ancora nelle loro mani anche se c'è l'evidente offensiva russa sulla località strategica che ha coinciso con l'annuncio di Trump di sospendere ogni aiuto militare oltre la fornitura di informazioni di intelligence, che sono fondamentali per la resistenza Ucraina e per contrastare l'invasione russa lungo oltre mille chilometri di fronte. La decisione di Trump è stata adottata per convincere l'Ucraina ai negoziati, anche se Zelensky è pronto da giorni al cessate il fuoco alle condizioni del presidente americano, mentre Trump non ha ancora adottato, nonostante le ripetute minacce al presidente russo per chiudere la guerra, misure simili contro la Russia per costringere Putin al tavolo della pace.
RIPRESI I COLLOQUI CON GLI USA,
ZELENSKY: INCONTRO CON TRUMP
LA PROSSIMA SETTIMANA
MACRON: " L'EUROPA E' PRONTA SE
GLI USA SI SFILANO. SUBITO UNA
RIUNIONE PER LA PACE"
di Augusto Maccioni
(5-3-2025) Si lavora per favorire un nuovo incontro di Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca dopo il burrascoso litigio col presidente degli Stati Uniti Donald Trump nello Studio Ovale del 28 febbraio scorso. "Speriamo di vedere i primi risultati la prossima settimana" scrive sui Social il presidente ucraino. Anche Trump è favorevole a rivedere Zelensky per firmare l'accordo delle "terre rare" nel corso di una cornice che dovrebbe garantire più sicurezza per una pace "più duratura" in Ucraina. Si parla tanto di Stati Uniti e di Ucraina ma poco di Russia che continua le sue incursioni letali sul suolo ucraino. Trump nel discorso pronunciato martedi davanti al Congresso ha polarizzato l'attenzione dell'Assemblea parlando molto di sé, esagerando parecchio in un clima decisamente trionfalistico. "L'America è tornata" ha detto ed è stata inaugurata "l'era più grande e di maggior successo nella storia del nostro Paese". Nel discorso presidenziale al Congresso più lungo della storia moderna, un'ora e 40 minuti, ha consolidato la sua sfida: "Abbiamo ottenuto di più in 43 giorni di quanto la maggior parte delle amministrazioni ottenga in quattro o otto anni, e siamo all'inizio". Di cosa ha parlato Trump? Ha difeso i tagli di Elon Musk, ha rivendicato la sua crociata contro l'immigrazione illegale, la guerra dei dazi e il cambio radicale della politica Usa nei confronti dell'Ucraina. E sull'ultimo argomento, Trump ha detto di aver ricevuto una lettera da Zelensky in cui esprimeva la sua disponibilità a negoziare. Tra un volo pindarico e l'altro, Trump ha anche tempo per parlare dell'annessione del Canale di Panama e della Groenlandia:" prima o poi lo otterremo". Il punto più importante e delicato è la pace in Ucraina. Trump ha apprezzato la decisione di Zelensky di riprendere il dialogo alla Casa Bianca. "Allo sesso tempo, ha detto ancora Trump al Congresso, abbiamo avuto colloqui seri con la Russia e abbiamo ricevuto forti segnali che indicano che sono pronti per la pace. Sarebbe meraviglioso. E' tempo di fermare le uccisioni, è tempo di porre fine a questa guerra insensata". Ma non si fida molto di Zelensky e per questo motivo, e per costringerlo alla firma dell'accordo per le terre rare, Trump ha ordinato la sospensione dei trasferimenti di armi all'Ucraina e interrotto la fornitura di informazioni di intelligence al Pentagono, importanti e essenziali per controbattere l'offensiva russa. Gli Stati Uniti hanno fatto un passo indietro e hanno rivisto tutti gli aspetti dei loro legami di intelligence con l'Ucraina che da adesso in poi si sente più vulnerabile senza "lo scudo Usa" e preda degli assalti russi. E' noto che l'assistenza militare americana è fondamentale per la difesa ucraina, sia per quanto riguarda i sistemi di difesa antiaerea, sui sistemi di comunicazione, sui componenti tecnologici ma anche sul sistema di difesa satellitare Starlink di Elon Musk, indispensabile, tra l'altro, per i droni. Parlando alla nazione, il presidente francese Emmanuel Macron (foto dal web/Social) si è detto pronto a sostituire gli Stati Uniti se lasceranno l'Ucraina: "Gli Stati europei devono essere in grado di difendersi meglio e scoraggiare ogni nuova aggressione. Qualunque cosa accada, dobbiamo attrezzarci meglio" ha detto il presidente francese.
IL PIANO DI VON DER LEYEN PER IL RIARMO
DELL'EUROPA: 800 MILIARDI PER LA DIFESA
FIRMA USA-UCRAINA, TRUMP PRONTO AD
ANNUNCIARE L'ACCORDO SULLE "TERRE RARE"
di Augusto Maccioni
(4-3-2025) Forse questa volta ci siamo. Dopo 1.105 giorni di guerra in Ucraina la pace è sempre più vicina e il momento che definirà meglio il confine per il cessate il fuoco saranno le parole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, nel corso del Congresso di questa sera (ore 3 del mattino in Italia), dirà che Volodymy Zelensky (foto dal web/Social) è pronto a firmare l'accordo sulle terre rare, saltato dopo il disastroso incontro di venerdi scorso nello Studio Ovale della Casa Bianca. I segnali per riprendere il dialogo, ci sono stati quasi subito quel litigio devastante, preparato o meno, sicuramente con una regia da Oscar, solo che il presidente ucraino Zelensky voleva essere convinto dai membri dell'Europa per ritornare alla Casa Bianca. La decisione è saggia perché si pone un tassello importante, dopo 3 anni di guerra e di incomprensibili dialoghi di trattative che non hanno mai portato a nessuna soluzione positiva, per raggiungere il cessate il fuoco. Zelensky, questa volta più disponibile al dialogo e alla pace, ha scritto sul suo profilo X: "Il nostro incontro alla Casa Bianca non è andato come avrebbe dovuto. È deplorevole che sia andata in questo modo. È tempo di sistemare le cose. Vorremmo che la cooperazione e la comunicazione future fossero costruttive" e poi un finale che chiude tre anni di guerra: "Il mio team ed io siamo pronti a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura". Nelle prossime ore, quindi, Zelensky varcherà nuovamente lo Studio Ovale della Casa Bianca e questa volta l'accordo sarà firmato col presidente Trump che ha un merito enorme che è quello di aver convinto Putin al tavolo della trattativa. Non è detto che tutto andrà per il verso giusto, perché ci saranno diversi problemi da risolvere anche sul versante russo. E nel momento che si cerca disperatamente la pace in Ucraina, l'Europa è pronta ad investire massicciamente nella difesa. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato il piano di difesa dell'Ue "riarmare l'Europa", sperando che gli Stati membri investano congiuntamente altri 800 miliardi di euro nella difesa ma anche su questi investimenti non tutti sono d'accordo.
STARMER: "PIANO PER LA PACE CON GLI USA",
MACRON: ABBIAMO BISOGNO DI ROMA
GIORGIA MELONI:EVITARE DIVISIONI TRA
I PAESI OCCIDENTALI SULL'UCRAINA
di Augusto Maccioni
(2-3-2025) Conferenza stampa del primo ministro britannico Keir Starmer dopo il vertice di domenica sulla difesa da lui convocato a Londra (foto dal web/Social) con la priorità di un piano per porre fine ai combattimenti in Ucraina. Il primo ministro inglese ha posto l'attenzione che il Regno Unito, la Francia e gli altri alleati collaborino con l'Ucraina per arrivare alla pace, argomenti che poi saranno discussi con gli Stati Uniti per garantirne l'attuazione congiunta. Ma all'interno stesso dell'Ue non c'è un accordo unanime su come arrivare alla pace in Ucraina e come porsi nei confronti degli Stati Uniti per continuare la trattativa per arrivare alla pace con la Russia. C'è anche l'obiettivo, emerso nel corso del vertice di Londra, di rafforzare la posizione dell'Ucraina sul campo di battaglia perché, è stato detto, "possa negoziare da una posizione di forza". Ecco perché il premier inglese ha finanziato 1,6 miliardi di sterline per acquistare più di 5mila missili per la difesa aerea, "ciò, ha detto Starmer, sarà fondamentale per proteggere ora le infrastrutture critiche dell'Ucraina e rafforzare la sua capacità di garantire la pace quando arriverà il momento". Si è anche discusso sulla necessità di creare una coalizione, in maniera volontaria, disposta a garantire la pace in caso di accordo con "truppe a terra e aerei in aria". A guidare gli sforzi militari saranno il Regno Unito e la Francia mentre l'Italia, ha detto la premier Giorgia Meloni è perplessa sull'utilizzo di truppe europee in Ucraina. Per avere una linea sicura e credibile il presidente francese Macron, in un'intervista al Foglio, ha detto che "è necessario che l'Italia sia al nostro fianco, che si impegni in questo percorso e che lo faccia da grande paese europeo sulla scia di quanto fece Draghi. Ora restiamo Uniti". Per Giorgia Meloni non esiste al momento un piano specifico per l'invio delle truppe. Ha elogiato i colloqui di Londra su una situazione molto delicata e complessa affermando, comunque, che è importante e necessario che l'Occidente eviti divisioni tra i paesi occidentali sull'Ucraina. Finalmente l'Ue ha capito che è arrivato il momento della verità ma che al momento è scontato che qualsiasi accordo di pace tra Kiev e Mosca richiederà garanzie di sicurezza da parte di Washington. Il leader britannico ha lasciato intendere che le misure concordate a Londra hanno il sostegno del presidente Usa Donald Trump il quale potrebbe riprendere il dialogo col presidente ucraino alle stesse condizioni precedenti. Il presidente degli Stati Uniti ha chiarito: o Kiev accetta il cessate il fuoco o dovrà combattere da sola e rischiare di scomparire come Paese tenendo conto che l'Europa non può garantire molto contro la Russia. Tutti ne sono consapevoli: senza gli Stati Uniti non si va da nessuna parte, prendere o lasciare. Ecco perché di fronte a questa situazione drammatica è necessario ristabilire i legami, con le pressioni su Zelensky il quale ha bisogno che Washington fermi Mosca. E Zelensky potrebbe tornare presto alla Casa Bianca. La partita più dura e complessa, anche per gli Stati Uniti e Trump sarà dopo con la Russia di Putin.
DOPO LA LITE CON TRUMP, ZELENSKY
E' A LONDRA PER IL VERTICE UE
"SIAMO CON VOI" E SI LAVORA PER
IL DIALOGO TRUMP-ZELENSKY
di Augusto Maccioni
(1-3-2025) La guerra e la pace in Ucraina avranno le immagini e i video dello scambio di battute tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump (e JD Vance) di questo venerdi nello studio Ovale della Casa Bianca. In diretta mondovisione il dialogo è stato devastante e ha dato l'impressione che ci si avvicini alla fine di un'epoca che potrebbe confermare il brusco cambiamento, nella sostanza e nella forma, degli Stati Uniti rispetto a ciò che è stato negli ultimi 80 anni. Diversi i significati come un modo diverso di approccio tra Usa e Ucraina per la pace in Ucraina attraverso la firma dell'accordo delle terre rare, l'allontanamento dell'America dall'Europa, accordo tra Stati Uniti e Russia. E' una spinta vertiginosa verso chi conta, ha le carte e chi deve obbedire, accettare ed essere sottomesso. Ma è proprio così? La partita è appena iniziata. Da una parte c'è una pratica importante da sbrigare subito: mettere la parola fine alla guerra in Ucraina e per far cessare le armi Donald Trump ha un piano, uno solo quello di garantire sicurezza all'Ucraina nei confronti della Russia cercando una compensazione per gli sforzi passati attraverso l'estrazione di benefici sui minerali. L'Europa non ha i numeri, i mezzi militari, le risorse per competere. Ci vorrà del tempo, ma l'Ue può comportarsi alla pari con la diplomazia e col dialogo. Agli attacchi e alle aggressioni l'Ue risponde con un vertice straordinario a Bruxelles giovedi ma già le prime battute sono precise da sabato con un'attenzione particolare all'Ucraina. Tutti i paesi membri sono con Zelensky (foto dal web/Social con Starmer a Londra) ma attenzione a non offrire l'immagine di una partita contro, perché si alzerebbe il livello dello scontro e questo non faciliterebbe l'impresa di garantire la pace in Ucraina. Senza menzionare direttamente Trump o il suo vicepresidente JD Vance, il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto senza mezzi termini: "Caro Zelensky, cari amici ucraini, non siete soli". Sarà difficile ma sarà compito dell'Ue riaprire le trattative tra Ucraina e Stati Uniti attraverso l'ombrello europeo, una condizione che potrebbe funzionare dando nuova vitalità al presidente degli Stati Uniti di riprendere un dialogo per arrivare alla sospirata pace. E' questione di tempo, forse ore e le diplomazie si stanno già muovendo perché tutti riconoscono le capacità e la forza di Trump per chiudere la vertenza.
CASA BIANCA, TRUMP LIQUIDA
ZELENSKY IN MONDOVISIONE:
"SENZA DI NOI NON HAI CARTE"
NON E' STATO FIRMATO L'ACCORDO SUI
MINERALI. MELONI: VERTICE USA-EUROPA
di Augusto Maccioni
(28-2-2025) La visita di Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca (foto dal web/Social) doveva essere una passeggiata con la conclusione logica della fine della guerra in Ucraina e l'accordo della firma per l'acquisizione delle terre rare. L'incontro, anzi il terribile scontro, è stato un disastro assoluto, anzi storico, mai verificatosi nello studio ovale della Casa Bianca fra il presidente ucraino e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a vantaggio dei media che hanno registrato, in mondovisione, lo strappo per niente preventivato e forse per questo motivo più catastrofico per le dimensioni delle urla e delle polemiche. Niente firma, tante battute, tutto cancellato. Ci vorrà del tempo, delle ore, per capire cosa è realmente successo. Di sicuro la cronaca è trasparente: Trump umilia Zelensky che fa valere le sue ragioni e che vuole pace e più attenzione verso il suo paese e meno terreni ai russi e terre rare agli Usa. Del resto se ci si impegna per la pace come si fa ad affossare ulteriormente un paese che ha già pagato pesantemente con vite umane e disastri di guerra. Un giorno si capirà cosa è successo veramente. Perché Zelensky si è impegnato parecchio per incontrare Trump alla Casa Bianca per firmare l'accordo delle terre rare e poi è venuta fuori la litigata che ha chiuso qualsiasi canale di trattativa? Come mai Trump ha preteso che anche J.D.Vance partecipasse all'incontro per influenzare pesantemente il presidente ucraino, dandogli del bugiardo e mettendolo più volte alle corde? Tutto calcolato a vantaggio di Putin che, con questa nuova "prova", ha la possibilità di stringere ulteriormente l'alleanza con Trump? Di sicuro il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di ritirarsi completamente dall'Ucraina: "Se ce ne andiamo, ce ne andiamo e vedrete cosa succede, la terza guerra mondiale" ha detto Trump con tono minaccioso difendendo Putin che non ha violato nessun accordo e non ha invaso l'Ucraina. Sull'argomento Zelensky è stato esplosivo spiegato al presidente Usa che Putin ha invaso l'Ucraina dal 2014 e non ha rispettato i termini di alcun cessate il fuoco. Vance ha ripreso il presidente ucraino: "con tutto il rispetto, è irrispettoso da parte sua venire qui nello Studio Ovale e cercare di discutere con noi di fronte a tutti i media, quando dovrebbe costringere le reclute ad andare al fronte perché non ha abbastanza truppe". A un certo punto Trump ha perso la pazienza quando Zelensky ha dichiarato che anche gli Stati Uniti avrebbero sofferto per una sconfitta ucraina e una vittoria russa. Trump ha ricordato a Zelensky che "lui non ha le carte in regola e non si trova in una buona posizione. State giocando con la vita di milioni di persone, state giocando con la Terza Guerra Mondiale". Tante prese di posizioni, urla ma il famoso accordo richiesto da Trump per garantire agli Stati Uniti l'accesso alle terre rare non è stato firmato. Trump sui social: "Ho stabilito che il presidente Zelensky non è pronto per la pace se saranno coinvolti gli Stati Uniti, perché ritiene che la nostra partecipazione gli dia un grande vantaggio nei negoziati. Non voglio vantaggi, voglio la pace. Ha mancato di rispetto all'America nel prezioso Studio Ovale. Potrai tornare quando sarai pronto per la pace". Tutto però deve essere ricomposto ad iniziare dagli Stati Uniti e dall'Ucraina. E' necessario, come ha scritto la premier Giorgia Meloni sui social, un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati per parlare in modo franco di come intendiamo affrontare le grandi sfide di oggi, a partire dall'Ucraina, che insieme abbiamo difeso in questi anni, e di quelle che saremo chiamati ad affrontare in futuro".
PACE IN UCRAINA, E' IL GIORNO DEL
DISGELO: PER ZELENSKY C'E'
DISPONIBILITA' A RAGGIUNGERE
UN ACCORDO CON TRUMP SU
"SICUREZZA E INVESTIMENTI"
di Augusto Maccioni
(20-2-2025) E' il giorno del disgelo tra Stati Uniti, Ucraina e Unione Europea. Dopo le frasi di Trump contro Zelensky definito comico e dittatore senza elezioni, ci sono stati frasi che fanno pensare a mandare avanti un accordo per arrivare alla pace in Ucraina. Dopo l'incontro a Kiev con l'inviato statunitense Keith Kellog (foto dal web/Social), il presidente ucraino ha dichiarato di essere disposto a raggiungere un accordo solido e veramente vantaggioso con gli americani soprattutto sul tema "sicurezza e investimenti". Questo leggero allentamento delle tensioni tra Ucraina e Stati Uniti arriva nel giorno in cui anche l'Unione Europea ha messo a fuoco il tema della pace oltre ad riaffermare la legittimità del leader ucraino come presidente dell'Ucraina. L'escalation verbale scatenato da Trump sembra essere alle spalle perché c'è la convinzione che si deve fare presto per arrivare alla pace possibilmente giusta. Tra i temi ancora aperti tra Stati Uniti e Ucraina ci sarebbe l'accordo in sospeso sullo sfruttamento dei minerali ucraini. Trump vorrebbe su questo argomento l'accordo per i servizi forniti sotto forma di aiuti militari durante questi tre anni di guerra, mentre Zelensky è disponibile ma non vuole la resa dell'Ucraina. E' in gioco, dice il presidente ucraino, la garanzia di sicurezza che Washington dovrebbe dare in cambio di questa concessione e soprattutto l'aiuto militare completo americana su una eventuale aggressione futura russa. La Commissione europea, inoltre, ha messo da parte le polemiche di fronte alle bordate di Trump chiarendo che per l'Europa Zelensky è un "presidente legittimo eletto in elezioni libere, giuste e democratiche" ma anche sottolineato che per la soluzione della vertenza Ucraina ci deve essere il coinvolgimento dell'Ucraina e dell'Ue per "la sicurezza dell'Ucraina e dell'Unione europea". L'alleanza tra Europa e Ucraina sarà ancora più salda lunedi prossimo, 24 febbraio, nel terzo anniversario dell'invasione russa. E mentre il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron saranno a Washington per incontrare Trump, i vertici dell'Unione Europea saranno a Kiev per confermare la vicinanza e l'apporto finanziario dell'Europa all'Ucraina.
SCONTRO TRUMP-ZELENSKY: E' UN
DITTATORE, SI RIFIUTA DI INDIRE
ELEZIONI E HA MANIPOLATO BIDEN
L'UE APPROVA NUOVE SANZIONI
CONTRO LA RUSSIA E CONCORDA UNA
POSIZIONE COMUNE SULL'UCRAINA
di Augusto Maccioni
(19-2-2025) Si tenta la pace in Ucraina e tutti fanno la loro mossa: gli Stati Uniti che dialogano con la Russia, l'Europa e l'Ucraina che vorrebbero il cessate il fuoco ma non sono protagonisti in questa stagione nella quale c'è solo il "mediatore" Donald Trump che non dovrebbe scontentare gli avversari in guerra e dovrebbe collocarsi in mezzo alla vicenda bellica per costruire la pace. Il presidente degli Stati Uniti ha una sua strategia e poiché sa perfettamente cosa vuole Zelensky (foto dal web/Social) deve convincere Putin e per farlo gli fa vedere quello che potrebbe fare senza l'Europa e col presidente ucraino Volodymyr Zelensky alle corde. Evidentemente Vladimir Putin non è convinto della bontà di Trump e allora il presidente americano intensifica le critiche al presidente ucraino definendolo un "dittatore" un "comico" che ha convinto Washington a spendere 350 miliardi di dollari per una guerra che, secondo Trump, non sarebbe mai dovuta iniziare perché non poteva essere vinta. Non solo. L'attacco di Trump è feroce contro Zelensky: si rifiuta di indire elezioni, ha i sondaggi molto bassi ed è riuscito a manipolare Biden. Poco importa se le cose che ha detto siano vere, l'importante è che Putin ci creda e sia convinto che Trump sia dalla sua parte perché i negoziati con la Russia sono l'unico modo per porre fine al conflitto. Trump probabilmente incontrerà Putin prima della fine di febbraio, manca solo da confermare una data. Intanto, però, i due leader hanno parlato al telefono per 90 minuti la scorsa settimana e questo è un fatto importante che segna una svolta nei rapporti tra Washington e Mosca. E mentre Trump e Putin vogliono risolvere la guerra, e il presidente americano vuole evitare ulteriori spese statunitensi in Ucraina ma voglia puntare alle "terre rare" del Paese, Zelensky, forte del sostegno dell'Unione Europea ma anche del Regno Unito, Canada e Giappone, ha respinto qualsiasi accordo che implichi la cessione di territorio alla Russia. E mentre si fa più realistico l'incontro Trump- Putin per la pace in Ucraina, l'Unione Europea ha approvato mercoledi un nuovo ciclo di sanzioni contro Mosca, il sedicesimo, alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa che cade lunedi. L'accordo del Consiglio sarà ratificato dai ministri degli Esteeri nella riunione di lunedi prossimo.
RIAD, TRUMP: "BENE I COLLOQUI CON
MOSCA", ZELENSKY DELUSO DAGLI USA
di Augusto Maccioni
(18-2-2025) A Riad c'è stato il primo incontro significativo in quasi quattro anni tra Stati Uniti e Russia per concordare i passi successivi per porre fine alla guerra in Ucraina. I temi però non riguardano solo la pace ma anche la cooperazione geopolitica ed economica postbellica e come arrivare alla risoluzione positiva del conflitto in Ucraina. Le delegazioni (foto dal web/Social) guidate dal segretario di Stato americano Marco Rubio e dal Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, sotto la mediazione saudita, non hanno portato a significativi passi avanti e hanno solo salutato con successo il ripristino delle loro missioni diplomatiche. Per il resto ci sono proposte e dinieghi e tutto viene rimandato all'incontro conclusivo tra Donald Trump e Vladimir Putin. Intanto però Lavrov ha respinto la proposta di un contingente europeo di mantenimento della pace sul suolo ucraino ma potrebbe essere favorevole ad un presunto piano in tre fasi per l'Ucraina fatto trapelare dalla tv Fox News che comprende una prima tregua, lo svolgimento delle elezioni in Ucraina e il terzo la pace. In quest'ultimo piano si intravede un contenitore pieno di insidie perché consentirebbe a Mosca di riamarsi, Kiev potrebbe essere costretto a eleggere un burattino di Putin e l'Ucraina non potrebbe ricevere alcun sostegno.
Naturalmente le delegazioni hanno dichiarato che l'incontro, durato quasi cinque ore, è stato positivo e "molto solido" anche se fonti russe si sono mostrate meno entusiaste dell'esito del vertice. Di sicuro è molto presto parlare di un riavvicinamento tra le posizioni di Mosca e Washington e molto si saprà dopo che Trump e Putin si incontreranno, forse, secondo l'agenzia americana Bloomberg, a partire dalla prossima settimana. Tutto però dipende non tanto da Trump e Putin quanto anche dall'Europa e dal presidente ucraino Zelensky che sta lottando per dare un futuro al suo Stato sovrano. Costruire una pace senza l'Ucraina e l'Europa, è come avventurarsi in un accordo rapido che avvantaggerebbe Putin e costringerebbe Zelensky alle corde e darebbe fiato a futuri conflitti o a guerriglie più dure della stessa guerra. Non quindi a una pace a tutti i costi ma ad una pace giusta "equa, duratura, sostenibile e accettabile per tutte le parti coinvolte", ha detto Rubio, una narrazione che potrebbe non essere condivisa da Trump che otterrebbe, con la pace a tutti i costi, più vantaggi da Putin che dall'Ucraina. Zelensky sa di non poter contare sul sostegno degli Stati Uniti che vorrebbe un'Europa debole ma che potrebbe essere utile per la causa ucraina, una presenza necessaria per livellare il campo delle trattative. Strategicamente Putin ha le idee più chiare di Trump al quale interessa solo sedersi al tavolo delle trattative e imporre agli ucraini la pace e in questo senso potrebbe essere spiazzato dal rivale-amico che non ha nulla da perdere: potrebbe continuare la guerra per consolidare il territorio acquisito nel sud-est ucraino e la Crimea e conseguendo la pace che Trump imporrà, guadagnare una vittoria che supererà i benefici dopo la revoca delle sanzioni statunitensi ed europee e dopo essere riammesso anche nel Gruppo delle otto nazioni industrializzate. Alla fine gli Stati Uniti lascerebbero campo libero alla Russia e Trump rinuncerebbe a oltre 80 anni di garanzie di sicurezza per i propri alleati.
VERTICE A PARIGI DEI LEADER EUROPEI
STARMER: FONDAMENTALE LA
PRESENZA DEGLI STATI UNITI PER
SCORAGGIARE ATTACCHI RUSSI IN UCRAINA
di Augusto Maccioni
(17-2-2025) I principali leader dell'Europa si sono incontrati a Parigi (foto dal web/Social) per discutere di pace e di un ipotetico invio di truppe in Ucraina per sostenere la sicurezza del Paese. Tre gli obiettivi raggiunti dai capi dei governi di Francia, Italia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Danimarca, Polonia e Olanda, oltre alla presenza dei vertici dell'Unione Europea e della Nato: condividere le scelte con gli Stati Uniti, garantire una pace giusta e proteggere l'Ucraina. Il vertice d'urgenza era stata convocata a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron in un momento cruciale per l'Europa, indebolita dallo shock scatenato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha preso l'iniziativa di porre fine alla guerra in Ucraina annunciando colloqui diretti con la Russia ed escludendo l'Ue e la stessa Ucraina. Lo stesso presidente francese aveva parlato per 20 minuti con Trump prima del vertice, ricevendo dal presidente Usa la conferma che al tavolo con la Russia l'Europa non sarà direttamente impegnata e ha chiesto agli europei di fornire agli americani cosa sono disposti a fornire a Kiev e discutere di un piano nel caso di un ipotetico attacco russo. Molto si è parlato di questo vertice, declassato a incontro informale, per l'incontro svolto in un formato ristretto, sicuramente più pratico rispetto ad un vertice con 27 Stati membri con all'interno alcuni Paesi, come Ungheria e Slovacchia, molto vicini alla Russia. Col coinvolgimento più ampio forse non si sarebbero raggiunte garanzie di sicurezza per l'Ucraina, anzi sarebbero emerse mancanza di unità, lentezza delle azioni e poca volontà di concludere ogni iniziativa. Questo vertice ristretto ha in pratica confermato che Washington è fondamentale per una garanzia di sicurezza per l'Ucraina ma è anche tempo, come ha detto Starmer, premier del Regno Unito, di "assumerci la responsabilità della nostra sicurezza e del nostro continente" e il supporto statunitense è fondamentale per mantenere la pace europea in Ucraina oltre a dissuadere la Russia da eventuali altri attacchi al Paese. La premier italiana Giorgia Meloni ha ribadito, riguardo all'invio di truppe europee di deterrenza in Ucraina, l'urgenza di farsi "coinvolgere da Washington in un contesto euro-atlantico per una sicurezza comune". A conclusione del vertice di Parigi non è stato siglato alcun documento e questo fatto fa capire la mancanza di proposte scelte e quelle esluse, oltre alle polemiche e ai disaccordi. Tutto in pratica si rimanda agli accordi tra le delegazioni di Usa e Russia con la prospettiva che prima o poi si parli veramente di pace giusta anche con la presenza dell'Unione Europea e della stessa Ucraina. Ma questa è un'altra partita.
L'ULTIMATUM DI TRUMP E
NETANYAHU A HAMAS
"LIBERATE GLI OSTAGGI
ALTRIMENTI CI SARA' L'INFERNO"
di Augusto Maccioni
(11-2-2025) E' l'ultimatum di Donald Trump ed è lo stesso, guarda caso, del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: "Se Hamas non rilascerà i nostri ostaggi entro sabato a mezzogiorno, il cessate il fuoco finirà e l'esercito tornerà a combattere a Gaza finché Hamas non sarà definitivamente sconfitto" (foto dal web/Social). Perché questa presa di posizione dura da parte degli Stati Uniti e di Israele? Il punto è che Hamas diverse ore prima aveva annunciato di rinviare il rilascio di tre ostaggi per violazioni dell'accordo da parte di Israele, disaccordi da ambo le parti su una tregua che è molto fragile e che quasi sicuramente non avrà vita facile per una situazione esplosiva. Trump ha aggiunto una cosa in più sulla ripresa della guerra, che sarà più violenta della precedente, e riguardano gli ostaggi: Hamas deve rilasciare "tutti gli ostaggi" entro sabato a mezzogiorno altrimenti, ha detto il presidente degli Stati Uniti, "si scatenerà l'inferno". Di diverso avviso sono le famiglie degli ostaggi che premono perché il governo israeliano vada avanti con l'accordo e liberi tutti i prigionieri. Secondo fonti israeliane il governo continuerà a rispettare il cessare il fuoco se Hamas rilascerà il sesto gruppo di ostaggi sabato prossimo, così come previsto dalla tregua. Al momento i palestinesi hanno rilasciato 16 dei 33 ostaggi, oltre ai cinque thailandesi sempre catturati il 7 ottobre 2023. Da rilasciare ci sono ancora 17 ostaggi prima del 2 marzo, anche se di questi otto, secondo fonti israeliani, sono morti. Hamas rilancia le accuse su Israele che impedirebbe il passaggio concordato dei camion per il trasporto di carburante, viveri e medicinali a Gaza ma anche aver limitato il trasferimento di feriti all'estero. Un altro punto divergente sul governo Netanyahu è rinviare i negoziati della fase 2 dell'accordo. Israele non ha fretta. Ha a cuore il rilascio degli ostaggi ma non si può permettere gli show palestinesi durante la liberazione degli ostaggi oltre al fatto che Hamas è ancora viva nella Striscia. Per questo motivo i vertici militari israeliani, nonostante la tregua, hanno sempre colpito scientificamente i terroristi uccidendone 92 e ferendone 822 ma c'è anche un piano che va oltre la guerra, a parte quella rivoluzionaria di Trump per una futura riviera turistica a Gaza: l'occupazione di Gaza che tornerà a far parte dello Stato di Israele.
DOPO GROENLANDIA E CANADA,
TRUMP HA UN PIANO PER GAZA
"MIGRAZIONE FORZATA DEI
PALESTINESI E COSTRUIRE UN
RESORT SUL MEDITERRANEO"
di Augusto Maccioni
(5-2-2025) Ancora non è chiara la politica estera del presidente Usa Donald Trump che in campagna elettorale, prima, e alla Casa Bianca, poi, ha sostenuto una soluzione "immobiliare" del territorio chiamata Terra. Dopo aver vinto le elezioni del 5 novembre, Trump ha creato scompiglio in diversi governi, per di più alleati degli Stati Uniti, con i suoi piani espansionistici puntando ad acquisire la Groenlandia, la grande isola nell'Artico, ma anche il Canada, che dovrebbe diventare il 51esimo stato americano perché "senza gli Usa il Canada non esiste" e anche perché il Paese avrebbe "tasse molto più basse, nessuna tassa doganale e una migliore proteziona militare per la popolazione". Nel frattempo, però, Trump sta dimenticando di risolvere alcuni problemi come ad esempio la guerra in Ucraina che, aveva affermato, avrebbe risolto "in 24 ore" e visto che le cose non vanno come sperava adesso si è rivolto a Gaza che, stando alle sue parole, dovrebbe trasformarsi in un nuovo "paradiso" per i turisti, e al posto di città devastate dalla guerra un grande resort sul Mediterraneo per la gioia di tanti turisti americani e non solo. L'imprenditore americano, nonché presidente degli Stati Uniti, ha le idee chiare, e per realizzare la nuova Costa Azzurra ha un piano: espellere i palestinesi dalla Striscia, oltre 2 milioni di persone, e creare un grande villaggio per le vacanze. Ne ha parlato durante una conferenza stampa presente il presidente israeliano Benjamin Netanyahu (foto dal web/Social), che ha strappato diverse concessioni per la sua guerra contro Hamas, il quale non è sembrato d'accordo sulle conclusioni perché Israele vorrebbe acquisire Gaza e amministrarla. Lo show di Trump diceva diversamente: gli Usa si oppongono alla proprietà israeliana della Striscia perché diventerà una responsabilità americana e per farlo il presidente americano è pronto a impegnare truppe statunitensi sul campo per arrivare a questa nuova "proprietà immobiliare". Trump è ben lontano dalle sue precedenti uscite secondo cui gli Stati Uniti devono pensare a se stessi e non occuparsi delle altre questioni, come l'Ucraina, il Medio Oriente o il Canada. Col desiderio, ma potrebbe essere un piano realistico, di acquisire la Striscia, Trump pensa di trovare molti consensi ma da subito gli sono rivoltati contro l'Arabia Saudita, il Consiglio di sicurezza dell'Onu, l'Europa e gli stessi abitanti palestinesi di Gaza che dicono "preferiremmo morire qui piuttosto che andarcene" . E' anche chiaro che Netanyahu andando da Trump sta pensando al dopo-Gaza in chiave israeliana, ma le parole di Trump sul futuro della Striscia in chiave americana non lascia aperte molte strade. Per il momento ci sono due visioni: quella di Netanyahu e quella di Trump ed entrambe sembrano complicare la già precaria situazione in Medio Oriente.
LA CINA AVVIA IMMEDIATE
CONTROMISURE AI DAZI DI TRUMP
di Augusto Maccioni
(4-2-2025) La guerra dei dazi di Donald Trump continua, anzi indietreggia perché dopo l'annuncio lanciato contro Canada e Messico il presidente degli Stati Uniti ha raggiunto un accordo con i due paesi e ha sospeso per un mese i dazi del 25% imposti sabato e pronti ad entrare in vigore martedi prossimo. Con la Cina è tutto un'altra cosa. Non c'è stato nessun accorto e le aliquote del 10% sono diventate reali con la conseguenza che tutte le esportazioni del gigante asiatico verso gli Stati Uniti saranno soggette ai dazi, una "premessa" per una guerra commerciale più importante col suo rivale mondiale. Questa nuova tariffa si aggiunge a quell'altra che Trump, durante il suo primo mandato presidenziale, aveva già imposto su circa il 60% delle esportazioni cinesi e che Joe Biden aveva in gran parte mantenuto. La risposta della Cina non si è fatta attendere e a partire dal 10 febbraio, Pechino imporrà tasse aggiuntive del 15% sul carbone e sul gas naturale liquefatto provenienti dagli Stati Uniti e del 10% sul petrolio, sulle automobili di grandi dimensioni e sui macchinari agricoli. Non solo. Pechino ha anche annunciato un'indagine antitrust contro Google e controlli sulle esportazioni nei settori tecnologici e nella produzione di batterie e chip. Si direbbe una nuova battaglia commerciale tra le due superpotenze (foto dal web/Social), dopo quella del 2018 del primo Trump, e la giustificazione del presidente Usa è la necessità di bloccare l'afflusso di immigrati clandestini e il traffico di fentanyl responsabile della morte di oltre 100mila persone all'anno negli Stati Uniti. La Cina, inoltre, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno violato gravemente le norme dell'Organizzazione Mondiale del Commercio in quanto "mina la normalità della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti". Negli ultimi anni, comunque, la superpotenza asiatica ha rafforzato accordi commerciali in Africa, Sud America e Sud-Est asiatico al fine di ridurre la dipendenza dall'economia statunitense.
GUERRA DEI DAZI, C'E' ACCORDO COL
MESSICO E TRUMP LI SOSPENDE PER UN MESE
COLLOQUI COL CANADA, IPOTESI 10%
ALL'UE CHE RISPONDERA' CON FORZA
di Augusto Maccioni
(3-2-2025) E' iniziata la guerra dei dazi, o perlomeno sono gli Stati Uniti a dare nuovo impulso all'economia interna promuovendo questa soluzione. Due giorni fa il presidente Usa Donald Trump (foto dal web/Social) ha posto fine alla libera circolazione delle merci col Messico ma anche col Canada per non parlare della Cina annunciando l'attivazione del decreto a far data dal 4 febbraio per le nuove imposte del 25% sull'import dai Paesi vicini e ulteriore dazio del 10% sulle merci provenienti dalla Cina. E' un primo passo per arrivare anche alle tariffe sull'Unione Europea (10%) che reagirebbe duramente se Trump dovesse aprire questo nuovo fronte commerciale. I primi risultati di questa nuova misura ha messo in uno stato di shock i mercati finanziari portando il dollaro a raggiungere massimi storici o pluriennali rispetto al dollaro canadese, allo yan cinese e al peso messicano. L'inserimento forzato dei dazi Usa verso questi Paesi ha creato subito incertezze e l'avversione al rischio portando, ed è questo un argomento molto sentito da Trump, forti cali delle criptovalute. Ci sono però delle novità perché in poche ore il Messico ha proposto soluzioni per evitare i dazi americani mentre ci sarebbero colloqui ad alto livello per non dare seguito a questa guerra commerciale anche col Canada. Col Messico è arrivato l'accordo, all'ultimo minuto, per sospendere l'imposizione dei dazi per un mese. L'accordo tra la presidente messicana Claudia Sheinbaum e Trump è sul blocco della droga. Per farlo la presidente messicana ha annunciato che schiererà immediatamente 10mila agenti della Guardia Nazionale per fermare il traffico di droga in particolare il fentanyl mentre gli Stati Uniti si impegneranno sul versante del traffico illegale di armi da fuoco. L'accordo arriva in maniera inaspettata, quando tutto faceva pensare che si sarebbe attivata la peggiore guerra commerciale tra i due Paesi. A sbloccare la difficile situazione è stata la telefonata di lunedi 3 febbraio quando le parti hanno comunicato l'accordo per collaborare alla frontiera. Oltre all droga Trump era interessato anche al blocco di immigrati clandestini e su questo fronte Sheinbaum ha assicurato che i soldati messicani al confine, tra il Messico e gli Stati Uniti, saranno specificatamente incaricati non solo di fermare il flusso del devastante fentanyl ma anche di bloccare l'invasione di immigrati. Adesso si aspetta un altro passo in avanti del Canada ma per il momento le parti non hanno concordato nessuna sospensione dei dazi. Anche col Canada c'è un problema della droga fentanyl e sempre l'immigrazioni, che, secondo alcune fonti, potrebbero essere argomenti di pretesto per la vera posta in gioco tra Stati Uniti e i due Paesi vicini. Trump ha anche insistito sul dare avvio alle tariffe maggiorate anche sulla zona euro. "Succederà anche all'Unione Europea, abbiamo un deficit di oltre 300 miliardi di dollari. Accadrà molto presto". L'Europa non starà a guardare e non ha nessuna intenzione di sottostare alla strategia nefasta di Trump. La Commissione europea ha già un piano che scatterà quando si attiveranno i dazi americani. Ma forse non sarà necessario, per il buon vicinato tra Europa e Stati Uniti, e sicuramente si troverà l'accordo più giusto per evitare una noiosa e dispendiosa guerra commerciale che alla fine non avvantaggerà nessuno. Tutto comunque fa pensare che sarà la premier italiana Giorgia Meloni a dire la sua anche nei confronti dell'Europa, vista l'amicizia tra la premier e l'attuale inquilino della Casa Bianca. E' una partita complessa e difficilmente si arriverà allo scontro frontale. Ci sono comunque motivi giusti per ripartire alla nuova collaborazione Usa e Europa e l'Italia, con Giorgia Meloni, può giocare un ruolo molto importante.
L'ULTIMATUM DI TRUMP A PUTIN
"PORRE FINE ALLA GUERRA "RIDICOLA"
O AFFRONTARE NUOVE TASSE, DAZI
E SANZIONI ELEVATE"
di Augusto Maccioni
(22-1-2025) Dopo gli ordini esecutivi a raffica, il neo presidente Usa Donald Trump ha il tempo di rivolgersi a Vladimir Putin (foto dal web/Social) chiedendogli di porre fine alla guerra con l'Ucraina aggiungendo che se non "ci sarà un accordo a breve non avrò altra scelta se non imporre nuove tasse, dazi e sanzioni su tutto quello venduto dalla Russia agli Stati Uniti e in altri paesi". Nel suo messaggio il presidente Usa ha detto che l'economia russa "sta fallendo". Poi ha detto: "Preparatelo ora e fermate questa ridicola guerra, possiamo farlo nel modo più semplice o nel modo più difficile. E' tempo di fare un accordo, non si possono perdere altre vite". Sembrerebbe un messaggio rassicurante, un dialogo tra amici ("Non dobbiamo dimenticare che la Russia ci ha aiutato durante la Seconda guerra mondiale") col solo obiettivo di chiudere una "ridicola" guerra, tra Russia e Ucraina, che va avanti da oltre mille giorni. Da notare il diverso tono di Trump, tra prima e dopo la sua elezione alla Casa Bianca. Da presidente eletto diceva che avrebbe risolto il conflitto nell'arco di un giorno, adesso invece, da presidente Usa, fa melina, dicendo in pratica le stesse cose che diceva il suo predecessore Biden il quale, alla fine, è stato costretto ad armare l'Ucraina per resistere e non farsi fagocitare dalla Russia. Il messaggio di Trump a Putin potrebbe avere valore di ultimatum? Può darsi, anche se è possibile che il presidente russo e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno intenzione di porre fine alla guerra, ma non sanno come comportarsi. Hanno bisogno di "una spinta" presidenziale, del "pacificatore" Trump che ha già detto, al suo secondo giorno da presidente Usa, di preparare i negoziati per arrivare alla pace. Quanto tempo ci vuole perché Russia e Ucraina trovino la pace? "Devo parlare con il presidente Putin", ha detto Trump, di sicuro la promessa che aveva fatto durante la campagna elettorale non ha sortito l'effetto sperato e il presidente Usa adesso si trova con i problemi di sempre e sembra fallita anche la mediazione del suo inviato speciale, il generale in pensione Keith Kellogg, al quale aveva chiesto di porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina entro 100 giorni. La nuova linea di Trump preoccupa Zelensky che si aggrappa, invece, all'Europa che è sempre stata sensibile alle istanze ucraine. C'è comunque da preparare un tavolo per chiudere definitivamente questa guerra, bisogna fare in fretta per evitare tantissime altre vittime innocenti. Chi siederà al tavolo delle trattative? Trump chi ascolterà? L'Europa si è già prenotata al fianco dell'Ucraina e non vorrebbe che Trump facesse un negoziato con la Russia e la Cina senza l'Ue.
IL PRESIDENTE TRUMP SUBITO AL LAVORO:
INDULTO GENERALE ATTENTATORI DEL
CAMPIDOGLIO, RITIRO DELL'ACCORDO DI
PARIGI E DALL'OMS E PENA DI MORTE
di Augusto Maccioni
(21-1-2025) Ci si meraviglia di quello che farà il neo presidente Usa Donald Trump, ma è un personaggio noto che conosciamo perché ha governato un'altra volta e il suo ritorno alla Casa Bianca è quasi "una missione divina" per completare il programma lasciato in sospeso nel 2020. Non deve quindi sbalordire se col secondo mandato attuerà la grande rivoluzione narrata durante tutta la campagna elettorale e la sua correttezza politica lo spinge a realizzare un altro "sogno americano" e portare il Paese ad iniziare la nuova "era dell'oro". E come è solito fare, Trump, nel giorno della sua elezione, ha dato spettacolo e ha festeggiato il suo secondo mandato alla sua maniera: in uno stadio tra i suoi migliaia di follower, come nei suoi grandi raduni, in un bagno di folla che gridava "Usa, Usa" e poi "Trump, Trump" fino all'infinito. Il presidente eletto avrebbe voluto la cerimonia di elezione nella grande spianata che guarda i grandi edifici di Washington, davanti a tantissima gente, come nella tradizione, invece ha dovuto spostare la cerimonia all'interno del Campidoglio, nella sala coperta dalla sua grandiosa cupola e annullare l'evento grandioso, spettacolare per il grande freddo con temperature fino a -14 gradi. Trump è Trump per aver programmato successivamente alla sua elezione un altro modo di dimostrare la sua volontà dirompente fin dal primo minuto della sua presidenza, andando allo stadio chiuso di Washington per continuare i festeggiamenti e per stare vicino ai suoi sostenitori. C'è troppo freddo, ma c'è il calore "trumpismo" che scalda. C'è anche Elon Musk, molto applaudito, "questa non è stata una vittoria qualunque, questa è una vittoria importante nel percorso della civiltà umana" e si lascia guidare dal cuore facendo un gesto forse esagerato, che molti hanno polemizzato perché ritengono che avesse fatto il saluto nazista, stendendo il braccio destro davanti a sé. Eccesso di entusiasmo o saluto nazista? La polemica divampa subito, il gesto fa il giro del mondo ma si spegne subito perché è evidente il segno di un momento di entusiasmo che dice alla folla "il mio cuore è con voi". Dalle parole alle azioni e in questo senso Trump ha rispettato il suo programma firmando, come aveva detto nel suo discorso subito dopo la sua elezione, tanti ordini esecutivi che hanno un effetto immediato. Nel suo primo giorno da presidente, ha firmato 41 decreti spazzando via l'era Biden. I provvedimenti si riferiscono all'immigrazione, all'energia. I primi nove ordini esecutivi Trump li ha firmati davanti ai suoi sostenitori alla Capital One Arena, il resto nello Studio Ovale della Casa Bianca (foto dal web/Social). Tra questi c'è il recesso dall'Accordo di Parigi rompendo con l'agenda verde del suo predecessore Joe Biden, la fine dell'invasione degli immigrati, cancellando le richieste di diritto d'asilo, poi c'è il Golfo del Messico che sarà rinominato Golfo d'America. Il neo presidente poi grazia tutti coloro che sono stati condannati per l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, poi ordine esecutivo per proclamare che esistono solo uomini e donne, ragazzi e ragazze e cancella la norma sulle persone trans e altre identità di genere. Lotta aperta e muso duro contro l'immigrazione clandestina e il ritiro degli Stati Uniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre al ripristino della pena di morte federale "che comporta l’omicidio di un agente delle forze dell’ordine o un crimine capitale commesso da uno straniero illegalmente presente in questo paese”.
TRUMP E' IL 47° PRESIDENTE USA:
INIZIA L'ETA' DELL'ORO E IL PAESE
DIVENTERA' DI NUOVO GRANDE
PRONTI GLI ORDINI ESECUTIVI:
VIA MILIONI DI MIGRANTI.
BANDIERA USA SU MARTE
di Augusto Maccioni
(20-1-2025) Donald Trump (foto dal web/Social) è il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Ha giurato davanti al presidente della Corte Suprema John Roberts ed è tornato alla Casa Bianca dopo aver guidato la prima potenza mondiale tra il 2017 e il 2020. Subito dopo ha annunciato il suo discorso ribadendo quanto andava dicendo in campagna elettorale, mettendo in evidenza che sotto la sua amministrazione il Paese diventerà "di nuovo grande" grazie ad un'ondata di cambiamento. "L'età dell'oro degli Stati Uniti inizia proprio adesso". Non solo. Ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale al confine con il Messico e contro i Narcos, cartelli individuati come "organizzazioni terroristiche straniere". Poi ha assicurato che farà massicce deportazioni per respingere l'invasione dei migranti. Ha proclamato poi la fine del Green New Deal, il patto per promuovere l'energia pulita e attaccherà le politiche trans. Trump durante il giuramento e durante il primo discorso da presidente degli Stati Uniti, è stato seguito da 800 invitati nella rotonda del Campidoglio. C'erano gli ex presidenti Joe Biden, Bill Clinton, George W.Bush e Barack Obama, presente anche il magnate Elon Musk e la premier italiana Giorgia Meloni. Altre 1.300 persone hanno seguito l'evento dalle sale interne a causa del freddo. "D'ora in poi il nostro Paese prospererà e sarà nuovamente rispettato in tutto il mondo", ha continuato il presidente "Saremo l'invidia di tutte le nazioni e non permetteremo più che si approfittino di noi. La mia priorità sarà creare una nazione orgogliosa, prospera e libera". Un Trump, come è suo solito, molto combattivo e aggressivo mentre Biden ascoltava seduto a un paio di metri di distanza con mezzo sorriso di circostanza. Poi arrivano anche la raffica di attacchi, come l'incapacità dell'amministrazione precedente di difendere il confine, di non dare risposte ai disastri naturali e poi le varie crepe. Il mandato di Trum è chiaro: invertire completamente l'orribile tradimento che si è verificato, perché c'è stato un declino che ha danneggiato gli Stati Uniti e che bisogna cambiare radicalmente tutto per fare nuovamente grande il Paese. In politica estera Trump ha fissato diversi punti come quello di "fermare tutte le guerrre e portare un nuovo spirito di unità in un mondo che è stato violento". Poi ha detto che vuole recuperare il Canale di Panama, adesso in mano ai cinesi, e tra le sue mire espansionistiche, ma non le ha evidenziate nel suo discorso al Campidoglio, figurano la Groenlandia o l'annessione del Canada. "E conquisteremo Marte" ha poi detto Trump e Musk si alza e applaude. Pronti per la firma gli ordini esecutivi della nuova era Trump. Il neo presidente li firmerà subito e sono posizionati su un tavolo allestito allo stadio Capital One. Ci sono cartelle e penne e Trump non perderà del tempo. Solitamente il presidente li firma a porte chiuse alla Casa Bianca, questa volta la firma degli ordini esecutivi saranno firmate nel corso del grande evento della sua elezione.
TREGUA A GAZA, ISRAELE APPROVA
L'ACCORDO. DOMENICA LO SCAMBIO
DEI PRIMI OSTAGGI-PRIGIONIERI
NETANYAHU: "SE LA FASE DUE
FALLISCE, LA GUERRA RIPRENDE,
C'E' L'OK DEGLI STATI UNITI"
di Augusto Maccioni
(17-1-2025) Si va verso la tregua, un segmento importante per far cessare il fuoco a Gaza nonostante gli aerei da combattimento israeliani continuano a bombardare Gaza. Le incursioni dei bombardieri hanno causato 116 morti, soprattutto donne e bambini, e forse continueranno nella giornata di sabato 18 gennaio per colpire i capi di Hamas. Da domenica c'è la tregua, non si sparerà e si darà attuazione all'accordo firmato a Doha tra la delegazione israeliana e quella del movimento palestinese Hamas. Venerdi 17 gennaio si è riunito il gabinetto di sicurezza israeliano, che ha dato l'ok alla pace temporanea, e il Consiglio dei ministri (foto dal web/Social) che ha i numeri sufficienti per procedere all'accordo annunciato mercoledi scorso dai mediatori del Qatar, Stati Uniti ed Egitto. Tutto ormai è pronto per dare attuazione alla sospirata tregua che comincia da domenica 19 gennaio con lo scambio degli ostaggi e dei prigionieri palestinesi. Ci sono già le liste con i nomi: 33 ostaggi israeliani saranno liberati nella prima fase dell'accordo e quella dei primi 95 prigionieri palestinesi, tutti riacquisteranno la libertà e faranno ritorno alle proprie case. Tra i primi ostaggi che saranno rilasciati da Hamas figurano due bambini di due e cinque anni e i loro genitori oltre a tre persone oltre gli 80 anni. Ci sono anche donne, uomini sopra i 50 anni, minori e i malati. Non si sa quanti ostaggi sono ancora in vita, Hamas non lo ha comunicato e Israele non ha fatto storie preferendo portare avanti tutto il piano degli scambi. Gli ostaggi liberati avranno un peso importante perché in base alle persone ancora in vita dipenderà la liberazione dei palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane. Al momento non si sa se Israele rilascerà leader di alto profilo, ma tutto dipenderà dall'osservanza delle procedure e dalla correttezza degli impegni presi. Se nel corso della prima fase, che durerà un mese e mezzo, tutto andrà per il verso giusto, Israele attiverà il ritiro dell'esercito da Gaza e contemporaneamente il ritorno degli sfollati nelle loro case. Poi si vedrà. La tregua potrà continuare con le fasi successive se saranno rispettati i dettagli dell'accordo tenendo conto che molto dipenderà dal comportamento di Hamas. Tutto sarà comunque al vaglio del nuovo inquilino della Casa Bianca che non vuole nessuna anomalia nell'accordo e neanche la tentazione di Hamas di riorganizzarsi per riprendere i combattimenti. Netanyahu ha fatto sapere che se "i negoziati sulla fase due dell'accordo falliscono e Hamas non accetta le richieste di sicurezza, l'Idf tornerà a combattere a Gaza col sostegno degli Stati Uniti". Capitolo a parte sarà l'Iran al quale sia Stati Uniti che Israele attribuiscono grande importanza nello scacchiere del Medio Oriente.
DISACCORDI ALL'ULTIMO MINUTO STANNO FACENDO
RITARDARE IL CESSATE IL FUOCO A GAZA
BEN GVIR PRONTO A DIMETTERSI, LUNEDI RILASCIO
DEGLI OSTAGGI MENTRE TRUMP SI INSEDIA
di Augusto Maccioni
(16-1-2025) C'è ufficialmente il cessate il fuoco a Gaza ma si continua a sparare. L'incertezza si fa strada in questi giorni in attesa della tregua che entrerà in vigore domenica secondo il patto raggiunto a Doha e annunciato da Donald Trump, Joe Biden, Qatar ed Egitto. L'accordo è stato siglato e sicuramente sarà rispettato, ma in queste ore sono emersi problemi sul rispetto di alcuni dettagli che Benjamin Netanyahu (foto dal web/Social) ha rilevato: "Hamas ha rinnegato alcune parti dell'accordo raggiunto con i mediatori " e quindi, riferisce il primo ministro israeliano, il gabinetto "non si riunirà finché i mediatori non avranno informato Israele che Hamas ha accettato tutti gli elementi dell'accordo". Hamas nega che ci siano state richieste per modificare il testo della tregua anche se il portavoce di Netanyahu ha riferito che Hamas ha chiesto il rilascio di "alcuni terroristi" che Israele non vuole rilasciare, mentre monta l'incertezza politica in Israele perché alcuni elementi del governo ultranazionalista, come Itamar Ben Gvir, capo della sicurezza nazionale, il quale ha ribadito che si ritirerà dal governo se si dovesse concretizzare il cessate il fuoco a Gaza. Secondo l'esponente politico la tregua significherebbe una vittoria per Hamas e metterebbe in pericolo la sicurezza israeliana e andrebbe contro gli obiettivi della guerra. In buona sostanza Ben-Gvir, oltre ad essere ministro è anche leader del partito di coalizione di destra radicale Otzma Yehudit, ha definito inoltre "disastroso" il ritiro delle forze armate israeliane dalla zona di confine tra Gaza e Egitto perché considerata zona strategica col rischio di essere utilizzata per le future mosse di Hamas contro gli israeliani. Domani 17 gennaio si saprà di più su queste divergenze che mettono in difficoltà l'operatività della tregua, mentre il giornale Haaretz riferisce che i disaccordi sono stati risolti e che il gabinetto è pronto per rispettare il cessate il fuoco a Gaza. Intanto, però, i combattimenti sono continuati nonostante le "promesse" della tregua e sono state colpite diverse aree del territorio palestinese durante la notte con un bilancio di 77 morti e 230 feriti. Nel corso della giornata l'esercito israeliano ha colpito 50 obiettivi a Gaza, tra depositi di armi e arsenale esplosivo. Intanto si fa strada l'ipotesi che il rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas avvenga lunedi 20, mentre il presidente Usa Donald Trump si insedia alla Casa Bianca.
FINALMENTE IL CESSATE IL FUOCO TRA ISRAELE
E HAMAS, MA INIZIERA' DOMENICA 19 GENNAIO
TRUMP ANNUNCIA L'ACCORDO E SE NE
PRENDE IL MERITO: OSTAGGI LIBERI A BREVE
di Augusto Maccioni
(15-1-2025) Alla fine anche il ministro del Qatar Mohammed al Thani ha annunciato ufficialmente la tregua di guerra tra Israele e Hamas dopo 15 mesi di conflitto. Il cessate il fuoco entrerà in vigore domenica 19 gennaio. Tutto risolto quindi in Medio Oriente? Sulla carta la tregua c'è ma diverse questioni devono essere ancora risolte e l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu spera di chiuderle nelle prossime ore. Gli annunci sono stati emanati anche se domani, giovedi 16 gennaio, l'esecutivo israeliano valuterà e voterà i termini dell'accordo. Manca questo passaggio politico ma tutto ormai è stato deciso per chiudere questo conflitto dopo 466 giorni e oltre 46.700 morti nella Striscia di Gaza e dopo settimane di negoziati a Doha, difficili e complicati. La tregua andrà avanti in tre fasi. La prima durerebbe sei settimane e Hamas consegnerebbe 33 ostaggi, tra loro tutte le donne, i bambini e uomini over 50, mentre Israele inizierebbe il progressivo ritiro delle sue truppe nel nord di Gaza e inizierebbe a liberare i prigionieri palestinesi. Nella seconda fase Hamas rilascerebbe tutti gli altri ostaggi rimasti in vita, mentre Israele ritirerebbe, "in maniera completa", le forze militari da Gaza. Nella terza e ultima fase è prevista la consegna dei corpi degli ostaggi. A questo punto scatterebbe il piano di ricostruzione di tre-cinque anni sotto il controllo internazionale. I garanti di tutta questa operazione sono il Qatar, l'Egitto e gli Stati Uniti. Ancora prima dell'annuncio ufficiale, quando già il presidente eletto Usa Donald Trump aveva comunicato sul suo Social la tregua tra Hamas e Israele, la gente è scesa in piazza a Gaza per celebrare l'accordo. Scene di gioia e grandi festeggiamenti a Deir Al-Balah e in altri luoghi della Striscia (foto dal web/Social). Si abbracciano e si scattano foto per celebrare il grande avvenimento. Altre scene di gioia anche a Tel Aviv. Il neo presidente Trump se ne prende il merito: "E' una tregua epica" ha scritto sulla sua piattaforma Truth Social, ed è il risultato della sua vittoria elettorale di novembre. "Abbiamo realizzato così tanto senza nemmeno essere alla Casa Bianca, ha detto, immaginate tutte le grandi cose che accadranno quando tornerò alla Casa Bianca". Da sottolineare lo spirito di squadra dei presidenti Usa, Joe Biden e il neo eletto Trump, per arrivare a questo risultato e per "garantire che Gaza non diventi mai più un rifugio sicuro per i terroristi". L'annuncio del cessate il fuoco a Gaza è stato dato anche dal presidente uscente Biden che in tv ha sottolineato che la "strada verso questo accordo non è stata facile e che questa è una delle trattative più difficili che abbia mai vissuto". Durante la conferenza stampa, Biden ha affermato di aver incaricato suoi collaboratori di lavorare a stretto contatto con la squadra di Trump. Il risultato è buono e per il momento teniamo duro per aver portato a casa una tregua che era difficilissimo prima della elezioni presidenziali americane.